Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:
sono tanti i lavoratori in Italia annoverabili tra i cosiddetti «lavoratori poveri», in contrasto con il principio sancito dall'articolo 36 della Costituzione;
il Fondo monetario internazionale ha calcolato che dal 1980 al 2017 la quota del prodotto interno lordo destinata ai salari e stipendi è diminuita in 26 Paesi industrializzati, passando dal 66,1 al 61,7 per cento e, nel caso italiano, si è passati dal 68 al 59 per cento;
l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento) nonostante l'aumento della produttività, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area;
puntando sui bassi salari, il sistema economico italiano ha finito per attestarsi, salvo alcune lodevoli eccezioni, su modelli produttivi a basso tasso di innovazione e scarsa concorrenzialità sui mercati internazionali;
il 30 novembre 2022 l'attuale maggioranza ha bocciato la mozione del Partito democratico finalizzata ad introdurre anche in Italia il salario minimo legale. A tutt'oggi, non risulta assunta nessuna delle misure indicate nella mozione approvata nella medesima seduta, quali l'estensione dell'efficacia dei contratti nazionali comparativamente più rappresentativi, il contrasto alla contrattazione pirata o assicurare retribuzioni dignitose anche nelle gare indette dalle pubbliche amministrazioni;
lo stesso intervento di riduzione del cuneo fiscale si è rivelato del tutto inadeguato a migliorare significativamente le retribuzioni di milioni di lavoratori, con benefìci dai 19 ai 32 euro lordi al mese, ampiamente insufficienti a contrastare il solo tasso di inflazione;
una famiglia di due adulti e un minore di età compresa tra i 4 e i 10 anni viene considerata «assolutamente povera» dall'Istat se sostiene una spesa mensile per consumi inferiore a 1.434 euro, un importo spesso superiore alla retribuzione di troppi lavoratori;
in tale contesto, riveste una speciale gravità la condizione delle lavoratrici e dei giovani che, senza i dovuti servizi di sostegno alla genitorialità – basti pensare che il congedo paritario è ancora fermo a soli 10 giorni, contro i tre mesi della Spagna – o con inquadramenti contrattuali penalizzanti o l'applicazione indebita di forme contrattuali fintamente autonome, si vedono pregiudicata ogni possibilità di una vita indipendente ed economicamente dignitosa –:
quali siano le ragioni della contrarietà alla sperimentazione del salario minimo legale, tenuto conto della mancata adozione di misure alternative, nonché di interventi volti a migliorare realmente la condizione delle lavoratrici e dei giovani lavoratori, quali un significativo ampliamento del congedo paritario, coerentemente con le migliori prassi europee.
Seduta del 15 marzo 2023
Illustrazione di Elly Schlein, risposta del Presidente del Consiglio dei ministri, replica di Elly Schlein
ELLY SCHLEIN, Signora Presidente, in questo Paese, c'è un dramma di cui non vi sentiamo parlare mai: la precarietà e il lavoro povero, che colpiscono ancora più duramente le donne, i giovani, in particolare al Sud. Sono più di 3 milioni le lavoratrici e i lavoratori che sono poveri, anche se lavorano. A loro è negata ogni possibilità di costruirsi un futuro libero e dignitoso. Occorre fissare, per legge, un salario minimo, perché, sotto una certa soglia, non si può nemmeno chiamare lavoro, è sfruttamento. Occorre una misura complementare e non certo sostitutiva della contrattazione collettiva, che, invece, va rafforzata, va estesa a tutti, ad esempio, con una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata.
Ma lei, qualche tempo fa, ha definito il salario minimo uno specchietto per le allodole. Vada a dirlo a chi percepisce una paga da fame. Il Partito Democratico ha presentato una proposta sul salario minimo e tutte le altre opposizioni hanno presentato proposte o mozioni in questa direzione, ma le avete respinte tutte. A me interessa sapere cosa volete fare su questo e mi stupisce che non vediate il nesso tra la crisi della natalità, di cui spesso parlate, e la precarietà in cui versano moltissime donne in questo Paese.
Guardi, questo mi spinge a chiederle: perché non approviamo subito un congedo paritario, pienamente retribuito e non trasferibile, di almeno 3 mesi? Questa sì che è una misura che aiuterebbe il lavoro delle donne, ridistribuendo anche il carico di cura.
Quindi, Presidente Meloni, le chiedo. Approviamo subito un salario minimo e un congedo paritario. Noi ci siamo.
GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, intervenire per fronteggiare il fenomeno del lavoro povero è inevitabilmente una delle priorità alle quali questo Governo lavora, perché, come fanno notare gli interroganti, l'onorevole Schlein e altri, l'Italia è l'unico Paese OCSE nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito, mentre, nel resto dell'Occidente, cresceva. Gli interroganti del Partito Democratico fanno rilevare, anche, devo dire, con una sincerità che fa loro onore, che, in Italia, negli anni passati, la quota di prodotto interno lordo, che è stata destinata a salari e stipendi, è diminuita più che nel resto degli altri Stati industrializzati.
È vero, c'è un problema. Chi ha governato fino a ora ha reso purtroppo più poveri i lavoratori italiani e questo Governo deve fare quello che può per invertire la rotta.
Noi, già nei primi mesi di legislatura, pur con le risorse inevitabilmente limitate che abbiamo a disposizione, abbiamo dato segnali in questo senso: interventi a tutela del potere d'acquisto delle famiglie e dei lavoratori, il rinnovo del taglio di 2 punti percentuali del cuneo fiscale e contributivo, che, giova ricordare, il precedente Governo aveva previsto fino alla fine dello scorso anno, e l'aggiunta di un ulteriore punto del taglio contributivo per i redditi più bassi. Solo primi passi, ovviamente, verso l'obiettivo che il Governo si è posto, che è, ovviamente, aumentare i salari dei lavoratori, garantendo retribuzioni dignitose, retribuzioni che siano adeguate al lavoro svolto e al contesto socio-economico.
