Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
i centri per i migranti siti in Albania previsti dal Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania dovevano aprire «non oltre il 20 maggio 2024»;
si tratta di un investimento di oltre 700 milioni di euro per un sito che rappresenta, ad avviso degli interroganti, un vero e proprio «buco nero» per quanto riguarda lo Stato di diritto nella gestione dei migranti;
in data 22 maggio 2024 una delegazione parlamentare del gruppo del Partito democratico alla Camera dei deputati si è recata in Albania e ha mostrato con supporto di videodocumentazione gli enormi ritardi nella realizzazione del sito;
la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, nella sua recente visita in Albania, del giugno 2024 aveva posticipato al 1° agosto 2024 il giorno di entrata in funzione delle strutture;
il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, il 30 luglio 2024, nell'ambito di una audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, aveva evidenziato come servisse ancora qualche settimana per l'apertura del centro a causa dei ritardi dei lavori;
i ritardi riguarderebbero il sito previsto presso l'ex base dell'Aeronautica albanese di Gjiader – una ventina di chilometri all'interno – dove si stanno allestendo tre differenti strutture: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo (880 posti), un centro di permanenza per il rimpatrio (144 posti) e un penitenziario (20 posti);
attualmente la cronologia del Governo prevede, secondo fonti giornalistiche, per il 20 agosto 2024 il collaudo del genio militare per aprire una parte del centro di detenzione di Gjiader e per il 1° settembre 2024 quello per tutto il sito;
nel frattempo ha suscitato molte proteste, in particolare da parte delle organizzazioni sindacali delle forze di polizia, la notizia di un vademecum fornito nell'ambito della formazione del primo contingente di polizia penitenziaria che dovrebbe operare presso il sito, con una serie di prescrizioni surreali su come devono comportarsi al ristorante, sull'attenzione al linguaggio e addirittura per un divieto di corteggiamento;
come testimoniano anche i reportage giornalistici di questi giorni, si è di fronte ad un enorme spreco di denaro pubblico per un'infrastruttura che ad avviso degli interroganti lede i diritti delle persone migranti e serve al Governo esclusivamente come arma di propaganda –:
quando il centro sarà completamente attivo e quali siano le ragioni vere del ritardo che hanno peraltro distolto le forze di polizia, mandate a sorvegliare il sito del porto non attivo, dall'ordinario servizio in Italia.
Seduta del 7 agosto 2024
Illustrazione di Simona Bonafè, risposta del Ministro dell'Interno, replica di Matteo Mauri
SIMONA BONAFE'. Grazie, signora Presidente. Il 22 maggio, con i colleghi Orfini, Amendola e Mauri ci siamo recati in Albania per verificare lo stato di avanzamento dei lavori del nuovo centro di detenzione per i migranti che il Governo sta realizzando. Abbiamo ritenuto nostro dovere farlo, perché costerà al contribuente italiano più di 800 milioni di euro. Ora, vorrei tornare però un attimo sulle date. Il nuovo centro avrebbe dovuto essere pronto non oltre il 20 di maggio, questo era stato detto dal Governo; il 5 giugno - e badate bene data non casuale, prima delle elezioni - la Presidente del Consiglio si è recata in Albania, dicendo che dal primo di agosto sarebbero arrivati i primi migranti. Ora siamo al 7 di agosto e non ci sono i migranti e non solo, viene detto che il terreno è paludoso e, quindi, c'è bisogno di nuovi lavori di consolidamento e, quindi, noi crediamo anche di nuove risorse. E allora, Ministro, non sarebbe più onesto ammettere il fallimento di una politica che lede i diritti delle persone, che costa al contribuente italiano un miliardo e che già oggi prevede il dislocamento delle forze dell'ordine a presidiare una struttura di fatto deserta.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Come ho già detto, i dati sugli arrivi dei migranti via mare - meno 63 per cento rispetto al 2023 e meno 20 per cento rispetto al 2022 -restituiscono in maniera inequivocabile i risultati raggiunti dal Governo, grazie ad iniziative ad ampio raggio di carattere normativo, operativo e di cooperazione internazionale. A ciò si aggiunge il dato positivo sui rimpatri di coloro che non hanno titolo a rimanere sul territorio nazionale, che registra un aumento del 20 per cento rispetto allo scorso anno.
