20/02/2024
Matteo Mauri
BRAGA, SCHLEIN, BONAFÈ, CUPERLO, FORNARO, CASU, FERRARI, GHIO, CIANI, TONI RICCIARDI, DE LUCA, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA e ORFINI
3-01006

Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 febbraio 2024, in occasione delle manifestazioni di cordoglio per Navalny, il dissidente russo morto in una colonia penale della regione artica, una dozzina di persone che si erano recate a commemorarlo sono state identificate da tre agenti della Digos, nonostante si fossero limitate a portare fiori;

   il Ministro interrogato, come riportato dalla stampa, ha minimizzato l'accaduto, dichiarando che «il personale che aveva operato non avesse piena consapevolezza»;

   da notizie a mezzo stampa è emerso che nell'ultimo anno diverse sono state le identificazioni non necessarie effettuate da appartenenti alle forze di polizia, in relazione a circostanze politicamente sensibili come nel caso avvenuto alla Scala di Milano, il 7 dicembre 2023, quando un uomo è stato identificato dalla Digos per il solo fatto di aver detto ad alta voce «Viva l'Italia antifascista» al termine dell'Inno di Mameli;

   ancor più allarmanti sono le notizie riportate a mezzo stampa sulle modalità di reazione o di gestione dell'ordine pubblico, tra cui ci si limita qui a citare i fatti di Torino del 3 ottobre 2023 o di Napoli del 13 febbraio 2024 di fronte alla sede Rai, o ancora di Bologna del 16 febbraio 2024, modalità di reazione ritenute da più parti sproporzionate in relazione ai fatti avvenuti;

   altrettanto gravi i fatti riportati su uno studente, rappresentante di istituto a Modena, sospeso per dodici giorni dopo un'intervista rilasciata sulle criticità della vita scolastica, che dimostra, come nel caso della circolare ministeriale sulle occupazioni scolastiche, un clima di generale inasprimento di tutte le istituzioni di fronte a qualunque forma di protesta o di dissenso;

   questi segnali di un atteggiamento intimidatorio e repressivo del dissenso trovano ulteriore conferma nella disposizione prevista dall'articolo 11 del disegno di legge governativo, a prima firma del Ministro interrogato, sulla sicurezza pubblica che trasforma in reato l'impedimento alla circolazione fatto con il proprio corpo e che verrebbe ora punito con la reclusione fino a due anni, norma che limiterebbe in maniera drastica la possibilità di protestare senza incorrere in gravissime conseguenze –:

   quali siano le direttive impartite alle forze di polizia – corpi fondamentali per la tutela delle garanzie democratiche della Repubblica – per la gestione dell'ordine pubblico e se nei casi citati sia stato rispettato il principio di proporzionalità, nonché quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire in ogni occasione il pieno e sostanziale rispetto della libera manifestazione del pensiero in tutte le sue forme e modalità, così come previsto dalla Costituzione.

Seduta del 21 febbraio 2024

Illustrazione di Federico Fornaro, risposta del Ministro dell'Interno, replica di Matteo Mauri

FEDERICO FORNARO, Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, non è in discussione in questa sede l'impegno, la lealtà, l'affidabilità delle Forze dell'ordine impegnate ogni giorno a tutelare la sicurezza dei cittadini. Tuttavia, episodi come quello appena ricordato dal collega Pastorino o, ancor più, la vicenda di qualche mese fa della identificazione da parte della Digos di un uomo che, alla Scala, si era permesso di urlare ad alta voce “Viva l'Italia antifascista!” preoccupano, perché sono associati anche alla gestione dell'ordine pubblico.

