Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
la drammatica emergenza climatica e idrogeologica che ha prodotto nuovi disastri e vittime nel nord-ovest del Paese ripropone l'urgenza di superare la logica dell'intervento emergenziale. I danni più gravi si sono registrati in Piemonte e in Liguria, ma ci sono stati danni anche in Val D'Aosta e in Lombardia;
fra venerdì 2 ottobre e sabato 3, 600 millimetri di pioggia in meno di 24 ore si sono abbattuti sul suolo: l'equivalente di 600 litri a metro quadro che dalla montagna sono scesi a valle con forza dirompente. Si tratta della metà della pioggia media di un anno caduta in un giorno. Di conseguenza, i fiumi Tanaro, Sesia, Vermegnana e numerosi torrenti in una piena improvvisa hanno portato a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane, ed edifici e strade portati via dall'acqua, causando danni che, ad una prima ricognizione, ammonterebbero a molte centinaia di milioni di euro;
i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza e l'attivazione di tutte le procedure e dei lavori connessi alla fase emergenziale;
appare indispensabile intervenire rapidamente e con mezzi sulla ricostruzione delle infrastrutture e dei collegamenti fra i comuni colpiti, collegamenti senza i quali le attività economiche già messe a dura prova dall'emergenza Covid rischiano di scomparire;
il recente rapporto, Analisi del rischio, del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, afferma che tali eventi non sono più definibili emergenze ma sono la nostra nuova normalità, una vulnerabilità che colpisce gli oltre 8000 corpi idrici, di cui 7644 fiumi;
accanto ad interventi di ripristino, di sostegno alla ripresa delle attività economiche e di risarcimento dei danni nei luoghi colpiti, occorre una strategia nazionale per superare il «paradosso dell'acqua» (siccità in estate, esondazioni in autunno) mediante azioni per contrastare l'abbandono e mettere in sicurezza le aree interne e montuose, i ponti, le dighe e mettere in atto una efficace strategia forestale nazionale:
risulta inoltre indispensabile far fronte centralmente alle difficoltà degli enti locali delle aree interne, spesso di dimensioni ridotte e scarsamente dotati di personale, nel progettare e mettere a gara le opere pubbliche necessarie a contrastare il rischio idrogeologico e idraulico, nonché nel verificare la manutenzione e le condizioni degli alvei di fiumi e torrenti di montagna –:
quali iniziative intenda adottare per supportare con rapidità ed efficacia i territori colpiti e accelerare gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza del territorio.
Seduta del 7 ottobre 2020
Illustrazione di Franco Vazio, risposta del governo di Enrico Costa, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, replica di Chiara Braga.
Illustrazione
Presidente, Ministro, siamo di fronte a una nuova emergenza che ha colpito il Piemonte e la Liguria; o forse è meglio dire ad una nuova normalità, a cui ci stiamo ormai abituando per questi cambiamenti climatici.
Ma vede, Ministro, non è un'alluvione come tante: siamo di fronte ad una catastrofe di immani proporzioni. Ci sono strade spazzate via, ponti distrutti, in numero incredibile; siamo di fronte ad un cambiamento dell'orografia di intere vallate. Ci sono comunità, sindaci che hanno tutelato la vita umana, perché non abbiamo fortunatamente avuto moltissimi morti come magari ne hanno avuti in Francia, anche se molti morti li abbiamo contati anche noi; ma vede, queste comunità che sono oggi al lavoro, insieme ai volontari della Protezione civile, a pensionati, a ragazzi per spalare il fango, ci chiedono delle risposte immediate. E queste risposte immediate sono: subito il riconoscimento dello stato di emergenza, subito le risorse per ricostruire e ripartire, perché anche la parte economica ha bisogno di ripartire, e subito le norme e i poteri per trasformare le idee e i progetti in appalti cantierabili in pochi giorni. Se non riusciremo a fare questo, Ministro, in pochi giorni rischiamo di chiudere province, vallate e intere regioni, e questo io credo che in questo momento non ce lo possiamo permettere.
Risposta del Governo
Signor Presidente, onorevole, effettivamente lei ha colto un elemento importante: non lasciar solo il territorio. Noi adesso stiamo parlando della Liguria e del Piemonte, che sono stati particolarmente aggrediti; ma ahimè, la storia recente è praticamente disseminata di situazioni, dico ahimè, purtroppo, simili e tutte molto gravi. L'Italia è un Paese particolarmente fragile, e noi lo sappiamo: l'80 per cento del territorio è sottoposto a rischio di dissesto idrogeologico, con indice di rischiosità diversificata, così come il 90 per cento e poco più dei comuni lo è.
