14/06/2022
Antonella Incerti
CENNI, AVOSSA, CRITELLI, CAPPELLANI, FRAILIS, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO.
3-03021

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la guerra in Ucraina si ripercuote pesantemente sui settori della pesca e dell'acquacoltura. Il rincaro generalizzato delle materie prime e dei costi del carburante marittimo sta generando costi d'esercizio aggiuntivi elevatissimi e comprimendo i margini di profitto nei settori della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione dei prodotti ittici;

   gli aumenti dei prezzi dei carburanti negli ultimi anni hanno colpito in modo particolarmente negativo il settore della pesca, arrivando a costituire in taluni segmenti circa il 50 per cento del totale dei costi operativi e complicando ulteriormente la crisi già in atto, i margini operativi e la sopravvivenza economica, con conseguente riduzione estremamente incisiva dei redditi dei pescatori;

   in diverse marinerie continua la mobilitazione dei pescatori che hanno deciso di non far uscire le proprie imbarcazioni dai porti. Il blocco della pesca si ripercuote anche sul mercato al minuto e sulla ristorazione, costretta a utilizzare prodotto congelato e abbattuto;

   il tavolo di crisi, convocato presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali su richiesta delle rappresentanze di settore, avviato per garantire la sostenibilità delle imprese e l'approvvigionamento di prodotti ittici per le famiglie italiane, ha fatto registrare passi avanti ancora non sufficienti per velocizzare le procedure di liquidazione e per favorire l'attivazione della cassa integrazione per il settore, uno strumento fondamentale di sostegno per imprese e lavoratori;

   davanti a una crisi che supera i nostri confini e si abbatte con conseguenze ancor più devastanti sulle aree economicamente e geograficamente svantaggiate, serve un piano straordinario di intervento a sostegno della filiera ittica –:

   quali iniziative intenda intraprendere per ridurre l'impatto dei rincari sui costi di produzione e per preservare e sostenere le imprese e i lavoratori del comparto della pesca e dell'acquacoltura.

Seduta del 15 giugno 2022

Illustrazione di Eva Avossa, risposta del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, replica di Antonella Incerti

 

EVA AVOSSA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la guerra in Ucraina si ripercuote pesantemente sui settori della pesca e dell'acquacoltura. Il rincaro generalizzato delle materie prime e dei costi del carburante marittimo sta generando costi di esercizio aggiuntivi elevatissimi, comprimendo i margini di profitto nei settori della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione dei prodotti ittici.

In diverse marinerie continua la mobilitazione dei pescatori che hanno deciso di non fare uscire le proprie imbarcazioni dai porti. Il blocco della pesca si ripercuote anche sul mercato al minuto e sulla ristorazione, costretta a utilizzare il prodotto congelato e abbattuto.

Il tavolo di crisi convocato presso il Ministero delle Politiche agricole, avviato per garantire la sostenibilità delle imprese e l'approvvigionamento dei prodotti ittici per le famiglie italiane, ha fatto registrare passi avanti ancora non sufficienti per velocizzare le procedure di liquidazione e per favorire l'attivazione della cassa integrazione per il settore.

Davanti a una crisi che supera i nostri confini e si abbatte con conseguenze ancora più devastanti sulle aree economicamente e geograficamente svantaggiate, serve un piano straordinario di intervento a sostegno della filiera ittica.

Quindi, chiediamo quali iniziative intenda intraprendere per ridurre l'impatto dei rincari sui costi di produzione e per preservare e sostenere le imprese e i lavoratori del comparto pesca e acquacoltura.

 

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie Presidente e ringrazio gli onorevoli interroganti. Come è noto, la crisi russo-ucraina sta causando gravi perturbazioni nel mercato a livello internazionale, impattando anche sulle imprese della pesca e dell'acquacoltura, sia a livello di mancati guadagni che di costi aggiuntivi per le materie prime e il gasolio.

A fronte di tale situazione il Ministero si è attivato già da tempo a supporto del comparto ittico sia a livello nazionale, nell'ambito del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole della pesca e dell'acquacoltura, sia in ambito europeo, nel contesto delle programmazioni FEAMP 2014-2020 e FEAMP 2021-2027.

In particolare, con il decreto del 31 marzo 2022, sono stati destinati ulteriori 20 milioni di euro (ulteriori rispetto ai 20 milioni di qualche mese precedente) in favore delle imprese della pesca e dell'acquacoltura che, come per le precedenti annualità, verranno concessi attraverso sovvenzioni dirette degli operatori del comparto.

Inoltre, con la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica e ratifica il regolamento FEAMP 2014-2020, sono stati previsti interventi specifici per alleviare le conseguenze dell'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina sulle attività di pesca e attenuare gli effetti delle perturbazioni del mercato.

