22/03/2022
Alberto Pagani
ENRICO BORGHI, CARÈ, DE MENECH, FRAILIS, LOSACCO, LOTTI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO.
3-02837

Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo Consiglio affari esteri e difesa dell'Unione europea, i Ministri della difesa hanno approvato la Bussola strategica, uno strumento che fornisce all'Unione il piano d'azione per rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell'Unione europea entro il 2030, con l'istituzione, tra l'altro, della forza di schieramento rapido dell'Unione europea. Inoltre, l'Unione intende rafforzare la sua capacità di anticipare, dissuadere e rispondere alle minacce e alle sfide attuali ed emergenti, aumentando le proprie capacità di analisi dell'intelligence, e mira ad istituire una politica di difesa informatica per essere meglio preparati e rispondere ai cyber-attacchi e all'interferenza ostile nelle proprie reti informative;

   già un anno fa, è stato adottato lo Strumento europeo per la pace (Epf), uno strumento fuori bilancio volto a consolidare la capacità dell'Unione di prevenire i conflitti, costruire la pace e rafforzare la sicurezza internazionale, consentendo il finanziamento di azioni operative nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. A seguito dell'invasione militare non provocata e ingiustificata dell'Ucraina da parte della Russia, l'Unione europea ha finanziato 2 tranche di pagamento nell'ambito proprio dello Strumento europeo per la pace, costituito da due misure di assistenza per rafforzare le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine al fine di difendere l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina e proteggere la popolazione civile;

   la Bussola strategica è un traguardo importante ed un passo rilevante verso l'Europa della difesa, che, come ha detto il Ministro interrogato, rafforza la capacità di difesa comune in un momento storico che lo richiede e segna un autentico spartiacque in tema di sicurezza collettiva;

   per il nostro Paese è fondamentale andare verso l'Europa della difesa e contribuire al suo implemento, anche attraverso investimenti in tecnologia, le cui ricadute potranno esserci pure in sede civile e saranno di sostegno alla domanda interna, visto che su questo tema in Italia ci sono università, centri di ricerca, filiere industriali, player produttivi che potranno beneficiarne;

   come commentato dall'Alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell, «le minacce sono in aumento e il costo dell'inazione è chiaro, la Bussola strategica è una guida per l'azione: stabilisce un percorso ambizioso per la nostra politica di sicurezza e difesa per il prossimo decennio» –:

   quali saranno le prossime tappe della difesa italiana e della ricerca civile nell'ambito del percorso verso la costruzione di un sistema di difesa europeo.

 

Seduta del 23 marzo 2022

Illustrazione di Andrea Frailis, risposta del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, replica di Enrico Borghi

ANDREA FRAILIS. Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro Guerini, il Consiglio Esteri e Difesa dell'Unione europea ha approvato di recente la creazione della cosiddetta bussola strategica, uno strumento che si propone di rafforzare la difesa e la sicurezza nei Paesi dell'Unione europea. Per l'Italia non solo è importante ma fondamentale andare verso l'Europa della difesa, anche magari rafforzando investimenti in tecnologia. Ministro, noi democratici le chiediamo oggi quali saranno le prossime tappe della difesa italiana e della ricerca civile nell'ambito del percorso che sta andando verso la costruzione di un sistema di difesa europeo.

 

LORENZO GUERINI, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. In merito al quesito posto dagli onorevoli interroganti mi preme ribadire come il tema della difesa comune europea sia sempre stato presente nell'agenda di questo Dicastero. Una difesa comune presuppone un'autonomia strategica a tutto campo nei settori tecnologici e industriali, nel dominio energetico ma soprattutto nel rafforzamento delle capacità di difesa, strumento di potere necessario e complementare a quello diplomatico, economico e comunicativo. Su questo percorso, onorevoli colleghi, l'altro ieri al Consiglio Affari esteri e Difesa dell'Unione europea è stato compiuto un passo importante con l'approvazione della versione finale della Bussola strategica in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles domani e dopodomani. Il documento, forte ed ambizioso, prevede una corposa serie di provvedimenti da implementare, secondo una precisa road map, alla scadenza prevista, da oggi sino al 2030.

Nello specifico, questi provvedimenti riguardano quattro aree ben definite: la capacità di agire in contesti di prevenzione e gestione delle crisi, la capacità di proteggere, con particolare riferimento al libero accesso nei domini marittimo, cibernetico e spaziale, l'investimento in termini di sviluppo di capacità congiunte in ambito Unione e, non ultimo, il rafforzamento dei rapporti di partenariato, un aspetto fondamentale che vedrà coinvolte le capacità nazionali riguardo al settore investimento, che si configura per l'industria nazionale della difesa come un'opportunità di cooperazione, ma anche di affermazione del proprio know-how.

