Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. – Per sapere – premesso che:
nel 2014, con la finalità di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, il Programma nazionale di riforma (Pnr) ha previsto una specifica politica place-based: la Strategia nazionale aree interne (Snai);
il principale merito della Strategia nazionale aree interne è stato quello di aver individuato una nuova e più ampia definizione di perifericità, a prescindere dal criterio altimetrico, e di aver collocato al centro di una politica pubblica enti locali, spesso dimenticati, in cui vivono attualmente 13,4 milioni di abitanti (oltre il 25 per cento della popolazione) e che rappresentano, complessivamente, il 48,5 per cento dei comuni italiani;
secondo i dati Istat tra 10 anni quasi il 90 per cento dei comuni delle aree interne del Mezzogiorno subirà un calo demografico, con quote che raggiungeranno il 92, 6 per cento nei comuni ultraperiferici. Ad aggravare questa tendenza un livello senza precedenti degli espatri di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni (+21,2 per cento nel 2023) e una contrazione dei rientri in Italia, scesi a 6 mila (-4,1 per cento rispetto al 2022);
la «perdita» di 15 mila risorse qualificate deriva anche dal fatto che, oltre ad essere tra i più precari, la retribuzione oraria dei giovani laureati nel nostro Paese fino a 29 anni nel 2022 era inferiore a quella della media dell'Unione europea: 11,7 rispetto a 13,4 euro, anche a parità di potere d'acquisto;
attualmente sono interessate da progetti della Strategia nazionale aree interne 124 aree che comprendono 1.904 comuni (4.570.731 abitanti);
gli ambiti di intervento del Piano strategico nazionale delle aree interne 2021-2027, approvato il 9 aprile 2025, si inseriscono nella cornice più generale dei tagli operati dal Governo Meloni agli enti locali che determineranno inevitabilmente una riduzione di servizi: -7,7 miliardi di euro di spesa corrente per gli enti territoriali, -3,5 miliardi di euro sul Fondo perequativo infrastrutturale, -1,7 miliardi di euro sulle strade provinciali (salvo ripensamenti). A questo si aggiungono le misure sul dimensionamento scolastico (-5.660 docenti dell'organico dell'autonomia e -2.147 posti del personale amministrativo) e una spesa sanitaria che diminuisce rispetto al prodotto interno lordo –:
quali azioni strutturali e urgenti il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche con riferimento al tema del personale, per utilizzare tutte le risorse a disposizione per contrastare il fenomeno dello spopolamento e della desertificazione delle aree interne.
Seduta del 18 giugno 2025
Illustrazione di Augusto Curti, rispostA del Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, replica di Marco Sarracino
AUGUSTI CURTI, Grazie, Presidente. Ministro, le aree interne del nostro Paese stanno affrontando una crisi profonda e strutturale, sia in termini di spopolamento, che anche in termini di desertificazione, sia economica che sociale. La Strategia nazionale per le aree interne (SNAI), avviata nel 2014, ha rappresentato un passaggio molto importante, perché ha finalmente riconosciuto la centralità di quei territori troppo a lungo dimenticati. Ma oggi questo non basta più.
Non basta anche perché, a fronte dei 4.000 comuni italiani classificabili come interni, meno della metà, oggi, è coinvolta in quei progetti. Secondo l'Istat, nei prossimi dieci anni il 90 per cento dei piccoli comuni delle aree interne avrà un calo demografico. A rendere ancora più difficile questa battaglia c'è il contesto dei tagli, previsti da questo Governo, agli enti locali: penso ai 7,7 miliardi in meno sulla spesa corrente, ai 3,5 miliardi sul Fondo perequativo, al Fondo tagliato alle nostre province.
Per questi motivi, chiediamo al Ministro quali misure strutturali ed immediate intenda adottare per evitare che intere aree del nostro Paese vengano condannate all'abbandono e alla marginalità definitiva.
TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Grazie, Presidente. Come ben conosce l'interrogante, il problema delle aree interne deriva “anche” da una situazione demografica, non “solo” da una situazione demografica. Sa bene l'interrogante, come il gruppo che rappresenta, che, in realtà, nelle aree interne poi vi è una distinzione tra tre tipologie di comuni, dei quali gli ultraperiferici rappresentano indubbiamente la parte più delicata e più sensibile, quella che statisticamente ha una prospettiva, sotto il profilo demografico, decisamente poco confortante. Ma direi che il problema demografico investe tutto il Paese, perché - come lei sa - l'indice di sostituzione, che teoricamente è pari a 2,1, oggi raggiunge, per quanto riguarda la fecondazione, l'1,29 per donna. Quindi siamo decisamente in una situazione di forte calo demografico.
