La Camera,
premesso che:
l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha classificato l'Italia come un Paese soggetto a stress idrico medio-alto;
gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sono riconducibili ad alterazioni del ciclo idrologico dovute principalmente all'aumento delle temperature, alla riduzione della copertura nevosa e all'alta variabilità stagionale delle precipitazioni. Questi fenomeni sono ulteriormente aggravati, nelle aree urbane, dalla diffusa impermeabilizzazione dei suoli che ne mina le capacità di regolazione dei deflussi idrici;
tali alterazioni avranno conseguenze sulla sicurezza idrica fondamentale per le popolazioni, per la competitività delle imprese e per la tutela dell'ambiente naturale e della biodiversità;
sempre più spesso si verificano, in varie zone d'Italia, situazioni anomale connesse all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità e violenza con periodi di forte siccità. Tali eventi, legati ai mutamenti climatici in corso, sollecitano politiche più efficaci sia sul fronte della mitigazione dei processi in atto, sia sul fronte dell'adattamento agli stessi;
la tragedia del ghiacciaio della Marmolada, che ha causato la morte di decine di persone, ci ricorda che il tempo per intervenire è sempre più ridotto. Un'intervista ad un glaciologo dell'istituto di scienze polari del Cnr ricorda infatti che da settimane le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali, mentre l'inverno scorso c'è stata poca neve, che ormai quasi non protegge più i bacini glaciali. L'atmosfera e il clima, soprattutto al di sotto dei 3.500 metri di quota – si legge in questa intervista a greenreport.it – è in totale disequilibrio a causa del «nuovo» clima che registriamo e quindi, purtroppo, questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi nei prossimi anni e anche per questa estate dobbiamo mantenere la massima attenzione;
da diversi mesi la situazione nel nord Italia è drammatica. Il 10 giugno 2022 si è svolta una seduta straordinaria dell'Osservatorio permanente sulle crisi idriche, convocata dall'Autorità distrettuale del fiume Po che ha unito tutte le regioni del distretto. Protezione civile del distretto, Ministero della transizione ecologica, Ispra e i portatori di interesse pubblici e privati per fare il punto sullo stato idrologico dell'area padana;
dalla seduta è emerso il persistere di un contesto ancora estremamente difficile che vede un progressivo deficit di risorsa disponibile per tutti gli usi;
nella nota informativa pubblicata sul sito dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po si legge che: «Il quadro complessivo proiettato – che registra la peggior crisi da 70 anni ad oggi – è rappresentato da un insieme di indicatori idro-meteo-climatici tutti con il segno meno e con un fabbisogno per gli usi civili, irrigui e ambientali assolutamente più alto in questa stagione all'approssimarsi dei mesi estivi»;
in particolare, la risalita del cuneo salino causato dall'erosione costiera e accentuato dalla siccità, con conseguente riduzione dell'apporto idrico, o da errate opere di drenaggio che riducono l'apporto di materia naturale dei fiumi, entrando nell'entroterra mette a rischio migliaia di ettari e le aziende agricole che operano sul territorio verso la costa (soprattutto sul delta del Po), a causa della presenza di maggiori valori di salinità sia nelle acque necessarie per l'irrigazione, sia in quelle di falda altrettanto importanti;
per una gestione resiliente di questa crisi idrica straordinaria, nel corso di tale seduta è stato convenuto che il comparto idroelettrico, indipendentemente dalle concessioni legislative, ha dato disponibilità a sostenere il settore primario dell'agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva;
i grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d'acqua di valle sia per finalità irrigue che per il mantenimento dell'habitat e della biodiversità e, nell'ottica della massima trasparenza e per una condivisione unitaria delle scelte strategiche di adattamento al clima e alla situazione idrologica contingente, ogni quantitativo percentuale così come ogni decisione territoriale con potenziali effetti sulla risorsa sarà condivisa prontamente tra tutti i partner e utilizzatori;
il 30 giugno, a seguito di quanto emerso dalla nuova riunione dell'Osservatorio, sono state definite ulteriori misure per sostenere le portate del Po nel tratto di valle, per assicurare l'uso idropotabile della Provincia di Ferrara, della Provincia di Ravenna e della Provincia di Rovigo e per contrastare la risalita del cuneo salino nelle acque superficiali e sotterranee riducendo, al contempo, i rischi di potenziali impatti negativi sullo stato ambientale dei corpi idrici ai sensi della direttiva 2000/60/CE;
