18/03/2025
Vinicio Peluffo
VACCARI, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, PANDOLFO, FORATTINI, MARINO, ROMEO, ANDREA ROSSI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO.
3-01821

Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente degli Usa Trump ha annunciato l'intenzione di imporre dazi del 25 per cento sui beni importati, inclusi quelli provenienti dall'Unione europea;

   gli Stati Uniti sono il terzo Paese di destinazione delle merci italiane: negli ultimi dieci anni, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono aumentate progressivamente, raggiungendo nel 2023 un valore di 67,3 miliardi di euro. Anche le importazioni dagli Stati Uniti in Italia sono cresciute, arrivando a 25,2 miliardi di euro nel 2023. Il saldo commerciale, da sempre a favore dell'Italia, nel 2023 ha raggiunto un valore di 42,1 miliardi di euro;

   l'applicazione dei dazi preannunciati dall'Amministrazione statunitense nei confronti dell'Unione europea, che andrebbe ad aggiungersi alla possibile escalation delle tensioni geopolitiche, avrebbe effetti rilevantissimi sul nostro Paese, sia sul tasso di crescita, sia sul livello dei prezzi;

   secondo l'Istat l'eventuale aumento delle tariffe doganali penalizzerebbe settori strategici, quali meccanica e macchinari industriali, agroalimentare, tessile e moda, mezzi di trasporto e, più in generale, ridurrebbe la competitività delle imprese italiane, con un effetto a catena che, partendo dal calo dell'export, determinerebbe minori entrate per le aziende, meno investimenti e ripercussioni negative sull'occupazione;

   i dazi sul vino, in particolare, rischiano di scatenare una guerra commerciale con impatti ingenti e irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori;

   il Governo italiano, nonostante le ambizioni della Presidente Meloni, sembra non esercitare alcun ruolo, con un atteggiamento di estrema ambiguità rispetto alle politiche commerciali aggressive condotte dal Presidente Trump nei confronti dell'Europa –:

   quali iniziative intenda assumere per evitare le ricadute negative sulle imprese italiane derivanti dall'eventuale innalzamento dei dazi sui beni derivanti dall'Unione europea annunciato dall'Amministrazione Trump.

Seduta del 19 marzo 2025

Illustrazione di Stefano Vaccari, risposta del Ministro delle Impresee del Made in Italy, replica di Stefano Vaccari

STEFANO VACCARI, Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo deciso di interrogarla perché siamo molto preoccupati e con noi lo sono anche le imprese italiane, perché il Presidente degli USA ha annunciato l'intenzione di imporre i tassi al 25 per cento sui beni importati, inclusi quelli provenienti dall'Unione europea. Siccome però gli Stati Uniti sono il terzo paese di destinazione delle merci italiane - negli ultimi dieci anni le esportazioni hanno raggiunto un valore di 67,3 miliardi di euro - vogliamo sapere quali sono le iniziative che il Governo intende assumere per evitare le ricadute negative sulle imprese derivanti dall'eventuale innalzamento dei tassi, anche perché fino ad oggi abbiamo visto soltanto un atteggiamento di estrema ambiguità rispetto alle politiche commerciali aggressive condotte dal Presidente Trump.

ALFONSO D'URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'Italia, come lei ha detto, è un grande Paese esportatore, leader mondiale di eccellenza e qualità e gli Stati Uniti rappresentano un nostro partner commerciale fondamentale, il primo extra UE. Proprio per questo dobbiamo evitare che si realizzi una guerra commerciale che avrebbe conseguenze globali. I beni colpiti dai dazi americani verranno annunciati il 2 aprile e fino a tale data sarà difficile effettuare valutazioni precise sull'impatto complessivo della misura, se effettivamente sarà poi realizzata, e su come questa si dispiegherà sui singoli comparti e sulle singole Nazioni.

