07/03/2023
Irene Manzi
Zingaretti, Orfini, Berruto, Sarracino, Scarpa, Fornaro, Casu, Ferrari, Ghio
3-00229

Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è solo di pochi giorni fa la notizia del suicidio della giovane studentessa di Somma Vesuviana, che ha deciso di togliersi la vita perché in ritardo con gli esami e lontana dal traguardo della laurea;

   secondo gli ultimi dati Istat, in Italia si registrano ogni anno circa 4.000 morti per suicidio. Poiché il suicidio è un evento estremamente raro nell'infanzia, i tassi vengono calcolati prendendo come riferimento la popolazione di 15 anni e più. I suicidi nella fascia di età 15-34 anni sono circa 468. Di questi si contano circa 200 casi tra gli under 24, che in altissima percentuale risultano essere proprio studenti universitari;

   è ancora dimostrato che tra gli studenti universitari il 33,8 per cento soffre di ansia e il 27,2 per cento ha sintomi depressivi. In alcune facoltà particolarmente competitive la situazione è ancora peggiore: fra gli studenti di medicina, l'incidenza della depressione è maggiore da due a cinque volte rispetto alla popolazione generale. Sempre più atenei stanno aprendo sportelli psicologici o servizi di counselling per i propri iscritti, ma restano iniziative insufficienti ad arginare un problema che ha cause più profonde di un disagio temporaneo;

   dovrebbero far riflettere le parole della giovane studentessa Giulia Grasso, laureatasi presso l'Università degli Studi di Bari «Aldo Moro», che ha dedicato la sua tesi e la sua laurea in lettere classiche a quegli studenti che non ce l'hanno fatta. In una sua lettera sui social ha espresso il suo pensiero: «nessuno parla mai di loro. Perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più», (...) «Ogni giorno sentiamo notizie riguardanti studenti che si laureano in tempo record. Io invece ho voluto dedicare tutti i miei sforzi (...) a quelle persone che hanno preferito rinunciare, che sono state soffocate dall'ansia, che sono arrivate a preferire la morte piuttosto che a dover dire di non riuscire ad affrontare l'università italiana»;

   sono diversi gli atenei che, nel rispetto della propria autonomia, stanno intervenendo incrementando il polo psicologico di ascolto e i servizi di counselling psicologico;

   l'appello arriva soprattutto dai giovani, che, tramite i loro organismi rappresentativi, invitano alla mobilitazione contro il fenomeno dei suicidi in ambito universitario;

   di fronte all'ennesimo suicidio di una studentessa universitaria, non si può continuare a fare finta che si tratti soltanto di un problema personale, ma bisogna affrontarlo con responsabilità sociale e soprattutto politica –:

   di fronte al fenomeno dei suicidi in ambito universitario, quali azioni il Ministro interrogato intenda mettere in atto al fine di assicurare la piena effettività del diritto allo studio, su tutto il territorio nazionale, anche attraverso un concreto supporto psicologico di ascolto, l'incremento dei servizi di counselling psicologico e un potenziamento degli strumenti di tutoraggio.

Seduta dell'8 marzo 2023

Illustrazione di Mauro Berruto, risposta del Ministro dell'Università e della ricerca, replica di Irene Manzi

MAURO BERRUTO, Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. È solo di pochi giorni fa la notizia del suicidio della giovane studentessa di Somma Vesuviana, che ha deciso di togliersi la vita perché in ritardo con gli esami e ancora lontana dal traguardo della laurea. Prima di tutto, naturalmente, alla famiglia va la nostra vicinanza.

Secondo gli ultimi dati dell'Istat, in Italia si registrano ogni anno circa 4.000 morti per suicidio e, poiché il suicidio è un evento estremamente raro nell'infanzia, i tassi vengono calcolati prendendo come riferimento la popolazione dai 15 anni in su. I suicidi nella fascia di età dai 15 ai 34 anni sono 468, di questi si contano circa 200 casi tra gli under 24, in altissima percentuale proprio studenti universitari. Ancora, è dimostrato che, tra gli studenti universitari, il 33 per cento soffre di ansia e il 27 per cento ha sintomi depressivi. In alcune facoltà particolarmente competitive la situazione è ancora peggiore: fra gli studenti di medicina l'incidenza della depressione è maggiore da 2 a 5 volte rispetto alla popolazione generale.

