24/09/2024
Irene Manzi
ORFINI, IACONO, BERRUTO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO
3-01445

Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'81esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia le principali associazioni italiane di professionisti del settore, attraverso una lettera indirizzata ai rappresentati di Governo, avrebbero espresso il forte dissenso verso le riforme proposte dall'Esecutivo, evidenziando «la preoccupante situazione di stallo che affligge l'intero comparto produttivo» e ribadendo «con rinnovata forza» la richiesta «non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari atti a scongiurare il crollo dell'occupazione, in particolare nel settore della produzione cinematografica»;

   sono diversi mesi che il settore cinematografico esprime la propria preoccupazione verso le riforme avviate dall'Esecutivo attraverso incontri e denunce: ad aprile 2024 l'industria audiovisiva organizzava un incontro per chiedere il sostegno pubblico, sotto il titolo «Vogliamo ancora un domani», il 4 giugno 2024 un'altra giornata di protesta dal nome «Siamo ai titoli di coda», che denunciava che il 60 per cento del comparto dei lavoratori è disoccupato, protesta che continua in occasione dei Nastri d'argento 2024;

   i professionisti del cinema denunciano il drastico calo della produzione domestica e la mancanza di un welfare adeguato dovuta anche al rinvio del codice dello spettacolo, fattori che si aggiungono anche ad una forte diminuzione di produzioni straniere in Italia;

   i dati sul tax credit hanno dimostrato di rappresentare una leva economica e occupazionale che stimola la crescita del settore, incrementando l'attrattività culturale e turistica del Paese, rafforzando l'identità nazionale e lo stile di vita italiano; il credito di imposta è cresciuto perché sono cresciuti gli investimenti del mercato;

   nel 2022 il tax credit alla produzione audiovisiva italiana è stato pari a 254,14 milioni di euro; quello al cinema italiano pari a 175,71 milioni di euro; il totale per la produzione nazionale ha assorbito il 56 per cento dei 768,35 milioni di euro complessivi investiti in produzione; 338,50 milioni di euro, pari al 44 per cento, sono andati a finanziare le produzioni straniere che hanno deciso di girare in Italia –:

   in che tempi e con quali modalità il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di avviare azioni concrete volte ad accogliere le ripetute sollecitazioni del settore cinematografico.

Seduta del 25 settembre 2024

Illustrazione di Irene Manzi, risposta del Ministro della Cultura, replica di Matteo Orfini

IRENE MANZI, Grazie, signor Presidente. Saluto il Ministro e spero che voglia dimostrare altrettanta solerzia e sollecitudine - come quella dimostrata ai colleghi - ai tanti lavoratori e professionisti del settore cinematografico che, ormai, da molti mesi, purtroppo - inascoltati dal suo predecessore -, lanciano un grido di allarme molto pesante sulla preoccupante situazione di stallo che affligge l'intero comparto del settore, un preoccupante stallo che le riforme che sono state adottate - tra l'altro, dal Dicastero presieduto dal Ministro Sangiuliano - hanno aumentato ed incrementato. Ed è proprio quello che noi chiediamo, con questa interrogazione, facendo nostre le sollecitazioni di quel settore cinematografico così importante, davvero una delle principali industrie creative di questo Paese, che sta testimoniando da mesi un confronto e un'interlocuzione; e la nostra richiesta, proprio riguardo al tema del tax credit, riguarda cosa? Come e quando, soprattutto, il suo Ministero intende intervenire e intende attivarsi per accogliere quelle sollecitazioni che, anche in occasione dell'ultima Mostra del cinema di Venezia, hanno avuto modo di esprimersi e di risuonare in modo davvero preoccupato ed allarmato. E non è solo una questione, appunto, di opposizione o di richieste di un singolo gruppo parlamentare. Là fuori ci guardano e aspettano una risposta da parte sua.

ALESSANDRO GIULI, Ministro della Cultura. Ringrazio gli onorevoli interroganti per avermi dato l'occasione di informare l'Assemblea parlamentare circa lo stato di attuazione della riforma normativa degli aiuti al settore cinematografico, che interviene sulla leva strategica del tax credit, misura che ha l'obiettivo di agevolare in modo incisivo la crescita industriale. La riforma si pone un duplice obiettivo: da un lato, rafforzare la qualità e la diversità culturale delle opere e delle iniziative sostenute; dall'altro, accrescerne la diffusione presso un pubblico nazionale e internazionale. Le basi di questa azione di promozione e di razionalizzazione sono state poste quasi un anno fa con le modifiche apportate dalla legge di bilancio 2024 alle disposizioni in materia di incentivi fiscali, già presenti all'interno del testo legislativo di disciplina del cinema e dell'audiovisivo.

