Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il piano «Transizione 5.0» mette a disposizione delle imprese, nel biennio 2024-2025, 12,7 miliardi di euro per sostenere la transizione del sistema produttivo verso un modello di produzione efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle fonti rinnovabili, attraverso un credito d'imposta destinato ai nuovi investimenti effettuati dalle imprese dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 e riconosciuto a condizione che si realizzi una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3 per cento per la struttura produttiva o, in alternativa, di almeno il 5 per cento del processo interessato dall'investimento;
nonostante l'esistenza di un modello virtuoso ed efficace da replicare quale «Industria 4.0», che, approvato da precedenti Governi con un forte contributo parlamentare, ha dimostrato di funzionare molto bene, consentendo alle imprese italiane di continuare ad investire nonostante le varie crisi degli ultimi anni, per «Transizione 5.0», a causa del ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi e della complessità degli stessi, finora in tre mesi di operatività della misura sono stati prenotati crediti d'imposta solamente da 324 imprese per appena 99 milioni di euro, mentre sono molto numerose le segnalazioni di imprese riguardanti la difficoltà di interpretazione riferita all'ammissibilità alle agevolazioni dei progetti di innovazione, all'individuazione degli investimenti agevolabili, ai criteri per la determinazione del risparmio energetico conseguibile, ai requisiti degli impianti finalizzati all'autoproduzione destinata all'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, alle indicazioni per il rispetto del principio del Dnsh, alle modalità di trasmissione e gestione delle comunicazioni previste nell'ambito della procedura di accesso al credito d'imposta e alla relativa documentazione da allegare; una procedura complessa e onerosa, che necessita 18 passaggi burocratici, tra prenotazione, avanzamento e comunicazione finale, corredati da una moltitudine di documenti e certificazioni da produrre. Inoltre, le tempistiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che fissano al 31 dicembre 2025 il termine per completare i progetti di investimento, sono particolarmente stringenti, mentre una misura strategica come «Transizione 5.0» dovrebbe avere, a giudizio degli interroganti, una vigenza almeno triennale;
tutto il settore produttivo richiede interventi di semplificazione che consentano effettivamente il decollo della misura, soprattutto riguardo al meccanismo di prenotazione dei fondi e all'individuazione delle finestre di ammissibilità degli investimenti –:
quali correttivi intenda adottare con urgenza il Governo per accelerare la transizione del sistema produttivo, assicurando la fruibilità per le imprese degli incentivi previsti da «Transizione 5.0».
Seduta del 20 novembre 20024
Illustrazione di Vinicio Peluffo, risposta del Ministro delle Imprese e del made in Italy, replica di Paola De Micheli
VINICIO PELUFFO, Grazie, Presidente. Il piano Transizione 5.0, insieme a quello 4.0, mette a disposizione delle imprese, nel biennio 2024-2025, 12,7 miliardi di euro per sostenere la transizione del sistema produttivo verso un modello di produzione efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle fonti rinnovabili. Il piano, Presidente, è stato istituito e regolato a marzo di quest'anno, le modalità attuative sono di luglio, il decreto direttoriale è del 6 agosto, la circolare operativa è del 16 agosto e il decreto direttoriale, infine, è di settembre. A causa del ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi e della complessità degli stessi, finora sono arrivate dalle imprese richieste per soli 99 milioni di euro, che corrispondono soltanto all'1,6 per cento dei 6,3 miliardi di incentivo potenzialmente utilizzabili entro la fine del prossimo anno. Ormai non si contano più le segnalazioni di imprese e delle associazioni di categoria sulle difficoltà di interpretazione e di accesso a questi fondi.
