Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nella giornata di ieri un altro detenuto è stato trovato morto suicida nella sua cella della casa circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia; dall'inizio del 2024 già 56 persone hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello Stato; a questo tragico bilancio si debbono aggiungere 6 agenti di polizia penitenziaria e altri morti deceduti per altre cause;
si è in presenza di una gravissima crisi del sistema penitenziario, esasperata dall'ondata di caldo che sta colpendo il Paese, evento, purtroppo, del tutto prevedibile, ma che rende ancora più insopportabile per chi è detenuto, ma anche per chi in carcere lavora, il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria; si rischia di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;
il decreto-legge del Governo per l'emergenza negli istituti di pena si sta rivelando del tutto insufficiente: da quando le misure sono in vigore non si sono infatti arrestati né i suicidi, né le rivolte e le proteste nelle carceri – ne sia un esempio tra tanti quello di Sollicciano –, né si è aggredito il sovraffollamento o affrontata l'emergenza caldo, che sta rendendo gli istituti luoghi disumani in cui scarseggia addirittura l'acqua;
continuano a mancare misure per il reclutamento di personale della professionalità giuridico-pedagogica, di servizio sociale, mediatori culturali e psicologi, personale sanitario medico specialistico e le misure per le comunità non entreranno in vigore che tra sei mesi, come denuncia anche la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà –:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente predisporre misure immediate al fine di fronteggiare l'emergenza nel sistema dell'esecuzione della pena, garantendo un adeguato approvvigionamento idrico, disponibile e proporzionato alle presenze e agli spazi di ogni istituto, intervenendo, anche con procedure straordinarie, per immissioni di personale idoneo a intervenire in base alle condizioni di salute, allo stato di gravidanza, all'età, alla presenza di patologie psichiatriche e ad altre forme di fragilità, anche provvedendo a strumenti per una climatizzazione degli ambienti accettabile per minime condizioni di lavoro del personale e detentive, di incentivazione per il personale in virtù delle eccezionali condizioni di lavoro, nonché favorendo, per quanto di competenza, il ricorso a misure immediatamente decongestionanti, quali le misure alternative al carcere e l'aumento della detrazione della pena ai fini della liberazione anticipata, anche in risposta all'appello dei sindacati e dei Garanti.
Seduta del 17 luglio 2024
Illustrazione di Federico Gianassi, rispossta del Ministro della Giustizia, replica di Debora Serracchiani
FEDERICO GIANASSI, Suicidi, sovraffollamento della popolazione carceraria, carenza di educatori, psicologi, psichiatri e infermieri, latitanza dei progetti di recupero, formazione e lavoro, uno scarso utilizzo delle misure alternative, la presenza di molti detenuti con problemi psicologici, di dipendenza da droga e problemi psichiatrici, la fatiscenza delle strutture, fredde d'inverno e terribilmente calde d'estate, l'acqua, talvolta poca, calda o fredda a seconda del periodo. A Firenze, nella mia città, non c'è una situazione diversa: un suicidio, una rivolta carceraria, lavori finanziati dal Ministero, ma fermi da un anno e mezzo, in una struttura già fatiscente.
Quali misure necessarie intende approvare il Governo? Non ci dica, signor Ministro, che avete approvato un decreto-legge, che, per l'appunto, è in vigore da 15 giorni e non c'è nessun cambio di rotta, perché non contiene quelle misure radicali e urgenti che servono a cambiare rotta.
Quali misure immediate intendete adottare per fermare questa spirale di sopraffazione e morte, che non è civile per un Paese democratico come il nostro.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie a lei. Credo che lei, collega, abbia giustamente prospettato due problemi, che sono distinti però: il problema dei suicidi e il problema del sovraffollamento carcerario. Non esiste un rapporto causale diretto tra i due, nel senso che, se è vero che il sovraffollamento carcerario aumenta il rischio di suicidi, è anche vero che noi abbiamo esperienza di momenti di sovraffollamento, negli anni passati, dove i suicidi erano ridotti, e momenti di suicidi aumentati, quando il sovraffollamento era inferiore. Questo non significa affatto che noi sottovalutiamo entrambi i problemi. Significa soltanto che vanno distinti.
Per quanto riguarda i suicidi, l'ho già detto tante volte, è un fardello di dolore che noi abbiamo, ma, attenzione, sono eventi imprevisti e imprevedibili, che sono radicati nel mistero della mente umana. L'altro giorno, nella mia Venezia, si è suicidato, per l'ennesima volta, un detenuto, potete accertarvene presso gli avvocati e presso gli istituti giudiziari, nessuno aveva avuto il minimo indizio o il minimo sentore di questo gesto insano. Lo hanno detto gli avvocati, lo hanno detto i magistrati, lo hanno detto le strutture penitenziarie. Tra l'altro, si trattava - posso dirlo - di un detenuto per reati non gravissimi, che tra l'altro era in attesa di un'udienza.
Quindi, il suicidio in carcere è un evento imprevisto e imprevedibile, anche se - lo dico - il sovraffollamento carcerario aumenta il rischio del suicidio. Noi abbiamo, in questo caso, potenziato l'opera di assistenza psicologica, che, secondo noi, è l'unica che possa essere, in questo momento, di effetto abbastanza immediato per ridurre, attenuare e individuare i fattori di rischio di questo fenomeno, e prosegue l'opera di reclutamento di adeguato personale specializzato proprio in questo settore. La medicina penitenziaria presso il Servizio sanitario nazionale richiede ora la collaborazione con gli organi sanitari regionali e territoriali, sui quali ci stiamo impegnando.
