Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'emergenza umanitaria incombe in Afghanistan: più di 5 milioni di bambini sono a un passo dalla carestia. Secondo i dati delle Nazioni Unite, i bambini afghani soffrono la fame ogni giorno di più e le persone che raggiungeranno livelli di fame di crisi o di emergenza aumenteranno del 35 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020 – oltre 22 milioni di afghani – poiché la siccità causata dal cambiamento climatico si aggiunge ai disagi causati nel Paese dopo la presa del potere dei talebani. Difatti, la consegna degli aiuti internazionali su cui molti afghani hanno fatto affidamento negli ultimi due decenni – anche prima del ritorno al potere dei talebani, metà degli afghani, circa 18 milioni di persone, era dipendente dagli interventi umanitari internazionali- è stata in gran parte interrotta da quando i talebani hanno preso il potere ad agosto 2021;
i leader del G20 si sono impegnati a garantire assistenza umanitaria direttamente agli afghani e a promuovere i diritti umani per tutti, comprese donne, bambine e minoranze, dando, come detto dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Draghi a margine dello scorso G20 straordinario, «un mandato alle Nazioni Unite, di tipo generale, per il coordinamento della risposta e per agire anche direttamente»;
inoltre, questa crisi umanitaria spingerà ancora più gli afghani a lasciare il Paese e a scegliere la migrazione come salvezza dalla fame, alimentando ulteriormente i flussi migratori verso i Paesi limitrofi, con la prevedibile destabilizzazione dell'intera area e l'urgenza, dunque, di istituire corridoi umanitari;
pur riconoscendo, inoltre, lo straordinario lavoro del Governo italiano che ha assicurato l'uscita dall'Afghanistan di 5.011 persone, resta drammaticamente necessaria la prosecuzione dell'evacuazione degli afghani che hanno collaborato con i Paesi occidentali, ma non hanno potuto usufruire dei ponti aerei di agosto 2021 – tra cui purtroppo anche persone sulle liste italiane – e sono ogni minuto a rischio di essere uccisi dai talebani;
alla luce della gravissima crisi umanitaria, l'Unione europea ha deciso che riaprirà entro un mese una rappresentanza diplomatica in Afghanistan, senza però riconoscere il Governo dei talebani, ma per far pressione per il rispetto dei diritti umani e per prevenire la catastrofe umanitaria –:
quando e come il Governo italiano intenda proseguire l'evacuazione dei collaboratori afghani che sono rimasti bloccati nel Paese e a che punto invece sia l'istituzione dei corridoi umanitari per i profughi afghani dai Paesi terzi.
Seduta del 27 ottobre 2021
Illustrazione di Lia Quartapelle Procopio, risposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio, replica di Graziano Delrio
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Ad agosto, il nostro Paese ha tenuto fede alla parola data a tutti quei cittadini afgani che nel corso dei vent'anni passati hanno voluto un Paese diverso. Abbiamo evacuato 5.011 persone, siamo stati il primo Paese d'Europa per numero di evacuazioni. Ciononostante, purtroppo, oggi in questo momento, mentre parliamo, ci sono persone a rischio immediato di vita: chi non è riuscito a scappare, chi rischia di essere riconosciuto, chi non può uscire di casa e i loro familiari. Queste persone, e in parte anche la nostra opinione pubblica, aspettano la risposta a una domanda: quando e come il nostro Paese intende proseguire l'immediata evacuazione dall'Afghanistan di quelle persone che sono a immediato rischio di vita? E quando e come verranno attivati i corridoi umanitari dai Paesi terzi?
LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie. Il Governo, nelle sue diverse articolazioni, ha profuso un impegno straordinario per far fronte alle emergenze di agosto e per assicurare l'evacuazione dall'Afghanistan, nel quadro dell'operazione Aquila Omnia. Ho già avuto modo di valorizzare in quest'Aula l'eccezionale lavoro di squadra del Ministero degli Esteri e della Difesa, della nostra Intelligence, che, come ha detto la deputata interrogante, ha consentito a 5.011 persone, di cui 4.890 cittadini afgani, di lasciare il Paese. Si tratta del personale che aveva lavorato per il contingente italiano nella missione NATO Resolute Support, dei collaboratori della nostra ambasciata, delle altre istituzioni italiane e dei rappresentanti della società civile afgana con le rispettive famiglie. Siamo ora in una fase diversa, in un contesto mutato; l'aeroporto di Kabul è nel controllo delle nuove autorità afgane; non siamo più in condizione, né noi né alcun altro Paese NATO, di operare voli militari direttamente dall'Afghanistan. Abbiamo, quindi, dovuto agire su 2 fronti. Il primo è stato quello di individuare i criteri con cui stabilire delle priorità tra quanti hanno manifestato interesse a lasciare l'Afghanistan alla volta dell'Italia e che abbiano i requisiti minimi per la partenza, a cominciare dal possesso di un passaporto.
