Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appresa l'intenzione di alcuni membri del Governo e della maggioranza di voler modificare l'attuale legge elettorale per i sindaci dei comuni con più di 15.000 abitanti che prevede, tra le altre cose, che qualora nessun candidato al primo turno abbia raggiunto la soglia del 50 per cento, si proceda ad un turno di ballottaggio, nel quale competono solo i due candidati maggiormente votati al primo turno;
tale intenzione è stata corroborata da alcuni tentativi portati avanti al Senato della Repubblica, sia per iniziativa parlamentare attraverso la presentazione di disegni di legge – ad esempio con la riduzione della soglia prevista per essere eletti al primo turno al 40 per cento – sia attraverso la presentazione di emendamenti su provvedimenti spesso del tutto estranei per materia;
va sottolineato che negli ultimi trent'anni questa legge non è mai stata cambiata con la sola maggioranza di Governo, e le piccole modifiche introdotte sono sempre state condivise;
questo sistema elettorale è improntato infatti a principi autenticamente democratici, consentendo agli elettori di votare al primo turno il candidato che piace di più, mentre – salvo il raggiungimento della soglia del 50 per cento – sarà eletto sindaco al secondo turno quello che, essendo riuscito a mobilitare e ad attrarre maggiormente le preferenze, otterrà la maggioranza assoluta dei voti;
introdotto con la legge n. 81 del 1993 – assieme a norme che hanno previsto la nomina degli assessori da parte del primo cittadino e il principio del simul stabunt simul cadent – tale sistema elettorale ha dato luogo a maggioranze ed esecutivi stabili nel tempo, con sindaci che spesso governano 5 anni, diventando un riferimento saldo e concreto per l'intera comunità;
questo sistema inoltre, anche secondo la cosiddetta teoria democratica, garantisce che il candidato vincitore rappresenti quello che riflette meglio le opinioni del corpo elettorale nel suo complesso, essendo espressione anche delle cosiddette seconde scelte, ossia di tutti coloro che scelgono consapevolmente di utilizzare il secondo voto per esprimere una cosiddetta seconda scelta –:
quali siano gli orientamenti del Governo in merito ai tentativi di riforma in atto dell'unico sistema elettorale che ha ampiamente dimostrato la propria efficacia, e se intenda assumere iniziative di competenza per impedire l'abrogazione di una delle leggi elettorali che si è rivelata maggiormente adeguata.
Seduta del 27 aprile 2023
Illustrazione di Simona Bonafè, risposta della Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, replica di Valentina Ghio
Grazie, Presidente. Signora Ministra, noi da notizie a mezzo stampa abbiamo appreso l'intenzione di alcuni membri del Governo e della maggioranza di volere modificare l'attuale legge elettorale per i sindaci dei comuni con più di 15.000 abitanti, che prevede, tra le altre cose, che qualora nessun candidato al primo turno abbia raggiunto la soglia del 50 per cento si proceda al cosiddetto ballottaggio, nel quale passano solo i due candidati maggiormente votati al primo turno.
Questo sistema elettorale è improntato a principi autenticamente democratici perché consente agli elettori di scegliere al primo turno il candidato che piace di più, mentre - salvo chiaramente il raggiungimento della soglia del 50 per cento - al secondo turno sarà eletto sindaco quello che sarà riuscito a mobilitare maggiormente le preferenze e, quindi, otterrà la maggioranza assoluta dei voti. In questo modo, il candidato vincitore rappresenta quello che meglio riflette le opinioni degli elettori. Non le sfuggirà che questo è particolarmente importante,in un momento in cui noi registriamo tassi di astensionismo al voto altamente preoccupanti. Noi vorremmo capire se il Ministro appoggia questo tentativo di riforma dell'unico sistema che ha dimostrato di essere efficace e, in caso contrario, che cosa intenda fare per evitare questa modifica.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Grazie, Presidente. La ringrazio, onorevole Bonafe', per il quesito che ha il merito di accendere i riflettori su uno degli snodi centrali della vita democratica del nostro Paese, giacché il comune rappresenta il livello di governo più vicino ai cittadini e il sindaco occupa al suo interno un ruolo di assoluto primo piano.
È apprezzabile, pertanto, che il Parlamento si sia impegnato, sin dalle prime settimane della presente legislatura, in un esame della materia del sistema di elezione dei sindaci.
In particolare, al Senato, la I Commissione permanente sta procedendo al vaglio in sede referente di una serie di progetti di legge tra loro abbinati, vertenti sull'ordinamento delle province, alcuni dei quali contengono al loro interno anche norme sul sistema di elezione dei sindaci dei comuni con più di 15.000 abitanti.
Si tratta, dunque, di un segmento - pur molto rilevante - di una riflessione più vasta che le Commissioni parlamentari stanno svolgendo e che coinvolge l'assetto delle autonomie locali a più livelli.
La questione su cui il quesito si concentra dovrà trovare dunque uno sbocco coerente, anche in questa prospettiva, all'esito di un esame esaustivo e sistematico della materia. Il Governo, del resto, non ha adottato alcuna iniziativa di modifica del sistema elettorale dei comuni.
Come Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa, seguo con attenzione e interesse lo svolgimento dei lavori parlamentari su un tema tanto significativo per la qualità della nostra democrazia e per la funzionalità delle nostre istituzioni. Proprio alla luce del doveroso rispetto per l'esame parlamentare in corso, è mia opinione che in questa fase il Governo debba anzitutto raccogliere le sollecitazioni e le istanze emerse in sede parlamentare.
VALENTINA GHIO. Grazie, Presidente. La risposta del Ministro ha lasciato ampi margini interpretativi, naturalmente legati anche a un doveroso percorso parlamentare. Credo che non sia emersa in modo chiaro e inequivocabile l'opinione del Governo in merito all'esclusione della modifica di una legge che, come ha illustrato la collega, è una delle poche leggi elettorali che ha dimostrato concretamente il suo funzionamento, dando solidi risultati proprio in termini di democrazia e funzionalità.
Del resto, abbiamo visto recentemente al Senato un tentativo maldestro di proporre, nell'ambito di un provvedimento su un altro tema - peraltro, utilizzando una procedura d'urgenza -, un emendamento per far passare l'eliminazione del ballottaggio nel caso in questione. L'emendamento è stato poi ritirato fra le proteste dell'opposizione, ma crediamo che davvero così non si possa fare. Introdurre una sorta di riforma istituzionale per emendamento, senza nessuna condivisione con le opposizioni e neanche con i rappresentanti dei comuni italiani, per dare vita sostanzialmente ad una nuova riforma senza ragioni democratiche e funzionali, andrebbe a snaturare, a nostro avviso, l'unica legge elettorale che ha dimostrato efficacia. Un sistema introdotto dal 1993 che ha dato luogo a maggioranze ed esecutivi stabili nel tempo, con sindaci che spesso governano per 5 anni, diventando un riferimento saldo e concreto per l'intera comunità.
Noi crediamo che le riforme delle regole della democrazia non si possano fare a colpi di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), peraltro con modalità non condivise e quasi di straforo su una legge che funziona benissimo. Se il percorso che il Governo intende portare avanti è questo, prevedendo, quindi, la riduzione concreta dalla partecipazione democratica alla scelta del proprio sindaco, in un tempo di astensionismo crescente, faremo una battaglia di opposizione durissima in Aula e insieme agli amministratori locali che non condividono questa evoluzione normativa.