04/02/2025
Arturo Scotto
GUERRA, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS, SARRACINO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO.
3-01709

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è l'unico Paese Ocse nel quale, negli ultimi 30 anni, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento;

   sono tanti, ancora troppi, i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento o che si vedono negare una retribuzione corrispondente a quella prevista dai contratti nazionali;

   oltre tre milioni di persone, pur lavorando, sono povere e viene negato loro il diritto a una retribuzione che assicuri «un'esistenza libera e dignitosa», così come statuito dall'articolo 36 della Costituzione;

   per queste ragioni è necessario che anche il nostro Paese si doti di una legge per l'istituzione del salario minimo legale e che, allo stesso tempo, rafforzi la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto collettivo firmato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative, così come proposto dalle opposizioni nel luglio 2023;

   la maggioranza ha respinto tale impianto e, dopo quello che agli interroganti è apparso un irrituale coinvolgimento del Cnel, lo ha affossato proponendo un modello totalmente alternativo, attraverso il conferimento di una generica delega legislativa al Governo, finalizzata ad assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, a contrastare il lavoro sottopagato, a stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, nonché a contrastare il cosiddetto «dumping contrattuale»;

   a parere degli interroganti maggioranza e Governo sembrano apparentemente molto convinti della bontà della loro proposta ma risulta che l'iter del testo sia sostanzialmente fermo in Commissione X al Senato della Repubblica da oltre un anno;

   la contrarietà all'idea del salario minimo ha, inoltre, spinto il Governo a impugnare la legge n. 30 del 2024 della regione Puglia, finalizzata a introdurre il salario minimo e inderogabile di 9 euro all'ora per tutti i contratti pubblici degli enti locali e delle aziende sanitarie;

   il 19 dicembre 2024 sono state depositate alla Camera 120.000 firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione del salario minimo legale –:

se il Governo, che ha rigettato l'idea del salario minimo legale prospettando un intervento legislativo alternativo, intenda chiarire, anche alla luce del rallentamento dell'iter del disegno di legge delega, sostanzialmente fermo da più di un anno, se sia intervenuto un ripensamento circa le scelte fatte in materia e se non intenda comunque adottare le iniziative di competenza per evitare di lasciare milioni di lavoratori senza una prospettiva di miglioramento dei propri trattamenti salariali

Seduta del 5 febbraio 20025

Illustrazione di Marco Sarracino, risposta dela Ministra del lavoro e delle politiche sociali, replica di Arturo Scotto

MARCO SARRACINO, La ringrazio, Presidente. Ministra, le questioni sono semplici: che fine ha fatto la delega che, nel dicembre 2023, il suo Governo si è preso sul salario minimo? Ma che dobbiamo andare a “Chi l'ha visto?” per sapere la verità? Guardi, i dati sono chiari: 500.000 giovani negli ultimi anni hanno lasciato il nostro Paese nel silenzio generale. Il motivo principale? I bassi salari. Gli altri motivi? Le poche opportunità di una generazione precaria e che va via non perché vuole farlo, ma perché è costretta a farlo. La vostra risposta è stato il silenzio. Allora, Ministra, davanti a questi numeri e a questi dati noi vi chiediamo: perché siete contrari al salario minimo? Cosa vi hanno fatto 4 milioni di italiani che nonostante abbiano un lavoro si ritrovano in condizioni di povertà? Per voi è tutto normale? Per noi no, è una grande ingiustizia e la combatteremo.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Intervengo volentieri sul tema della giusta retribuzione dei lavoratori richiamato dagli onorevoli interroganti. Nel nostro ordinamento - ricordo - l'adeguatezza dei livelli salariali è demandata alla libera negoziazione delle parti sociali, le quali attraverso lo strumento della contrattazione collettiva definiscono per ogni settore le condizioni normative ed economiche applicabili al mercato del lavoro. È, quindi, chiaro che un livello minimo di retribuzione, stabilito per legge e uguale per tutti, che non tenga conto delle peculiarità e variabilità dei diversi settori e ambiti lavorativi, oltre a limitare la libertà negoziale tra le parti, sarebbe eccessivamente rigido o se non addirittura dannoso per le lavoratrici e i lavoratori, che correrebbero il rischio di vedere ridotte le tutele economiche e normative previste dai contratti collettivi nazionali e aziendali. Se si vuole promuovere la crescita salariale, l'introduzione di un salario minimo legale, a parere del Governo, non è la soluzione più efficace. La stessa direttiva relativa a salari minimi adeguati dell'Unione europea non impone ai Paesi membri l'obbligo di introdurre un salario minimo legale, laddove la formazione dei salari sia garantita esclusivamente mediante contratti collettivi, anzi la stessa riconosce che la tutela garantita dal salario definito mediante contratti collettivi è vantaggiosa per i lavoratori, i datori di lavoro e le imprese. Ricordo, per inciso, che per la stessa direttiva è pendente un ricorso di annullamento dinanzi alla Corte di giustizia europea promosso dalla Danimarca, sostenuto dalla Svezia e nel suo parere l'avvocato generale ha proposto alla Corte di accogliere l'istanza dei ricorrenti con il conseguente annullamento della direttiva, poiché lesiva del principio fondamentale di attribuzione delle competenze. È proprio per questo che sosteniamo e promuoviamo il confronto tra le parti sociali finalizzato al progressivo rinnovo dei contratti collettivi nazionali e sul punto possiamo vedere alcuni primi risultati: l'Istat ci dice che, a seguito dei rinnovi contrattuali, nella media 2024 l'indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1 per cento rispetto all'anno precedente; aumenti superiori alla media caratterizzano il comparto industriale e quello dei servizi privati.