In questo contesto, il protocollo sottoscritto con l'Albania risponde perfettamente alle esigenze di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari e al contestuale rafforzamento del sistema di sicurezza del territorio nazionale. L'obiettivo che si intende perseguire con il protocollo è quello di gestire un cospicuo numero di procedure accelerate di frontiera, che a partire dal gennaio 2026 - è bene sempre ricordarlo - costituiranno un obbligo per gli Stati membri, in virtù del nuovo Patto sull'immigrazione e sull'asilo. Aggiungo che l'attenzione riservata pubblicamente al progetto, da 15 Paesi europei e dalla stessa Unione europea, è la maggiore riprova del valore sperimentale e innovativo di un'iniziativa che si prefigge di contrastare l'immigrazione illegale, senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone.
Detto questo, evidenzio che il costo complessivo del progetto è riferito all'arco dei cinque anni, parliamo quindi di circa 160 milioni di euro all'anno. Si tratta di un investimento che consentirà di abbattere le spese della gestione dell'accoglienza, che ad oggi sono pari a circa 1.700.000 di euro all'anno, che il Governo in carica ha ereditato da epoche precedenti, caratterizzate da arrivi massicci ed incontrollati di migranti. L'attuazione del progetto, quindi, ha subito un ritardo di alcune settimane per problemi tecnici legati alle condizioni geologiche del terreno, che hanno richiesto un'attività di verifica e consolidamento, e all'ondata prolungata di caldo anomalo, che ha determinato un necessario rallentamento dei lavori a tutela della salute degli stessi lavoratori impegnati sul posto.
MATTEO MAURI. Ma guardi, Presidente, se io le dicessi che la sua risposta è insufficiente e inadeguata, le farei un complimento, perché noi ci siamo concentrati nella nostra interrogazione sulla questione della tempistica soprattutto e lei semplicemente non ha risposto. Devo dire, non è in linea col resto del Governo, perché sia il Presidente del Consiglio che il Sottosegretario alla Presidenza si sono esercitati più volte nello spostare la data. Dai documenti ufficiali avrebbe dovuto essere il 20 maggio, poi è andato a giugno, poi a luglio, poi ad agosto e adesso non si sa.
Questo è il vostro modo di lavorare e cioè eludere le questioni che vi vengono poste, non rispondere alle domande e provare - come ha fatto lei qua oggi, rispondendo, diciamo, al coro che si è alzato dagli altri partiti - a ripetere sempre gli stessi dati, provando a incensarvi e a darvi le pacche sulle spalle. Guardi, qui c'è un tema, voi non potete pensare di prendere in giro le persone dicendo - come ha fatto lei adesso - che i costi relativi all'Albania, che si aggireranno sul miliardo, siano costi che vengono sottratti ai costi complessivi; quelli sono soldi che voi buttate via per un'operazione esclusivamente demagogica e ideologica.
La vostra è propaganda, le cose che voi volete fare in Albania - con serissimi rischi dal punto di vista dei diritti umani - si potrebbero fare, si sarebbero potute fare, si stanno facendo ogni giorno in Italia. Invece di buttare i soldi in Albania, mettete quei soldi per le Forze dell'ordine, per il sistema di accoglienza, per il sistema di integrazione e di inclusione, è quello il modo per garantire un vero sistema di accoglienza utile a chi è accolto e utile alle comunità ospitanti. Questo dovrebbe essere il mandato di un Governo, non fare la propaganda.
Guardi - e chiudo - l'intervento prima della collega Kelany, di Fratelli d'Italia, è stato corretto in un passaggio molto rilevante e cioè la collega le ha detto che l'aumento dei flussi del 2022 e del 2023 hanno delle ragioni esogene, cioè esterne, esterne al nostro Stato, che nulla hanno a che fare con la legislazione, con le vostre leggine, perché, se le vostre leggine fossero state talmente così importanti i flussi si sarebbero ridotti subito e invece, nel 2023, si sono registrati i picchi più alti degli ultimi anni. Perché? Perché non siete capaci di gestirla? No - quello è vero, ma non c'entra - ma perché i motivi sono talmente più ampi, talmente più forti - quelli che poi spingono le persone a lasciare le proprie case e a rischiare la vita - che non dipendono dalle piccole scelte di Stati nazionali e non dipendono nemmeno dalla vostra propaganda.