Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 125 del 2018 è stata autorizzata la ratifica del Trattato di estradizione e quello di cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Emirati arabi uniti;
il Trattato impegna le parti a consegnare reciprocamente persone ricercate che si trovino nei rispettivi territori, per dare corso a un procedimento penale (estradizione processuale) o per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva (estradizione esecutiva) e con la possibilità di estradare latitanti e ricercati con mandato d'arresto per gravi reati legati al traffico di droga e alla criminalità organizzata che trovano negli Emirati un tranquillo rifugio di impunità;
l'autorizzazione del Parlamento alla ratifica del Trattato rappresenta un passo fondamentale per permettere il rientro in Italia di alcuni latitanti, tra cui alcuni già condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa oppure alcuni per i quali in Italia è stato già chiesto il rinvio a giudizio per corruzione o per altri reati gravissimi;
a distanza di più di due anni dall'approvazione della legge, risulta agli interroganti che il Trattato sia valido, essendosi perfezionato l'iter durante lo scorso Governo;
il grande impegno del Governo italiano nei confronti della Francia, per ottenere l'arresto e l'avvio della procedura di estradizione dei terroristi italiani condannati per i delitti commessi nei cosiddetti «anni di piombo», ha rappresentato un fondamentale passo nella direzione di una cooperazione giudiziaria evoluta, che fa confidare anche nella soluzione di questa grave vicenda che vede coinvolti gli Emirati dove, a dispetto degli eccellenti rapporti esistenti tra i due Paesi, vivono alla luce del sole condannati e ricercati dalla giustizia italiana, anche in considerazione del fatto che, almeno per alcuni di questi, sta per intervenire l'impossibilità di esecuzione della pena ex articolo 172 del codice penale;
in un contesto di lotta globale alla criminalità organizzata è necessario impegnarsi per la concretizzazione della «risoluzione Falcone» adottata da 190 Paesi nella Conferenza di Vienna, dove si è rilanciato a livello globale un importante complesso di strumenti, predisposto in particolare in Italia, di contrasto al crimine transnazionale –:
quali siano le iniziative che il Governo ha predisposto per dare completa attuazione al Trattato e di quali elementi disponga in merito ai tempi necessari ad assicurare l'estradizione di latitanti condannati per gravissimi reati, che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al traffico internazionale di stupefacenti, alla frode in danno di lavoratori e famiglie.
Seduta del 19 maggio 2021
Illustrazione di Alfredo Bazoli, risposta della Ministra per la Giustizia Marta Cartabia, replica di Walter Verini
ALFREDO BAZOLI. Grazie, Presidente. Signora Ministra con la legge n. 125 del 2018 è stato approvato il Trattato di estradizione e quello di cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Emirati Arabi Uniti. L'autorizzazione del Parlamento alla ratifica del Trattato rappresenta un passo fondamentale per permettere il rientro in Italia di alcuni latitanti, tra cui alcuni già condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e altri per i quali in Italia è stato già chiesto il rinvio a giudizio per corruzione o altri gravissimi reati.
Il grande impegno del Governo italiano nei confronti della Francia, per ottenere l'arresto e l'avvio della procedura di estradizione dei terroristi italiani condannati per delitti commessi nei cosiddetti “anni di piombo”, ha rappresentato un fondamentale passo nella direzione di una cooperazione giudiziaria evoluta, che fa confidare anche nella soluzione di questa grave vicenda che vede coinvolti gli Emirati dove, a dispetto degli eccellenti rapporti esistenti tra i due Paesi, vivono alla luce del sole condannati e ricercati dalla giustizia italiana. Per questo le chiediamo quali siano le misure che il Governo ha predisposto per dare completa attuazione al Trattato e quali siano i tempi necessari ad assicurare finalmente alla giustizia latitanti condannati per gravissimi reati, che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al traffico internazionale di stupefacenti, alla frode in danno di lavoratori e famiglie.