Sempre secondo l'Istat, nella media 2024, le retribuzioni contrattuali fanno registrare un primo sensibile miglioramento che, unito a una crescita dei prezzi, sta sostenendo il graduale recupero del potere d'acquisto degli italiani. Per sostenere i redditi dei lavoratori e promuovere nuovi rapporti di lavoro stabili, il Governo ha previsto la riduzione del cuneo fiscale, incentivi alle imprese che assumono donne, giovani, lavoratori svantaggiati e misure di sostegno al welfare aziendale e alla genitorialità. In più, i numeri attuali del mercato del lavoro delineano un'ormai consolidata tendenza al ricorso a contratti di lavoro stabili, a una riduzione dei contratti a termine, a un incremento della platea dei lavoratori occupati, a un aumento delle ore di lavoro, ad una riduzione delle ore di cassa integrazione realmente fruite rispetto a quelle nominali autorizzate preventivamente.

In conclusione, ribadisco il rispetto del Governo per la libertà contrattuale delle parti sociali e l'impegno a garantire ogni utile supporto volto a promuovere la contrattazione collettiva di qualità. Nel rispetto della volontà e del lavoro del Parlamento, seguiamo con attenzione l'iter di approvazione della proposta di legge che hanno citato gli onorevoli interroganti, attualmente all'esame della X Commissione del Senato, che, proprio la settimana scorsa, ha audito le organizzazioni sindacali, rinnovando alle Camere la disponibilità al confronto.

ARTURO SCOTTO, Grazie, signor Presidente. Noi abbiamo fatto una domanda precisa alla Ministra Calderone, ossia se, dopo un anno e 2 mesi in cui lei si è presa la delega da questo Parlamento, cancellando la proposta delle opposizioni sul salario minimo - il Senato ha scelto, ancora oggi, di non convertirla in legge -, ritenesse che fosse giusto ripensarci. Ci ha risposto di no, però prendiamo atto che, se il Senato non le ha rinnovato la delega, vuol dire che, tecnicamente, dopo 14 mesi, l'ha sfiduciata, per una semplice motivazione: non si può rispondere sempre con la stessa frase “siamo per la libera contrattazione”. Benvenuti nel mondo reale, noi lo diciamo da 60 anni, tant'è che siamo per l'applicazione piena dell'articolo 39 della Costituzione e, dunque, di una legge sulla rappresentanza che introduca contratti erga omnes ed eviti contratti pirata, come, ad esempio, quelli che avete anche voi legittimato, qualche settimana fa, con l'accordo tra Assocontact e la CISAL sui contratti dei call center, che dimezzano lo stipendio e superano i contratti firmati dai sindacati più rappresentativi. Voi non rispondete a un punto: il salario minimo c'è in tutta Europa, in tutti i grandi Paesi europei; c'è in Spagna e, addirittura, l'hanno aumentato di 50 euro; c'è in Germania, c'è in Francia, c'è persino in Gran Bretagna. In Italia non lo volete perché pensate di fare la competizione su salari bassi, su tutele scarse e senza nessuna innovazione. Questa scelta mette l'Italia indietro rispetto agli altri Paesi, tant'è che da 22 mesi la produzione industriale è ferma. Lei parla di aumenti salariali, omettendo che ci sono ancora quasi 7 milioni di lavoratori e lavoratrici che aspettano il rinnovo contrattuale e che avete rinnovato il contratto delle funzioni centrali del pubblico impiego senza riconoscere integralmente l'inflazione persa. Quindi, state programmando la riduzione del potere d'acquisto e, contemporaneamente, avete fatto scelte sul mercato del lavoro che spingono soprattutto le generazioni più giovani dentro il limbo della precarietà. Noi a tutto questo ci opponiamo, continueremo a chiedere l'istituzione del salario minimo per legge e lo riporteremo qui, in Parlamento, grazie alle firme di decine di migliaia di italiani che hanno sottoscritto la legge di iniziativa popolare delle opposizioni.