Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
secondo gli ultimi dati divulgati dalla Comunità di Sant'Egidio, gli anziani che vivono soli in Italia sono 3,8 milioni, il 33 per cento del totale delle famiglie italiane. Nella fascia con più di 85 anni, è il 52,2 per cento ad abitare sola e, assumendo come punto di riferimento le famiglie composte da persone sole, il 48,7 per cento è rappresentato da anziani di 65 anni e più;
una parte importante della popolazione italiana esprime, dunque, una domanda di collaboratori e collaboratrici familiari che è destinata ad aumentare; a tale domanda si va ad aggiungere quella delle persone con disabilità non autosufficienti, che necessitano di assistenza personale, e quella delle famiglie con bimbi piccoli;
pur a fronte della crescente domanda di queste figure professionali, a luglio 2018 il presidente dell'Inps ha denunciato un calo tendenziale del numero di collaboratori e collaboratrici familiari che sono iscritte alla gestione dell'Inps;
in particolare, gli ultimi dati Inps indicano che negli ultimi cinque anni ci sono 145 mila assistenti familiari in meno. Si stima che, in Italia, tra regolari e non, siano circa 840 mila; il 45 per cento ha un contratto di lavoro, il 35 per cento ne è privo, pur avendo il permesso di soggiorno, e il 20 per cento è irregolare e senza contratto; il 60 per cento convive con la persona non autosufficiente, il 40 per cento lavora a ore;
nel corso di una recente visita del Presidente del Consiglio dei ministri alla Comunità di Sant'Egidio, il presidente Impagliazzo ha affrontato il problema, dichiarando: «abbiamo proposto di inserire nel “decreto flussi”, che spero sia fatto entro il 2019, non meno di 50 mila visti per motivi di lavoro» riguardanti collaboratori e collaboratrici familiari;
infatti, le porte per l'ingresso in Italia dei lavoratori extracomunitari si aprono ogni anno solo per un numero fisso di lavoratori, secondo quanto previsto dal «decreto flussi» che, da molti anni, riguarda sostanzialmente solo determinate categorie di lavoratori;
appare del tutto evidente come la carenza di personale per l'assistenza familiare stia creando notevoli disagi alle famiglie italiane che non trovano corrispondenza di offerta disponibile e sono, spesso, costrette a ripiegare su lavoratori irregolari, con tutti i rischi che tale scelta comporta –:
quali misure intenda mettere in atto, con particolare riferimento al «decreto flussi», per risolvere un problema drammatico delle famiglie italiane, che hanno la necessità di affidare l'assistenza familiare a personale qualificato ed assunto regolarmente.
Seduta del 21 novembre 2018
Illustrazione di Alessia Rotta, risposta del governo di Matteo Salvini, Ministro dell'Interno, replica di Lisa Noja
Illustrazione
Ministro, torniamo alla realtà dopo i tanti ringraziamenti più o meno discutibili. Purtroppo, noi conosciamo bene, Ministro, le sue politiche dell'immigrazione e quello che pensa (un altro conto è il fatto che poi non realizzi quello che ha promesso, quindi mancati accordi e mancate rimpatri, ma quello è un problema suo). A proposito di promesse, però, e di slogan, sempre suoi, lei dice che prima ci devono essere gli italiani e, quindi, saprà benissimo che c'è un bisogno crescente di cura della persona legata all'invecchiamento, alle fragilità, che sono in via di aumento, e soprattutto di personale che si occupi di queste persone, che possa assistere le persone non autosufficienti. Lo dicono i dati dell'INPS, lo dice una comunità autorevole come quella di Sant'Egidio e il Presidente del Consiglio, Conte, ha preso al riguardo un impegno.
Allora noi, fuori dalla demagogia, siamo a chiederle che cosa intenda fare rispetto a questo problema, perché è anche un problema il lavoro nero, correlato al personale delle badanti, e quali soluzioni abbia in mente di porre in essere, a meno che non vogliate correlarlo al reddito di cittadinanza o anche a qualcosa altro.