Si rileva che, nel processo di riforma del tax credit, è stata svolta una costante interlocuzione con gli attori coinvolti e, di conseguenza, un'intensa attività di approfondimento giuridico. Si è giunti, quindi, a una condivisione degli strumenti adottati con le associazioni maggiormente rappresentative che, per prime, avevano segnalato la necessità di una revisione del meccanismo dei finanziamenti e che, in più occasioni, hanno esternato la propria soddisfazione per il lavoro portato avanti da questo Governo. D'altra parte - e lo ripeto -, come segnalato da diversi operatori del settore, l'utilizzo di risorse dei contribuenti non può tollerare distorsioni, distorsioni che in passato si sono verificate, come il finanziamento di opere qualitativamente non meritevoli di film usciti, di film con poche decine di spettatori in sala e mai trasmessi su piattaforme o in TV, di film proiettati in orari disagevoli, eludendo, così, gli obblighi di programmazione. Lo scorso 14 agosto è stato pubblicato il nuovo decreto interministeriale, adottato dal Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, contenente le disposizioni applicative in materia di credito d'imposta per le imprese di produzione cinematografica audiovisiva.

Inoltre - ed ecco il punto fondamentale -, sono in dirittura d'arrivo i decreti direttoriali, che contengono le specifiche tecniche riguardanti gli aspetti attuativi del richiamato decreto interministeriale. Ne cito alcune velocissimamente: la definizione delle spese istruttorie da versare per la presentazione delle domande, le modalità di certificazione dei costi, i requisiti di circuitazione e le caratteristiche che qualificano le società di distribuzione, eccetera.

È, dunque, prossima, ma davvero prossima, l'apertura della piattaforma che consentirà di accogliere la presentazione delle domande di tax credit produzione, secondo le modalità previste dal nuovo decreto, in modo da concretizzare il sostegno a un settore così strategico per il nostro Paese.

Tutto ciò testimonia la massima attenzione che stiamo ponendo in favore di questo settore, nella piena consapevolezza delle necessità e delle aspettative dell'intero comparto. A ulteriore dimostrazione del mio impegno, a due settimane dalle risposte che ho reso nella precedente seduta di question time, ho nominato, come preannunciato e intervenendo sull'equilibrio di genere, i 15 esperti della Commissione cinema per la valutazione dei progetti e l'attribuzione dei contributi selettivi di cui all'articolo 26 della legge n. 220 del 2016.

In conclusione, abbiamo il dovere di schivare due rappresentazioni estreme e false, al contempo: che il tax credit possa diventare il superbonus per il mondo assistito da un reddito di cittadinanza cinematografico e - altro estremo - che il MiC abbia pregiudiziali ideologiche verso una catena del valore culturale che dà lavoro, prestigio e reputazione globale all'Italia. Non continuiamo così, non facciamoci del male.

MATTEO ORFINI, Grazie, Presidente. Guardi, Ministro, sono francamente insoddisfatto e sconcertato dalla risposta, perché quello che più colpisce è la totale inconsapevolezza del dramma che c'è fuori di qui. Ci sono decine di migliaia di lavoratori alla fame, perché questo settore è fermo da mesi. Ci sono produttori che non sanno come fare il proprio mestiere, perché il settore è fermo da mesi. E non perché ci fosse una crisi, perché il suo predecessore ha paralizzato questo settore, non emanando le norme per mesi, e si è verificato questo capolavoro: una filiera industriale, che funzionava, ferma. Tutto questo perché? Per una guerra ideologica. A chi? Alla sinistra, ai comunisti, ai registi? No, a uno strumento di politica industriale, perché questo è il tax credit, uno strumento di politica industriale che serve al Paese. Un euro investito in questo settore ne genera tre, quindi, conviene anche alle casse dello Stato. Il problema è che questa guerra ideologica ha prodotto la paralisi, ha prodotto lo stallo. Poi avete fatto, hanno fatto i suoi predecessori, un nuovo decreto che non è una revisione del tax credit. C'erano problemi? Sì, ma lo abbiamo detto tutti, si poteva correggere. Ma quello che avete fatto è un'altra cosa, è i grandi contro i piccoli, è le piattaforme che si mangiano il cinema indipendente, che è il cinema italiano, quello dove si genera innovazione, dove si sperimentano i talenti, dove, tutto sommato, si crea quell'identità nazionale che voi dichiarate di voler difendere e che, invece, con questo provvedimento, state contribuendo a distruggere. Allora, per carità, facciamo le correzioni insieme, ragioniamo insieme su tutto quanto, però qui c'è un punto di fondo: così si produce la desertificazione culturale e si mette in discussione il pluralismo produttivo. Non è solo un discorso che riguarda la filiera, perché dalla cultura dipende anche la qualità della democrazia. Sì, ho finito, Presidente. Lo dico a lei, perché lei ha una storia personale importante, lei è stato a lungo vice direttore di un giornale che non vende molto, però è un ottimo giornale e riceve tanti finanziamenti pubblici, perché, in questo settore, non tutto si può misurare con gli incassi e con i successi. Mi dispiace che quello che, giustamente, rivendicava quando era vice direttore di quel giornale, oggi se lo sia dimenticato e che abbia sposato gli argomenti beceri del suo predecessore.