Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
tre parlamentari turchi di opposizione – Enis Berberoglu (Chp) e Leila Guven e Musa Farisogullari (Hdp) – sono stati prima privati delle loro prerogative parlamentari e poi arrestati;
il parlamentare Berberoglu è stato provvisoriamente rilasciato, tuttavia senza reintegro di mandato parlamentare e mantenendo a suo carico pesanti accuse;
questo è soltanto l'ultimo episodio di un'azione repressiva da parte delle autorità turche nei confronti di esponenti dell'opposizione, in particolare appartenenti all'Hdp, il cui leader, Selettin Demirtas, è da più di tre anni detenuto in attesa di giudizio;
come attestato dalla Commissione europea, dal 2016 ad oggi più di 152.000 funzionari pubblici – insegnanti, accademici, magistrati, militari – sono stati epurati e numerosi giornalisti sono stati sottoposti a misure restrittive della loro libertà;
dalle elezioni amministrative del 2019 51 sindaci di città e comuni a prevalente composizione curda, regolarmente eletti dai cittadini, sono stati destituiti e sostituiti da commissari governativi e 21 sindaci curdi sono attualmente in carcere o sottoposti a misure di custodia;
tutto ciò viene giustificato utilizzando l'accusa di «terrorismo» con un'ampiezza concettuale che include qualsiasi atteggiamento di dissenso con le autorità al potere;
l'Unione europea e molti Governi europei hanno manifestato la loro preoccupazione per i numerosi episodi di violazione dei diritti civili e politici in Turchia;
l'Italia intrattiene intense relazioni politiche, economiche e culturali con la Turchia, sempre battendosi per la sua inclusione nella famiglia europea;
una ferma e necessaria lotta al terrorismo e alle sue organizzazioni non può divenire occasione per indiscriminate restrizioni di libertà e di essenziali diritti civili e politici –:
quali iniziative di competenza il Governo italiano intenda intraprendere per l'immediata liberazione dei parlamentari arrestati, il rispetto delle prerogative e delle tutele riconosciute a chi ricopre un mandato elettivo parlamentare o locale, il reintegro nelle loro funzioni dei sindaci democraticamente eletti, nonché il rispetto dei diritti politici, civili e umani e dei diritti democratici fondamentali riconosciuti come irrinunciabili dal Consiglio d'Europa, a cui la Turchia aderisce dal 1949.
Seduta del10 giugno 2020
Illustrazione di Andrea Romano, risposta del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio, replica di Piero Fassino
ANDREA ROMANO: Presidente, signor Ministro, l'Italia è e deve restare un Paese amico della Turchia, per questo noi oggi chiediamo l'intervento del Ministero degli Affari esteri su quello che è l'ultimo atto repressivo messo in atto dal regime di Erdogan. Parliamo dell'arresto di tre deputati dell'opposizione, due dei quali appartenenti al partito HDP, e ricordo che il leader del partito HDP, Demirtas giace nelle galere turche da tre anni in attesa di giudizio. D'altra parte, in Turchia, negli ultimi anni, oltre 150 mila funzionari pubblici sono stati epurati, oltre cinquanta sindaci eletti dai cittadini nel 2019 sono stati sostituiti da commissari, oltre 20 sindaci, prevalentemente di etnia curda, sono stati arrestati. È un quadro estremamente preoccupante, che denota lo scivolamento del regime di Erdogan verso uno Stato di polizia repressivo. Per questo noi oggi chiediamo che il Ministero degli Affari esteri si attivi, perché siamo in presenza di una violazione clamorosa dei principi che ispirano la politica estera italiana, ma anche degli standard minimi per quanto riguarda il rispetto dei diritti civili e umani, tra l'altro sanciti dal Consiglio d'Europa, a cui la stessa Turchia appartiene dal 1949. Proprio perché intendiamo restare amici di quel Paese, è fondamentale che la nostra politica estera si attivi per tutelare i diritti civili e umani anche in Turchia.
LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, deputate e deputati, ringrazio il deputato Fassino, il deputato Romano e gli altri colleghi per aver attirato l'attenzione su un caso importante, che ha a che fare con la tutela delle libertà politiche e dei diritti umani in Turchia. Seguiamo con attenzione gli sviluppi dei provvedimenti adottati dalla Grande Assemblea nazionale turca per tre parlamentari dell'opposizione, uno appartenente al Partito Popolare Repubblicano CHP e due del Partito Democratico dei Popoli, l'HDP. La vicenda rientra nel più generale tema del rispetto della democrazia, dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali in Turchia, aspetti che affrontiamo nei contatti bilaterali con le autorità turche e che hanno influenzato negli ultimi anni l'andamento dei rapporti tra Turchia e Unione europea. L'impegno dell'Italia su questi temi si sviluppa anche in ambito Unione europea. Le conclusioni del Consiglio del 17 febbraio scorso sulle priorità dell'Unione in materia di diritti umani, inseriscono infatti la Turchia tra i Paesi oggetto di particolare preoccupazione in materia di funzionamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto, rispetto dei diritti di partecipazione alla vita pubblica, delle libertà di assemblea e riunione, di opinione e di espressione.
