20/02/2019
Luigi Marattin
Boccia, Boschi, De Micheli, Madia, Melilli, Navarra, Padoan, Gribaudo, Enrico Borghi,  Fiano
3-00537

Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:

nell'ultimo aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica il Governo ha rivisto al ribasso la crescita per il 2019, dall'1,5 all'1 per cento;

tuttavia, per la prima volta dal 2014, l'Istat ha recentemente certificato la recessione: dopo il -0,1 per cento del terzo trimestre del 2018, anche il quarto ha registrato una diminuzione del prodotto interno lordo rispetto al precedente, pari a -0,2 per cento; in base alle nuove stime, nel 2018 il prodotto interno lordo è cresciuto solo dello 0,8 per cento e la variazione acquisita per il 2019 risulta negativa (-0,2 per cento);

a parere di tutti gli istituti nazionali e internazionali, sarà quindi impossibile raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica fissati dal Governo in assenza di una decisa ricomposizione della politica di bilancio ovvero di inverosimili inversioni del ciclo economico;

secondo il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici Cottarelli, pur ipotizzando una crescita di +0,1 per cento nel primo trimestre e di +0,25 per cento nel secondo, anche raggiungere lo 0,9 per cento nel 2019 richiederebbe tassi dell'1,1 per cento nei successivi due trimestri, ossia un tasso annualizzato del 4,5 per cento, velocità che non si riscontra nell'economia italiana dal quarto trimestre del 1988 (fonte Ocse);

qualora il tasso di crescita del 2019 fosse significativamente inferiore alla stima governativa, ne risulterebbe automaticamente compromesso il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea;

come anche rilevato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, il conseguimento degli obiettivi programmatici è esposto a rischi e incertezze del quadro macroeconomico, ma anche ad una serie di elementi di criticità correlati alle misure contenute nella manovra di bilancio, nonché alle relative modalità di attuazione;

per la prima volta da mesi, sono gli stessi membri del Governo, come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giorgetti il 18 febbraio 2019, a non negare l'ipotesi di una manovra correttiva –:

se il Ministro interrogato escluda una manovra correttiva al quadro di finanza pubblica per il 2019 al fine di garantire il rispetto degli obiettivi e, più specificamente, ulteriori interventi di inasprimento del carico fiscale ai danni di cittadini e imprese. 

Seduta del 20 febbraio 2019

Illustrazione di Francesco Boccia, risposta del governo di Giovanni Tria, ministro dell'Economia, replica di Luigi Marattin

Illustrazione

 Presidente, signor Ministro, il gruppo del Partito Democratico le pone un quesito semplice e chiaro: lei esclude o meno l'ipotesi di una manovra correttiva al quadro connesso alla legge di bilancio 2019?

E non solo perché il sottosegretario Giorgetti non ne ha negato l'ipotesi recentemente, ma soprattutto per la certificazione dei due trimestri 2018 che ci pongono in recessione tecnica e per la condizione del Paese nel 2019. Signor ministro, glielo ribadiamo, glielo abbiamo detto più volte in altri contesti: la verità, anche se detta in ritardo, fa solo bene; le bugie purtroppo si ricordano nel tempo e fanno ulteriori danni al Paese .

Risposta del governo

In merito alla domanda sull'eventuale manovra correttiva nel 2019, risulta alquanto prematuro esprimersi in tal senso, a poco più di due mesi dal confronto con le istituzioni dell'Unione europea, che - ricordo - hanno valutato positivamente la manovra economico-finanziaria a seguito del negoziato che è stato portato avanti. Certamente nel prossimo DEF si aggiorneranno le previsioni economiche alla luce dei dati finali di contabilità e con il consuntivo di finanza pubblica. Tale aggiornamento porterà alla usuale valutazione strategica del Governo nell'orizzonte del DEF, ed alla verifica dei saldi che saranno oggetto del consueto confronto con la Commissione europea.