Però arrivo a dirvi una novità, che credo sia molto importante proprio per il secondo problema, ossia quello del sovraffollamento. Io le do ragione: c'è la possibilità di costruire nuove carceri, nuovi istituti penitenziari. Voi sapete che la burocrazia, in questi casi, nel passato e nel presente, è forse la maggiore nemica della rapidità. Ebbene, noi, nella fase di conversione del decreto-legge Carcere sicuro, pubblicato il 4 luglio scorso e in corso di esame al Senato, abbiamo proposto di introdurre la figura di un commissario straordinario, che avrà il compito di attuare, in tempi brevissimi, il Piano nazionale di interventi per l'aumento del numero dei posti detentivi e per la realizzazione di nuovi alloggi destinati al personale di Polizia penitenziaria. Questo programma edilizio sarà imponente e sarà realizzato speditamente.
È inutile che spieghi a voi, che sicuramente lo conoscete anche meglio di me, cosa significhi l'introduzione di un commissario straordinario che accelera enormemente le procedure e rende più spedita la realizzazione di questo Piano, che sicuramente ridurrà o tenderà a ridurre il sovraffollamento. Insisto, è un Piano che, ovviamente, sarà a medio termine, se non a lungo termine.
Il sovraffollamento carcerario oggi si deve affrontare in tre settori. In primo luogo, la limitazione della carcerazione preventiva: abbiamo un 30 per cento di detenuti che sono in attesa di giudizio e, statisticamente, la metà di questi alla fine viene assolta e quindi la loro carcerazione si rivela ingiustificata. In secondo luogo, la metà dei detenuti sono stranieri e, quindi, occorre lavorare per consentire la detenzione di queste persone presso i loro luoghi di origine. In terzo luogo, come ho detto prima, i detenuti non sono tutti uguali, i reati non sono tutti uguali, occorre intervenire con una detenzione alternativa, che, senza affievolire il concetto di certezza della pena, senza liberazioni lineari e ingiustificate che costituirebbero un indebolimento da parte della sovranità e dell'autorevolezza dello Stato, venga però incontro alle esigenze particolari di detenuti che si trovano in uno stato di particolare disagio..
DEBORA SERRACCHIANI, Grazie, Presidente. Noi siamo stanchi del fatto che, ogni volta che il Ministro Nordio - per suo tramite, Presidente - viene in Aula, ci racconti che bisogna distinguere i problemi. I problemi non vanno distinti, i problemi vanno risolti. E ad oggi non è stato fatto nulla. Anche perché quello che dice, Ministro, è in grandissima contraddizione con quello che fa. Dice una cosa e ne fa un'altra - lo dico sempre per il suo tramite, Presidente -, perché lei dice che ci sono detenuti che sono in custodia cautelare preventiva, che non dovrebbero entrare in carcere. Ma se state mandando in carcere, adesso, le detenute madri, addirittura le donne incinta, addirittura i bambini che hanno meno di un anno! Mettetevi d'accordo con voi stessi! Come fate a dire che alcuni detenuti vanno tirati fuori e poi aumentate i reati e l'inasprimento delle pene? Sono aumentati i minori in carcere. Negli ultimi 10 anni, il numero di detenuti minori in carcere, oggi, non l'abbiamo mai visto prima!
Se lei, Ministro, dice di essere un liberale, allora faccia pace con sé stesso, cioè applichi quello che ha scritto per anni, perché ad oggi sta facendo l'esatto contrario. A noi non interessa che vengano fatti più istituti penitenziari. A noi interessa che lei oggi metta piede in quegli istituti penitenziari: qualche cena in meno, qualche convegno in meno, qualche festa di Fratelli d'Italia in meno, e vada in carcere e vedere quali sono le condizioni oggi dei detenuti.
Vedrà che ci sono situazioni in cui il carcere è assolutamente fuori da ogni adeguata condizione di vita e di lavoro, e si renderà anche conto che non è solo un problema di contenitore e di spazi, ma è un problema di quello che si vuole fare. State eliminando la giustizia riparativa, state eliminando la possibilità delle pene sostitutive, non state applicando la riforma Cartabia, non fate nulla per le misure alternative, aumentate le detenute in carcere. In più, lei, Ministro, ha fatto pochi giorni fa, il 4 luglio - lo ha citato adesso - un decreto-legge sul carcere che è eccentrico, che ci amareggia e che ci delude.
Sa perché? Perché non prevede nulla per eliminare quel sovraffollamento, non prevede nulla per risolvere i problemi che lei ha elencato. Anzi, laddove prevede qualcosa, addirittura lo peggiora. Non avete avuto neppure il coraggio di mettere mano alla liberazione anticipata, non avete fatto neppure questo, avete solo semplificato la procedura, che si rivelerà, anche quella, mera burocrazia. Ministro, ormai lei ricopre quell'incarico da diverso tempo e sul carcere non ha portato a casa nessun risultato.
Gli ennesimi suicidi, siamo a 56, e 6 agenti di Polizia penitenziaria dovrebbero essere un monito per tutta la nostra società, prima di tutto per lei, che ha la responsabilità del Ministero. E me lo faccia dire: se vuole fare un commissario straordinario, vuol dire che allora dentro il Ministero ci sono degli incapaci che finora non hanno fatto nulla. E lei dov'era? E lei dov'era, se oggi è costretto a nominare un commissario straordinario? Ministro, continuano a morire le persone e le condizioni di vita e di lavoro nelle carceri sono inaudite. Lei non ha fatto nulla e continua a non fare nulla.