Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
il 14 novembre 2024 la Corte costituzionale ha demolito l'impianto della legge n. 86 del 2024, dichiarando l'illegittimità costituzionale di numerose disposizioni con le quali veniva disciplinata l'attribuzione alle regioni ordinarie di forme e condizioni particolari di autonomia;
ciononostante, da notizie di stampa si apprende che il Governo intenderebbe comunque chiudere entro il 2025 le intese con talune regioni per la concessione di forme e condizioni particolari di autonomia, senza che siano garantiti i livelli essenziali delle prestazioni, condizione richiesta come imprescindibile dalla Corte costituzionale;
la struttura della legge n. 86 del 2024 dava vita a un modello di regionalismo differenziato fortemente competitivo, e mai cooperativo, incline ad aumentare ed esasperare le diseguaglianze e i divari già esistenti nel nostro Paese, senza offrire alcuna risposta concreta e possibile ai bisogni delle persone e delle imprese;
quel disegno è stato bocciato nettamente dalla Corte costituzionale, ma il Governo vuole andare avanti a dispetto della Costituzione e dei diritti dei cittadini, con conseguenze che colpiranno settori particolarmente sensibili, come quello della sanità, dove già oggi migliaia di italiani sono costretti a emigrare fuori regione per potersi curare, o quelli dell'assistenza ai disabili e agli anziani non autosufficienti o dei servizi per l'infanzia;
si tratta di questioni che incidono nella vita dei cittadini del Sud, ma anche sull'equilibrio delle regioni del Nord, già in difficoltà nel fronteggiare le numerose richieste di assistenza sanitaria provenienti da tutto il territorio nazionale;
un settore particolarmente delicato è, poi, l'istruzione, nel quale funzioni articolate su base regionale rischiano, da un lato, di incidere sull'unità nazionale, dall'altro, di dar vita a vere e proprie gabbie salariali, in base alle quali per uno stesso lavoro si percepiranno stipendi diversi a seconda del luogo dove quel lavoro sarà esercitato;
gravi sarebbero le conseguenze anche in settori sensibili come quello del commercio con l'estero, con possibili pesanti ricadute ai danni delle imprese, o in quello della politica energetica che, per rendere competitivo il nostro Paese, dovrebbe essere regolamentata a livello dell'Unione europea e non certo a livello regionale –:
se il Ministro interrogato intenda procedere entro fine 2025, senza che siano prima garantiti su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni, a stipulare con le regioni interessate le intese volte a concedere forme e condizioni particolari di autonomia, così eludendo i chiari principi affermati dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 192 del 2024.
Seduta del 12 novembre 2025
Illustrazione di Claudio Stefanazzi, risposta del Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, replica di Marco Sarracino
CLAUDIO STEFANAZZI, Grazie, Presidente. Signor Ministro, il Governo ha intenzione di sottoscrivere le intese con le regioni entro fine anno? Se la risposta è sì, delle due l'una: o non vi è chiaro esattamente quello che ha detto la Corte costituzionale, oppure in questo clima di delegittimazione della magistratura questa volta avete deciso di puntare i giudici della Corte. Poi c'è un'altra ipotesi, che è un po' più inquietante, se mi consente, e cioè che per dimostrare l'esistenza in vita della classe dirigente della Lega e della Lega avete deciso di tirare fuori un'altra volta dal cassetto questo feticcio politico che agitate continuamente o, dall'altro lato, avete interesse, intenzione di punire quei milioni di cittadini che tra qualche giorno voteranno per il centrosinistra e un'altra volta vi volteranno le spalle.
In ogni caso, signor Ministro, la domanda è: avete intenzione di procedere con la firma dell'intesa entro fine anno.
ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Gli interroganti reiterano nelle loro premesse le stesse critiche infondate già da loro formulate in varie sedi, cui ho già replicato in molteplici occasioni. Osservo che la Corte costituzionale non ha demolito l'impianto della legge n. 86 del 2024, ma la ha invece dichiarata legittima, limitandosi a censurarne specifici profili. Il Governo ha già dato seguito ai rilievi della Corte anche con l'introduzione, nel disegno di legge di bilancio, dei LEP nelle materie del federalismo fiscale e con la presentazione al Senato del disegno di legge delega per la determinazione dei LEP, il cui esame inizierà entro la fine del mese, precisamente mercoledì 26 novembre. Aggiungo che nelle cosiddette “materie LEP” né la Costituzione, né la legge, né la sentenza della Corte subordinano l'attuazione dell'autonomia differenziata alla garanzia dei LEP su tutto il territorio nazionale, bensì alla loro determinazione nelle materie a tal fine rilevanti. Non risulta preclusa la possibilità di condurre i negoziati nelle cosiddette “materie non LEP” o in quelle nelle quali i LEP sono già stati determinati, a partire dalla sanità.
I negoziati sono attualmente in corso su materie non LEP, specificatamente protezione civile, professione e previdenza complementare integrativa, oltre che sul coordinamento della finanza pubblica in materia di sanità, nella quale peraltro i LEA son già stati determinati ed espressamente qualificati come LEP dalla Corte. Gli interroganti confondono, poi, la stipula delle intese con la fase del negoziato e degli altri passaggi procedurali intermedi, che conducono, secondo la legge n. 86 del 2024, alla stipula dell'intesa definitiva e alla presentazione del relativo disegno di legge di approvazione alle Camere. Sulla base dei tempi fissati dalla legge, la presentazione di quest'ultimo non potrà avvenire entro la fine dell'anno. Il Governo continuerà a procedere secondo il dettato della Costituzione, della legge n. 86 del 2024, della sentenza della Corte costituzionale. Auspico tuttavia che si pervenga alla definizione dei negoziati in corso nel più breve tempo possibile, anche attraverso l'adozione preliminare di atti di natura politica, sul modello di quanto avvenuto in passato con le pre-intese sottoscritte dal Governo Gentiloni.
MARCO SARRACINO, La ringrazio, signor Presidente. Ministro, lei oggi quindi ci sta dicendo che realizzerete lo stesso l'autonomia differenziata, nonostante la sentenza della Corte. Lei ci sta praticamente dicendo questo. Ha ragione, la Corte non è che l'ha soltanto demolita, l'ha praticamente distrutta l'autonomia differenziata che voi avete immaginato, quindi lei ci sta confermando che si può continuare a colpire la sanità meridionale costringendo ogni anno migliaia di personale ad andarsi a curare al Nord, allungando anche quelle liste d'attesa. Lei oggi ci sta dicendo che trova normale che i docenti del Mezzogiorno debbano essere pagati meno dei docenti del Nord. Voi continuate a fregarmene di quei 150.000 giovani meridionali costretti ad emigrare in cerca di lavoro e opportunità altrove, perché, caro Ministro, l'autonomia differenziata nella realtà è esattamente questo: è una riforma che distrugge l'Italia, che aumenta i divari, che aumenta le diseguaglianze. E, Ministro, queste cose che lei ha appena raccontato perché non viene a raccontarle al Sud assieme a Giorgia Meloni? Perché non viene insieme al candidato Cirielli in Campania o al candidato Lobuono in Puglia a raccontare queste cose in questa campagna elettorale? Perché i candidati non dicono assolutamente nulla?
Non dicono nulla, Ministro, perché sono esattamente complici, come lei e come questo Governo, di una riforma assolutamente fuori dalla storia e fuori dalla realtà. E allora non venga neanche a raccontare la storia dei livelli essenziali delle prestazioni, perché lei sa bene che sui LEP il suo Governo ha stanziato zero euro e sa perché l'ha fatto? Perché siete il Governo più antimeridionalista della storia repubblicana e noi glielo ricorderemo ogni giorno.