Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
il Governo italiano ha inviato alla Commissione europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, tracciando il percorso verso la decarbonizzazione per i prossimi dieci anni;
l'impegnativo lavoro svolto per aggiornare l'iniziale versione del precedente Governo appare già superato dai nuovi target indicati dalle istituzioni europee che puntano ad adottare una strategia ad impatto zero per il 2050 e una riduzione delle emissioni entro il 2030 del 55 per cento, per allineare la traiettoria con quanto previsto dall'Accordo di Parigi;
secondo alcune proiezioni, i target dell'Italia attualmente previsti dal Piano consentono di raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni nazionali di gas serra solo del 37 per cento al 2030;
la transizione ecologica rappresenta un'opportunità per la crescita, l'industria e l'occupazione. Si tratta, quindi, di intervenire sul settore dei trasporti, a partire dal trasporto pubblico, sul sistema produttivo nazionale, sull'utilizzo delle fonti fossili, sulla rigenerazione urbana per innovare il processo industriale edilizio, riqualificare tutti gli edifici pubblici ed introdurre l'utilizzo di materiali a bassa emissione, sulla riduzione progressiva dei sussidi ambientalmente dannosi;
il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni deve avvenire valutando con attenzione l'impatto sui settori produttivi interessati e predisponendo interventi mirati per accompagnare le imprese nei processi di innovazione e digitalizzazione, necessari per stimolare la crescita, rafforzare la competitività e creare posti di lavoro;
una delle questioni più spinose continua ad essere quella connessa al phase out dal carbone che rimane programmato entro il 2025 ma ostaggio di numerose variabili, che vanno dalla realizzazione degli impianti sostitutivi e delle necessarie infrastrutture a una significativa accelerazione delle rinnovabili e dell'efficienza energetica nei processi di lavorazione;
l'Italia, partendo dalla valorizzazione di alcuni suoi punti di forza, dovrà essere protagonista, anche a livello europeo, per raccogliere in pieno la sfida della transizione energetica e ambientale, proponendo una visione di sistema che coinvolga le imprese, le istituzioni e i cittadini –:
quali iniziative intenda adottare per allineare gli obiettivi e le conseguenti politiche dell'Italia ai nuovi target europei di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e garantire il loro azzeramento entro il 2050.
Seduta del 12 febbraio 2020
Illustrazione di Stefania Pezzopane, risposta del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa, replica di Chiara Braga
STEFANIA PEZZOPANE: Signor Ministro, con la nostra interrogazione chiediamo al Governo quali iniziative intenda adottare per allineare gli obiettivi e le conseguenti politiche dell'Italia ai nuovi target europei di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e per tener fede al prezioso e importante traguardo del 2030 e garantire il loro ambizioso azzeramento entro il 2050. Questa proposta e questa interrogazione si basa su alcune riflessioni. Il Governo italiano, infatti, ha già inviato alla Commissione europea la versione definitiva del piano nazionale integrato per l'energia e il clima, che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 sull'efficienza energetica. C'è stato un impegnativo e importantissimo lavoro, ma rischiamo, secondo alcune proiezioni, che i target dell'Italia, attualmente previsti dal piano, consentano, in realtà, di raggiungere una riduzione complessiva delle emissioni nazionali solo del 37 per cento al 2030. Questo ci allarma e, quindi, chiediamo al signor Ministro e al Governo quali politiche e quali azioni sono messe e si stanno mettendo in campo.
SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente, grazie all'onorevole interrogante. La ringrazio perché mi consente di fare un po' il quadro della situazione. Effettivamente, come ha detto lei, noi, al 31 dicembre 2018, abbiamo depositato presso l'Unione europea il nuovo piano nazionale integrato per l'energia e il clima, secondo i target che ovviamente erano stati dati all'epoca e abbiamo anche ottenuto la soddisfazione, come Paese Italia, di avere il riconoscimento tra i tre migliori piani europei. Però, è chiaro che era quel target. Il target sta cambiando e alla fine di febbraio verrà pubblicata a livello europeo la nuova norma di riferimento che oscillerà tra il 50 e il 55 per cento, ben al di sopra del 40 per cento al 2030. Quindi, significa che cosa? Che va rivisitato il piano integrato energia e clima. Appena la norma verrà depositata noi ovviamente inizieremo il lavoro. Il Parlamento europeo ha chiesto il 55 per cento, la Commissione il 50 e adesso la fine del mese ormai è praticamente arrivata.