Quindi, chiediamo quali correttivi intenda adottare con urgenza il Governo per assicurare la fruibilità per le imprese degli incentivi previsti.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie. Il piano Transizione 5.0 è composto da due capitoli, l'uno di 6,4 miliardi di euro del bilancio nazionale destinati all'innovazione digitale, quindi a Industria 4.0, e l'altro, di 6,3 miliardi di euro, che abbiamo ricavato nella contrattazione con la Commissione europea sulla rimodulazione dei fondi del PNRR attraverso il capitolo del REPowerEU. Essendo il capitolo REPowerEU del PNRR, abbiamo dovuto contrattare con la Commissione le modalità di applicazione del piano, che risponde, ovviamente, alla tempistica e alle modalità del REPowerEU. Per esempio, non è applicabile per le imprese che non arrecano danno all'ambiente e tutto quello che ha evidenziato l'interrogante risponde, purtroppo, ai criteri che la Commissione europea ha voluto imporre e che rendono obiettivamente più complicato l'utilizzo degli incentivi, che non possono essere utilizzati come è utilizzata Industria 4.0 dato che le fonti di finanziamento sono diverse comunque.
Comunque, noi siamo riusciti, in un confronto molto serrato, durato mesi, con la Commissione - capite cosa significa -, a consentire che il piano, a differenza delle previsioni iniziali, sia destinato a tutte le imprese, senza distinzione di dimensione, settore o localizzazione, e questo non era affatto scontato. Siamo anche riusciti a ottenere l'automatismo: le imprese non devono attendere l'esito della tempistica di procedure istruttorie ma possono accedere agli incentivi in autonomia.
Si tratta, ovviamente, di un piano importante e significativo, il primo e più avanzato piano oggi presente in Europa, l'unico che mette insieme innovazione digitale e innovazione green e che mette insieme innovazione e formazione, l'unico che consente di destinare il 10 per cento delle risorse anche alla formazione.
Dopo le nostre FAQ - le FAQ sono le risposte date nei siti del Ministero alle domande delle imprese - si è accelerato l'utilizzo del piano e oggi nel complesso vi hanno fatto richiesta 413 imprese e altre 314 hanno avviato la fase di prenotazione. Comunque, con un emendamento al decreto Fiscale, incrementeremo l'intensità del contributo e soprattutto semplificheremo le procedure, in particolare quelle che riguardano il calcolo del risparmio energetico. Siamo in contatto con la Commissione per un altro confronto con la stessa Commissione volto a fare qualcosa di più, ma le risposte non le avremo prima del mese di gennaio o di febbraio.
Nel contempo sono state pubblicate - e sono nel sito del Ministero - tutte quelle spiegazioni che le imprese chiedono ogni qualvolta, in modo da semplificare l'utilizzo del Piano, che, ribadisco, è il piano più avanzato, l'unico in questo momento in Europa con 12,7 miliardi di euro che innova, sul piano digitale e sul piano dell'efficientamento energetico e rispondendo così alle regole e ai criteri del PNRR e del REPowerEU, le nostre attività produttive.
PAOLA DE MICHELI, Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi non siamo per niente soddisfatti. Innanzitutto, sembra, dalle sue parole, che le colpe di complicazioni assurde, che vanno contro qualunque declamazione di semplificazione che questo Governo ha sempre fatto, siano addirittura della Commissione europea o degli uffici di Bruxelles, come se ci fosse qualche funzionario che mettesse le mani direttamente dentro ai nostri decreti attuativi. Dall'altra parte, già il ritardo con il quale avete studiato questi meccanismi ha determinato un problema per le imprese ad accedere, perché, essendo la data di partenza il 1° gennaio, è evidente che si è andati un po' alla cieca e non tutti sono stati in grado di calibrare gli investimenti orientati a quella che poi sarebbe stata la misura di incentivazione. Complicazioni assurde che dimostrano che non siete amici delle imprese. I tempi, sui quali voi non siete in grado di intervenire per aiutare le imprese semplificando questa modalità, danno l'idea che siete amici delle imprese solo a parole, oppure che la direzione della transizione in realtà non la volete prendere per davvero; anche quello a parole, ma poi sarebbe meglio tenersi quei 6 miliardi per fare qualcos'altro. Però, se questi soldi non arrivano alle imprese questo sarà l'unico Paese che non ha aiuti pubblici per realizzare la transizione, che, invece, è la direzione della storia prima ancora che la direzione di una scelta politica che noi abbiamo ben chiara.