Sostanzialmente, la proposta di modifica prevede la possibilità di riassegnare le risorse in bilancio relativamente al regolamento FEAMP n. 508/2014, nonché la possibilità di utilizzare procedure e scadenze semplificate per le modifiche dei programmi operativi.

Oltre a ciò, nell'ambito della programmazione FEAMP 2021-2027, la Commissione europea ha attivato il meccanismo di crisi, riconoscendo l'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina come evento eccezionale che ha causato gravi distorsioni sui mercati, ammettendo gli Stati membri alla possibilità di concedere due tipi di compensazione finanziaria per mitigare gli impatti di tale perturbazione sul settore. Mi riferisco alla compensazione finanziaria in favore degli operatori del settore della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione per il mancato guadagno e per i costi aggiuntivi derivanti dall'attuale perturbazione del mercato, nonché alla compensazione finanziaria in favore delle organizzazioni di produttori.

Sono invece molto ridotti i margini di manovra del Governo per fronteggiare l'aumento del prezzo del gasolio in quanto i rifornimenti di carburanti e lubrificanti destinati alle navi da pesca usufruiscono già del regime di non imponibilità dell'IVA e delle accise. Si è, quindi, intervenuti con l'articolo 18 del decreto-legge n. 21 del 2022, introducendo un contributo sotto forma di credito d'imposta per l'acquisto di carburanti per l'esercizio dell'attività agricola e della pesca, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio dell'attività. Si tratta di un contributo straordinario pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di carburante effettuato nel primo trimestre solare del 2022, comprovato mediante relative fatture d'acquisto al netto dell'IVA. Il credito d'imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione entro il 31 dicembre 2022.

Un ulteriore aiuto per i lavoratori del settore ittico arriverà con l'estensione della CISOA e l'introduzione di un contributo per il fermo pesca non obbligatorio e aggiuntivo rispetto al quale, assieme al Ministero del Lavoro, stiamo definendo gli ultimi aspetti del decreto attuativo previsto dalla legge di bilancio 2022.

Rilevo, infine, che, per favorire un percorso di interlocuzione finalizzato a garantire la sostenibilità delle imprese e l'approvvigionamento di prodotti ittici per le famiglie italiane, il tavolo di crisi citato dall'interrogante deve considerarsi permanente. Ringrazio il sottosegretario Battistoni per il modo con cui sta conducendo quel tavolo, che fino adesso ha portato a ottimi risultati.

 

ANTONELLA INCERTI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, accogliamo con favore la sua risposta e, dunque, anche le misure che sta mettendo in campo, anche perché vanno nella direzione che anche il Partito Democratico ha auspicato.

Quindi, molto bene anche il tavolo di crisi permanente che coinvolge i sindacati dei lavoratori, le associazioni di categoria e i parlamentari europei, e bene anche il riferimento a quei 40 milioni messi a disposizione della filiera, che tra l'altro hanno in qualche modo un po' rassicurato il settore, dando maggiori garanzie e attenuando alcune tensioni che tuttavia rimangono in numerose marinerie. Bene anche il lavoro che si sta svolgendo a livello europeo, a cui faceva riferimento.

Tuttavia, sono enormi le difficoltà che continuano a persistere - lo ha ricordato - soprattutto a causa dell'aumento dei costi del 67 per cento che sta affrontando la nostra flotta navale, costretta a navigare in perdita e perdendo anche metà dei guadagni proprio perché devono coprire in gran parte il costo del carburante.

Quindi, bene queste misure. Siamo anche per chiedere ulteriori misure urgenti; diversamente, le ripercussioni ovviamente saranno gravi sull'occupazione di un settore che, come sappiamo, è molto importante poiché conta 12 mila imprese e 28 mila lavoratori. A rischio c'è il prodotto made in Italy perché, a fronte di queste difficoltà, si finisce per favorire piuttosto quello straniero.

Abbiamo presentato, come Partito Democratico, vari emendamenti nel “decreto Aiuti”. A nostro avviso, servono sostanzialmente una velocizzazione delle erogazioni dovute al fermo pesca, va ulteriormente incentivato il ricambio della nostra flotta, che ormai è obsoleta, e va sfruttato in pieno il piano delle risorse del PNRR.

Per quanto riguarda la CISOA, come lei ha ricordato, nell'ultimo bilancio è stata allargata anche agli operatori della pesca ma, come lei sa, va messa a punto, proprio perché ha il limite di non comprendere nelle causali il periodo della ferma obbligatoria e anche non obbligatoria, che sappiamo sarà sempre più esteso.

Quindi, bisogna continuare con forza su queste misure per garantire sostenibilità economica alla nostra flotta. Senza questi interventi ulteriori, il nostro settore ittico è nelle condizioni di non garantire una sostenibilità delle imprese e questo vorrebbe dire ovviamente la perdita di un patrimonio nazionale di professionalità e qualità.