Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
lo sdegno per la tragica morte del bracciante indiano Satnam Singh, lasciato morire dissanguato con un braccio mutilato da un macchinario agricolo e abbandonato davanti alla sua precaria abitazione dal proprietario del fondo in cui lavorava, ha riacceso l'attenzione sul fenomeno del caporalato in agricoltura;
l'episodio si è consumato in provincia di Latina, dove da anni una numerosa comunità di cittadini di origine indiana lavora nei campi in condizioni di grave sfruttamento, ma il fenomeno del grave sfruttamento e dell'illegalità nelle attività agricole è un fenomeno che si registra in diverse aree del Paese dove, troppo spesso, vengono utilizzati e discriminati lavoratori stranieri regolari e irregolari;
è necessaria una nuova strategia in materia di tutela del lavoro e della sicurezza che vada oltre i limiti dei recenti interventi legislativi proposti dal Governo, o misure di vecchia data illogiche come la Bossi-Fini, basata sui flussi programmati e sul presupposto che un datore di lavoro possa realisticamente stabilire un rapporto di collaborazione lavorativa con un lavoratore mai incontrato;
in tale ottica, va segnalata la denuncia delle organizzazioni sindacali relativa alla prolungata mancata convocazione del tavolo sul caporalato;
come noto, la legge n. 199 del 2016 ha disposto, nell'ambito della rete del lavoro agricolo di qualità la sua articolazione in sezioni territoriali e l'attribuzione alla cabina di regia del compito di definire appositi indici di coerenza del comportamento aziendale strettamente correlati alle caratteristiche della produzione agricola del territorio;
mentre si registra un notevole ritardo nella diffusione e reale operatività delle sezioni territoriali in tanta parte del territorio nazionale, a tutt'oggi non risultano adottati i suddetti indici di coerenza;
i suddetti indici, laddove rafforzati nella loro cogenza, ad esempio facendoli assurgere a requisito per l'accesso ai benefici pubblici, rappresenterebbero un formidabile deterrente rispetto a pratiche di grave sfruttamento che caratterizzano alcune realtà del settore agricolo –:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di definire una nuova e credibile strategia di contrasto del lavoro irregolare e del grave sfruttamento in agricoltura, favorendo in particolare un sollecito completamento delle citate articolazioni territoriali della cabina di regia, nonché l'elaborazione degli indici di coerenza di cui all'articolo 6, comma 4-bis, del decreto-legge n. 91 del 2014.
Seduta del 10 luglio 2024
Illustrazione di Chiara Gribaudo, risposta del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, replica di Stefano Vaccari
CHIARA GRIBAUDO, Grazie, Presidente. Ministro, siamo ancora pieni di sdegno per la tragica morte del bracciante indiano Satnam Singh, lasciato morire dissanguato e abbandonato davanti alla sua abitazione dal proprietario del fondo in cui lavorava. Ieri, come presidente della Commissione d'inchiesta, ho voluto andare lì e parlare anche con la vedova Sony, donna forte e coraggiosa, per portare ancora una volta la vicinanza e la volontà dello Stato tutto - me lo consenta - affinché questa disumanità non accada mai più. Tuttavia, con questa drammatica morte, si era accesa l'attenzione sul fenomeno del caporalato in agricoltura che tocca tutto il Paese, come vediamo in queste ore. È necessaria una nuova strategia in materia di tutela del lavoro e della sicurezza che vada oltre i limiti dei recenti interventi legislativi proposti dal suo Governo, Ministro. Bisogna abolire la Bossi-Fini, vecchia e ingiusta. E le segnaliamo, inoltre, la denuncia delle organizzazioni sindacali per cui, da troppo tempo, non viene convocato il tavolo del caporalato e, come da normativa vigente (la n. 199 del 2016), la cabina di regia doveva definire degli indici di coerenza del comportamento aziendale correlato alla produzione agricola e, ad oggi, tali indici non risultano adottati sui territori. Vi è un ritardo diffuso delle sezioni territoriali rispetto all'applicazione della norma e questo non fa che indebolire una buona legge, ma farà aumentare pratiche di sfruttamento del settore. Per cui, Ministro, non solo le chiediamo a che punto siamo ma, oltre le parole di circostanza, un sussulto di dignità di fronte a un evidente e sempre più diffuso moderno sfruttamento dei lavoratori, di donne e uomini che contribuiscono enormemente allo sviluppo di uno dei settori che riteniamo, non a torto, un fiore all'occhiello dell'economia italiana.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, collega, di aver nuovamente sottolineato un tema fondamentale che è il rispetto del diritto dei lavoratori di ogni nazionalità. Il caporalato, ovviamente, incide molto sui lavoratori immigrati da paesi terzi, ma non solo, anche sui lavoratori italiani. Quindi, non solo la normativa Bossi-Fini, che comunque è una normativa datata e che va certamente modificata, dipende poi dal ragionamento parlamentare sul come. Risponderò per quanto di mia competenza perché, come lei sa, i quesiti che pone riguardano per la grandissima parte altri colleghi con i quali lavoriamo, ma che incidono certamente su tanti settori strategici, compreso quello dell'agricoltura. La recente tragedia di Cisterna di Latina ha visto un criminale, facente provvisoriamente l'imprenditore, compiere un atto che lei ha giudicato vergognoso, che io condivido in questa accezione, che è un atto criminale che pone un'attenzione negativa sul mondo dell'agricoltura che, invece, ha tanti imprenditori sani che subiscono la concorrenza sleale da parte di coloro che sfruttano lavoratori in quel modo. Oltre alle altre questioni che vengono invece considerate in questa tragica vicenda, mi unisco al cordoglio anche per la moglie Sony che, per fortuna, oggi viene messa al riparo da ulteriori rischi, avendo avuto il permesso di soggiorno provvisorio, che io spero si tramuti a compensazione parziale della tragedia che l'ha colpita e dello sfruttamento che per troppi anni da tanti anni subivano lei e il suo compianto compagno.
