07/02/2024
Andrea De Maria
Bakkali, Berruto, Boldrini, Cuperlo, Curti, De Luca, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Ghio, Girelli, Gnassi, Graziano, Iacono, Lai, Malavasi, Merola, Porta, Toni Ricciani, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scotto, Stefanazzi, Tabacci, Vaccari, Zingaretti
1-0023

La Camera,

   premesso che:

    la valutazione delle politiche pubbliche è una parte fondamentale del processo di elaborazione del ciclo politico anche al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi dei provvedimenti adottati;

    sempre più organizzazioni a livello internazionale, nazionale e locale richiedono la conduzione di valutazioni per la maggior parte dei loro programmi, in linea con le richieste globali di migliorare la rendicontazione, aumentare la trasparenza e ottenere risultati dimostrabili basati sui dati piuttosto che sulle opinioni;

    lo sviluppo sostenibile è uno dei temi portanti dell'agenda politica globale. I Paesi lo declinano in modo differente dal punto di vista operativo ma dal punto di vista valoriale e teorico lo sviluppo sostenibile riconosce gli stessi diritti alle generazioni presenti e alle generazioni future;

    le nuove generazioni partecipano meno alle istituzioni, al voto, ad attività politiche, di partito e amministrative. Questo fenomeno segue anni in cui la politica si è interfacciata sempre più col «grey vote», il voto anziano, trascurando investimenti in educazione, benessere e crescita dei giovani. Inoltre, le azioni dannose per il pianeta stanno consegnando ai giovani di oggi enormi danni in campo ambientale;

    alla luce del quadro internazionale attuale e degli andamenti preoccupanti dell'occupazione giovanile, risulta evidente come le questioni generazionali rappresentino oggi una priorità ineludibile per molti Paesi europei e occidentali. L'impatto generazionale è di fatto una tematica trasversale a molte politiche pubbliche, ma c'è bisogno di una visione sistemica e coordinata per evitare che questa trasversalità si traduca in una scarsa attenzione da parte di amministrazioni maggiormente concentrate su interventi settoriali;

    monitorare e valutare le politiche pubbliche in favore dei giovani significa aumentare l'attenzione alle loro condizioni di vita e alle loro preoccupazioni anche se in Italia la definizione di «giovani» non è regolamentata dalla legge e varia in base al campo di applicazione specifico;

    in Italia, secondo l'ultimo rapporto Istat riferito ai dati del 2023, su una popolazione residente al 1° gennaio pari a 58.997.201 milioni, i giovani tra i 14 e i 34 anni sono 12.641.216 milioni, pari a circa poco più il 21 per cento del totale;

    la legislazione in materia di politiche giovanili e i provvedimenti attuativi, sia a livello nazionale che regionale, individuano generalmente il 14° anno quale limite di età a partire dal quale si applicano le norme dedicate ai giovani, mentre il limite di età superiore varia a seconda della legislazione specifica e dei gruppi target delle misure adottate. Il target delle azioni del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale (Dpgscu) è rappresentato dalla fascia di età compresa tra i 14 e i 28/35 anni, a seconda delle specifiche misure adottate, mentre Istat ed Eurostat prendono in considerazione varie coorti all'interno della fascia 15-34 anni;

    da alcuni anni, ormai, le organizzazioni internazionali mostrano sempre più interesse per la situazione socioeconomica delle nuove generazioni, evidenziando la necessità di interventi specifici per il contrasto al crescente divario generazionale e al pieno sviluppo di giovani e giovanissimi;

    con l'avvento della pandemia e il conseguente sviluppo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), del Piano nazionale degli investimenti complementare (Pnc) e l'Accordo di partenariato 2021-2027 per i fondi europei, che prevedono un impatto trasversale su tutta la popolazione e quindi anche sulle fasce d'età più giovani, è emersa l'esigenza di uno strumento in grado di analizzare in itinere ed ex post gli interventi normativi e amministrativi;

    lo stesso (PNRR), a valere sul NextGeneration EU, ci ricorda l'enorme responsabilità che abbiamo nei confronti delle giovani generazioni, presenti e future e degli sforzi che dobbiamo fare per limitare i danni che la crisi pandemica e quelle economica hanno prodotto sui giovani;

    come è noto, i giovani rappresentano una delle tre «priorità trasversali» a tutte le misure previste dal PNRR, insieme alle donne e al Mezzogiorno. Per tale motivo, come previsto nel PNRR, le sei missioni sono valutate sulla base dell'impatto che avranno nel recupero del potenziale dei giovani, delle donne e dei territori;

    sulla base di queste esigenze e sulla linea dei principali Paesi europei, l'Italia, durante il Governo Draghi, ha ritenuto necessario garantire che gli interventi e i programmi legislativi a favore dei giovani avessero realmente un impatto decisivo su questa generazione;

    in particolare l'allora Ministro per le politiche giovanili, con il decreto del 3 giugno 2021, istituì il «Comitato per la valutazione dell'impatto generazionale delle politiche pubbliche» (Covige), dedicato all'analisi e alla verifica sistematica dell'impatto delle politiche, dei programmi e progetti destinati, direttamente o indirettamente, ai giovani, offrendo così dati e informazioni utili a una più efficace azione di Governo in materia di coordinamento e attuazione delle politiche giovanili;

    le finalità del Covige erano essenzialmente due: la prima quella di mettere a sistema le misure per i giovani per promuovere e assicurare un coordinamento e una coerenza delle politiche valutando l'impatto delle misure generazionali e potenzialmente generazionali; la seconda era quella di porre le basi per la costruzione di una piattaforma dati per la misurazione degli effetti;

