17/12/2019
Lia Quartapelle Procopio
Boldrini, Fassino, La Marca, Andrea Romano, Schirò, Pagani, Enrico Borghi, Gribaudo, Fiano.
3-01211

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la crisi libica sta sempre più scivolando verso il conflitto armato, con le forze militari di Khalifa Haftar che, grazie anche all'arrivo di centinaia di contractor russi, sta stringendo l'assedio su Tripoli e guadagnando terreno. Sull'altro fronte, le numerose milizie che sostengono il Governo di accordo nazionale contano ormai sulle armi turche, trasformando il conflitto in una pericolosissima guerra per procura che marginalizza gli europei, mentre avvantaggia altri attori come Egitto, Emirati Arabi Uniti, Russia e Turchia;

   il leader turco ha dichiarato: «Proteggeremo i diritti della Libia e della Turchia nel Mediterraneo orientale. Siamo più che pronti a dare il supporto necessario alla Libia»;

   sull'altro fronte, il Qatar, unico Paese del Golfo a sostegno di Tripoli, si è detto pronto a inviare aiuti economici per la sicurezza e per «ripristinare la stabilità»;

   nelle ultime ore anche il Presidente egiziano ha minacciato un intervento diretto dei suoi soldati a fianco delle truppe di Haftar e pare che a Bengasi siano giunti alcuni elicotteri russi MI35, che con i loro 35 missili ad alta precisione possono rivelarsi particolarmente efficaci nelle battaglie urbane;

   in tale contesto, appaiono più che opportuni gli incontri del Ministro interrogato con Fayez al-Serraj, con il generale Khalifa Haftar e con il presidente della Camera dei rappresentanti Aghila Saleh;

   tale iniziativa si inserisce nel quadro delle intese scaturite dal recente vertice tra Conte, Macron e Merkel, durante il quale si è ribadito l'impegno di una politica comune europea, con il rilancio della conferenza di Berlino sotto l'egida dell'Onu, cui dovrebbe seguire quella di Ginevra tra i soli attori libici;

   in discontinuità rispetto ad iniziative unilaterali del passato, come in parte è stata la Conferenza di Palermo, appare indispensabile un approccio alla crisi libica che veda il pieno impegno di tutta l'Unione europea per scongiurare che il conflitto in corso possa sfociare nella riproposizione di un esito che ricalchi l'esito che si sta consolidando in Siria; è necessario fare sentire il peso economico e politico dell'Europa per ribadire il principio per cui «non c'è soluzione militare alla crisi libica» –:

   quali ulteriori passi il Governo italiano intenda intraprendere, coerentemente con l'esigenza di rafforzare l'impegno europeo per la soluzione della crisi libica, anche alla luce dell'esito dei recenti incontri avuti con i rappresentanti libici.

 

Seduta del 18 dicembre 2019

Illustrazione di Lia Quartapelle Procopio, risposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio, replica di Andrea Romano

 

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, Ministro, finalmente, finalmente l'Italia riprende l'iniziativa sulla Libia; e dico finalmente perché siamo reduci da 15 mesi con il precedente Governo, e in particolare con l'inattività del precedente Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e del precedente Ministro dell'interno, di assenza totale dell'Italia sullo scenario libico.

In questi giorni siamo tutti molto consapevoli che c'è il rischio che in Libia finisca come in Siria, dove Russia e Turchia fomentano il conflitto e al tempo stesso si spartiscono il futuro del Paese; l'Europa rischia di stare a guardare e di pagare semplicemente le conseguenze dell'instabilità. Giusta e tempestiva la sua missione di ieri, dopo l'inattività dei mesi passati; ma noi vogliamo sapere: dopo ieri, quali sono i prossimi passi, italiani ed europei? Sappiamo che ha senso infatti un'iniziativa italiana solo se è avanguardia di un'iniziativa europea, siamo consapevoli del fatto che il nostro Paese abbia pagato molto caramente le rotture con la Francia anche sulla vicenda libica, e vorremmo che lei oggi ci spiegasse come la sua missione intende proseguire come avanguardia in ambito europeo sull'iniziativa libica.

 

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, Presidente. Grazie, deputate e deputati. La missione svolta proprio ieri conferma la priorità assoluta del Governo, per una stabilizzazione della Libia e dell'intera area euromediterranea.

La recente recrudescenza delle ostilità e la marcata internazionalizzazione del conflitto espongono il Paese al rischio di una sanguinosa guerra civile, aggravata da una guerra per procura. L'Italia vuole evitare a tutti i costi questo scenario e, coerentemente con l'approccio inclusivo che ci contraddistingue, abbiamo avuto importanti e proficui incontri a Tripoli con il Presidente del Consiglio presidenziale libico, al-Sarrāj, insieme al vicepresidente Maitig e al Ministro degli Esteri del Governo di accordo nazionale Siala. A Bengasi, ho poi incontrato, nella stessa giornata, il generale Haftar e, a Gubba, il Presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh.

