Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
si è fortemente preoccupati da un evidente atteggiamento favorevole del Governo rispetto all'introduzione di meccanismi salariali differenziati nel nostro Paese, come testimoniato dall'accoglimento, pochi giorni fa, di un ordine del giorno della maggioranza nell'ambito dell'esame della proposta per l'introduzione del salario minimo legale;
la sfida dei mercati internazionali, nell'era della rivoluzione tecnologica e della transizione ecologica, non può più essere affrontata puntando sulle basse retribuzioni e su bassi livelli di produttività, pena il rischio della marginalità e di squilibri sociali drammatici;
tali sfide non possono essere affrontate con soluzioni anacronistiche e decontestualizzate dal livello globale;
il sistema italiano della contrattazione collettiva prevede che la contrattazione collettiva integrativa si svolga sulle materie e nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali, tra i soggetti e con le procedure negoziali che questi ultimi prevedono;
ogni iniziativa volta a superare tale equilibrio rischierebbe di rappresentare un surrettizio e antistorico scivolamento verso il modello delle gabbie salariali che furono oggetto di uno specifico accordo tra le parti sociali nel 1945, definitivamente archiviato nel 1972 e che aveva determinato quel fenomeno che fu opportunamente definito «la giungla retributiva»;
non può essere disatteso il principio del riconoscimento dell'identica retribuzione per la medesima prestazione lavorativa;
nello stesso documento approvato dal Cnel, il 12 ottobre 2023, si evidenzia che già «marcate differenze si riscontrano infine con riferimento all'area geografica analizzata e questo è un aspetto di particolare delicatezza e rilevanza rispetto a quanti prospettano oggi interventi normativi sul salario minimo differenziati su base territoriale»;
già ora, la media dei salari riconosciuti nel Mezzogiorno è più bassa di circa 20 punti percentuali rispetto a quelli del Nord Ovest e di 15 punti rispetto al Nord Est;
la difficoltà di accedere a servizi pubblici e privati, presidi sanitari, trasporti, attività culturali e di intrattenimento vedono già oggi penalizzati il Mezzogiorno;
tutto ciò va considerato anche in relazione al disegno di legge sull'autonomia differenziata che è attualmente all'esame del Parlamento –:
se il Governo intenda perseguire la strada della differenziazione salariale a partire dal pubblico impiego o se, al contrario, intenda assicurare il proprio impegno a garanzia della contrattazione collettiva nazionale, scongiurando ogni forma di discriminazione retributiva territoriale.
Seduta del 20 dicembre 2023
Illustrazione di Ubaldo Pagano, risposta dellla Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, replica di Marco Sarracino
UBALDO PAGANO. Signor Presidente, signora Ministra, appena 10 giorni fa in quest'Aula abbiamo visto realizzarsi un paradosso perverso. Mentre tutte le opposizioni, unite e compatte, vi chiedevano l'istituzione di un salario minimo per i lavoratori italiani che, lavorando, non riescono comunque ad acquisire quella dignità che dovrebbe essere intrinseca nel lavoro, la maggioranza diceva che in realtà il problema non esisteva e buttava la palla in fallo laterale. Non solo con quel metodo avete calpestato le aspettative di tanta gente che finalmente vedeva la luce in fondo al tunnel, ma siete addirittura riusciti ad approvare un ordine del giorno che andasse ben oltre ogni nefasta fantasia. Sì, perché avete chiesto al Governo come maggioranza di impegnarsi affinché fossero reinserite le gabbie salariali, quel sistema distorto e discriminatorio che per quasi 30 anni ha contribuito ad aumentare i divari tra il Nord e il Sud del Paese. Il Governo, per voce di un suo esimio esponente dalle latitudini laziali, ma con la cadrega leghista, ha detto pure sì. Con questa interrogazione chiediamo se si è trattato dell'ennesima bandierina di questo Governo o se davvero dobbiamo attenderci un salto nel passato di 50 anni.
MARIA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Il tema posto oggi dagli onorevoli interroganti, data la complessità dell'ordinamento italiano, considerati i tempi di risposta, va trattato con attenzione e cautela. L'adeguamento dei livelli salariali rappresenta una questione di particolare rilievo, oltre a un tema su cui il Governo sta impegnando la sua attenzione e azione, con la consapevolezza che il susseguirsi della crisi economica, pandemica e da ultimo inflazionistica, e la mancata adozione nel corso degli anni di strumenti efficaci nelle politiche economiche e sociali, hanno determinato una progressiva riduzione del potere d'acquisto delle retribuzioni.
Con l'approvazione, qui, alla Camera, della delega al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva ritengo si sia voluto dare un segnale che impegnerà l'Esecutivo, una volta concluso l'iter parlamentare, ad agire in maniera concreta e tempestiva, garantendo allo stesso tempo alle parti sociali quel ruolo centrale che gli è riconosciuto dalla Costituzione. Tanto più che nel nostro ordinamento la determinazione di una retribuzione adeguata non è rimessa alla legge, bensì è demandata alla libera negoziazione delle parti sociali.
È la contrattazione collettiva ad avere il ruolo centrale e il doveroso compito di contribuire a migliorare le condizioni retributive dei lavoratori.
