La Camera,
premesso che:
il settore moda rappresenta un comparto rilevante del made in Italy, rivolto soprattutto all'esportazione in tutti i continenti;
dopo gli anni della pandemia il settore ha inizialmente ripreso a produrre, ma l'incerto e conflittuale contesto internazionale, l'aumento dell'inflazione e la contrazione del potere d'acquisto, il cambiamento nei modelli di consumo hanno determinato una contrazione della domanda e pesanti ricadute sul fatturato delle imprese del comparto;
il settore moda, tessile, abbigliamento, allargato a occhiali, gioielli e beauty, stando alle previsioni della Camera nazionale della moda, chiuderà il 2024 poco sotto i 96 miliardi di euro di fatturato, in calo del 5,3 per cento sul 2023. Più negativi i dati del comparto pelle, pelletteria e calzature: secondo la stima di Confindustria accessori moda, registrerà una flessione dell'8,1 per cento sul 2023;
le associazioni di categoria hanno segnalato da oltre un anno queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;
la crisi non riguarda solo i grandi marchi, ma principalmente prodotti progettati e commissionati dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da piccole e micro imprese, da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);
particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Di fatto, quindi il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora in tale comparto, il 40 per cento di tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;
tali criticità interessano comunque anche altre regioni, come ad esempio l'Emilia-Romagna con 4.000 imprese in crisi e 30.000 addetti coinvolti. Tra i territori più colpiti, spicca il distretto di San Mauro Pascoli, dove la crisi avviatasi nel 2023 si è aggravata nel 2024 facendo sentire i suoi effetti tanto sulle piccole quanto sulle grandi aziende, con un rilevante aumento del ricorso alla cassa integrazione. In base ai dati di Assocalzaturifici, in Emilia-Romagna nei primi 9 mesi del 2024 il ricorso alla cassa integrazione guadagni è quadruplicato rispetto al rispettivo periodo 2023 (1.275.282 ore nel 2024 contro le 315.221 ore del 2023). Su circa 200 aziende produttrici di calzature 12 imprese hanno cessato l'attività nel corso del 2024;
nelle riunioni istituzionali tenute in questi mesi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy sono state infatti evidenziate tali criticità, ma non sono state assunte misure efficaci per contrastare la crisi in atto;
nel decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, sono state soltanto predisposte tre settimane di cassa integrazione in deroga (attivate a dicembre 2024) per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia;
dal medesimo decreto-legge sono stati peraltro esclusi numerosi lavoratori delle imprese della filiera, nonostante la segnalazione della XI Commissione della Conferenza delle regioni al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che aveva tempestivamente inviato una lista di codici Ateco da integrare;
soltanto grazie all'attività parlamentare delle opposizioni ed, in particolare, del Partito democratico nel corso della conversione in legge del suddetto decreto-legge convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2024, n. 199, le settimane di cassa integrazione straordinaria sono state prorogate almeno fino al 30 gennaio 2025, anche se non sono state inserite tra i beneficiari molte aziende della filiera, rispetto alla citata segnalazione della Conferenza Stato-Regioni;
secondo le imprese il 2025 segnerà uno spartiacque: dagli ordini di abbigliamento, calzature e pelletteria per l'autunno inverno 2025-2026 e da quelli per tessuti e pellami per la primavera 2026, si capirà se la ripresa del settore potrà davvero attivarsi a fine 2025; oppure se si è di fronte a una crisi strutturale. Sono quindi necessarie misure a tutela dei livelli occupazionali e della liquidità delle imprese almeno per tutto l'anno 2025;
le tre settimane di cassa integrazione attivate con il decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia, sono scadute a fine gennaio 2025;
nel corso del tavolo ministeriale sulla crisi svolto il 24 gennaio scorso il Ministero delle imprese e del made in Italy ha reso noto testualmente: «dal monitoraggio dell'Inps rispetto alla cassa integrazione straordinaria per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il Governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), si evince che sono stati erogati allo stato attuale solo 2,9 milioni. Non c'è stato un particolare ricorso delle aziende della moda a questo strumento»;
tali risorse non sarebbero state però utilizzate, non già perché non risulterebbero uno «strumento non utile», come traspare dalle affermazioni del ministero, ma perché (come si evince anche dalla stampa) le aziende interessate avrebbero dovuto anticipare la cassa integrazione straordinaria per poi avere un rimborso dall'Inps, mediamente dopo circa 6 mesi. Si tratta di imprese già in grave difficoltà finanziaria e senza quindi la liquidità necessaria per anticipare tali somme;
questa norma, voluta dallo stesso Governo e come denunciato proprio dalle associazioni delle imprese e dai sindacati di categoria, ha addirittura peggiorato la situazione, costringendo molte piccole e medie imprese alla chiusura per non rischiare il fallimento. L'utilizzo di tali ammortizzatori sociali è infatti applicabile ed utile soltanto per i grandi gruppi industriali che dispongono delle risorse necessarie per anticipare la cassa integrazione guadagni;
alla luce di quanto appena esposto appare ancor più evidente come le norme varate fino ad oggi per contrastare la crisi siano state ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo assolutamente insufficienti rispetto alle criticità ancora in atto;
appare, altresì, eclatante come non bastino interventi spot di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti che non riflettono una prospettiva sistemica di ripresa, né una politica industriale seria;
