24/07/2018
Luigi Marattin
PADOAN, BOSCHI, MADIA, BOCCIA, NAVARRA, MELILLI, DE MICHELI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO
3-00106

Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'economia italiana sta vivendo una situazione di estrema incertezza e di possibile rallentamento congiunturale, il cui dato più indicativo resta l'andamento dello spread, che sembra essersi stabilizzato ad un livello superiore di ben 100 punti base rispetto ai valori segnati fino ad aprile 2018, che comporterebbe un significativo aggravio – e crescente nel triennio – dei conti pubblici italiani fin dal prossimo esercizio economico-finanziario;

   nei giorni scorsi l'Ufficio parlamentare di bilancio ha rivisto al ribasso la stima di crescita del prodotto interno lordo per il 2018 all'1,3 per cento, contro l'1,5 per cento contenuto nell'ultimo Documento di economia e finanza (DEF) e validato ad aprile 2018 dal medesimo organismo indipendente;

   in questo scenario è fondamentale che l'azione di Governo non deteriori il livello di fiducia dei mercati e di credibilità internazionale, faticosamente ricostruiti negli ultimi anni;

   nel corso dell'audizione parlamentare sulle linee programmatiche del suo Dicastero, il Ministro interrogato ha definito prioritario il perseguimento della crescita all'interno di una politica di bilancio caratterizzata dalla riduzione del rapporto debito/prodotto interno lordo, non peggiorando i saldi di finanza pubblica fissati nel Documento di economia e finanza e mantenendo invariata la spesa nominale primaria corrente, senza peraltro specificare su quali settori intenda specificamente operare l'azione di contenimento della spesa;

   con la prudenza di tale impostazione contrastano, tuttavia, le dichiarazioni dei Vice Presidenti del Consiglio dei ministri, che si sono detti pronti ad approvare, nel disegno di legge di bilancio per il 2019, sia la cosiddetta flat tax, sia il reddito di cittadinanza, anche mediante uno sforamento del vincolo europeo del 3 per cento –:

   in vista della predisposizione del disegno di legge di bilancio per il 2019, quale sia la posizione ufficiale del Governo in merito al rispetto del limite del 3 per cento del rapporto tra indebitamento netto e prodotto interno lordo contenuto nel Patto di stabilità e crescita.

Seduta del 24 luglio 2018

Illustrazione e replica di Luigi Marattin, risposta del governo di Giovanni Tria, Ministro dell'Economia e delle finanze.

Illustrazione

Grazie, Presidente, e buon pomeriggio, signor Ministro. La mia domanda è semplice e se è possibile gradirei una risposta semplice. Parte da quattro dati di fatto: il primo è il rallentamento congiunturale che tutte le maggiori organizzazioni, internazionali e nazionali, stanno stimando per la nostra economia che, come sappiamo, naturalmente impone una pressione al rialzo del rapporto deficit/PIL; il secondo dato di fatto è la sua affermazione, reiterata in audizione alle Commissioni bilancio il 3 luglio scorso, sul suo intendimento di mantenere costante la spesa corrente primaria in termini nominali e assoluti al livello del 2017; il terzo elemento è l'incremento della spesa per interessi, previsto per il prossimo anno in virtù dell'innalzamento dello spread; il quarto, le dichiarazioni reiterate dei Vicepresidenti del Consiglio sul possibile non rispetto del vincolo del 3 per cento del Patto di stabilità e crescita.

Date queste premesse, la mia domanda è semplice: quale sia la posizione del Governo italiano in merito al rispetto del parametro del 3 per cento del rapporto fra indebitamento netto e prodotto interno lordo per l'anno prossimo e per il prossimo triennio di previsione.

Risposta del governo

Grazie, signor Presidente. Secondo quanto appunto più volte affermato - e ultimamente anche nell'audizione presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato - io riaffermo che il Governo intende svolgere la propria azione all'interno di una politica di bilancio volta alla riduzione del rapporto debito/PIL e assicurando il non deterioramento del saldo strutturale. Tali obiettivi sono ovviamente e largamente coerenti con il rispetto del limite del 3 per cento.