Qual è allora il tema? Da una parte le dico subito che, per quanto riguarda lo stato di emergenza - che afferisce alla Presidenza del Consiglio e al Dipartimento della protezione civile, non al mio Ministero - il direttore Angelo Borrelli sarà in questa settimana nelle zone aggredite dall'evento climatico; ma è già arrivata fortunatamente, quindi vuol dire che si sta lavorando velocemente, la richiesta di stato di emergenza da parte delle regioni. C'è quindi la massima disponibilità, ovviamente, del Governo per dare una risposta immediata, ma parliamo di emergenza. Dall'altra parte lei ha detto giustamente: sì, però c'è un problema di non arrivare all'emergenza, di parlare di prevenzione, quindi è qualcosa che non va più sulla Protezione civile ma rimane altrove; quell'altrove è il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni e i comuni. Io l'ho sempre detto, lo ribadisco: i comuni non vanno lasciati soli. Che cosa vuol dire non essere lasciati soli? Vuol dire concretamente quello che dice lei; e in buona sostanza noi, fortunatamente già con una sensibilità governativa spiccata, abbiamo deliberato alcuni passaggi che io reputo fondamentali, come per esempio la possibilità per i comuni, specialmente quelli più piccini a cui lei faceva riferimento, cioè quelli in maggiori difficoltà, con un ufficio tecnico comunale ridotto all'osso, magari con un geometra a scavalco tra un comune e l'altro, di poterli, per esempio, affiancare con società in house dello Stato - penso a Invitalia, a Sogesid - che sono specializzate in progettazioni ambientale-ingegneristiche e che, quindi, possono sopperire a quelli che sono, in questo caso, dei concreti deficit progettuali, non per colpa di qualcuno, ma semplicemente per fatti contingenti. Questo è già stato deliberato dal CIPE, quindi è già norma. È chiaro che c'è un tempo tecnico di ricaduta, ma intanto già ci sta. Così l'anticipo di cassa. Molti comuni lamentano l'anticipo di cassa: come faccio a fare i lavori, devo anticipare una cassa che non ho. Bene, è stato deliberato che possono anticipare fino al 30 per cento anche in assenza di cassa e questo vuol dire finalmente partire. Poi c'è tutto il tema - ne abbiamo già diffusamente parlato - dei poteri dati alle regioni. Penso alle regioni: i presidenti di regione sono commissari straordinari, che sono stati incrementati. Come vede, fortunatamente, le norme si stanno mettendo in cammino e queste sono già fatte. Altre se ne stanno facendo con il collegato ambientale, ma queste sono già fatte. C'è un tempo tecnico di ricaduta, però è cambiato finalmente, secondo me, lo scenario.
Replica
Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi abbiamo preso atto della sua risposta e confidiamo, prima di tutto, che, sedendo lei in Consiglio dei ministri, sostenga con forza l'operato del Governo, nel riconoscere immediatamente la dichiarazione dello stato di emergenza già dalle prossime ore, per dare una rapida risposta ai territori del Piemonte e della Liguria, a quei comuni e a quelle comunità locali, che sono stati così colpiti dagli eventi di questi giorni. Sappiamo che gli atti che verranno attivati, relativi alla dichiarazione dello stato di emergenza, daranno una risposta immediata. Penso al tema fondamentale delle infrastrutture, così compromesse in quel territorio, a partire dal tunnel del Tenda, che deve essere ripristinato anche per il suo valore di collegamento internazionale, ma anche alle strade, dei territori locali, che, proprio a partire dalla loro ricostruzione, costituiscono il presupposto per una ripresa delle condizioni di vita e dello sviluppo economico di quelle aree e di quelle comunità. Noi, però, le chiediamo un'attenzione particolare al suo Ministero, che sappiamo sta lavorando e sta dedicando molta attenzione su questo tema, per rendere più efficaci e migliorare anche le procedure di utilizzo delle risorse importanti già stanziate per il dissesto idrogeologico. Come correttamente ricordato, i presidenti di regione dal 2015 sono commissari straordinari, beneficiano di poteri in deroga e devono costruire le condizioni, supportando soprattutto i comuni, molti di piccole, piccolissime dimensioni, nel progettare e realizzare interventi di prevenzione, opere idrauliche, ma anche interventi di manutenzione e di cura del territorio, di tutela dei corpi idrici, di pulizia dei boschi, di messa in sicurezza come condizione fondamentale per prevenire l'impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo in maniera drammatica sul nostro Paese. Sappiamo che abbiamo di fronte a noi una grandissima opportunità che non possiamo sprecare: le risorse europee destinate al nostro Paese per il Piano per la ripresa e la resilienza, per il 37 per cento, dovranno essere destinate a interventi per la transizione ecologica e, quindi, anche per la messa in sicurezza del territorio e per l'adattamento ai cambiamenti climatici. Confidiamo che il Governo, non solo il suo Ministero, riconosca la massima attenzione a questo tema, mettendo in campo risorse, strumenti e volontà politica, per affrontare la vera emergenza del nostro Paese. Non servono provvedimenti a spot o provvedimenti dal titolo evocativo. Serve una costanza di attenzione e una capacità di risolvere i problemi e di dare le risposte che i territori attendono.