Il secondo aspetto è stato quello di avviare una collaborazione con quei Paesi che ancora operano in Afghanistan, come il Qatar, che stanno assicurando il loro sostegno alle nostre operazioni, pur dovendosi confrontare essi stessi con condizioni di contesto molto difficili. Siamo, quindi, riusciti a continuare il trasferimento di persone dall'Afghanistan; abbiamo iniziato da persone che hanno legami con l'Italia che, ad esempio, hanno titolo al ricongiungimento familiare, o un permesso di soggiorno, o sono studenti immatricolati, o iscritti ai nostri atenei. Intendiamo proseguire su questa strada, almeno finché non saranno riattivati i regolari voli commerciali da e verso il Paese, che consentirebbero verosimilmente di pianificare gli espatri in maniera più regolare. In parallelo, stiamo lavorando con alcuni Governi dei Paesi vicini per assicurare che gli afgani già inclusi nelle nostre liste, che siano riusciti a varcare la frontiera, siano adeguatamente assistiti e possano essere trasferiti in Italia anche in assenza di documentazione completa, prevedendo una trattazione semplificata delle domande di visto, certamente sempre entro i termini di legge, ivi incluso il vaglio di sicurezza. Il Ministero della Difesa si sta adoperando per portare in Italia, attraverso voli commerciali, altri ex collaboratori del contingente italiano con rispettive famiglie, che siano riusciti a raggiungere alcuni dei Paesi limitrofi. Si stimano circa 500 persone cui sarà assicurato il supporto logistico per la loro quarantena presso strutture militari già individuate. Infine, stiamo lavorando, anche in ambito G20, per corridoi umanitari nei Paesi limitrofi, come previsto nel Piano d'azione italiano. Il relativo protocollo d'intesa tra Governo, Farnesina e Viminale, organizzazioni della società civile italiana e gli organismi internazionali tradizionali partner, o UNHCR, è in fase avanzata e vede un'adesione crescente di enti disponibili all'accoglienza. La Farnesina coordina un gruppo di lavoro interministeriale su evacuazione e accoglienza aperto alle organizzazioni della società civile e una task force più ristretta, entrambe dedicate con compiti complementari a portare via persone dall'Afghanistan. Questi strumenti di coordinamento consentono il necessario raccordo con le amministrazioni competenti, assicurando, in tal modo, tempestività e coerenza alla nostra azione. È un lavoro in corso che porteremo avanti con ogni possibile impegno malgrado le difficili condizioni in cui ci troviamo ad operare.
GRAZIANO DELRIO. Grazie, Presidente, signor Ministro, grazie a lei, grazie al Ministro Guerini e, soprattutto, grazie agli uomini e alle donne delle Forze armate, al personale della Farnesina e a tutto il personale delle ONG e delle associazioni che hanno lavorato intensamente per consentire l'evacuazione dall'Afghanistan di queste migliaia di persone che sono state sicuramente un segnale di successo della nostra azione diplomatica.
L'indiscutibile disfatta che abbiamo subìto, come Occidente, in Afghanistan non cancella quanto di bene e di buono è stato fatto, e nemmeno può cancellare l'impegno che dobbiamo ancora profondere. Non è un alibi per cancellare il nostro impegno futuro, un impegno per il pieno rispetto dei diritti umani, come le abbiamo chiesto, e per prevenire anche una catastrofe umanitaria, che purtroppo è già in atto. Quindi, grazie per l'impegno che lei ha preso oggi, per l'impegno a promuovere più intense collaborazioni con i Paesi vicini, è una delle strategie che nel G20 abbiamo promosso (proprio in questo momento c'è l'audizione del Ministro iraniano in Commissione affari esteri); grazie, quindi, per questo impegno e per il rafforzamento dei corridoi umanitari, che sono un'iniziativa che promosse il nostro Governo nel 2016, una nuova iniziativa tipicamente italiana, un'iniziativa che fa l'orgoglio dell'Italia, che ha fatto l'orgoglio dell'Italia anche sulle proposte del G20. L'Italia può e deve continuare a interpretare un ruolo decisivo nella promozione di una politica europea più forte. Solo un'Italia più convinta di essere colei che deve essere portatrice del pieno rispetto dei diritti umani e dei valori della democrazia, solo quest'Italia può condurre l'Europa a una politica estera più coraggiosa, più forte, a una politica estera che riesca a inaugurare, da parte dell'Unione europea, una nuova stagione per i diritti umani e per la pace nel mondo.