10/09/2024
Anna Ascani
PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, ORLANDO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO.
3-01400

Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali tenutosi il 9 settembre 2024, la direzione di Aast, Arvedi Acciai Speciali Terni, ha comunicato che a fine settembre, pur in una condizione di «pieno produttivo», sarà fermata, per una settimana, una delle due linee dell'area a caldo (uno dei due forni elettrici) e questo per recuperare una parte dei maggiori costi dell'energia, che non consentono all'azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall'Asia a prezzi stracciati: secondo l'azienda, lo stabilimento di Terni dal primo gennaio al 31 luglio 2024 ha dovuto versare mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia e i 62 in Spagna pagati dai produttori di acciaio inox concorrenti di Acciai Speciali; in un mercato che da ottobre fino alla fine dell'anno torna ad essere debole e incerto;

   la fermata, che verrà accompagnata da una richiesta di Cassa integrazione ordinaria per circa 200 persone, è, a parere degli interroganti, una nuova prova dell'inerzia di questo Governo e dell'incapacità di definire serie politiche industriali anche in un settore, come quello della siderurgia, nazionale, strategico per il Paese. Nello specifico dello stabilimento di Terni, purtroppo, più il tempo passa e più vengono messe in discussione le linee guida del piano industriale del 2022, con duecento milioni di euro di investimento sin qui fatti dall'azienda che rappresentano un quarto degli investimenti complessivi per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Ma il Ministro interrogato, la regione Umbria e il comune di Terni, a giudizio degli interroganti, brillano per la totale assenza di iniziativa per chiudere al più presto la partita dell'accordo di programma e del relativo piano industriale;

   come gli interroganti hanno più volte denunciato, l'Italia ha i prezzi dell'energia più alti d'Europa e questo fa perdere competitività al sistema Paese e alla nostra industria manifatturiera: la dinamica divergente dei costi italiani rispetto al resto dell'Unione europea indica la presenza di evidenti disfunzioni nel mercato energetico;

   questo Governo in due anni non ha fatto nulla per modificare il costo dell'energia elettrica e si è inoltre estremamente preoccupati per la mancanza di visione industriale e per la totale assenza di iniziative di rilancio della produzione siderurgica nazionale –:

   se e quali iniziative il Governo intenda attuare nel quadro di politiche di rilancio della produzione siderurgica nazionale, e se intenda dare impulso e prospettiva al sito di Terni, al piano industriale e all'accordo di programma.

Seduta del 10 settembre 2024

Illustrazione di Vinicio Peluffo, risposta del Ministro delle Imprese e del made in Italy, replica di Anna Ascani

VINICIO PELUFFO, Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi deputati, due giorni fa, la direzione di Arvedi Acciai Speciali di Terni, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali, ha comunicato che, a fine settembre, sarà fermato per una settimana uno dei due forni elettrici. La decisione è motivata con la necessità di recuperare una parte dei maggiori costi dell'energia, che non consentono all'azienda di rimanere competitiva. Del resto, se guardiamo al costo dell'energia elettrica, dal primo gennaio di quest'anno al 31 luglio, in Italia si è attestata mediamente a 97 euro megawattora, contro i 21 in Francia, 32 in Germania, 35 in Finlandia e 62 in Spagna. A fronte di questo quadro, il Governo ha brillato per l'inerzia, l'incapacità di definire serie politiche industriali, anche in un settore, come quello della siderurgia, che è strategico per il Paese. Ma, nello specifico, per quanto riguarda lo stabilimento di Terni, c'è di più. Il territorio di Terni e Narni è stato riconosciuto area di crisi industriale complessa.

C'è un tavolo presso il Ministero qui rappresentato dal Ministro, un accordo di programma con regione Umbria che langue in attesa di impulso, che finora non c'è stato. Quindi, Presidente, la domanda al Ministro è quali iniziative intende attuare nel quadro di politiche di rilancio della produzione siderurgica nazionale e, soprattutto, se intenda dare impulso e prospettiva al sito di Terni, al piano industriale e all'accordo di programma.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Come sanno gli onorevoli interroganti, la questione della sostenibilità del sito siderurgico di Terni è stata, a più riprese, all'attenzione di diversi esecutivi. Nel 2016 - nel 2016 - è stata terminata l'area di crisi industriale complessa, quindi, 12 anni fa. A valle dell'acquisto, a gennaio 2022, da parte del gruppo Arvedi, il Governo di allora elaborò le linee guida di un piano di riconversione finalizzato, sia a realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione europei, sia a renderne le produzioni più competitive sul mercato internazionale, mantenendo ed implementando gli attuali livelli occupazionali. Questa è la situazione di partenza: l'area di crisi complessa è del 2016. Noi ci siamo subito attivati, sin dall'inizio della legislatura, per dare concretezza a quello che era soltanto una cornice, quello realizzato nel 2022 dopo l'acquisizione di Arvedi. Era un auspicio e noi abbiamo sviluppato un lavoro comune con il MASE, le altre istituzioni regionali e il gruppo Arvedi finalizzato - a questo punto, sì, davvero - alla predisposizione di un accordo di programma con risorse per gli investimenti e questo ai fini di un piano di rilancio per la riconversione industriale, lo sviluppo economico e produttivo, nonché di messa in sicurezza permanente dell'area industriale in cui si trovano gli asset produttivi.