In occasione della 43esima sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite dello scorso marzo, l'Unione europea ha espresso particolare preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Turchia, citando la libertà di espressione, gli arresti e le accuse contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti e gli accademici. La stessa dichiarazione invita anche a proteggere lo Stato di diritto e a rispettare l'indipendenza della magistratura, il giusto processo, i diritti umani e le libertà fondamentali, conformemente agli impegni presi a livello internazionale. Nel gennaio scorso la Turchia si è sottoposta alla revisione periodica universale del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, esercizio di monitoraggio periodico che coinvolge a turno tutti gli Stati membri ogni quattro-cinque anni. In tale occasione l'Italia ha raccomandato alla Turchia di adottare misure adeguate per proteggere la libertà di espressione e di riunione, di associazione, di garantire un ambiente sicuro e favorevole per l'organizzazione della società civile, difensori dei diritti umani e giornalisti, di disciplinare le limitazioni alle libertà fondamentali nel rispetto degli obblighi internazionali e altre disposizioni. La Turchia indicherà la propria posizione rispetto alle raccomandazioni ricevute entro la fine del mese, non appena il Consiglio diritti umani adotterà il suo rapporto finale. In generale, l'Italia attribuisce prioritaria importanza al tema della protezione e promozione della libertà di opinione. Sosteniamo numerose iniziative internazionali in materia. A titolo di esempio, ricordo che l'Italia, nel dicembre 2019, ha cosponsorizzato due risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, una in materia di sicurezza dei giornalisti e questioni di impunità e l'altra sulla protezione dei difensori dei diritti umani, argomento prioritario nel nostro attuale mandato al Consiglio diritti umani dell'ONU. Portiamo avanti lo stesso sforzo anche in ambito Consiglio d'Europa e OSCE. Sulla base di questa nostra azione a tutto campo e nell'ambito dell'interlocuzione con la Turchia, il Governo continuerà a seguire il caso dei tre deputati dell'opposizione turca con la massima attenzione.
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PIERO FASSINO: Presidente, ringrazio il Ministro e intanto rinnovo, a nome del nostro gruppo, la solidarietà al Ministro per le minacce che ha ricevuto, minacce che credo tutti abbiamo il dovere di cercare non solo di condannare ma stroncare ogni fenomeno di questo tipo.
Venendo al tema, noi abbiamo presentato quest'interrogazione partendo da una convinzione, cioè che l'Italia è un Paese amico della Turchia, con la Turchia noi abbiamo relazioni economiche e politiche molto strette, quindi gli amici hanno il dovere della sincerità e anche il dovere di dire delle cose scomode. E oggi ci sono in Turchia degli atteggiamenti, dei comportamenti e dei fatti che destano la nostra preoccupazione. L'arresto dei tre parlamentari di cui si è parlato e si parla è soltanto l'ultimo episodio, altri parlamentari nei mesi scorsi sono stati destinatari di stesse misure; gran parte dei sindaci curdi che sono stati eletti qualche mese fa sono stati d'autorità sostituiti dal Governo centrale turco; giornalisti, funzionari pubblici, militari, docenti universitari allontanati perché sospettati di dissenso; si usa la categoria del terrorismo con un'interpretazione così lata che qualsiasi manifestazione di dissenso viene ricondotta alla categoria del terrorismo. Tutto questo ci preoccupa molto, e noi pensiamo che si debba agire. Il Ministro ha ricordato gli impegni che la Turchia ha assunto: bene. Io credo che sia dovere del nostro Governo agire perché quegli impegni siano effettivamente ottemperati e perché appunto ci sia al più presto la liberazione dei tre parlamentari che sono stati arrestati, che si rispetti la volontà dei cittadini turchi, quindi i sindaci che sono stati rimossi siano reintegrati, e che più in generale ci sia il rispetto dei diritti fondamentali dei diritti civili e politici, previsti, come ha ricordato anche il collega Romano, da quel Consiglio d'Europa a cui la Turchia aderisce dal 1949. Sottolineo infine che l'Italia è sempre stata un Paese, con tutti i Governi che si sono succeduti, che si è sempre battuto per mantenere un fortissimo ancoraggio europeo della Turchia, e siamo forse il Paese che più ha lavorato e continua a lavorare perché non ci sia un'irreversibile distanziamento tra la Turchia e l'Europa, e considero questo un grande valore, ma tutto questo richiede, a maggior ragione, che le autorità turche sappiano che stare in Europa, o comunque avere un forte ancoraggio europeo, significa praticare gli standard democratici e politici che in Europa e in tutti i Paesi democratici si applicano. Quindi, auspico che il Governo, come ha detto il Ministro, continui, in un'azione di sollecitazione alle autorità turche, a ottemperare a questi impegni.