A tutti gli interlocutori ho chiesto con chiarezza di adoperarsi per un'immediata di escalation del conflitto, in vista della conferenza di Berlino, invitando tutte le parti a contribuire in maniera costruttiva al processo. Al Presidente al-Serraj e agli altri interlocutori del Governo di accordo nazionale ho sottolineato nuovamente le forti riserve dell'Italia per gli accordi recentemente sottoscritti con la Turchia, in materia di sicurezza e di delimitazioni marittima, che, nella nostra ottica, complicano ulteriormente uno scenario già particolarmente complesso. Al generale Haftar che conto di poter incontrare a Roma prossimamente, ho chiesto di contribuire ad una soluzione politica della crisi. Ho avanzato la stessa richiesta al Presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk. L'unica soluzione possibile è tramite il dialogo politico e l'iniziativa diplomatica. Continuiamo a sostenere il processo di Berlino e gli sforzi del Rappresentante speciale Salamé. Siamo ottimisti per il lavoro fatto finora in preparazione della Conferenza, che ha consentito di raggiungere un accordo di principio sul testo di conclusioni, nell'ultimo incontro tecnico, tenuto martedì scorso. Ci attendiamo che la data venga annunciata tempestivamente - della conferenza ovviamente – e che il vertice possa avere luogo all'inizio dell'anno.

In questo contesto l'Italia ritiene indispensabile promuovere un approccio più coerente e coordinato dell'Unione europea in Libia e, in particolare, di Italia, Francia, Germania e Regno Unito. Contatterò, a partire dalle prossime ore, i principali interlocutori internazionali, per condividere gli esiti della missione e pianificare congiuntamente i prossimi passi da compiere.

Io ritengo indispensabile – e come Governo riteniamo indispensabile - che l'Italia punti a riacquisire il suo ruolo naturale di attore primario nel Mediterraneo. A questo proposito c'è la volontà, da parte del Governo, di promuovere una seconda missione, questa volta europea, in Libia, che preveda la partecipazione anche del nuovo Alto rappresentante dell'Unione europea Borrell. Inoltre ho deciso di istituire un inviato speciale per la Libia, che risponderà al Ministero degli esteri, con il compito di mantenere una costante interlocuzione di alto livello politico con i diversi attori libici.

Sempre in linea con il nostro approccio inclusivo, lo scorso 6 dicembre ho riunito a Roma, a margine della conferenza Med-Dialogues, dei ministri degli esteri dei Paesi vicini alla Libia, non inclusi nel processo di Berlino, per raccoglierne le valutazioni e le istanze. Lavoriamo affinché questi Paesi siano coinvolti nei seguiti del processo. Questa iniziativa, apprezzata e accolta positivamente dallo stesso Rappresentante speciale Salamé, valorizza ulteriormente il ruolo di naturale interlocutore di tutte le parti libiche ed internazionali, che l'Italia intende mantenere e rafforzare.

Mi soffermerò su altri aspetti nella prossima risposta.

 

ANDREA ROMANO. Grazie, Presidente. Accogliamo, signor Ministro, le sue parole come l'avvio di un cambio di passo, un cambio di passo positivo, rispetto a tutto il tempo perso dall'Italia nei quindici mesi del Governo precedente. Quel tempo perso ricordarlo non è un esercizio di crudeltà - mi creda -, ma serve a ricordare a noi tutti quali errori sono stati commessi e quali errori non dobbiamo più commettere.

Abbiamo perso tempo in Libia durante il precedente Governo, perché abbiamo inseguito emergenze fantasiose, promosse solo da propaganda di parte, come per esempio la cosiddetta emergenza migranti, mentre a pochi passi da noi, sotto i nostri occhi, in Libia, esplodeva un'emergenza vera, una guerra per procura, mossa da potenze straniere, in primo luogo la Turchia e la Russia, e da altre potenze regionali, che non pagano sulla propria pelle, come invece accade l'Italia, le conseguenze del caos libico.

Lei ha ammesso con onestà, fuori da quest'Aula, il ritardo che abbiamo accumulato e gliene diamo atto. La sua visita in Libia e i passi che lei ha annunciato segnano una svolta importante, che il Pd si impegna a sostenere con lealtà e con responsabilità, sia dentro il Parlamento che attraverso la nostra delegazione parlamentare.

In questo senso suggeriamo tre passi aggiuntivi, rispetto alla strategia, che ha appena delineato.

Il primo è quello di essere protagonisti - ma lei l'ha detto - nella nuova strategia europea, che è resa possibile - ricordiamolo - dalla discesa in campo, per la prima volta, della Germania. In questo senso la nomina di uno speciale inviato italiano è significativa da questo punto di vista.

Il secondo passo è aumentare la nostra pressione diplomatica su quei Paesi che stanno agendo sul teatro libico, in particolare la Turchia e la Russia, che sono certamente Paesi amici, ma che sono anche - non possiamo nasconderlo - protagonisti dell'escalation militare, attraverso soprattutto la fornitura, diretta o indiretta, di armi, tra l'altro in aperta violazione dell'embargo sancito dalle Nazioni Unite.

Il terzo passo doveroso, che vogliamo sottolineare, è che l'Italia vigili con attenzione sulle conseguenze che l'escalation militare sta avendo sui civili libici, ma anche sulle condizioni dei campi di detenzione per migranti in Libia, condizioni che erano già scandalose, ma che sono diventate totalmente inaccettabili per qualsiasi standard internazionale