Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la filiera dell'automotive ancora oggi risulta trainante per l'industria nazionale in termini di fatturato, occupazione e capacità di innovazione;
l'Italia, rispetto ai volumi produttivi degli anni Settanta è caratterizzata da una minore produzione di autoveicoli ma anche da una forte componentistica prima assente e permane uno dei Paesi in cui la mobilità privata è maggiormente diffusa (circa 6,6 italiani su 10 posseggono un'auto) ma il parco autoveicoli è fra i più vecchi, insicuri ed inquinanti d'Europa;
l'epidemia sanitaria da COVID-19 ha bloccato le vendite e messo tutto il settore a rischio, situazione che è stata ulteriormente acuita dall'aumento dei costi dei prodotti energetici e delle materie prime: le immatricolazioni nazionali erano di circa 1 milione e 900 mila vetture nel 2019 e, pur in presenza di robusti incentivi, sono passate a 1 milione e 380 mila nel 2020 e a 1 milione e 460 mila nel 2021;
per far fronte alla crisi in atto, Governo e Parlamento, con un'azione di politica industriale fortemente voluta dal PD, hanno introdotto una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, coniugando l'azione positiva dell'eliminazione di vetture circolanti altamente inquinanti e l'incremento della sicurezza del parco circolante con il deciso sostegno al settore ed all'occupazione;
ad oggi la situazione permane ancora fosca sia per i ritardi nella ripresa delle misure di incentivazione quanto per la carenza di materie prime e semilavorati che rallenta la produzione;
grazie ai 3-4 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza allocati su batterie, semiconduttori e idrogeno e al «decreto Energia» che prevede una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e di 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, sono state finalmente appostate le risorse necessarie per un progetto di ripresa del settore dell'auto in Italia;
occorre un progetto industriale quindi, e non solo di sostegno alla domanda, che coinvolga anche Stellantis – maggior produttore nazionale – valorizzando gli investimenti in stabilimenti come Melfi, Mirafiori, sulla Gigafactory, su nuovi modelli e più in generale su tutta la componentistica auto nella complessa fase della transizione ecologica –:
quali iniziative abbia in animo il Governo per dotare il Paese di un piano strutturale ed organico sull'industria dell'automobile, in considerazione delle risorse già stanziate, degli obiettivi di transizione ecologica e della necessità di rafforzare il tessuto produttivo e della componentistica e di difendere l'occupazione.
Seduta del 20 aprile 2022
Illustrazione di Francesca Bonomo, risposta del Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, replica di Gianluca Benamati
FRANCESCA BONOMO. Signor Ministro, la filiera dell'automotive risulta trainante per l'industria nazionale, rappresenta il 5,6 per cento del PIL nazionale, più di 250 mila occupati. Rispetto ai volumi produttivi degli anni Settanta, ad oggi è caratterizzata da una minore produzione di autoveicoli ma anche invece da una forte produzione di componentistica che prima era assente. L'epidemia sanitaria da COVID-19 ha bloccato le vendite e messo tutto il settore a rischio, situazione che è stata ulteriormente acuita dall'aumento dei costi dei prodotti energetici e anche dalle materie prime. Per far fronte a questa crisi in atto Governo e Parlamento, con una forte azione di politica industriale fortemente voluta dal Partito Democratico, hanno introdotto una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, ma hanno anche previsto nel PNRR circa 4 miliardi allocati su batterie e semiconduttori a idrogeno, ma nel “decreto energia” soprattutto una dotazione di 700 milioni per l'anno 2022 e di un miliardo negli anni dal 2023 al 2030. Siamo però oggi qui a chiedere al Governo quale sia questo progetto industriale che coinvolga anche Stellantis, che valorizzi gli investimenti in stabilimenti come Mirafiori, Melfi, sulla gigafactory e che più in generale appunto attiri anche nuovi modelli, un lavoro sulla componentistica, sempre avendo ovviamente ad oggetto la transizione ecologica ma con l'obiettivo anche di difendere l'occupazione e la produzione.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello Sviluppo economico. Il Governo ritiene l'automotive un settore strategico per il Paese e come è stato ricordato nell'interrogazione abbiamo dotato di 700 milioni di euro e di un miliardo di euro ciascuno gli anni dal 2023 al 2050 destinati al settore per la tradizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore dell'automotive finalizzati all'insediamento, riconversione e riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili. Come gli interroganti sanno il DPCM attuativo, che è attualmente alla Corte dei conti, ha previsto importanti stanziamenti, 650 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024 per favorire la domanda e cioè sostanzialmente l'acquisto
di auto non di lusso e quindi tesa in qualche modo a riguardare la platea più ampia possibile di cittadini, indirizzando verso l'acquisto di auto non inquinanti e appunto cercando anche in qualche modo di rivolgersi alla platea che è impossibilitata senza incentivi economici a sostituire l'autovettura.