Per questo occorre essere cauti e responsabili, agire prima ancora che reagire e far valere le nostre ottime relazioni con l'amministrazione americana per evitare un'escalation di minacce e poi di ritorsione. Ciò premesso, la politica commerciale è materia di competenza dell'Unione europea e pertanto è intenzione di questo Governo agire in sede europea perché prevalga la ragione. Rispondere ai dazi con ulteriori dazi innescherebbe una spirale che diventerebbe una trappola per tutti. Non bisogna dividere l'Occidente, ma unirlo nell'affrontare le comuni sfide globali, a cominciare dalla difesa e dalla sicurezza. I paventati dazi sul vino, ad esempio, sono stati minacciati in reazione all'annuncio di dazi comunitari sul whisky, a sua volta una ritorsione europea per i dazi americani sull'acciaio.

Noi riteniamo che quattro possano essere le linee di azione: primo, la Commissione deve definire una politica industriale europea che consenta di aumentare la competitività dei nostri prodotti, delle nostre imprese, come quella delineata dai nostri documenti presentati su energia, auto, siderurgia, chimica; secondo, è necessaria una politica commerciale europea forte, in grado di preservare le nostre aziende dalla concorrenza sleale di operatori extra UE, dando preferenza sempre e comunque, anche negli appalti, al made in Europe; terzo, chiederemo all'Unione europea di predisporre misure compensative per i settori che dovessero essere colpiti e una risposta comunque proporzionata che eviti, se è possibile, l'escalation; quarto, stiamo predisponendo con il Ministero degli Esteri un piano di sviluppo strategico per indirizzare e sostenere le nostre imprese in mercati aperti e in crescita, cogliendo, se possibile prima di altri, le nuove dinamiche globali.

Negli ultimi 4-5 anni, dalla pandemia in poi, guerre purtroppo comprese, le imprese italiane hanno saputo avere maggiore resilienza e capacità di reazione di altre imprese europee e proprio per questo si è accresciuta la nostra quotazione in export, mentre si riduceva quella degli altri soggetti. Le peculiarità delle imprese italiane, se adeguatamente supportate, possono essere adeguate a rispondere a questa grande sfida.

STEFANO VACCARI, Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Urso per le parole inaspettatamente europeiste che ha usato nel rispondere alla nostra interrogazione, perché vede, Ministro, noi abbiamo provato invece fino ad oggi, fino alle sue parole - che mi auguro siano condivise da tutto il Governo - un grande imbarazzo di fronte alle parole che invece la Presidente del Consiglio aveva utilizzato sul tema dei dazi o quelle del suo collega Salvini; imbarazzo perché la Presidente Meloni aveva annunciato urbi et orbi che di fronte ai dazi imposti dal suo amico Trump non avrebbe fatto rappresaglie o stamattina invece ci ha ribadito che non starà né con Trump, né con l'Europa.

E allora io uso le parole del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, mio conterraneo che l'altro giorno proprio al Parlamento europeo ha detto: “Stiamo dicendo con forza che su tutte le politiche industriali che stiamo facendo serve andare uniti. È impensabile non andare uniti sulla negoziazione sui tassi. È impensabile non andare uniti nel pensare a un mercato unico europeo dell'energia, è impensabile non andare uniti sul mercato dei capitali. L'Europa, se fa l'Europa, deve essere l'Europa unita”. E noi sottoscriviamo e ci auguriamo anche voi al Governo perché, se i dati di Confindustria sono veri, le vendite dei prodotti e servizi italiani sono state pari a 67 3 miliardi e i dazi che potrebbero colpire metterebbero in ginocchio settori importanti: tessile moda, i più colpiti, l'agroalimentare, autoveicoli, farmaceutica, che valgono il 30 per cento dell'export totale.

Ecco, allora serve una strategia signor Ministro, una strategia che veda nell'Europa il centro del nostro agire dentro una politica ovviamente di commercializzazione diversa rispetto alla politica aggressiva che Trump ha voluto usare. È il momento di uscire dall'ambiguità, caro Ministro, e prendere concrete decisioni fuori dalla logica della sudditanza dall'alleato americano.