Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
la cronaca quotidiana ci riporta brutalmente alla necessità di mettere in campo e di rendere efficace il complesso sistema di misure di cui ci si è dotati per il contrasto alla violenza contro le donne, anche con l'ultima legge approvata n. 168 del 2023, che prevede, accanto al rafforzamento delle misure cautelari, il coinvolgimento degli operatori e dei professionisti che possono entrare in contatto con le vittime in un'apposita azione di formazione, di aggiornamento e di qualificazione, con natura continua e permanente al fine di mettere in atto una corretta gestione del fenomeno, nonché di permetterne una corretta lettura, necessaria a consentire un'efficace e tempestiva azione di contrasto della violenza di genere e domestica, affinché anche le organizzazioni responsabili possano coordinare efficacemente le loro azioni, anche operando in sinergia con i centri antiviolenza, gli ordini professionali, con la Conferenza delle regioni, con l'Anci, Upi, Uncem, con la Conferenza dei rettori, con la Scuola nazionale dell'amministrazione, con il Formez Pa e con le associazioni attive nel contrasto al fenomeno;
la citata legge n. 168 del 2023 non prevede, però, risorse finanziarie per tali attività formative, né per assunzione di personale specializzato nella rete antiviolenza, nelle procure e in nessun altro servizio pubblico dedicato;
il Governo, in sede di discussione parlamentare, si era impegnato a garantire lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie a tal fine nella legge di bilancio;
la rete antiviolenza evidenza, inoltre, la necessità di incrementare i fondi per la presa in carico delle donne e dei loro figli, per accompagnarle nei percorsi di autonomia abitativa e di inserimento lavorativo, anche attraverso il reddito di libertà, in ragione della sempre crescente domanda –:
se e quali iniziative di competenza siano state adottate o abbia intenzione di adottare, a partire dal primo provvedimento utile, sia sul piano finanziario, sia su quello organizzativo, al fine di incrementare le azioni di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne e domestica e, in particolare, rispetto al finanziamento di formazione, aggiornamento e qualificazione del personale a carattere continuo e permanente.
Seduta del 6 dicembre 2023
Illustrazione di Valentina Ghio, risposta della Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, replica di Sara Ferrari
VALENTINA GHIO, Grazie, Presidente. Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento: lo ha detto a tutti noi che eravamo in una chiesa gremita, a Padova, ieri, Gino Cecchettin e lo ha detto anche a noi che siamo parte delle istituzioni e abbiamo il potere di mettere le risorse per creare le condizioni di cambiamento, per dare risposte a questo padre.
Qualche giorno fa, abbiamo approvato una nuova legge che rafforza le misure cautelari per i reati di violenza contro le donne. Noi abbiamo provato a migliorare questa legge, facendo inserire la formazione permanente degli operatori, convinti che la formazione sia necessaria per credere alle donne per salvare delle vite. La formazione ora è nella legge, ma non è finanziata e, quindi, ad oggi, non si può fare. Ma, nella discussione in Parlamento, lei, signora Ministra, si è impegnata per assicurare le risorse necessarie appena possibile.
Allora le chiediamo: quali iniziative avete adottato o adotterete nel primo provvedimento utile per rendere effettiva, e non solo parola scritta su carta, la formazione e per dare seguito a quell'impegno di cambiamento che siamo stati chiamati a mettere in atto.
EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente. Il quesito si focalizza su tre aspetti: le misure a sostegno delle donne in uscita da situazioni di violenza, le risorse finanziarie, la formazione degli operatori. Sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, il Governo ha concentrato la sua attenzione fin da subito, incrementando i fondi per il Piano antiviolenza, nelle due leggi di bilancio varate dal nostro insediamento, da 35 milioni a 55 milioni strutturali, più ulteriori 9 milioni stanziati per quest'anno dal mio Ministero per l'empowerment delle donne in uscita dalla violenza.