Garantire ai lavoratori delle retribuzioni eque e adeguate significa comprendere in concreto quali siano le loro esigenze e quelle delle loro famiglie anche a seconda dei territori in cui esse si trovano a vivere. Il costo della vita non è uguale in tutte le parti del territorio nazionale. In alcune grandi città, ad esempio, il caro affitti è a livelli tali per cui molti lavoratori si trovano costretti, anche in età adulta, a condividere appartamenti. Abbiamo per questo introdotto diverse misure a favore delle famiglie dei lavoratori, ma resta sentita la necessità di adeguare le retribuzioni. Sottolineando nuovamente la centralità della contrattazione collettiva nazionale, ricordo che nel nostro ordinamento è prevista la possibilità di accompagnare alla contrattazione nazionale una contrattazione di secondo livello in grado di rispondere alle esigenze aziendali, e quindi alle esigenze dei lavoratori. In particolare è la contrattazione territoriale che incide favorevolmente sulle posizioni dei lavoratori in termini di partecipazione, benessere, sviluppo e inclusione, e che può individuarsi, ferma restando quella base economica e giuridica uguale per tutti disposta dalla contrattazione collettiva nazionale, come strumento per l'adeguamento delle retribuzioni. Non a caso anche le più recenti forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa riconducibili alla partecipazione diretta hanno visto spesso la mediazione di rappresentanti locali eletti dai lavoratori.
Penso anche al coinvolgimento dei lavoratori nelle imprese sociali, che devono definire nei propri statuti o nei regolamenti aziendali adeguati meccanismi di informazione, consultazione o partecipazione di lavoratori, utenti e stakeholder, al fine di assicurare a questi soggetti la possibilità di esercitare un'influenza su determinate decisioni imprenditoriali, in particolare su tutte quelle scelte in grado di incidere in maniera diretta sulle condizioni di lavoro o sulla qualità dei beni e dei servizi forniti dalle imprese, e che coinvolgono più da vicino il rapporto tra impresa e lavoratori.
Concludo confermando che il Governo ha ben chiaro il percorso da seguire per garantire che la contrattazione collettiva nazionale abbia sempre un ruolo centrale e che a tutti i lavoratori siano assicurati livelli adeguati di retribuzione. Quindi agli onorevoli interroganti voglio dire e voglio assicurare che non è intendimento del Governo reintrodurre le gabbie salariali.
MARCO SARRACINO. La Ringrazio, Presidente. Ministra, lei non ci ha convinto, anzi, la sua risposta un po' ci preoccupa e, mi scusi, ci prende anche un po' in giro, perché noi avevamo posto un quesito molto semplice, ovvero se volevate continuare sulla scia dell'ordine del giorno che voi avete approvato e che in qualche modo sdogana le gabbie salariali oppure no. Questa risposta un po' slalom ci fa pensare di sì; ci fa pensare che per voi un dipendente pubblico, perché voi avete messo nero su bianco proprio che i dipendenti pubblici, un docente, un infermiere del Sud debba essere pagato meno di un suo collega del Nord, e non perché lavori meno, ma semplicemente perché ha la colpa di vivere nel Mezzogiorno.
Allora questo noi lo riteniamo inaccettabile, Presidente e signora Ministra, perché noi già oggi, a bocce ferme, abbiamo un Sud con meno servizi in un'Italia che investe 18.000 euro l'anno per un cittadino del Nord e 13.000 euro l'anno per un cittadino del Mezzogiorno. Noi già oggi abbiamo cittadini di serie A e di serie B perché la diversa spesa pubblica è un fatto, non un rischio. Dinanzi a questo occorrerebbe invertire la rotta, ma con i salari differenziati in base ai territori voi state mettendo in discussione di fatto la coesione e l'unità nazionale.
La vostra è un'idea arcaica, superata anche dalla storia, ma, nonostante questo, voi continuate a colpire i cittadini del Mezzogiorno, come quando bocciate il salario minimo, quando diminuite le risorse per combattere la povertà, quando riducete le risorse per la scuola pubblica o per la sanità pubblica, perché queste sono le scelte che voi avete compiuto in questo anno di Governo, queste sono le scelte dei cosiddetti autoproclamati patrioti, con l'autonomia differenziata che fondamentalmente completerà il quadro per spaccare il nostro Paese.
Sono tutti colpi, Presidente, a un territorio che invece meriterebbe protezione e opportunità. Voi, invece, con questo colpo continuate ad aumentare i motivi per cui tante ragazze e tanti ragazzi sono costretti ad abbandonare i luoghi in cui nascono. Ma a questo punto, Presidente, mi rivolgo ai parlamentari del Mezzogiorno, ai Ministri, c'è il Ministro Sangiuliano, che è del Sud: aprite gli occhi, aprite gli occhi rispetto a quello che si sta per verificare.
Con che coraggio spiegherete ai cittadini che per voi è normale il fatto che un lavoratore del Sud debba essere pagato meno di un suo collega del Nord, con che coraggio? Perché voi questo avete scritto in quell'ordine del giorno. Andatelo a chiedere a chi vive al Sud e vedete cosa ne pensa. Noi lo faremo perché la vostra è una scelta vergognosa, e per questo la combatteremo in ogni modo in Parlamento e nel Paese.