Ad ulteriore garanzia del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, la legge di bilancio 2019-2021 contiene, com'è noto, un'apposita disposizione in materia di monitoraggio dei conti pubblici. Per l'anno 2019, le dotazioni del bilancio dello Stato in termini di competenza e cassa sono accantonate e rese indisponibili per un importo complessivo pari a 2 miliardi di euro; il monitoraggio degli andamenti tendenziali di finanza pubblica effettuato con il Documento di economia e finanza è aggiornato entro il mese di luglio. Qualora da tale monitoraggio gli andamenti tendenziali dei conti pubblici risultino coerenti con il raggiungimento degli obiettivi programmatici per l'esercizio 2019, valutati al netto delle maggiori entrate derivanti dalle operazioni di dismissione degli immobili pubblici, gli accantonamenti di cui appunto al comma 1118, con delibera del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, possono essere resi disponibili. Questi margini di riserva al momento paiono più che sufficienti.  Ricordo inoltre che gli obiettivi di finanza pubblica, alla luce delle regole nazionali ed europee, sono definiti in termini di variazione dell'indebitamento netto strutturale, ovvero depurato dagli effetti del ciclo e delle misure una tantum. Se l'economia dovesse crescere meno del previsto, cosa che ci auguriamo non accada, la proiezione del saldo di bilancio potrà essere rivista, a condizione che ciò non derivi unicamente dalla congiuntura economica: questo all'evidente scopo di evitare politiche di bilancio procicliche, che aggraverebbero la flessione congiunturale.

Replica

Presidente, dunque, se non ho capito male, signor Ministro, lei ci ha detto tre cose. La prima, che si augura ancora che la stima di crescita dell'1 per cento fatta nel 2019 posso non essere rivista, quando ormai tutti gli istituti internazionali cominciano a dare per scontato un 2019 in recessione, non solo una variazione trimestre su trimestre. La seconda cosa che ci ha detto è che comunque ci sono 2 miliardi accantonati che possono essere usati, e quindi non c'è problema. Ma, signor Ministro, quei 2 miliardi, a parte essere soltanto lo 0,1 per cento del PIL, sono soldi veri, lì ci sono 300 milioni al trasporto pubblico locale: quindi, lei ci sta dicendo, con così grande nonchalance, che, in caso di problemi, quei 2 miliardi che avete prudentemente accantonato verranno sottratti ad impieghi molto più proficui, quali quelli sul TPL, perché avete fatto delle previsioni palesemente fuori dalla realtà.

La terza cosa che ci ha detto mi lascia ancora più perplesso. Lei dice, giustamente: bisogna guardare il saldo strutturale. Ma si dimentica di dirci che, quando c'è un rallentamento ciclico, soltanto poco più della metà di quel rallentamento è coperto dal parametro dell'elasticità, come giustamente lei stava per dire; ma il resto deve essere coperto comunque da una variazione del saldo strutturale. Cioè, non tutta la variazione ciclica è assorbita dal fatto: va bene, è colpa della riduzione ciclica.

Quindi, l'impatto sul saldo strutturale avviene per il rimanente 45 per cento e su quello dovrete dare risposte in termini di quadro di finanza pubblica. Non potete cavarvela semplicemente dicendo: “è l'economia che va male, e quindi il saldo nominale può andare dove vuole”, perché, ripeto, solo poco più della metà di quella variazione, secondo le regole europee che lei, sono sicuro, conosce meglio di chiunque altro, le dà diritto a comportarsi in quel modo. Per la rimanente parte lei deve variare il quadro di finanza pubblica, altrimenti il deficit si avvicina pericolosamente al 3 per cento. Quindi, una volta ancora, signor Ministro, attenzione a quello che state facendo, perché, anche alla luce dei dati di ieri mattina dell'Istat, con il crollo peggiore degli ultimi dieci anni del fatturato industriale, la nave Italia sta per andare a sbattere e noi vorremmo evitare che questo abbia effetti sui risparmi degli italian