Però, noi ci crediamo talmente tanto nel cambiare completamente il paradigma sull'efficientamento energetico e sulle fonti rinnovabili che già ci siamo anticipati, come Governo – e, mi consenta di dire, come Parlamento – su delle cose secondo me significative. Ricordo, infatti, la “legge clima”, approvata a ridosso del dicembre dell'anno passato, per esempio, che, tra l'altro, è stata la prima legge con connotazione di urgenza approvata nella storia della Repubblica italiana. Pensiamo, per esempio, ai green corner e alla riforestazione urbana. Molto significativo è l'Italian Green Deal della legge di stabilità, con 56 miliardi pluriennali tutti vocati al green, ma pensiamo anche alla norma del MIT sui 3,7 miliardi per la mobilità alternativa e ovviamente non impattante, estensibili a 5,5 miliardi. Pensiamo alla “norma Fraccaro”, così conosciuta, per i comuni, 3,4 miliardi di euro e anche a quello che vogliamo fare adesso, nel prossimo “collegato ambientale”, con tutto il rapporto, spostando i SAD (i sussidi ambientalmente dannosi) in SAF (sussidi ambientalmente favorevoli), nel tempo, ovviamente, del confronto parlamentare. Per dire che noi ci crediamo talmente tanto che abbiamo già anticipato un lavoro, ma non per questo il nuovo PNIEC (il Piano energia e clima) che con i nuovi target andremo a disegnare non terrà conto di questo fatto; cioè, lo prenderà come base e guarderà anche oltre.
CHIARA BRAGA: Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, il tema dell'aggiornamento del livello di ambizione e di impegno del nostro Paese sul raggiungimento degli obiettivi climatici per fronteggiare la situazione ormai conclamata, su cui anche quest'Aula, qualche settimana fa, ha votato, con un consenso molto largo, lo stato di emergenza climatica, deve rappresentare un pilastro del Green Deal a cui sta lavorando il Governo italiano. Come giustamente lei ha ricordato, sono stati assunte, in questi ultimi mesi di Governo, alcune decisioni importanti - il “decreto clima”, le misure contenute nella legge di bilancio, con gli investimenti dedicati al tema della riqualificazione energetica del nostro Paese -, scelte strategiche che impegneranno, appunto, per i prossimi quindici anni, risorse ingenti, fino a 59 miliardi, ma sappiamo anche che ci sono delle criticità di cui bisogna tener conto: le emissioni di CO2 hanno smesso di scendere negli ultimi cinque anni, la quota di crescita della produzione di fonti rinnovabili è ancora troppo lenta, solo dell'un per cento negli ultimi 5 anni.
Per questo noi chiediamo che il Governo - e saremo a supporto di questa iniziativa - assuma misure integrate nel settore dell'efficienza energetica, dei trasporti, dell'industria, dell'agricoltura, mobilitando risorse per - si stima - circa 200 miliardi di investimenti, in grado di generare 800 mila posti nuovi di lavoro, in particolare nei settori che prima ho richiamato.
E chiediamo anche che l'Italia continui a giocare un ruolo da protagonista, determinante a livello europeo, per fissare un livello di ambizioni adeguato al raggiungimento degli obiettivi di Parigi e anche per adeguare le regole del bilancio degli Stati in modo che gli investimenti proprio in questo settore, gli investimenti green, siano facilitati e siano in grado di mobilitare anche risorse private.
L'altro tema fondamentale è quello della fiscalità. Sappiamo che c'è in discussione un tema sulla carbon border tax: noi crediamo che si debba aprire una discussione con il sistema dei portatori di interesse per accompagnare la transizione energetica e produttiva del nostro sistema industriale e chiediamo che questo tema diventi un punto centrale anche del “collegato ambientale”. Il Piano nazionale energia e clima rispondeva a degli obiettivi fissati a livello europeo, quelli più ambiziosi saranno definiti a breve: il collegato ambientale può essere il luogo in cui rendere chiara l'impostazione del Governo e della maggioranza.