Da segnalare, inoltre, che le risorse per la prevenzione sono state quasi raddoppiate, passando da 17 a 30 milioni. A questo si aggiungono la stabilizzazione del reddito di libertà, operata con la nuova legge di bilancio, per la cifra di 6 milioni, il completamento del progetto per il microcredito di libertà, la diffusione del 1522, la promozione di campagne di prevenzione sui media e nelle scuole e, soprattutto, l'approvazione unanime di una legge per il rafforzamento delle misure di prevenzione che, oltre a promuovere la formazione sul campo dei magistrati, agendo nell'immediato sui criteri di assegnazione dei fascicoli, dispone l'elaborazione di linee guida per la formazione del personale a vario titolo coinvolto nella trattazione delle situazioni di violenza.
A questo tema, il comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio antiviolenza insediato presso il mio Ministero, coordinato dalla professoressa Fabrizia Giuliani, si è già dedicato, avviando dallo scorso mese di luglio l'elaborazione di un libro bianco per la definizione di standard omogenei e contenuti appropriati in linea con la Convenzione di Istanbul. Con le disposizioni contenute nella legge appena approvata questo lavoro potrà ricevere ulteriore impulso, al fine di coordinare e razionalizzare le attività di formazione settoriali, che già esistono, ma necessitano di un'attività di coordinamento e uniformazione che sarà adeguatamente supportata sul piano finanziario. Per il conseguimento generale di questo obiettivo, ci si potrà avvalere, in parte, delle risorse dedicate all'attuazione del Piano strategico nazionale antiviolenza che nella formazione vede uno dei punti fondamentali.
Si segnala tuttavia che, al di là di eventuali interventi legislativi sulla materia, con riferimento al personale delle forze di sicurezza, alla magistratura e al personale sanitario, ogni amministrazione, con proprie risorse, ha provveduto ad avviare e implementare percorsi di formazione dedicati specificamente alla gestione del fenomeno.
SARA FERRARI, Grazie, Ministra. Mi sarebbe piaciuto che oggi potessimo dire al padre che ieri ci ha chiesto una svolta - e ce l'ha chiesto quella chiesa, ce l'ha chiesto quella piazza, ce l'hanno chiesto tutti gli italiani che ieri hanno seguito quelle esequie - che non ci accontenteremo dei soldi già stanziati; non chiederemo, come lei ha appena detto, ai vari settori dell'amministrazione pubblica, con proprie risorse, di fare la formazione degli operatori. Mi sarebbe piaciuto sentire che cogliamo l'occasione per un passo ulteriore. Spero che, prossimamente, questo si realizzi davvero, perché abbiamo bisogno di formazione di tutti gli operatori, formazione e assunzione di personale specializzato, come ci hanno detto nelle audizioni. Il personale che oggi fa parte della nostra magistratura non è sufficientemente preparato per utilizzare e mettere in campo procedure e strumenti, quelle misure cautelari che abbiamo voluto rafforzare insieme con l'ultima norma, ma che non funzionano.
L'Italia è stata condannata proprio perché la magistratura non è in grado di fare valutazione del rischio, non è in grado di riconoscere la violenza perché la normalizza e archivia troppo presto, in fase preliminare, questi procedimenti. Il che significa che è urgente questa formazione, che va fatta in maniera massiccia e strutturale e che noi abbiamo bisogno di dare queste risposte a un Paese che non può, anche l'anno prossimo, vedere altre 100 donne uccise, altri 100 uomini assassini. Abbiamo bisogno di saper gestire meglio questo fenomeno e, soprattutto, di prevenirlo.
Si previene con l'educazione e io spero che il percorso appena partito in Commissione cultura e istruzione ci vedrà nuovamente condividere il punto di caduta per dare le risposte più opportune, ma anche che questa formazione degli operatori, per evitare che dalla violenza si passi al femminicidio - la prevenzione secondaria - possa trovare maggiore convinzione, maggiore sforzo da parte del Governo.