A questa prima fase, che è una fase, diciamo così, volta alla domanda, seguirà nelle prossime settimane un secondo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che, invece, è volto a misure di carattere pluriennale e che riguarda il lato dell'offerta. Si tratta di risorse non impegnate appunto sul fronte degli incentivi all'acquisto delle autovetture, sia delineando e finanziando strumenti diretti ad agevolare una vera e propria riconversione delle imprese del settore, operazione per la quale sono necessari ingenti investimenti a sostegno di nuove linee di produzione, ricerca, sviluppo e formazione. Per questo, il MiSE proporrà, tra l'altro, il finanziamento di strumenti agevolativi al sostegno di programmi di investimento per lo sviluppo industriale e l'attività di ricerca. Gli strumenti utilizzati saranno quelli del contratto di sviluppo che è già consolidato e pienamente operativo e degli accordi di innovazione che sono diretti esattamente ad agevolare progetti riguardanti attività di ricerca industriale di sviluppo e sperimentale finalizzati alla creazione di nuovi prodotti, processi o servizi e al notevole miglioramento di prodotti e servizi esistenti in aree di intervento tra cui quelle estremamente rilevanti per i settori ad alto valore aggiunto, si pensi ad esempio alle tecnologie di fabbricazione, all'intelligenza artificiale, robotica alla mobilità intelligente. In conclusione, quelle ora messe in campo sono solo le prime e più immediate misure che verranno a breve affiancate da ulteriori strumenti volti a garantire al settore ogni possibile incentivo per la riconversione e transizione verso le nuove tecnologie.
GIANLUCA BENAMATI. Grazie Presidente, grazie signor Ministro. Ci attendevamo una risposta di questo tenore; proprio in questi giorni in cui i dati ci mostrano come drammaticamente sia ancora attiva la crisi dell'automobile dopo la pandemia, in questo periodo di crisi dei materiali nel mezzo della transizione ecologica abbiamo un calo ancora sensibile delle immatricolazioni. Situazione critica in cui il Parlamento, il Governo sta rispondendo, cogliamo le sue parole, con una rinnovata centralità dell'auto nel panorama industriale italiano. Finalmente, dopo quanto ha fatto il Parlamento, quanto ha fatto il Governo, ci sono le risorse: potremmo calcolare 12 - 13 miliardi disponibili fra il “decreto energia” e il PNRR. Sta al Governo, questo era il quesito a cui lei risponde, costruire un piano industriale per l'automobile degli anni Trenta, del prossimo futuro. Noi crediamo, signor Ministro, che le cose che lei ha declinato, quindi incentivi - vado a concludere, Presidente - incentivi organici per i prossimi anni, siano positive e crediamo anche che investire su ricerca e sviluppo, sulla formazione e sulla transizione del sistema della componentistica sia necessario e in questo un rapporto importante deve essere quello con Stellantis. Le attuali costruzioni di veicoli in Italia sono tornate agli anni Sessanta; solo da un rapporto forte con il produttore nazionale, salvaguardia anche dei grandi stabilimenti: Melfi, Pomigliano, Cassino, Torino e Modena, solo in questo sta la ripartenza dell'automobile in Italia. Noi saremo qui, signor Ministro, a sostenere il Governo in questa azione di politica industriale dalla quale dipende una parte importante del tessuto produttivo e manifatturiero del nostro Paese.