secondo gli ultimi dati pubblicati nel rapporto statistico Gse 2020 «Energia da fonti rinnovabili in Italia», nel nostro Paese ci sono 4.503 impianti idroelettrici per una potenza di 19.106 megawatt, pari al 34 per cento del totale di energia prodotta da fonti rinnovabili. La mancanza di acqua influisce direttamente anche sulla produzione di energia di queste centrali: alcune sono ferme, altre hanno limitato la produzione rispetto alla potenza totale. Gli operatori che sono riusciti a mantenere almeno in parte la produzione temono l'aggravarsi degli effetti della siccità nei mesi estivi;
la grave siccità tocca da vicino anche le esigenze delle centrali termoelettriche. Terna, nel corso della riunione del 10 giugno 2022 «in prospettiva delle prossime settimane» ha attestato «la progressiva scarsità di risorsa utile per il raffreddamento adeguato delle centrali elettriche». La situazione per ora sarebbe ancora sotto controllo ma ovviamente potrebbe destare allarme in assenza di adeguate precipitazioni nel prossimo futuro;
d'altronde, è la stessa Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra di gennaio 2021 a dire che gli impatti sulle disponibilità idriche dovute ai cambiamenti climatici potrebbero creare anche ulteriori problemi sui prelievi fluviali, relativamente al mantenimento dei flussi minimi vitali a cui è legato il raffreddamento degli impianti termoelettrici; occorre quindi evitare un conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per le centrali idroelettriche, l'agricoltura affetta da una durissima, siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;
è quindi evidente come risulti strategico realizzare infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi, sia come protezione del territorio a valle, sia come riserva per i lunghi periodi di siccità attesi al fine di supplire, almeno in parte, alla mancanza futura dell'apporto dovuto allo scioglimento dei ghiacciai. I bacini di accumulo potrebbero produrre anche un aumento delle potenzialità di produzione idroelettrica, tanto più importanti in questo momento di crisi energetica legata alla guerra in Ucraina e in vista della necessaria decarbonizzazione;
sempre nella Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra vengono indicate, fra le azioni di adattamento l'incremento della connettività delle infrastrutture idriche; l'aumento della capacità di ritenzione ed accumulo attraverso la realizzazione di laghetti, piccoli invasi e vasche, al fine di ridurre la pressione sulle falde sotterranee; il risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche; il miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato; i piani di gestione della siccità; la costruzione del bilancio idrico alla scala del Paese;
la situazione va quindi affrontata non soltanto con aiuti immediati per contrastare l'emergenza, ma con misure strutturali per migliorare l'efficacia della gestione, conservazione e distribuzione delle risorse idriche;
strettamente connesso con gli eventi climatici estremi è il tema del dissesto idrogeologico a causa del quale complessivamente il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera e le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria;
nella legislatura in corso, l'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021 ha introdotto importanti novità in materia di dissesto idrogeologico. La norma prevede, tra l'altro, l'introduzione della denominazione di commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico per commissari aventi competenze in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, disciplinati da diverse normative, attribuendo ad essi la competenza degli interventi in tale ambito, indipendentemente dalla fonte di finanziamento. Viene inoltre previsto che gli interventi di prevenzione, mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico – ivi compresi quelli finanziabili tra le linee di azione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – siano qualificati come opere di preminente interesse nazionale, aventi carattere prioritario;
resta però ancora indispensabile potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale, favorire una capacità di spesa superiore alla attuale media annua;
è inoltre urgente e necessario programmare un importante piano di investimenti per ridurre i rischi legati al continuo manifestarsi di fenomeni climatici estremi ed in particolare a carattere siccitoso, puntando anche all'efficientamento e alla messa in sicurezza delle reti idriche e alla realizzazione di nuovi invasi;