A Torino, il 3 ottobre 2023, a Napoli, il 13 febbraio scorso, e, ancora, a Bologna, il 16 febbraio le reazioni sono state trovate sproporzionate da parte di - diciamo - osservatori indipendenti. Siamo quindi a chiederle quali siano le direttive impartite alle Forze di Polizia per la gestione dell'ordine pubblico e se nei casi citati sia stato rispettato il principio costituzionale di proporzionalità. Chiediamo anche quali iniziative di competenza intenda lei adottare per garantire in ogni occasione il pieno e sostanziale rispetto della libera manifestazione del pensiero, in tutte le sue forme e modalità, così come previsto dalla nostra Costituzione repubblicana.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. In relazione ai fatti di Milano ribadisco la ricostruzione e le considerazioni che ho appena svolto in risposta all'onorevole Pastorino. Gli onorevoli interroganti citano poi nelle premesse, accumulandoli, una serie di episodi diversi nelle loro dinamiche e connessi allo svolgimento di distinte manifestazioni pubbliche, rispetto ai quali va subito respinta ogni suggestione che vi sia un disegno del Governo per reprimere il dissenso politico e che questo disegno sia eseguito dalle Forze di Polizia nel corso dei servizi di ordine pubblico. L'onorevole Mauri, che è stato Vice Ministro dell'Interno, primo firmatario di questa interrogazione, sa benissimo che non vi è né mai vi potrà essere alcuna direttiva ministeriale in tal senso e neanche indicazioni volte a cambiare le regole operative di gestione dell'ordine pubblico, da sempre improntate a cautela, equilibrio e professionalità, a prescindere dal colore politico del Governo in carica. È appena il caso di ricordare che anche nei recenti episodi di Torino, Napoli e Bologna, citati, il maggior numero dei feriti, come purtroppo spesso accade, è stato registrato tra gli appartenenti alle Forze di Polizia. La difficile azione delle nostre Forze di Polizia, istituzioni fondamentali di un Paese a democrazia matura come il nostro, è orientata unicamente a garantire che le manifestazioni pubbliche si svolgano in condizioni di piena sicurezza. È per questo che il loro ruolo non può essere rappresentato in termini oppositivi o antagonisti ai manifestanti. La loro presenza è, invece, espressione di un'esigenza fondamentale della democrazia, ovvero che il dissenso, anche quello più aspro, possa essere sempre manifestato senza alcun timore o censure e, come detto, in piena sicurezza.

Un'attenzione scrupolosa è rivolta all'attività formativa degli stessi operatori di Polizia che, a conclusione di specifici percorsi professionali, acquisiscono tecniche di intervento appropriate e costantemente aggiornate.

Detto questo, auspico che non vi sia la tentazione da parte di alcuno di trascinare nel conflitto politico il lavoro delle Forze di Polizia che debbono poter operare, specie nei delicati servizi di ordine pubblico, con la necessaria serenità, fattore imprescindibile per gestire i rischi legati a scenari e contesti impegnativi.

MATTEO MAURI, Grazie, Presidente. Intanto, Ministro, grazie della risposta. Però, lei prova a fare alcune specificazioni di cui noi non sentiamo la necessità perché, se c'è qualcuno che in questo Paese si è sempre erto a difesa dello Stato, delle sue articolazioni e anche delle Forze dell'ordine e delle tutele e delle garanzie democratiche della Repubblica, diciamo che è ampiamente rappresentato in questi banchi. Perciò, nessuno ci deve convincere del fatto - infatti l'abbiamo scritto - che le Forze di Polizia sono un baluardo fondamentale a difesa delle garanzie, a tutela delle garanzie democratiche di questo Paese. Dopodiché, ci guardiamo attorno e mettiamo in fila alcuni elementi. Perché facciamo riferimento a cose molto diverse, a ciò che accade in una scuola, a ciò che accade in piazza e alle identificazioni? A detta sua, forse non erano completamente consapevoli gli uomini della Digos che, invece, devono essere consapevoli. Noi non pensiamo che ci sia un disegno sovversivo ma noi pensiamo anche, Ministro, che non è che il Governo ci debba garantire che non ci sono direttive ministeriali per dire alla Polizia di contrastare il dissenso. Noi vogliamo e pretendiamo che il Governo faccia esattamente l'opposto, cioè si erga a difesa di chi ha opinioni diverse e di chi vuole dimostrare il proprio dissenso, il proprio punto di vista diverso, e vuole manifestarlo nelle forme democratiche e deve essere tutelato. Questo, infatti, deve fare il Governo, questo deve fare soprattutto chi è in maggioranza. Allora, noi svolgiamo il nostro compito fino in fondo, essendo sentinelle, sentinelle attente e anche preoccupate rispetto ad alcune cose che abbiamo visto, consapevoli della forza che lo Stato può dimostrare nella garanzia di quelle tutele democratiche. Però, tutti devono sapere che qui nessuno abbasserà mai di un millimetro la guardia, perché quelle sono delle questioni rilevantissime per il nostro Paese e nessuno ci potrà semplicemente rabbonire con una pacca sulle spalle.