Abbiamo, però, lavorato in questi mesi, cercando di ragionare sulla vicenda dei flussi previsti dalla legge Bossi-Fini e dalle leggi seguenti che l'hanno modificata, senza riuscire mai nell'obiettivo di pianificare dei flussi realmente ancorati alla necessità delle imprese, mettendo in condizione i lavoratori provenienti da Paesi terzi di potersi integrare, se volevano o comunque poter lavorare, produrre per loro e per la Nazione che le ospitava e poi magari tornare in patria, dove portare il loro know-how. Venivano fatti i flussi che venivano approvati a fine anno, e non come previsionali. Oggi abbiamo dei flussi triennali che ci permetteranno anche attraverso modifiche del click day, che è un altro strumento nefasto applicato alla pubblica amministrazione, per velocizzare tra virgolette, per efficientare ma con delle distorsioni che tutti noi conosciamo. Abbiamo attivato in questo decreto delle norme che erano già state, prima della tragedia di Satnam, previste nel disegno di legge proposto dalla collega Calderone, le abbiamo anticipate perché non c'è un minuto da perdere.
Rispetto ai controlli e anche all'emersione, che è prevista da tante normative, addirittura del primo agosto del 2016, che mai sono state messe puntualmente in campo, come andava fatto, anche con tante forze sociali politiche che magari hanno avuto più attenzione a questi fenomeni quando emerge la tragedia, piuttosto che nel costante controllo quotidiano. Le assunzioni - 514 nuovi ispettori dell'INPS e INAIL - aiutano a reprimere, ma noi dobbiamo puntare a cancellare questo fenomeno, anche con un meccanismo che permetta di guardare alle cose che non solo non hanno funzionato: la rete del lavoro agricolo di qualità, nei numeri, ha dimostrato che non abbia funzionato. Dobbiamo lavorare per implementare, modificando insieme, io credo in una logica di confronto parlamentare con l'azione del Governo che mette a disposizione gli strumenti che ha, in un quadro di analisi - in questo momento INPS e AGEA, per esempio, stanno incrociando i dati, cosa che in passato non si è fatto - per arrivare a fare emergere quei parametri che oggettivamente fanno comprendere, in maniera abbastanza immediata, quando un'azienda ha forza lavoro non compatibile con la regolarità della stessa.
È un tema troppo delicato per trattarlo in tre minuti. Spero che avremo altre occasioni e altri modi per riuscire ad approfondire qualcosa che ci vede non solo tutti colpiti dagli epifenomeni, ma tutti consapevoli che la vicenda del caporalato da tanti anni, da tanti decenni è un fatto endemico nella nostra Nazione e bisogna porvi fine.
STEFANO VACCARI, Presidente, per suo tramite, voglio dire al Ministro che non siamo soddisfatti della risposta che ci ha dato perché dopo le tre manifestazioni che si sono svolte, promosse dai sindacati a cui hanno aderito le istituzioni locali e l'associazionismo, le forze politiche di opposizione, dovremmo essere tutti convinti che il caporalato in agricoltura è un male assoluto, così come lo sfruttamento del lavoro in altri settori da parte di imprenditori voraci e compiacenti. Ma questo non è, non è perché le materie di sua competenza, signor Ministro, le può esercitare anche adesso. La legge n. 199 del 2016 serve a respingere l'assalto dei carnefici che sfruttano le persone in agricoltura, serve convocare il tavolo previsto da quella legge. L'ultima volta è stato convocato nel dicembre del 2022, solo quest'anno invece è stato convocato per parlare del tema degli alloggi.
Ecco, serve essere concreti e andare al di là delle grida di dolore e delle roboanti frasi del giorno dopo, servono fatti e comportamenti coerenti con la gravità della situazione. Anche il ragionamento sulla Bossi-Fini è un ragionamento da portare fino in fondo, ma servono in particolar modo misure concrete. Noi ve ne abbiamo fatte nel decreto Agricoltura, vi abbiamo proposto di adottare il DURC di congruità che affianchi le norme che già esistono dentro la legge sul caporalato perché, così come è stato fatto in edilizia, è uno strumento che mette in relazione il tipo di coltura che viene fatto con la manodopera che è necessaria e che deve essere in regola e tutelata.