Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
gli eventi alluvionali di maggio 2023 e quelli che, tuttora, si stanno verificando rappresentano uno spartiacque tra passato e futuro nel settore della difesa idraulica e idrogeologica del territorio;
a metà settembre 2024 i fiumi avevano già ricevuto precipitazioni intense e non erano ancora tornati al loro livello di base quando, in queste condizioni di terreni completamente saturi, la persistenza delle precipitazioni nella notte tra il 19 e il 20 ottobre 2024 ha messo in crisi i piccoli torrenti della collina bolognese, con rapidissimi innalzamenti dei livelli, anche di alcuni metri in poche ore, smottamenti e frane che hanno interessato la viabilità;
in particolare, secondo i dati dell'ArpaER, i torrenti monitorati hanno superato i massimi livelli storici registrati nel recente maggio 2023, superando talvolta anche i massimi valori misurabili dagli strumenti stessi;
per citare dati che consentono di comprendere a pieno la portata eccezionale degli eventi, a Bologna è arrivata una «slavina di pioggia» con 175 millimetri di pioggia che si sono scaricati su bacini molto piccoli, provocando piene veloci e importanti;
le precipitazioni eccezionali e fuori norma sono il risultato del cambiamento climatico che rende gli eventi estremi sempre più frequenti e intensi, mettendo a dura prova le infrastrutture e la capacità di adattamento delle comunità locali;
secondo il rapporto Ispra 2021, il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera, 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni;
a giudizio degli interroganti è indispensabile che, adesso, ci sia un'assunzione di responsabilità di scala maggiore, rispetto alla gravità di come i cambiamenti climatici stanno influendo sulla sicurezza delle persone e sulla vita delle città; è necessario il coraggio per chi ha sempre rifiutato l'idea del cambiamento climatico di ammetterlo e di adottare azioni drastiche per risolvere in parte i problemi;
è evidente che la manutenzione della rete attuale non è più sufficiente, perché si deve far fronte a fenomeni superiori alle dimensioni per cui sono state progettate;
non bastano più le regole e gestione ordinarie, ma occorre mettere in campo un piano straordinario di prevenzione e di difesa del suolo, nell'ambito di un piano nazionale che preveda finanziamenti strutturali –:
se intenda adottare un piano straordinario a livello nazionale che intervenga sul sistema idraulico dei territori, prendendo atto della necessità di un nuovo approccio legato al processo di tropicalizzazione che ha raggiunto l'Italia.
Seduta del 23 ottobre 2024
Illustrazione di Ilenia Malavasi, risposta del Ministro per i rapporti con il Parlamento, replica di Andrea De Maria
ILENIA MALAVASI, Grazie, Presidente. Le conseguenze del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti. Siamo di fronte ad un'escalation impressionante di eventi estremi che provocano danni rilevanti. Nel solo 2023 le Marche, Ischia, l'Emilia-Romagna, nelle province di Ravenna e in particolare Forlì-Cesena, e ancora la Toscana, e nei tempi più recenti, a settembre, di nuovo la Romagna, nelle stesse zone. E da ultimo, in questi giorni, una nuova pioggia su terreni saturi ha portato ad innalzare, in poche ore, di alcuni metri il livello dell'acqua, con smottamenti e frane sull'Appennino bolognese e rotture di argini nella provincia di Reggio Emilia.
