13/12/2022
Debora Serracchiani
QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, AMENDOLA, PORTA, BONAFÈ, PROVENZANO, DE LUCA, GHIO, FERRARI, ROGGIANI, DE MARIA, CASU, FORNARO e TONI RICCIARDI.
3-00068

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 16 settembre 2022 una ragazza iraniana di 22 anni, Mahsa Amini, è morta in un centro di detenzione dove era stata portata dalla «polizia morale», la Ershad, perché secondo gli agenti non indossava correttamente il velo;

   la famiglia e le organizzazioni per diritti umani iraniane hanno accusato gli agenti della Ershad di aver picchiato la ragazza con tanta forza da ucciderla;

   a seguito della sua morte, in più di 200 città iraniane si è sollevata una serie di proteste che ha visto attivarsi inizialmente gli storici movimenti contro le discriminazioni di genere e, successivamente, un'ampia parte della popolazione che ha riempito pacificamente le piazze, le università, le scuole oltre che diversi impianti produttivi, uniti sotto lo slogan «donna, vita, libertà»; numerosissimi sono stati gli atti dimostrativi di donne iraniane che hanno deciso di togliersi pubblicamente il velo, mettendo a repentaglio la propria incolumità;

   la repressione attuata dalle forze di polizia è stata durissima e, secondo le organizzazioni non governative, ci sarebbero stati finora oltre 550 vittime e 30.000 arresti;

   il 6 novembre 2022, 227 deputati sui 290 che compongono il Parlamento iraniano hanno sottoscritto un documento in cui si invoca la pena di morte per chi osa manifestare contro il regime;

   nei giorni scorsi sono state eseguite le prime condanne a morte di due manifestanti arrestati per le proteste, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard. Inoltre, per alimentare il clima di terrore nel Paese, sono state annunciate nuove condanne a morte: Amir Nasr-Azadani, di 26 anni, e il coetaneo Hossein Mohammadi;

   come emerge anche dall'ultimo rapporto del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran, le migliaia di persone arrestate nelle carceri iraniane a seguito delle proteste, fra le quali anche numerosi cittadini europei ed occidentali, subiscono condizioni di detenzione inumane, sono soggetti a torture e rischiano di essere condannati alla pena capitale, in esito a procedimenti giudiziari sommari svolti in assenza delle più elementari garanzie processuali a tutela del diritto alla difesa –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali e nei consessi internazionali, per chiedere l'immediata sospensione di tutte le condanne a morte emesse nei confronti dei partecipanti alle proteste a seguito della morte di Mahsa Amini e lo stop di tutte le misure di repressione e di detenzione contrarie alla normativa internazionale in materia di diritti umani.

Seduta del 14 dicembre 2022

Illustrazione di Debora Serracchiani, risposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Laura Boldrini

DEBORA SERRACCHIANI Grazie, signor Presidente, grazie, Ministro. Il 16 settembre del 2022, come lei certamente saprà, una ragazza iraniana di 22 anni, Mahsa Amini, è morta, ed è morta in un centro di detenzione dove era stata portata dalla polizia morale, perché non indossava correttamente il velo. Da quel momento, in Iran, sono iniziate, in molte città, in più di 200 città iraniane, delle manifestazioni, manifestazioni che hanno uno slogan che è quello di “donna, vita, libertà”. Sono tante le donne iraniane che coraggiosamente si tolgono pubblicamente il velo.

Purtroppo, la repressione però è una repressione forte, è una repressione tragica; 227 deputati su 290, il 6 novembre del 2022, hanno sottoscritto un documento - mi riferisco ovviamente al Parlamento iraniano - in cui si invoca la pena di morte per chi osa manifestare contro il regime.

Noi le chiediamo, visto che ci sono già stati, purtroppo, dei condannati a morte ed altri manifestanti che attendono la condanna a morte, quali siano le iniziative che intende intraprendere il Governo nei rapporti bilaterali e nei consessi internazionali, per chiedere l'immediata sospensione di tutte le condanne a morte che sono state emesse nei confronti dei partecipanti, dei manifestanti, a seguito della morte di Mahsa Amini.

Le chiediamo, altresì, quali siano le iniziative per lo stop di tutte le misure di repressione e detenzione contrarie alla normativa internazionale, che in questo momento stanno accadendo nelle carceri iraniane anche per quanto riguarda dei cittadini occidentali.

ANTONIO TAJANI Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, mi permetta, prima di rispondere all'onorevole Serracchiani, di rivolgere un pensiero a tutta l'Aeronautica militare che ieri ha perso il capitano Fabio Antonio Altruda, caduto nell'adempimento del dovere; proveniva da un reparto che era stato in Polonia, anche lì, a difendere i diritti di un popolo, quello ucraino, che chiede libertà e indipendenza.

Onorevole Serracchiani, quanto accade in Iran è assolutamente inaccettabile. Come ho avuto modo di sottolineare ieri sera, qui, alla Camera, durante l'audizione di fronte alle Commissioni esteri riunite, l'orrore delle esecuzioni capitali di semplice manifestanti segna un punto di non ritorno.

