Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
a Gaza la situazione umanitaria è al collasso: 31.000 morti, di cui tantissimi donne e bambini. L'Organizzazione mondiale della sanità dichiara che, senza il cessate il fuoco, saranno tra i 60.000 e gli 85.000 i morti in più nei prossimi sei mesi solo per le malattie;
nessuna operazione umanitaria su larga scala è davvero possibile, però, senza il blocco delle ostilità;
infatti, per gli aiuti umanitari si accumulano file sterminate di camion, tra i 1.500 e i 2.000, fermi a Rafah, come potuto constatare da una delegazione di deputati dei gruppi dell'opposizione che si sono recati al valico e che hanno scritto anche, in merito, tra le altre cose, alla situazione del blocco di questi aiuti alla Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, la quale non ha dato alcuna risposta. Ad essere respinti dalle autorità israeliane sono anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, generatori, ambulanze, depuratori di acque; secondo criteri di assoluta discrezionalità;
il divieto di ingresso degli aiuti e il conseguente calo drastico che ne deriva sulla popolazione civile è esso stesso equiparabile ad un crimine di guerra;
il definanziamento e depotenziamento dell'Unrwa, a seguito di accuse ad alcuni dei suoi dipendenti, produrrebbe a Gaza il collasso definitivo del sistema di assistenza;
l'Italia continua a bloccare il proprio contributo annuale all'Urnwa, mentre l'Unione europea lo ha ripristinato, sbloccando 50 degli 82 milioni di euro previsti, così come fatto da altri Stati. La Presidente della Commissione europea Von der Leyen, ha affermato: «Dobbiamo garantire la sicurezza della distribuzione degli aiuti all'interno di Gaza. Questo rende ancora più importante lavorare con quelle agenzie che hanno ancora una presenza sul campo. Ed è il caso dell'Unrwa»;
inoltre, sono stati congelati numerosi progetti a Gaza e in West Bank dell'Agenzia della cooperazione italiana allo sviluppo e delle organizzazioni non governative italiane che operano in Palestina e in Israele;
gli interroganti ritengono urgente assicurare la consegna degli aiuti umanitari all'interno della Striscia alla popolazione civile, anche attraverso una specifica iniziativa dell'Unione europea volta a chiedere allo Stato d'Israele, nell'immediato, lo sblocco dei valichi –:
quali azioni di competenza stia perseguendo il Governo per favorire il cessate il fuoco a Gaza, sbloccare gli aiuti umanitari e come motivi il blocco dei progetti della cooperazione italiana, così come dei fondi all'Unrwa, stante la decisione dell'Unione europea di ripristinare i contributi, anche alla luce della due diligence che l'Onu ha prontamente effettuato.
Seduta del 20 marzo 2024
Illustrazione di Valentina Ghio, risposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Laura Boldrini
VALENTINA GHIO, Grazie Presidente, 10 giorni fa con una delegazione di deputati dei gruppi di opposizione e ONG ci siamo recati al valico di Rafah e abbiamo visto con i nostri occhi la realtà. Oltre 1.500 camion di aiuti bloccati, nel magazzino della Mezzaluna rossa abbiamo visto anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, generatori respinti. Oggetti che fanno la differenza fra la vita la morte per le persone intrappolate nella striscia, fra carestie, bombe, epidemie. Abbiamo ascoltato direttamente come il definanziamento dell'UNRWA stia producendo a Gaza il collasso definitivo dell'assistenza, ma nessuna operazione umanitaria su larga scala è possibile senza il cessate il fuoco. Alcune settimane fa, con la nostra mozione, oltre alla ferma condanna delle azioni di Hamas, abbiamo chiesto l'attivazione del Governo per il cessate il fuoco, ma fino ad oggi non abbiamo visto azioni da parte di questo Governo e la realtà è che la popolazione di Gaza sta morendo di fame. Pertanto, chiediamo al Ministro quali nuove azioni abbia messo in campo il Governo per chiedere il cessate il fuoco a Gaza, sbloccare gli aiuti e garantire i fondi alla cooperazione e all'UNRWA per progetti vitali alla sopravvivenza della popolazione.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente, la posizione del Governo è chiara. Chiediamo con forza un immediato cessate il fuoco per consentire un maggiore e più ordinato afflusso di aiuti in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e lo abbiamo fatto anche in funzione di Presidenza del G7, perché in occasione del primo G7, convocato da me a Monaco, è stato elaborato un documento nel quale si chiedeva l'immediata sospensione dei combattimenti, proprio per permettere aiuti alla popolazione civile. E questo è parte di un'intensa attività diplomatica che stiamo portando avanti finalizzata a favorire una de-escalation del conflitto e la ripresa di un dialogo politico tra le parti verso la soluzione dei due Stati. Ne ho parlato nei giorni scorsi, sia con il ministro israeliano Katz, che con quello palestinese Maliki. Ho invitato il ministro Katz a evitare azioni che possono aumentare la tensione e acuire la crisi umanitaria a Gaza. Continuiamo a sostenere la mediazione americana e dei partner arabi moderati, come ho sottolineato lunedì a Bruxelles al Consiglio affari esteri.