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole. Come lei ha sottolineato, i due Accordi bilaterali di estradizione e di assistenza giudiziaria, firmati ad Abu Dhabi nel 2015, sono entrati in vigore nell'aprile 2019. Questo è un passo avanti, lo ha sottolineato anche lei. La cooperazione internazionale è un fattore da sviluppare sempre di più e in molteplici direzioni, sia in consessi multilaterali, sia in relazioni bilaterali. È un passo avanti perché ha consentito la riproposizione di alcune delle domande di estradizione in precedenza respinte dagli Emirati Arabi Uniti. Deve, tuttavia, osservarsi che è davvero un piccolo passo fino adesso. Le domande non hanno ricevuto riscontri da parte delle autorità richieste, nonostante siano stati periodicamente compiuti solleciti da parte del Ministero. Notevoli difficoltà sono state incontrate pure con riferimento alle domande di consegna di latitanti cui si sono riferiti i fatti di criminalità organizzata. In un caso recente, che potrebbe considerarsi un po' un elemento esemplificativo del tipo di rapporti e delle difficoltà che si incontrano, le autorità degli Emirati Arabi Uniti hanno eccepito una serie di difetti dal punto di vista formale, per esempio: l'incompletezza della traduzione in arabo della documentazione di estradizione, oppure la mancanza, su una parte di questa documentazione, dell'apposizione di timbri in conformità delle copie originali. A tali eccezioni, peraltro, si è tempestivamente replicato. Erano delle formalità che, in realtà, erano state adempiute da parte del Ministero, non vi era stato, poi, più nessun riscontro da parte degli Emirati Arabi Uniti. In via generale, a parte questo episodio che riguarda la traduzione e i timbri, non è infrequente la richiesta, che a noi appare spesso pretestuosa, di informazioni supplementari, di approfondimenti, di dati identificativi ulteriori rispetto a quelli già forniti. L'applicazione concreta, quindi, di questo Trattato di estradizione ha, dunque, fatto emergere notevoli difficoltà riconducibili, forse, ad un atteggiamento non del tutto collaborativo della controparte, che, per certi versi, ha continuato a comportarsi come se i rapporti fossero ancora regolati dai principi generali della cortesia internazionale e della reciprocità, ma non in una stretta forma di collaborazione. Per cercare di risolvere tutte queste problematiche in data 18 novembre del 2020 si è tenuta in videoconferenza, anche grazie all'ausilio fornito dall'ambasciata d'Italia ad Abu Dhabi, un incontro tecnico di verifica dell'andamento della cooperazione giudiziaria bilaterale. Si auspica che l'ampia e approfondita discussione avuta in tale sede possa contribuire a superare il persistente atteggiamento ostruzionistico degli Emirati Arabi e un analogo incontro è previsto per le prossime date del 31 maggio e del 1° giugno, a margine di una preliminare discussione per l'avvio del negoziato per la conclusione di un trattato in materia di trasferimento dei detenuti. Per completezza, noto che ci sono stati degli elementi di collaborazione: sono stati consegnati dalle autorità degli Emirati Arabi soggetti in indagine relative al traffico illecito di sostanze stupefacenti e anche altre fattispecie minori, ma quello a cui lei faceva riferimento, che sono casi gravi relativi alla criminalità organizzata, incontrano maggiori difficoltà, onorevole. Grazie molte.
WALTER VERINI. La ringraziamo signora Ministra per questa risposta e per le informazioni che ci ha fornito. Tuttavia, è evidente che lei ha fatto risaltare anche un problema che attiene alla collaborazione bilaterale nel campo della assistenza giudiziaria. Forse può chiamare in causa anche più in generale - solo per caso vedo qui il Ministro degli Esteri - i rapporti tra i due Paesi non solo in questo campo. Però, mi permetto, occorre intensificare gli sforzi, perché c'è anche un rischio non solo che non vengano assicurate alla giustizia autori, condannati, latitanti per quei gravissimi reati anche associativi, che Alfredo Bazoli ha ricordato nella sua introduzione, ma che addirittura possano scattare perfino le impossibilità di esecuzione della pena per alcuni, questo sarebbe una beffa, insomma.
Infine, signora Ministro, questo è un piccolo tassello, però importante, di un contrasto anche transnazionale alle mafie e alle organizzazioni criminali. L'Italia ha la presidenza del G20. Nell'ottobre scorso, a Vienna, si tenne un'importante assise internazionale, della quale l'Italia fa parte, che ha rilanciato a livello generale globale tutto il ventaglio di interventi e di strumenti per contrastare il crimine a livello transnazionale, con una risoluzione - lei evidentemente lo sa meglio di me - approvata all'unanimità da 190 Paesi. Questa risoluzione, non per caso, si chiama “risoluzione Falcone”. Ecco, io credo che si possa cogliere questa occasione della presidenza italiana del G20, per tradurre concretamente in atti e in decisioni operative i contenuti di quella risoluzione. Questo caratterizzerebbe ancora di più il nostro Paese, la cui legislazione antimafia è riconosciuta tra le migliori, come una punta avanzata nel contrasto alla criminalità organizzata.