Risposta del governo
Grazie a chi mi dà la parola e a chi mi interroga. La determinazione annuale delle quote massime di stranieri da immettere nel territorio dello Stato è prevista che avvenga, come è noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla base di criteri generali individuati in un documento programmatico triennale relativo alla politica dell'immigrazione e degli stranieri nel territorio dello Stato. Tale documento è stato formalmente adottato l'ultima volta per il triennio 2004, 2005 e 2006.
Tuttavia, in assenza di tale documento, il Presidente del Consiglio dei ministri può provvedere in via transitoria, con proprio decreto, entro il 30 novembre di ogni anno, nel limite delle quote stabilite nell'anno precedente.
Tutti i Governi che si sono succeduti a partire dal 2006 hanno proceduto anno per anno con la programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari. Per l'anno in corso, con DPCM del 15 dicembre 2017, è stata fissata una quota di 30.850 cittadini non comunitari, di cui 12.850 per motivi di lavoro subordinato non stagionale e lavoro autonomo e 18.000 unità per lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero. Ripeto, numeri stabiliti dal passato Governo. Segnalo al riguardo, peraltro, secondo i dati forniti dal Ministero del lavoro, peraltro, che le quote previste per l'anno 2018 relative sia al lavoro subordinato sia al lavoro stagionale non sono ancora state pienamente utilizzate. Quindi, le quote previste non sono neanche state utilizzate e non penso che servano quote ulteriori. Informo inoltre che è attualmente operativo un tavolo di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con il compito di definire un'ipotesi di programmazione per i flussi dell'anno prossimo. Per quello che mi consta, non essendo il “decreto flussi” un adempimento riconducibile alla prevalente competenza del mio Ministero, sono comunque al momento in valutazione presso quel tavolo tutte le richieste provenienti da associazioni di categoria, parti sociali e comuni relative alle necessità di assistenza familiare da soddisfare con specifiche figure professionali. Detto questo, con 3 milioni di italiani disoccupati e altri 3 milioni di italiani inoccupati che farebbero volentieri la badante domani mattina se normalmente retribuita, penso che occorra aiutare prima questi milioni di italiani rispetto ad aiutare tutto il resto del mondo.
Replica
Presidente, ringrazio il Ministro, ma purtroppo non possiamo ritenerci soddisfatti dalle sue risposte. Noi le abbiamo posto un problema specifico, concreto, che riguarda i bisogni concreti degli italiani, anzi, mi consenta, della parte più fragile degli italiani e delle loro famiglie. Un problema che, mi perdoni, ma richiederebbe effettiva conoscenza della situazione di queste famiglie. Lei ha fatto riferimento al “decreto flussi” e, come credo saprà, all'interno del “decreto flussi” la categoria che può accedere al badantato è molto ristretta. Aggiungo questo: se lei avesse consapevolezza di quello di cui parla, saprebbe anche che il rapporto di cura è un rapporto fiduciario, che richiede la conoscenza della persona assunta. Per cui, in realtà, il “decreto flussi” applicato a quella tipologia di lavoro si risolve in una sanatoria occulta. Allora le chiediamo di dirci che cosa intende fare per l'ingresso di persone regolari che possano rispondere a questo bisogno concreto. Capiamo che per la propaganda sia molto più facile e utile annunciare rimpatri di massa di migranti irregolari, che peraltro nessuno al momento ha ancora visto. Lo capiamo, ma mentre aspettiamo che lei spieghi al Paese come intende rimpatriare queste centinaia di migliaia di persone irregolari - lei ha detto che in un anno rimpatrierà 500.000 irregolari, ci chiediamo come - le saremmo molto grati se potesse impiegare un po' del suo tempo per occuparsi di come consentire l'ingresso regolare di personale di cura, consentendo così agli italiani di assumere regolarmente persone che sono necessarie per prendersi cura dei loro familiari, e per farlo serenamente.
Ministro, glielo dico con molta simpatia: cominci a prendere in considerazione che il suo ruolo istituzionale non è limitato a fare comizi nelle piazze e sui social con slogan “prima gli italiani”, il suo ruolo è avere davvero a cuore i bisogni degli italiani, farne una priorità e dare risposte specifiche - ripeto specifiche - e concrete, il tempo della propaganda è scaduto.