Sul fronte umanitario, l'Italia è in prima linea, con un impegno apprezzato da tutti i nostri partner internazionali e dalla stessa Autorità nazionale palestinese. Ciò è emerso anche nella recente missione che ho chiesto al direttore per gli Affari politici della Farnesina, l'ambasciatore Ferrara, di effettuare in Cisgiordania e in Israele. Dal 7 ottobre abbiamo stanziato 20 milioni di euro per aiuti di emergenza, fondi per la sicurezza alimentare e le cure mediche dei civili palestinesi. Le risorse sono destinate a FAO, PAM, Organizzazione mondiale della sanità, Comitato internazionale della Croce Rossa, Federazione Internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa e Unione europea. Abbiamo dedicato parte dei fondi anche alle organizzazioni della società civile con cui siamo in costante contatto e che per ragioni di sicurezza non operano direttamente nella striscia di Gaza, ma in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Abbiamo invece deciso di confermare la sospensione dei finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, di fronte alla gravità delle accuse ad alcuni dipendenti sospettati di fornire supporto operativo ai terroristi di Hamas. L'inchiesta, condotta dall'ex Ministro degli Affari esteri francese, Colonna, si concluderà alla fine di aprile. La Commissione europea, dopo aver sottoscritto un accordo con l'Agenzia, sul rafforzamento della governance e l'avvio di un'inchiesta indipendente, ha sbloccato una quota dei finanziamento già impegnati. L'accettazione da parte di UNRWA delle condizioni poste dalla Commissione è uno sviluppo positivo, ma le indagini, come dicevo dell'ufficio delle Nazioni Unite, sono ancora in corso.
I nostri fondi per UNRWA restano a disposizione e riteniamo doveroso attendere l'esito delle indagini che devono essere condotte con il massimo rigore, ne va della credibilità dell'Agenzia stessa. Sulla stessa linea si attestano anche importanti partner come gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone, l'Olanda e la Germania. In attesa di conoscere l'esito dell'inchiesta, il Governo continuerà a fornire ogni possibile sostegno alla popolazione di Gaza, attraverso altri canali, ivi, compreso lo strumento di “Food for Gaza”. Non c'è solo UNRWA ad operare in Palestina. A questo serve l'iniziativa, come dicevo, di “Food for Gaza”.
LAURA BOLDRINI, La ringrazio, Presidente. Ministro abbiamo ascoltato le sue parole. Oggi, Gaza è un enorme cimitero, direi, una prigione di morte. Il Segretario dell'ONU, Guterres, ha parlato, ieri, di una imminente e disastrosa carestia. Allora, viene da chiedersi: mancano gli aiuti? No, Ministro, non mancano gli aiuti, è questo il paradosso intollerabile e il nucleo della politica di Netanyahu sta proprio in questo. Li abbiamo visti, la collega l'ha detto, i 1.500, 2.000 camion pieni di aiuti, ma il Governo israeliano usa la fame come un'arma di guerra e questo lo ha dichiarato Josep Borrell e ha perfettamente ragione. Signor Ministro, invece di prendere le distanze, anche lei dovrebbe affermare questo, perché questo è quello che accade: usare la fame, la fame.
Mancano gli aiuti? No, non si vogliono dare. Manca il cessate il fuoco? Sì, e mancano anche i finanziamenti per riprendere la vita a Gaza. L'Unione europea, capendo la gravità, ha già sbloccato i finanziamenti all'UNRWA. Altri Paesi lo hanno fatto, il Canada e la Svezia lo hanno fatto, perché l'Italia non lo fa? Per quale motivo non lo fa l'Italia? Nel momento più buio, nel momento più duro per il popolo palestinese, voi avete bloccato anche l'operato delle ONG, sia a Gaza, sia in Cisgiordania.
Ecco, allora, voglio concludere, dicendo che “Food for Gaza” va benissimo, ma non è neanche una goccia nel mare dei bisogni. Il vero problema è Rafah, dove il Governo israeliano impedisce, lo ripeto, impedisce sistematicamente l'entrata dei convogli. Allora, cosa fa Netanyahu? Nell'impedire questo, sta preparando una nuova sanguinosa offensiva. Non potete tacere, non potete tacere su questi crimini di guerra. Non lo può più fare, Ministro. Dovete prendere le distanze da questa carneficina, perché altrimenti anche di questo dovrete rispondere.