È anche essenziale che la prossima legge di bilancio favorisca la crescita e l'occupazione. Questo, in particolare, alla luce degli ultimi dati sugli indicatori economici, i quali suggeriscono che la crescita dell'economia italiana, seguendo l'andamento dell'economia europea, pur mantenendosi sostenuta fino a tutto il secondo trimestre, ma ad un ritmo lievemente inferiore rispetto a quello medio registrato nel 2017, è prevista rallentare - la crescita italiana insieme a quella europea - nel prossimo futuro.

Ne consegue una finanziaria che deve tener conto dello stato dell'economia in modo da non innescare una politica prociclica, il che non significa non rispettare quanto ho appena detto, cioè il rispetto dell'idea di riduzione del rapporto debito/PIL e del non peggioramento del saldo strutturale, ma significa poter rimodulare i tempi e la misura dell'aggiustamento strutturale. A tal fine è stato avviato un dialogo in questi termini con la Commissione europea, con l'intento di fissare, per l'anno 2019, un deficit programmatico coerente con l'obiettivo di governo e, al tempo stesso, del rispetto degli obiettivi di bilancio sopra ricordati, ma anche con l'obiettivo di contrastare, per quanto possibile, il rallentamento dell'economia. Questa strategia richiede, quindi, di procedere su due fronti: da una parte, attuare le riforme strutturale previste nel programma di governo; dall'altra, attivare lo stimolo endogeno di crescita per non limitarci a subire, come più volte ho detto, shock positivi o negativi che vengono dalla congiuntura internazionale.

Credo, per tornare ai problemi che ci stanno davanti, che sarà la definizione della legge di bilancio che permetterà ai mercati finanziari di capire meglio l'impostazione della politica economica del Governo, riducendo così quell'incertezza che ancora pesa sul rifinanziamento del nostro debito pubblico e, quindi, mettendo in sicurezza i risparmi degli italiani.

Replica

Due sono le cose: o io non ho capito o, comunque, non sono soddisfatto, perché lei mi sembra riaffermi la necessità di una politica fiscale controciclica, che a fronte di un rallentamento della crescita economica utilizzi un margine di spazio fiscale. Io, invece, le ho chiesto, qualora il rallentamento ciclico e gli intendimenti politici, che i Vicepresidenti e leader dei partiti di maggioranza di questo Governo continuano a dare come fatti (e alcuni li abbiamo sentiti nominare anche questo pomeriggio) spingano il nostro deficit pericolosamente vicino al tetto del 3 per cento, quale sia la posizione del Governo italiano. Io non sto parlando di peggioramento del saldo strutturale o di riduzione del rapporto debito-PIL: qualora l'impossibilità di mettere in atto una politica controciclica che lei giustamente avoca ci porti vicino a quel tetto, quel tetto è considerato da lei un limite insormontabile oppure, come i Vicepresidenti del Consiglio continuano a ripetere, è un numero tirato a caso da qualcuno e quindi si può tranquillamente superare? Io onestamente non ho capito questo.

Ho capito e condivido la necessità di politiche fiscali controcicliche. Forse non condivido con lei il fatto che questa necessità si scontri con lo spazio fiscale effettivamente a disposizione di questo Paese, e questo spazio fiscale è dato sì dal rispetto dei vincoli europei, ma soprattutto dalla sanzione dei mercati finanziari che è già avvenuta, perché da aprile ad oggi lo spread è strutturalmente più alto di 100 punti base, grazie all'incertezza che la politica economica di questo Governo sta provocando negli ambienti finanziari e di chi ci presta 400 miliardi di euro all'anno. E questo non è soltanto un vezzo per finanzieri: questi 100 punti in più ogni anno ci costano 2 miliardi l'anno prossimo fino ad arrivare a costare quasi 5 miliardi fra tre anni. Quindi questa era la mia domanda, e mi sento di non aver avuto una rassicurante risposta; spero che chi ci presta 400 miliardi all'anno sia più rassicurato di quanto non lo sono io oggi.