Lei prima faceva riferimento alla situazione delle spese che dovrebbero essere effettuate. Mi permetto di fare un riferimento alla fotografia della situazione relativa alle aree interne come costituite e, quindi, 72, perché nel 2014-2020 le aree interne costituite erano 72, poi degradate a 67 dalle regioni nella successiva fase. Per quanto ci riguarda abbiamo aumentato quel numero di altri 56, di cui 43 godono di tutte le tipologie di finanziamenti e 13 solo dei finanziamenti europei. Però, giusto per poter dare un dato, le faccio presente che, ad oggi, la situazione di spesa è la seguente: a fronte di 1.200 milioni stanziati per quanto riguarda la politica delle aree interne 2014-2020 - faccio presente che siamo nel 2025, com'è noto a tutti -, abbiamo 5.814 progetti presentati, ma impegni di spesa pari a 744 milioni e pagamenti per 446 milioni. Siamo, in termini di spesa, al 38 per cento. Se avessimo questo dato per quanto riguarda il PNRR penso che sarei stato fortemente criticato.
Concludo con un'osservazione che mi pare peraltro fondamentale e cioè che il Piano che è stato assunto, il Piano strategico nazionale per le aree interne, è stato approvato il 9 aprile all'unanimità da regioni, province, comuni e comunità montane; è un Piano che non era previsto.
Voglio rispondere all'antropologo Vito Teti e ai vari Teti che si profilano all'orizzonte per rassicurarli che io non ho mai detto che quello delle aree interne è uno spopolamento irreversibile; mi sono limitato - e chi l'ha letto e capito può confermarlo - che nel Piano delle aree interne abbiamo allegato lo studio del CNEL del professor Alessandro Rosina, ordinario di statistica della facoltà di economia dell'Università di Milano, dove si rappresenta uno scenario e quello scenario è riprodotto a livello scientifico. Diceva Einaudi: conoscere per deliberare. Se si intende deliberare senza conoscere, probabilmente, si sbaglia di grosso.
ggiungo che ad oggi, complessivamente, oltre quelli a cui facevo riferimento, vi sono impegni di spesa per circa 800 milioni, che devono essere ancora spesi. Il problema, evidentemente, è un problema di programmazione. Non a caso, abbiamo assunto, per le aree del Mezzogiorno, 2.200 persone - mi auguro che poi le regioni le destinino anche alle aree interne, ma sono assegnate alle regioni - con contratto a tempo indeterminato, per favorire la progettazione e per sostenere, sotto il profilo amministrativo, quei comuni che evidentemente oggi non hanno la possibilità, da soli, di poter far fronte a un'attività progettuale.
MARCO SARRACINO, Ministro, lei ha parlato come se per il Governo le aree interne fossero una priorità, però lei non può dire questo. Sa perché? Perché io ho qui con me il suo Piano strategico nazionale per le aree interne, quello che lei ha citato. Il punto è che lei non è che fa riferimento a uno studio, lei pone un obiettivo (Commenti del Ministro Foti)…, l'obiettivo n. 4, in cui lei scrive, parlando di spopolamento irreversibile, che un numero non trascurabile di territori si trova già in una fase compromessa e quindi non possono porsi alcuna inversione di tendenza. Lei ha scritto questo e lo pone come obiettivo ed è una cosa molto differente da quella che lei ha appena detto.
Quindi, Ministro, questo l'avete scritto voi e con le dichiarazioni di questa mattina del suo collega Giorgetti, con cui evidentemente lei non ha parlato, avete sventolato definitivamente bandiera bianca. Avete detto a quelle migliaia di ragazzi e ragazze, che ogni anno sono costretti ad andar via, che alla fine hanno fatto bene, perché in Italia non avrebbero avuto alcun futuro e che è inutile restare a lottare, perché la battaglia è persa.
Lo avete fatto con le vostre politiche, dicendo “no” al salario minimo, tagliando la sanità in territori dove è già difficile raggiungere un ospedale. Avete accorpato le scuole, avete cancellato - e questo è un fatto - 3,5 miliardi dal Fondo perequativo infrastrutturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non rida (Commenti del Ministro Foti) perché quelle risorse servivano ai nostri ospedali, servivano alle reti idriche, servivano alle ferrovie e alle strade.
Volete realizzare, infine, come ciliegina sulla torta, proprio per le aree interne l'autonomia differenziata, facendo esplodere i divari tra città e campagne. Altro che coesione, Ministro, altro che Ministro della coesione e altro che patrioti: sarete ricordati come il Governo che ha spaccato la patria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Noi, invece, Ministro, a quei ragazzi vogliamo offrire la speranza di un futuro nel territorio in cui nascono, vogliamo garantire il diritto a restare. Se voi ritenete che le aree interne siano un problema di cui liberarvi, se voi ritenete che chi vi abita debba essere condannato alla solitudine, alla paura, all'essere cittadini di serie B con meno diritti e meno servizi, noi crediamo che le aree interne siano una grande occasione di crescita e sviluppo per tutto il nostro Paese e non le abbandoneremo.