Mentre stavamo realizzando - e stiamo realizzando - questo accordo di programma per dare forma ad un supporto agli investimenti e alla crescita, l'azienda ci ha rappresentato come primaria la questione dei costi dell'energia. Sono due questioni diverse, che rispondono a diverse regole europee. Come voi ben sapete, gli interventi di sostegno ai costi operativi per l'energia sono delimitati, circoscritti da regole europee, ben diversamente da quelli che possono determinare il supporto agli investimenti.

Il Governo, comunque, si è mosso in tempo col disegno di legge sull'energia del 9 dicembre 2023 - il cui decreto attuativo è del 23 luglio di quest'anno - che disciplina un meccanismo per la realizzazione di nuova capacità di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili, da parte dei clienti finali energivori, come il caso siderurgico, che può contribuire alla soluzione del problema. Altre forme sono difficilmente attuabili per un sussidio diretto, perché - come sanno i parlamentari - per le regole europee questo sussidio può intervenire quasi esclusivamente sugli investimenti, non sui costi operativi come quelli energetici. Nonostante ciò, proprio in un tavolo di questa mattina con la Presidenza del Consiglio, il Dipartimento politiche europee, la regione e i nostri tecnici del Ministero, abbiamo fatto alcune ipotesi, la cui fattibilità stiamo verificando in queste ore, soprattutto in chiave di compatibilità con l'Unione europea e sarà mia cura informare l'Aula, i sindacati e l'azienda di questi sviluppi.

In ogni caso, come emerge anche da quello che diceva l'onorevole interrogante nel raffronto con la Francia, con la Germania, con la Spagna e con altri Paesi, la differenza sul costo energetico - guardate le cifre della Francia - è dovuto principalmente al fatto che quei paesi utilizzano - in misura massiccia la Francia, ma anche la Spagna e in misura minore oggi la Germania - l'energia nucleare. L'unica soluzione strutturale al costo dell'energia in Italia è riaprire - come il Governo ha fatto - la strada del nucleare pulito e sicuro, come quello della terza generazione avanzata e su questa linea procederemo con celerità.

ANNA ASCANI, Grazie, Presidente. Non possiamo essere soddisfatti perché la risposta alla nostra interrogazione non è arrivata, anzi, oggi i lavoratori e le lavoratrici di Terni sanno che la risposta arriverà tra vent'anni, quando probabilmente quello di cui parla il Ministro si potrà eventualmente vedere.

Però il problema è oggi, il problema è oggi e quello che succede all'AAST di Terni è il simbolo di cosa provoca l'inadeguatezza e l'inadempienza di questo Governo e di chi paga, perché a pagare sono i lavoratori con la cassa integrazione e l'impresa. La vicenda di AAST non è una vicenda locale, non è neppure una vicenda umbra, è una vicenda nazionale ed europea. Stiamo parlando di una produzione strategica per il nostro Paese, stiamo parlando di qualcosa che determinerà lo sviluppo dell'Italia nel prossimo futuro e il Ministro viene qui a parlarci di un'ipotesi nucleare che forse, tra vent'anni, potrebbe mettere una toppa su un problema che, se non risolto adesso, provocherà disoccupazione, provocherà desertificazione in quel territorio e creerà un danno enorme allo sviluppo del nostro Paese.

Ecco, noi continueremo a chiederle conto di questo, come ha fatto l'azienda. Arvedi ha denunciato che c'è un problema sul costo dell'energia e la risposta è il silenzio suo, della Presidente Donatella Tesei - che speriamo di poter mandare a casa a breve, se ci fate sapere la data delle elezioni magari diventa più semplice - e anche del sindaco di quella città che, purtroppo, preferisce sputare in faccia ai cittadini, piuttosto che occuparsi delle priorità di quel territorio. Noi la pensiamo diversamente e continueremo a chiederle conto anche di quello di cui avete discusso oggi, perché, caro Ministro, è facile dirsi patrioti, ma quando c'è da difendere un sito strategico come quello di Terni bisogna dimostrare di esserlo patrioti. Per ora, alla prova del nove siete semplicemente assentI.