31/01/2024
Silvia Roggiani
CASU, BRAGA, AMENDOLA, BAKKALI, BARBAGALLO, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GRAZIANO, GUERRA, LAI, MANCINI, MANZI, MEROLA, MORASSUT, UBALDO PAGANO, PELUFFO, TONI RICCIARDI, SCOTTO, SIMIANI, VACCARI e BONAFÈ
3-00949

Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 ha approvato in esame preliminare un provvedimento che regolamenta l'alienazione di un'ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   il Ministro interrogato, a proposito della possibile ulteriore cessione di quote di Poste italiane da parte dello Stato, in data 26 gennaio 2024 ha affermato che l'Italia deve «mantenere il controllo, non possiamo scendere sotto il 35 per cento», mentre la Sottosegretaria di Stato per le imprese e il made in Italy, Bergamotto, il 23 gennaio 2024, rispondendo all'interrogazione n. 5-01880 presentata dall'onorevole Casu, ha affermato che l'idea al vaglio dei soci pubblici sarebbe quella di diluire la quota di entrambi, mantenendo comunque la maggioranza assoluta del 51 per cento;

   la quota pubblica di partecipazione in Poste italiane è pari al 65 per cento e il Ministro interrogato ha affermato che non si scenderà sotto il 35 per cento, lasciando intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30 per cento;

   in riferimento alla cessione di quote pubbliche di Poste italiane, la Sottosegretaria Bergamotto, nella risposta all'interrogazione citata in precedenza, ha rassicurato circa l'impegno del suo Ministero nel garantire che la suddetta ulteriore cessione non comprometta l'erogazione del servizio pubblico e garantisca tutti i lavoratori coinvolti;

   la scelta di procedere alla privatizzazione ha generato grande preoccupazione tra le lavoratrici e i lavoratori e i sindacati per protesta hanno chiesto immediatamente un incontro al Governo e annunciato una fase di mobilitazione, lamentando la totale mancanza di ascolto rispetto alle decisioni assunte;

   la cessione di ulteriori quote di Poste italiane può avere un impatto diretto sulla salvaguardia dell'occupazione e sulla fornitura dei servizi essenziali per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano adottare per evitare la svendita di Poste italiane e garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.

Seduta del 31 gennaio 2024

Illustrazione di Andrea Casu, risposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, replica di Silvia Roggiani

ANDREA CASU, Signor Ministro, Poste Italiane non rappresenta solo 162 anni di storia italiana, ma anche il nostro futuro: 120.000 dipendenti, 12.800 sportelli aperti sul territorio, 580 miliardi di risparmi degli italiani, 35 milioni di clienti. È un gioiello che non potete e non dovete svendere. A chiedere di non farlo non sono solo il Partito Democratico, i sindacati, le lavoratrici, i lavoratori, tutti gli italiani preoccupati per quello che state facendo, ma è anche Giorgia Meloni, questa Giorgia Meloni, se la ricord? Quella che scendeva in piazza contro la privatizzazione, quella che adesso è la Presidente del Consiglio e sta facendo esattamente quello contro cui strillava dall'opposizione e chissà che cosa vede quando passa davanti agli specchi di Palazzo Chigi, chissà se si riconosce ancora.

Ora, abbiamo letto tante dichiarazioni, ma l'unico documento ufficiale che avete trasmesso è la risposta a questa nostra interrogazione in Commissione trasporti, la scorsa settimana. Qui, il MIMIT garantisce: manterremo la maggioranza assoluta del 51 per cento. Tre giorni dopo, lei ha fatto un'intervista e ci ha detto che non andremo sotto al 35 per cento. Ora, ci faccia capire, signor Ministro, ma quanto volete arrivare in basso, quanto volete arrivare a svendere?

E visto che fino adesso ci avete detto cose diverse, ciò significa che non parlate, oltre, che con i sindacati, con i lavoratori, con il Parlamento, con il Paese, ma non parlate nemmeno tra voi Ministri.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, più volte nell'intervento si è ricorso al verbo “svendere”. Credo che qualcun altro abbia svenduto in passato importanti asset del Paese, ma certamente non lo farà questo Governo.

Seconda cosa: nella Nota di aggiornamento del DEF e come è noto, il controllo di società quotate in Borsa si può svolgere in diverse forme, detenendo la maggioranza del pacchetto azionario oppure detenendo un numero di azioni sufficiente per avere il controllo dell'assemblea. Questo si verifica in aziende importanti e strategiche per il Paese e si verifica da tanti anni, in forma, diciamo così, diversa, diretta, indiretta, anche attraverso Cassa depositi e prestiti, basta citare ENI, basta citare ENEL, basta citare Leonardo; lo stesso modello verrà replicato, con lo stesso grado di successo, probabilmente, anche su Poste Italiane.

SILVIA ROGGIANI, Grazie, Presidente. Ministro, la sua risposta non ci soddisfa e non ci soddisfa perché io penso che sarebbe una follia, perché Poste Italiane, con la sua presenza capillare sul territorio, è un presidio dello Stato, uno dei pochissimi ancora aperti in un sacco di luoghi. Ci sono comuni montani, ci sono periferie degradate, ci sono luoghi difficili dove se Poste dovesse - diciamo così - rispondere al mercato gli sportelli chiuderebbero e non ci sarebbe più un luogo di riferimento che comunque è dei cittadini e dello Stato, di servizi che oggi ci sono, perché Poste chiaramente ha un ruolo che non è solamente economico, ma è anche, insomma, di scelta dello Stato, di presenza dello Stato. Gliel'ho detto, Ministro, con parole che non sono mie: sono parole della Presidente Giorgia Meloni, pronunciate in un'intervista a Il Sole 24 Ore prima che diventasse Premier.

Terza dimensione: Poste è un valore, lo ripeto, è un valore, è un asset e anche questo Governo l'ha ben presente. Le sue potenzialità di sviluppo vanno però oltre, come è stato di fatto riconosciuto, rispetto alla presenza dell'ufficio postale, perché il nome è rimasto “Poste”, ma di posta ce n'è molto poca e, quindi, le dinamiche di sviluppo di questa società dipendono dal perimetro di attività e dell'approccio, dalla visuale moderna che il management deve portare. Quindi, per questo motivo, quella che sta facendo questo Governo è un'operazione di valorizzazione di questo asset, preservandone, lo ripeto, preservandone, il controllo pubblico. Quindi, nessuna svendita, controllo pubblico, visione moderna e aperta al mercato: è il modello che potrà garantire il successo di Poste Italiane Spa nell'interesse degli azionisti e nell'interesse anche dei dipendenti.