in tal senso il Piano nazionale di ripresa e resilienza può rappresentare un'importante opportunità per affrontare in maniera strutturale il problema delle emergenze climatiche connesse ai cambiamenti climatici, contribuendo contestualmente al rilancio dell'economia del Paese, grazie all'apertura di numerosi cantieri sull'intero territorio nazionale;
occorre pertanto adottare iniziative urgenti, sia di breve, sia di lungo periodo, per far fronte, in collaborazione con le regioni più coinvolte, alla grave siccità che sta colpendo le zone del nord-Italia, con gravi ripercussioni sulla produzione di energia idroelettrica, sul comparto agricolo, e che sta provocando finanche un'emergenza idropotabile in alcune aree;
in particolare, il comparto agricolo è duramente provato dall'emergenza climatica in atto e richiede misure quanto mai urgenti, dirette a preservare i raccolti e la produzione alimentare nonché a ristorare le aziende agricole in conseguenza dei danni subiti;
in tal senso, si valuta positivamente la deliberazione dello stato d'emergenza per la crisi idrica, fino al 31 dicembre 2022, nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché nel territorio delle regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto, e il conseguente stanziamento di 36.500.000 euro, pur nella consapevolezza che tali eventi sono legati al fenomeno dei cambiamenti climatici e richiedono, quindi, interventi di più ampia portata,
impegna il Governo:
1) a valutare la necessità di costituire un'apposita cabina di regia, con il coinvolgimento della Protezione civile, delle regioni e delle autorità di distretto, al fine di garantire un efficiente e rapido monitoraggio dei bacini idrografici e coordinare i provvedimenti da adottare;
2) ad adottare iniziative di competenza per scongiurare un potenziale conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per il funzionamento delle centrali idroelettriche, l'agricoltura colpita da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;
3) ad adottare iniziative urgenti per la realizzazione di infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi e per il recupero di acque piovane a fini di usi industriali, irrigui e domestici;
4) ad adottare urgenti iniziative dirette alla realizzazione di nuovi invasi nonché di piccoli invasi interaziendali a servizio delle imprese agricole, semplificando le relative procedure;
5) ad adottare iniziative volte ad evitare gli sprechi sia dal punto di vista delle dispersioni della rete, sia in relazione all'uso della risorsa idrica, anche attraverso investimenti diretti a promuovere, con specifico riguardo al settore agricolo, l'impiego di moderne e più avanzate tecnologie, come l'irrigazione di precisione;
6) a promuovere la ricerca nel settore agricolo, allo scopo di individuare varietà di colture maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici;
7) ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per ridurre l'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane e quindi ripristinare le capacità di drenaggio delle acque, evitando che vengano disperse nella fognatura;
8) ad adottare iniziative, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per la realizzazione di infrastrutture agricole destinate al riutilizzo dell'acqua, nella direzione indicata dalla Corte dei conti europea, che ha sollecitato gli Stati membri dell'Unione europea a intervenire in tal senso;
9) ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per favorire la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e ripristinarne le capacità di contenimento in caso di eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni);
10) ad adottare le iniziative di competenza per potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale e favorire una capacità di spesa superiore all'attuale media annua;
11) a dare pronta e piena attuazione, per quanto di competenza, alle misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico introdotte dall'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021;
12) a promuovere interventi, non soltanto nei momenti di emergenza dovuti alla siccità, ma mirati sul medio e lungo periodo, utilizzando risorse e progetti in modo coordinato, che migliorino l'approvvigionamento idrico, con particolare riferimento all'incremento della connettività delle infrastrutture idriche, al risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, in modo che sia capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche, e al miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato.
Seduta del 12 luglio 2022