    per stimolare le pubbliche amministrazioni italiane a prevedere, misurare e valutare impatti tangibili sulle giovani generazioni, il Covige proponeva una classificazione delle politiche pubbliche che possono essere distinte anzitutto in:

     a) politiche per le quali non è possibile individuare particolari categorie di beneficiari;

     b) politiche per le quali è invece possibile prevedere target specifici di beneficiari;

    le politiche del primo tipo corrispondono a tutti quegli interventi che assicurano servizi universali, in qualche modo a favore della piena fruizione dei cosiddetti beni comuni, i quali per definizione non prevedono specifiche categorie di destinatari, proprio perché sono finalizzati a salvaguardare e garantire i diritti fondamentali dei cittadini (un esempio tipico sono gli interventi sulle infrastrutture, come ponti, strade, porti e gli interventi volti a garantire l'accesso all'istruzione e ai servizi sanitari).

    le politiche del secondo tipo, invece, nella prospettiva di favorire la diffusione di esercizi valutativi degli impatti sui giovani, possono essere distinte in due sottocategorie:

     a) politiche con impatti generazionali, vale a dire tutti gli interventi rivolti esclusivamente a un determinato target di giovani all'interno della fascia di età compresa tra i 14 e 35 anni (per esempio i contributi per l'imprenditorialità giovanile);

     b) politiche con impatti potenzialmente generazionali, corrispondenti agli interventi non direttamente dedicati ai giovani (per esempio i sussidi per i lavoratori autonomi), che potrebbero però avere degli impatti generazionali, purché, tra tutti i potenziali beneficiari, ai giovani siano destinate, in percentuale, risorse superiori della forza lavoro appartenente alla fascia d'età 15-34 anni;

    la legge Costituzionale 1° febbraio 2022 n. 1 ha modificato l'articolo 9 della Costituzione al fine di riconoscere – nell'ambito dei principi costituzionali – la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni;

    a seguito di tale modifica il passo successivo è quello di dotarsi di strumenti adeguati per garantire la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in particolare introducendo criteri per valutare la costituzionalità delle nuove leggi e misurarne gli effetti sui 17 obiettivi dell'Agenda 2030 (data entro cui l'Italia si è impegnata, insieme agli altri 192 Stati membri dell'Onu, a cambiare in profondità l'attuale insostenibile modello di sviluppo) in un'ottica di giustizia intergenerazionale e per esaminare la sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti pubblici;

    dall'introduzione della modifica all'articolo 9 della Costituzione, ancora di più, quando si legifera è necessario individuare il giusto equilibrio tra gli elementi che si hanno concretamente davanti e gli interessi delle nuove generazioni;

    le politiche ad oggi avviate dall'Esecutivo riportano all'esigenza di avviare un costante monitoraggio, proprio al fine di porre al centro della discussione politica i settori legati ai giovani, una risorsa per il nostro Paese che non può essere trascurata;

    solo a titolo esemplificativo, con l'approvazione della prima legge di bilancio, il provvedimento più significativo che delinea le politiche di Governo, l'Esecutivo è intervenuto modificando la cosiddetta «18APP» – una misura, che negli ultimi anni ha avvicinato tanti giovani ai consumi culturali e che è stata, nel tempo, imitata con successo da altri Paesi – portando così a configurare l'accesso alla cultura come un premio e non come un diritto universale;

    sempre a titolo esemplificativo, rimanendo nella sfera dei settori maggiormente rivolti alla fascia dei più giovani, nessun intervento risulta avviato a risolvere l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;

    nella sfera dell'autonomia individuale, i giovani affrontano quotidianamente la difficoltà di trovare un inserimento nel mercato del lavoro attraverso impieghi non standard, con contratti temporanei o a tempo parziale e il rischio maggiore di perdita del lavoro e del reddito;

    l'obiettivo di una politica giovanile, volta allo sviluppo personale e professionale deve essere quello di creare le condizioni per l'apprendimento, per l'inclusione sociale, per la partecipazione, per la salute fisica e mentale, per lo sviluppo dei giovani nella transizione verso una maggiore indipendenza, per poter vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile come del resto sancito anche dalla risoluzione votata a luglio 2022 dall'Assemblea generale dell'Onu che inserisce tale diritto tra i diritti umani fondamentali al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all'educazione e al lavoro;

    il monitoraggio e la valutazione sono quindi elementi essenziali per permettere la promozione di risultati specifici nel campo della gioventù, e avere gli strumenti per essere informati e per rispondere alle esigenze dei giovani e affinché i giovani, informati dell'impatto delle misure politiche, tornino con maggiore consapevolezza a essere fiduciosi nel futuro,

impegna il Governo:

1) a ripristinare la piena funzionalità del Covige istituito dal decreto ministeriale 8 luglio 2021 al fine di assicurare un coordinamento delle politiche giovanili ed una valutazione dell'impatto che le politiche in generale hanno sui giovani;

2) ad implementare le funzionalità del Covige in modo che vengano valutati gli impatti di tutte le politiche nel lungo periodo sull'ambiente e il clima in rapporto con le nuove generazioni, così come indicato dalla modifica dell'articolo 9 della Costituzione e dall'Agenda 2030;

3) a mettere al centro dell'agenda politica i giovani con l'approvazione di interventi in tutti i settori che possano contribuire alla loro crescita individuale, collettiva e sociale al fine anche di lasciargli un pianeta vivibile e un sistema economico basato sui princìpi dello sviluppo sostenibile;

4) a prevedere iniziative volte a sostenere l'accesso al mondo lavorativo, un maggiore livello di inclusione sociale anche attraverso il benessere psicologico e fisico.