Inoltre, secondo l'indirizzo strategico che ho inteso percorrere con la mia direttiva per la politica industriale, la Difesa italiana dovrà saper raccogliere la sfida di una funzionale integrazione comunitaria sul piano delle capacità comuni e della base industriale e tecnologica, secondo tre principali direttrici.

In primo luogo, si prevede il rafforzamento del ruolo dell'Italia nelle iniziative dello European Defence Fund, attraverso una partecipazione attiva e qualificata all'attuale programma e presidiandone i futuri potenziali sviluppi. L'Italia infatti promuove da sempre la cooperazione internazionale, come fattore abilitante per armonizzare gli indispensabili requisiti di sovranità e autonomia con i vincoli di sostenibilità e competitività. Guardiamo con fiducia le opportunità che si prefigurano in Europa, ma sarà essenziale garantire il posizionamento strategico del Paese nei principali programmi e le energie industriali che dovranno costituirsi per poter essere rilevanti a livello globale.

In secondo luogo - e vengo al tema della ricerca - sarà necessario realizzare in questo ambito la piena integrazione civile-militare, rimuovendo ogni residua distinzione concettuale, programmatica e finanziaria, che non paga rispetto al valore aggiunto che si può ottenere nella sinergia di tutte le risorse a disposizione. È questo lo spirito con cui l'Italia guarda alle iniziative dell'Unione europea, come, ad esempio, l'hub per l'innovazione presso l'Agenzia europea per la difesa e le correlate iniziative in ambito NATO, nelle quali l'Italia ambisce ad un ruolo da protagonista. In entrambe è essenziale riconoscere, nello sviluppo di moderne e sostenibili capacità militari, un fattore trainante per la ricerca e un ampio numero di attività produttive a uso civile.

In terzo luogo, infine, sul piano interno, per sostenere questi obiettivi strategici, avvierò a breve i lavori di un tavolo di coordinamento per la politica industriale, che ho di recente istituito, avendo tra i principali scopi quello di guidare la difesa italiana e la sua dimensione industriale in sinergia con altri Ministeri rilevanti in materia nel percorso dell'integrazione comunitaria. È una sfida importante che abbiamo l'obbligo di raccogliere, per un'Europa coesa, integrata e soprattutto competitiva.

ENRICO BORGHI. Grazie, signor Presidente. Mi consenta innanzitutto di esprimere a nome dei Democratici - ma credo di rappresentare il sentimento anche di molti altri colleghi - la nostra solidarietà al Ministro Guerini per l'improvvido e inaccettabile attacco, di cui è stato oggetto da parte del Governo russo. Esprimiamo il nostro apprezzamento, signor Ministro, per il suo operato, che siamo certi non sarà condizionato da atti propagandistici e censurabili. Oggi, come lei ha richiamato in questa risposta che ci soddisfa, è il tempo delle responsabilità. I complessi scenari internazionali ci hanno condotti ad un bivio. Chi sarà l'artefice della nostra sicurezza futura? Saremo noi o saranno gli altri? Saremo autonomi, perché adulti, o dipendenti da altri perché impreparati? Sta dentro la risposta a questo interrogativo la questione odierna. Siamo confortati sia dalle parole del Presidente Draghi sia dalla visione, che lei qui ci ha rappresentato, di una vera difesa europea. Per il Partito Democratico, i 5 mila soldati del contingente militare europeo sono un primo passo, ma bisogna rilanciare e rafforzare il percorso, perché non accada più, come è successo in passato, che in Europa si guardi altrove, come accadde a Sarajevo, come accadde a Srebrenica, come accadde a Grozny, come accadde nella vicina Siria, ad Aleppo. Dobbiamo fare un salto di paradigma in Europa, perché l'esercito europeo significa più sicurezza per le nostre comunità e significa pace. A questo proposito, in conclusione, vorrei rievocare le parole che in quest'Aula vennero lanciate da un grande europeo e un grande italiano, quando si discuteva della realizzazione della Comunità europea di difesa: noi difendiamo le attuali frontiere, non le rivendicazioni: queste possono esistere, in quanto siano rivendicazioni pacifiche da raggiungersi attraverso negoziati, ma per noi non rappresentano assolutamente impegno militare, se non per la difesa del territorio degli Stati contro un'offensiva che venga da un'altra parte.

Erano le parole di Alcide De Gasperi, una lungimiranza che oggi siamo chiamati a rendere concreta.