Sempre più atenei stanno aprendo sportelli psicologici o servizi di counselling per i propri iscritti, ma restano iniziative insufficienti ad arginare un problema che ha cause più profonde di un disagio temporaneo. Dovrebbero far riflettere le parole della giovane studentessa Giulia Grasso, laureatasi presso l'Università degli studi di Bari, Aldo Moro, che ha dedicato la sua tesi di laurea in lettere classiche a quegli studenti che non ce l'hanno fatta, con una toccante lettera sui social. Sono diversi gli atenei che, nel rispetto della propria autonomia, stanno intervenendo incrementando il polo psicologico di ascolto e i servizi di counselling psicologico.

L'appello arriva soprattutto dai giovani che, tramite i loro organismi rappresentativi, invitano alla mobilitazione contro il fenomeno dei suicidi in ambito universitario.

Di fronte all'ennesimo suicidio di una studentessa, non possiamo continuare a far finta che si tratti solo di un problema personale, ma bisogna affrontarlo con responsabilità sociale e, soprattutto, politica.

Chiediamo, di fronte al fenomeno dei suicidi in ambito universitario, quali azioni il Ministro intenda mettere in atto, al fine di assicurare la piena effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, anche attraverso un concreto supporto psicologico di ascolto, l'incremento dei servizi di counselling psicologico e un potenziamento degli strumenti di tutoraggio.

ANNA MARIA BERNINI, Ministra dell'Università e della ricerca. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante e tutto il suo gruppo. Il tema è drammatico e, purtroppo, senza tempo, ma certamente per effetto della pandemia è tornato prepotentemente alla nostra attenzione, sia come istituzione, sia come formatori. Ha detto bene, per risolvere problemi difficili, non esistono soluzioni semplici o soluzioni che si riducano ad un atto individuale, esistono risposte complesse, complesse, ma tempestive, altrimenti non sono risposte.

Il benessere psicologico dei nostri studenti richiede un impegno assoluto e corale di tutti, nessuno si può chiamare fuori, e nessuno finge indifferenza, il problema è drammatico e non riguarda purtroppo solo le università e noi lo sappiamo bene. Quindi, è un problema che dobbiamo affrontare tutti noi, le università, le famiglie, le agenzie di senso, che spesso non ci sono più. Come MUR, però, facendo la nostra parte, ci siamo attivati, anzitutto, come lei giustamente ricordava, per capire quali fossero gli strumenti già esistenti sul campo. Effettivamente, esistono già iniziative di counselling, di mentoring o iniziative diversamente configurate, alcune anche in collaborazione con le ASL locali, che hanno attivato in maniera “metaspontanea” - c'è stata in realtà un'iniziativa legata al COVID, che però non è un'iniziativa strutturale, è un'iniziativa congiunturale, one-shot - un bonus, che sicuramente non è sufficiente. Dobbiamo fare di più e questo ce lo dicono non solamente i casi di cronaca, ma anche lo studio e la pratica ci dicono che le studentesse e gli studenti hanno sperimentato negli ultimi anni livelli di stress, solitudine e alienazione assolutamente oltre misura, quindi, non bastano iniziative congiunturali o one-shot, e come le conseguenze dell'emergenza e del lockdown abbiano, in molti casi, minato il benessere, la motivazione, la capacità di orientarsi e di progettare, insomma, la fiducia in una vera speranza di ripartenza.

Quindi, che fare? Per quanto ci riguarda, al Ministero dell'Università e della ricerca stiamo approntando ora una proposta di soluzione in grado di consentire alle istituzioni della formazione superiore di programmare iniziative stabili e stabilmente finanziate e non solo di farvi fronte sporadicamente sulla base delle emergenze. Per le università statali e non statali la principale fonte di finanziamento ministeriale per interventi è il Fondo nazionale per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti. È nostra intenzione rendere strutturali le risorse statali messe a disposizione in questa direzione, rendendo permanente - e di questo abbiamo già parlato con la Conferenza dei rettori delle università italiane che ci sta supportando in questo senso - il sostegno per il potenziamento o la realizzazione, a seconda che ci siano o debbano essere incardinati, di servizi di supporto al benessere psicologico degli studenti; né dobbiamo dimenticare l'importanza di altre azioni legate al diritto allo studio: borse di studio, rafforzamento delle residenze universitarie, sostegno per le locazioni, presìdi studenteschi sostenibili.

