Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nel 2023 il reddito di cittadinanza è riconosciuto per un massimo di sette mensilità ai nuclei familiari che abbiano tra i loro componenti persone con disabilità, minorenni o persone con almeno sessant'anni di età;
dal 1° gennaio 2024 entrerà in vigore la misura sostitutiva dell'assegno di inclusione, con nuovi requisiti finalizzati a ridurre la platea di beneficiari e che lascerà senza sostegno alcune centinaia di migliaia di famiglie;
in occasione del pagamento della rata di luglio 2023 del reddito di cittadinanza i percettori che hanno già fruito di 7 mensilità nel 2023 e che non hanno i requisiti sono stati informati dall'Inps della sospensione del beneficio a partire dal mese di agosto 2023, tramite sms inviati a 169 mila percettori, in attesa della «eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali»;
come denunciato dalla Cgil e dal presidente dell'ordine degli assistenti sociali, mancano almeno 15.000 assistenti sociali, sui 30.000 totali che sarebbero necessari a livello nazionale, per raggiungere il livello essenziale di prestazioni sociali di un assistente sociale ogni 5.000 abitanti, con enormi differenze territoriali, secondo i dati dello stesso Ministero del lavoro;
le famiglie interessate sono state lasciate al loro destino con una comunicazione incerta e confusa: tanto coloro che pensano di potere rientrare fra i fragili, meritevoli di una presa in carico da parte dei servizi, quanto quelli che aspirano al sostegno promesso per l'occupazione, che in ogni caso entra in vigore in ritardo rispetto allo stop del reddito di cittadinanza di almeno un mese e per il quale non sono ancora state attivate le procedure per poterne usufruire. Per non parlare di tutti nuclei esclusi per ragioni economiche, in ragione dell'abbassamento delle soglie di accesso alla nuova misura;
questa incertezza causa una pressione nei confronti dei comuni, per i quali non sono stati previsti strumenti finanziari e risorse umane aggiuntive e che non sono in grado di fronteggiare attraverso i propri servizi sociali il disagio e la paura di coloro che si sono visti togliere l'unica fonte di sostentamento –:
quali azioni siano state intraprese nei mesi trascorsi, o quanto meno nei mesi intercorsi dall'emanazione del decreto-legge n. 48 del 2023, e quali si intendano intraprendere e con che tempi per prevenire prima e gestire ora la situazione di incertezza, disagio, abbandono in cui si trovano i nuclei familiari coinvolti e per individuare percorsi che non scarichino sui comuni una pressione sociale che non possono fronteggiare.
Seduta del 2 agosto 2023
Illustrazione di Maria Cecilia Guerra, risposta del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, replica di Marco Furfaro
MARIA CECILIA GUERRA, Grazie, Presidente. Ministra, anche gli altri le hanno posto questo problema, glielo propongo con forza. Siamo di fronte a una urgenza ed è un'urgenza determinata da un vostro ritardo. Avevate sette mesi per prepararvi, siete arrivati impreparati. La comunicazione dell'INPS non è colpa dell'INPS, ma di una mancata rete di protezione che voi avete creato. Ci sono persone in disagio sociale che ancora non sanno se verranno presi in carico dai servizi sociali, ci sono persone che voi chiamate occupabili che bene che gli vada devono aspettare di capire quando e come verrà attivato un sostegno temporaneo e legato solo alla fortuna di essere attivato in un corso di formazione. Ci sono persone che fra poco, glielo dico in anticipo Ministra, perché non arrivi impreparata si troveranno a perdere sia il reddito di cittadinanza che l'assegno di occupazione, di inclusione, pur essendo occupabili secondo i vostri criteri, perché avete abbassato il limite di reddito per accedere al beneficio. Noi riteniamo che il problema sia urgente e che ci voglia un provvedimento urgente. Fate un decreto mentre aspettate di dare una risposta più.
MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, rispetto ai contenuti dell'interrogazione faccio presente che in aggiunta a quanto già detto in risposta ai precedenti quesiti in ordine ai numeri dei percettori dei soggetti presi in carico dai servizi sociali, le misure adottate dal Governo risultano chiare e definite sin da subito senza che si possa sostenere la sussistenza di nessuna situazione di incertezza o di abbandono dei nuclei familiari e delle persone che percepivano il reddito di cittadinanza. Come è noto, le previsioni della legge di bilancio del 2023 prevedevano il generale riconoscimento del reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre 2023, fermo restando le deroghe anche queste espressamente previste dalla legge per i nuclei più vulnerabili presi in carico dai servizi sociali riconoscimento di sette mesi.
Con il messaggio 2835 del 31 luglio, l'INPS ha contribuito a fare chiarezza sulla dinamica in atto per i percettori del reddito di cittadinanza. Si richiama la previsione generale relativa al riconoscimento della misura nel limite massimo di 7 mensilità, confermata dal decreto Lavoro. In secondo luogo, si ricorda che il limite di 7 mesi non si applica per coloro che vengono presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro. Più precisamente, l'Istituto afferma che la fruizione della misura potrà proseguire non oltre il 31 dicembre 2023, senza il limite delle 7 mensilità, per i nuclei presi in carico dai servizi sociali.