Il Presidente del Consiglio ed io stesso abbiamo subito espresso l'indignazione del Governo italiano; nessuno al mondo può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un essere umano e siamo fieri di essere europei, perché l'Europa è l'unico continente al mondo dove non c'è la pena di morte. Ho partecipato in prima persona alla manifestazione contro la pena di morte alla quale hanno partecipato anche tante donne iraniane, organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e che si è svolta davanti al Colosseo. Noi condanniamo con la massima fermezza la violazione dei diritti e delle libertà fondamentali di un popolo cui l'Italia è profondamente legata. Donne e giovani chiedono di vedere riconosciute le proprie aspirazioni a un futuro di libertà, opportunità e benessere.

La reazione del Governo, di fronte alla gravità dei fatti iraniani, è stata immediata, sia a livello nazionale, sia in ambito europeo e multilaterale. Sul piano nazionale, abbiamo trasmesso ai rappresentanti iraniani la ferma richiesta di porre fine alla repressione, di ascoltare la voce dei manifestanti e avviare un dialogo con loro.

Convocherò l'ambasciatore iraniano designato non appena avrà presentato le credenziali al Capo dello Stato per manifestargli la preoccupazione e l'indignazione del Governo italiano, chiedendo una risposta credibile per quanto riguarda la tutela dei diritti umani. Come segnale per marcare il nostro sgomento non ho risposto alla richiesta di incontro che il Ministro degli Esteri iraniano mi aveva rivolto, rispondendo ad un invito che aveva ricevuto dal precedente Ministro degli Esteri, al quale io non ho dato seguito. Per questo motivo, il Ministro degli Esteri iraniano ha rinunciato ad essere presente.

Aggiungo due cose: lunedì, a Bruxelles, abbiamo stigmatizzato la violenza contro le manifestazioni e abbiamo approvato nuovi pacchetti di sanzioni contro le repressioni; a livello multilaterale, in ambito Nazioni Unite, siamo stati tra i promotori della risoluzione del Consiglio per i diritti umani per l'avvio di una missione d'accertamento dei fatti sulla repressione delle proteste; oggi, al Consiglio economico e sociale, voteremo per l'espulsione dell'Iran dalla Commissione sulla condizione delle donne; domani, esprimeremo sostegno alla risoluzione dell'Assemblea generale sulla situazione dei diritti umani in Iran e, a nome del Governo, e concludo, ho voluto disporre l'adesione tempestiva dell'Italia all'appello della Media Freedom Coalition per il ripristino della libertà di stampa. Continueremo a vigilare su ciò che accade.

LAURA BOLDRINI Grazie, Presidente. Dicevamo - Ministro –: donne, vita, libertà; sono queste tre semplici parole che hanno mosso le piazze dell'Iran; migliaia di donne e di giovani sfidano il regime e noi dobbiamo stare al loro fianco, abbiamo il dovere di farlo. Quindi, convochi il numero due, Ministro, se l'ambasciatore non c'è, c'è il numero due, altri lo hanno già fatto, altri Governi europei lo hanno già fatto. Un'altra cosa che mi permetto di suggerire è che sarebbe molto importante che il nostro Governo vedesse, incontrasse anche le rappresentanti e i rappresentanti delle comunità iraniane che vivono in Italia, quelle stesse comunità che organizzano manifestazioni di protesta contro il regime e anche di solidarietà verso i loro fratelli e le loro sorelle che in patria stando dando vita a una vera e propria rivoluzione, oramai si parla di rivoluzione. Lo ha fatto il Presidente Macron a Parigi e mi piacerebbe che lo facesse anche lei, Ministro, o la nostra Presidente del Consiglio; che incontrasse una delegazione delle associazioni di iraniani in Italia. Sarebbe un segno, anche questo, molto chiaro per dire da che parte stiamo.

Il Consiglio europeo, come diceva, ha predisposto un nuovo giro di sanzioni contro 22 persone, ci sono funzionari del Governo, ma anche membri dei pasdaran, responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Bene, ma, comunque, la repressione non si ferma.

Infine, Presidente, ci tengo a chiedere al Ministro una cosa: vorrei sollecitare – Ministro - una risposta all'interrogazione che ho fatto recentemente su una situazione da attenzionare, presente in diversi organi di stampa italiani e anche stranieri, che riguarda delle cartucce rinvenute dopo le manifestazioni nelle strade e nelle piazze di diverse città iraniane che sarebbero di fabbricazione italiana, sarebbero fabbricate a Livorno, da una società italo-francese. Allora, io confido, Ministro, in questa risposta tempestiva, perché l'Italia non può, secondo le sue stesse leggi, oltre che il Regolamento europeo, che lei conosce bene, fornire armi o strumenti d'armi da usare contro chi esprime dissenso e a favore di chi soffoca i diritti umani. Quindi, ecco, la esorterei a darvi seguito.