occorre, quindi, promuovere politiche rapide ed efficaci e stanziare risorse certe sia per contrastare la crisi (tutelando quindi occupazione ed imprese), sia per rilanciare la competitività del settore ed elevare la qualità dei prodotti nei mercati internazionali;
in questi mesi sono stati presentati numerosi atti di controllo e di indirizzo per sollecitare il Governo ed i Ministri competenti ad intervenire sulla crisi del settore moda;
sono stati, altresì presentati molteplici emendamenti, ai numerosi provvedimenti utili discussi dal Parlamento, finalizzati a produrre norme e stanziare risorse a sostegno delle imprese e dei lavoratori del settore;
tali proposte emendative sono state focalizzate:
a) per quanto riguarda i lavoratori:
1) all'estensione della cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori per tutto l'anno 2025;
2) all'ampliamento della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte di tutti i codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla citata XI Commissione della Conferenza delle regioni al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
b) per quanto riguarda le imprese:
1) all'erogazione di contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto al 2023;
2) all'introduzione di incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale;
3) alla sospensione dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni e interessi;
4) alla sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui;
nessuna delle suddette proposte emendative è stata approvata, nonostante le gravissime criticità ancora in atto e le continue richieste di tutte le associazioni sindacali, di tutte le associazioni di categoria e di tutti gli enti locali interessati;
in data 4 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno n. 9/02150/006 che impegna Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro finanziario e i vincoli di bilancio, di introdurre misure di sostegno a favore di imprese e lavoratori del comparto moda;
in data 11 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno n. 9/02119-A/022, che impegna il Governo a introdurre nel primo provvedimento utile le opportune disposizioni in favore del comparto moda, finalizzate a riconoscere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori anche per l'anno 2025, nonché ampliare la platea dei lavoratori cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
con l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 è stato introdotto un credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Nel mese di luglio 2022 la risoluzione n. 41 dell'Agenzia delle entrate ha mutato l'approccio sul credito d'imposta in ricerca e sviluppo relativo al periodo 2015-2019, escludendo di fatto le imprese del settore moda, che avevano fatto investimenti come ad esempio sui campionari, tra i beneficiari della norma citata;
tale indirizzo, che ha definito anche l'interpretazione retroattiva della norma, ha comportato quindi la richiesta di restituzione, da parte delle aziende, delle somme disposte tramite i crediti di imposta;
appare evidente come oggi, con la crisi del settore, tale procedimento, oltre a mortificare la buona fede delle aziende, rischi di aggravare irrimediabilmente situazioni economiche già precarie,
impegna il Governo:
1) a definire in tempi certi e brevi una politica industriale complessiva che valorizzi e sostenga il settore moda, quale seconda manifattura italiana per numero di addetti, con l'adozione di interventi a sostegno della continuità produttiva delle imprese;
2) ad adottare iniziative normative urgenti per sostenere tutta la filiera produttiva del settore moda al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali, salvaguardare le professionalità acquisite e sostenere un comparto fondamentale per il made in Italy, dando concretamente seguito agli atti di indirizzo, citati in premessa già approvati dal Parlamento;
3) ad adottare iniziative normative volte ad estendere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori (introdotta dal decreto-legge 28 ottobre 2024, numero 160) per tutto l'anno 2025, introducendo contestualmente previsioni che possano garantire a tutte le imprese beneficiarie di accedervi senza anticipare la liquidità necessaria;
4) ad ampliare la platea dei beneficiari cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria includendo anche i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
5) ad adottare iniziative di competenza volte ad erogare contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto agli anni 2023 e 2024;
6) ad adottare iniziative di competenza per introdurre incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale;
7) a garantire, tramite apposite iniziative normative, la sospensione per le imprese dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni e interessi;
8) ad adottare iniziative di competenza per assicurare la sospensione per le imprese dei pagamenti delle rate dei mutui;
9) ad adottare iniziative di competenza per individuare risorse e strumenti atti a superare l'attuale limite dimensionale delle Pmi del settore, favorendo la creazione di consorzi, accordi di rete, fusioni societarie;
10) ad adottare iniziative anche di carattere normativo per superare l'interpretazione retroattiva dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, al fine di evitare che le aziende del comparto moda interessate debbano restituire le somme legittimamente fruite derivanti dall'applicazione dei crediti di imposta ricerca e sviluppo 2015-2019;
11) ad attivare un tavolo permanente presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, coinvolgendo tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed in particolare i sindaci degli enti locali interessati, al fine di monitorare periodicamente le criticità del settore moda e verificare l'efficacia degli interventi predisposti.