A questa platea di non attivabili al lavoro, che possono fruire del reddito oltre il limite dei 7 mesi, si aggiunge quella composta da nuclei familiari con persone disabili, minorenni o persone con almeno 60 anni di età, che continueranno a percepire il reddito fino al 31 dicembre 2023, senza soluzione di continuità. Ritengo, in definitiva, che non vi sia alcuna incertezza normativa né abbandono delle strutture territoriali volte a prendere in carico i beneficiari, prima del reddito di cittadinanza e poi delle nuove misure di inclusione sociale e lavorativa.
Si ribadisce, infatti, che dal 1° settembre 2023 sarà attivo il supporto per la formazione e il lavoro e dal 1° gennaio 2024 l'assegno di inclusione, rispetto a cui evidenzio che sono già in corso attività di comunicazione radio e TV rivolte all'utenza e informazione attraverso help desk dedicato sul sito del Ministero, nonché, con particolare riferimento all'assegno di inclusione, webinar formativi per gli operatori dei comuni e degli ambiti territoriali.
Stiamo lavorando in sinergia, con spirito di leale collaborazione, a tutti i livelli istituzionali, per garantire servizi sempre più efficaci ed efficienti, e tutti i soggetti stanno collaborando per garantire a ciascuno, in relazione ai propri bisogni, il beneficio economico e il supporto necessario nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa, senza dimenticare il ruolo rilevante che hanno, oltre ai centri per l'impiego, anche i servizi privati per il lavoro, nonché gli enti del Terzo settore. In questo stesso spirito di collaborazione, auspichiamo atteggiamenti responsabili almeno da parte di quelle forze di opposizione, come quella cui aderisce l'onorevole interrogante, che hanno pubblicamente espresso non poche critiche sul reddito di cittadinanza, di cui dovrebbero quindi accogliere con favore il superamento.
MARCO FURFARO, Cara Ministra, non siamo per niente soddisfatti della sua risposta, e non possiamo esserlo perché in questi giorni tutto il Paese ha visto davanti a sé la disperazione di centinaia di migliaia di persone. E me lo lasci dire, è veramente sconfortante che lei parli di nessun abbandono, perché dimostra di non sapere nemmeno che Paese sta amministrando. Vi abbiamo posto un quesito non retorico, ma preciso e circostanziato, per capire come intendevate gestire le difficoltà che stanno subendo le persone in povertà e che non avranno più aiuti.
La sua risposta è stata vaga, incerta, un panegirico di parole, per non ammettere una semplice verità: avete tolto il reddito di cittadinanza fregandovene delle conseguenze, perché il tema era solo fare cassa sulla pelle delle persone in difficoltà. Il buonsenso, non l'opposizione, avrebbe consigliato almeno un rinvio. Dalla sua risposta comprendiamo che non ne volete sapere, avete deciso di governare con l'algoritmo della cattiveria. Non solo l'sms per comunicare a gente che non ha un euro che sarà lasciata sola, non solo a 400.000 famiglie italiane nei prossimi mesi non arriverà più nessun aiuto, la cosa più grave è che i nuovi strumenti, anche per coloro che ci rientreranno, scatteranno da settembre. Sa cosa significa, cara Ministra? Significa che ad agosto lei, Giorgia Meloni e compagnia cantante sarete al Twiga, magari a spalmarvi creme solari su lettini da centinaia di euro al giorno, da una che non paga i dipendenti, ma i poveri saranno al chiodo, senza un euro da spendere nemmeno per mettere un piatto a tavola. Complimenti vivissimi. Pochi mesi fa avete colpito 630.000 famiglie, definanziando il Fondo affitti. Ora, dal 1° agosto, decine di migliaia di famiglie non avranno più nemmeno un aiuto al reddito.
Con un freddo sms e con una comunicazione fraudolenta avete scaricato tutto su enti locali, comuni e assistenti sociali, è una drammatica realtà. Vi abbiamo chiesto un decreto immediato, una proroga, un rinvio, un modo per accompagnare e aiutare chi rischia di non avere nemmeno un euro per mangiare. A voi non interessa. Concludo, Presidente: siete insensibili al dolore sociale, nonostante i proclami urlati a squarciagola in campagna elettorale. Siete passati da “prima gli italiani” a “i poveri devono soffrire”.
Fate una colpa dell'essere poveri. Sa, Ministra, cos'è la responsabilità? Non solo i vostri e i suoi appelli retorici. La responsabilità di un Governo, in una democrazia compiuta, è non lasciare indietro nessuno, non appiccare incendi e lasciare nel dolore le persone più fragili. Siate responsabili e dimostrate di essere all'altezza della Nazione e della Patria che dite di governare, non lasciate indietro nessuno.