Tutti questi aspetti possono contribuire ad alleggerire il senso di responsabilità che spesso gli studenti provano per lo sforzo economico sostenuto per loro dalle loro famiglie, ma determinante sarà, soprattutto, mantenere costante l'attenzione su quanto accaduto, tenere acceso il faro del ricordo - e mi unisco alle sue condoglianze alla famiglia della studentessa - e agire per supportare il percorso di milioni di studenti, che abbiamo il dovere di non lasciare soli durante gli anni cruciali della loro esperienza formativa.

IRENE MANZI, Grazie, Presidente; ringrazio la signora Ministra. “Non si può morire di università”, sono le parole pronunciate da Emma Ruzzon, presidente del consiglio degli studenti, all'apertura dell'anno accademico dell'università di Padova e questo è il senso del question time che abbiamo presentato quest'oggi. Sappiamo che le ragioni di un suicidio sono insondabili, complesse e generano sgomento e dolore, ma molti degli eventi che si sono verificati, tre, dall'inizio di quest'anno, più di dieci negli ultimi tre anni, sono accomunati da sentimenti comuni, bugie ai genitori sugli esami sostenuti o sulla data dell'esame di laurea, lettere, tra l'altro, in cui si incolpava la difficoltà nel proseguire degli studi. Si tratta di un disagio che va ben oltre l'ambito dell'autostima o la paura di deludere i genitori. C'è un problema di salute mentale, che riguarda le generazioni più giovani, che riguarda gli studenti universitari e che sta diventando purtroppo sempre più grande. Tra l'altro, in alcune facoltà particolarmente competitive, la situazione è ancora peggiore; per esempio, fra gli studenti di medicina, l'incidenza della depressione è maggiore, da 2 a 5 volte, rispetto a quella della popolazione generale.

Riteniamo, quindi, che un grido di allarme, da tante università, nelle sedi di inaugurazione, appunto, nelle cerimonie accademiche in tutta Italia, da parte degli studenti, si sia levato in queste settimane. Voglio ringraziare, tra l'altro, i rettori che si sono impegnati e che hanno dimostrato attenzione e grande sensibilità nell'agire, nell'intervenire su questo fenomeno. Non servono, come diceva lei, soluzioni semplici a problemi complessi. Riteniamo che, da un lato, servano, appunto, misure di sostegno psicologico permanenti e colgo con favore le indicazioni di iniziative stabili e stabilmente finanziate, soprattutto, da parte del Ministero dell'Università e della ricerca a favore degli studenti.

Ribadisco l'impegno del Partito Democratico a sostegno del supporto psicologico, a partire da quello che era il bonus psicologo, che è diventato una misura strutturale nell'ultima legge di bilancio, ma purtroppo con delle risorse finanziarie non sufficienti; è una misura da potenziare, è una misura su cui intervenire ulteriormente. C'è da intervenire anche su un'altra cosa, su dei meccanismi di presa in carico di cura e tutela che si attivino quando uno studente salta un appello, perde un voto, quando si evidenziano delle situazioni di allarme e di emergenza, proprio perché è un problema di intervento preventivo, è un problema di diritto ad uno studio che contempli anche la possibilità di fallire, a volte la necessità di rallentare o il bisogno di manifestare delle fragilità che spaventano. E penso che ci sia una necessità, oltre alle misure permanenti, anche di aprire una riflessione su quelli che sono i modelli educativi, sul rispetto della fragilità degli studenti, lavorando anche sulla formazione dei docenti e sulle famiglie, stando a fianco della popolazione studentesca in questo caso.

Il Governo deve farsi carico di questo - è un appello forte quello che facciamo presente in questa sede -, deve farsi carico dell'equilibrio emotivo degli studenti, perché, signora Ministra, dobbiamo affrontare quelle che sono le fragilità e soprattutto dare loro una casa.