Secondo i dati di ArpaER, si sono superati i livelli storici registrati nel maggio del 2023. Per ISPRA il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio frane e alluvioni, e riguarda il 14 per cento degli abitanti. Di fronte ad un Governo che nega il cambiamento climatico, che azzera le risorse del PNRR a tale scopo, è evidente che non servono manutenzioni ordinarie, perché le infrastrutture sono state progettate per fenomeni di portata inferiore. Serve, invece, un piano nazionale straordinario…
…con finanziamenti strutturali. Chiediamo, Presidente, se il Ministro intenda adottare un piano straordinario a livello nazionale che intervenga sul sistema idraulico dei territori.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Sì, grazie, Presidente. Onorevoli deputati, con riferimento al quesito posto desidero far presente, innanzitutto, che il tema della prevenzione del dissesto idrogeologico è già nelle massime attenzioni del Governo. Il nostro Paese è, infatti, tra quelli maggiormente esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e alla crisi idrica, con periodi di siccità ed eventi meteorologici estremi sempre più frequenti negli ultimi anni. La questione della gestione della risorsa idrica deve, perciò, essere affrontata attraverso un approccio integrato, che consideri il ciclo dell'acqua nella sua interezza e che sia rivolto al futuro in un'ottica di economia circolare, nel rispetto del principio della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
In questo contesto, al fine di fornire un quadro nazionale per l'individuazione e l'attuazione di misure finalizzate a ridurre al minimo gli impatti dei cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali sociali, nonché trarre eventuali vantaggi dalle nuove opportunità che il mutato contesto climatico fornirà, è stato definito il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato dal Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica nel dicembre 2023. Tale Piano, oltre ad offrire una panoramica sullo stato delle risorse idriche, valutando l'impatto di vulnerabilità, fornisce anche un elenco di azioni da intraprendere a livello di governance e di sviluppo dei servizi ecosistemici in merito, ad esempio, alla riqualificazione fluviale, e di potenziamento infrastrutturale, come per le opere di difesa o i sistemi di accumulo.
Considerati i rilevanti obiettivi del Piano, le azioni da esso definite non possono prescindere da un'accurata conoscenza della disponibilità spazio-temporale della risorsa idrica. Il Piano costituisce, pertanto, il quadro strategico già presente e realistico, all'interno del quale sono previste e verranno sviluppate anche le azioni di prevenzione del dissesto idrogeologico. In merito ai finanziamenti, si rappresenta inoltre che il MASE, cioè il Ministero dell'Ambiente, nell'anno 2024 ha avviato l'attività di programmazione e finanziamento degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico, mettendo a disposizione di regioni e province autonome risorse complessive pari a oltre un miliardo di euro, interamente a valere sul bilancio del Ministero stesso.
ANDREA DE MARIA, Grazie, Presidente. Non siamo affatto soddisfatti della risposta perché non ci pare all'altezza della gravità della situazione. Voglio ribadire cosa chiediamo al Governo: cessino le dichiarazioni propagandistiche e sopra le righe contro la regione Emilia-Romagna e contro gli amministratori che sono in prima fila per affrontare una situazione difficilissima; le istituzioni si uniscano per lavorare insieme e per sostenere l'impegno di chi - Forze dell'ordine, Polizie municipali, uomini e donne della Protezione Civile, Vigili del fuoco, volontari - è impegnato sul campo.
Siamo di fronte a eventi di portata straordinaria che la rete idrica presente oggi non è evidentemente in grado di reggere; eventi che si ripetono, ormai, in modo strutturale richiedono interventi di grande rilievo e normative autorizzative più efficaci, coordinate ed attuali. Intanto, non è possibile non vedere che la transizione ecologica rappresenta non un orpello ideologico, ma una necessità ineludibile. Serve poi un intervento straordinario di manutenzione del territorio.
La presidente della regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, lo ha definito un piano Marshall di difesa del suolo, un Piano nazionale che prevede investimenti congrui - mi si permetta di dire che un miliardo di euro non sono un investimento congruo alla drammaticità delle sfide che abbiamo di fronte - e modalità normative e operative adeguate alle criticità che dobbiamo affrontare. Rispetto ai nostri lavori d'Aula di questi giorni, vorrei dire che serve questo.
Servono quindi serietà e concretezza, non serve certo una nuova inutile Commissione parlamentare d'inchiesta. Le problematiche si conoscono bene, occorre agire. Al Governo abbiamo chiesto e chiediamo di nuovo di essere all'altezza della sfida. Tutti i gruppi parlamentari e le forze politiche hanno la responsabilità di fare fino in fondo la loro parte, di non dividersi strumentalmente, ma di favorire il lavoro comune della filiera istituzionale. L'intera comunità nazionale è chiamata ad acquisire pienamente la consapevolezza delle grandi criticità che abbiamo di fronte e di una sfida che va affrontata con determinazione e senza ambiguità.