Però, voglio dire che, per raggiungere questo obiettivo, l'ho già detto in passato, in un contesto come quello italiano, caratterizzato da una elevata copertura dalla contrattazione collettiva e da un elevato tasso di lavoro irregolare, il Governo non è convinto che la soluzione sia la fissazione di un salario minimo legale e spiego banalmente il perché. Perché - io non ho un approccio ideologico su questa materia, ho un approccio pragmatico, come sempre -, a mio avviso, mi interrogherei sull'ipotesi che il salario minimo legale possa diventare, non un parametro aggiuntivo delle tutele garantite ai lavoratori, ma un parametro sostitutivo, un parametro unico, e nel nostro sistema un parametro di questo tipo, per paradosso, rischierebbe di creare, per molti lavoratori, condizioni peggiori di quelle che hanno oggi e di fare, per paradosso, un favore alle grandi concentrazioni economiche, alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori! Io la penso così. Credo che sia molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali oggi non è prevista. Credo che sia efficace tagliare le tasse sul lavoro, perché la ragione per la quale i salari sono inadeguati è che la tassazione è troppo alta per le imprese che devono assumere e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità.
Credo che questo sia il modello più efficace, che è quello che intendiamo percorrere.
Dopodiché, ho pochissimo tempo. Sul tema dei congedi parentali, siamo molto d'accordo, nel senso che anche qui, come si è visto, le poche risorse che potevamo spendere, in parte, le abbiamo utilizzate per un ulteriore mese di congedo parentale, utilizzabile nei 6 anni dalla madre o dal padre, retribuito all'80 per cento. Era quello che potevamo fare. Ma poiché il tema del sostegno alle madri lavoratrici e del sostegno alla natalità è per noi una priorità assoluta, su questo, sono sempre disponibile a confrontarmi e a parlare.
ELLY SCHLEIN, Signor Presidente, le sue risposte non ci soddisfano. Anzitutto, perché - lo vorrei ricordare - il Partito Democratico, nella scorsa legislatura, ha provato ad approvare il salario minimo, ma i suoi alleati, che le siedono affianco, erano contrari e il Governo è caduto prima del tempo. Ma le vorrei anche ricordare che lei, oggi, è al Governo, ci sono io all'opposizione, e non è più il tempo di dare le responsabilità ad altri, è tempo di dare le risposte alle italiane e agli italiani. Adesso spetta a voi dare queste risposte.
Credo che precarietà e lavoro povero abbiano bisogno di risposte immediatamente. Lei ha detto che questo tema è centrale anche per il suo Governo, ma dice di “no” a un salario minimo e rinvia a soluzioni incerte, che risulteranno tardive e inadeguate. Penso che “lavoro” e “povero” non debbano più stare nella stessa frase. Penso che si debbano limitare i contratti a termine. Non le può sfuggire, tra l'altro, la contraddizione del partito che guida, che, in Italia, dice “no” al salario minimo, ma, in Unione europea, ha votato a favore della direttiva che ne propone l'introduzione in tutti i Paesi europei.
È vero, l'Italia è l'unico Paese europeo in cui, negli ultimi decenni, i salari non sono aumentati, ma sono addirittura diminuiti di 3 punti percentuali. Però, non si nasconda dietro un dito, Presidente, perché, se fosse bastata la contrattazione collettiva, non avremmo quel 12 per cento di persone, che sono lavoratori e lavoratrici poveri, tra coloro che lavorano, che sono 3 punti sotto gli altri Paesi europei. Non ce li avremmo, perché lei dovrebbe sapere che, in questo Paese, dal 2012 al 2021, abbiamo quasi raddoppiato i contratti collettivi, che sono arrivati ad essere 992. E lei sa bene che di quei contratti solo pochi sono firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative: 25 degli ultimi 441, che sono aumentati negli ultimi anni.
Ecco, lo deve sapere, perché, se bastasse, la nostra proposta vuole rafforzare quella contrattazione collettiva e approvare quella legge sulla rappresentanza, ma, accanto, vuole anche fissare una soglia sotto la quale, laddove non arriva la contrattazione, ci sia una risposta per coloro che vedono calpestata la propria dignità mentre lavorano.
È vero, lei è in carica da soli 5 mesi, ma state già andando in direzione opposta e sbagliata. Avete allargato il ricorso ai voucher, che sono una delle forme più precarie di lavoro. Avete dato l'intenzione di estendere i contratti a termine, anziché limitarli, come hanno fatto in Spagna. Lo vada un po' a spiegare al 62 per cento di lavoratori e lavoratrici sotto i 24 anni, che conoscono solo quel tipo di contratti e non possono costruirsi un futuro.
Siete una destra ossessionata dall'immigrazione, ma non vede l'emigrazione di tanti giovani, che sono costretti, dai salari così bassi e dai contratti così precari, a costruirsi un futuro altrove . Avete colpito e quasi cancellato Opzione donna. Queste sono le vostre risposte, perché i vostri veri punti di emergenza sono altri. Signor Presidente, io la capisco. Sono i rave, i condoni, la guerra alle ONG e, da ieri, colpire ideologicamente i diritti delle figlie e dei figli delle famiglie monogenitoriali, che hanno diritti come tutte le bambine e tutti i bambini che fanno parte della nostra comunità! Ora, sul piano…
Concludo, Presidente. Sul piano sociale, la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità. Ma la vostra propaganda, ora che non siete più all'opposizione, sta sfumando, e il giudizio degli italiani sarà per quello che voi fate e non per le facili promesse alimentate per anni e smentite già dai primi mesi del suo Governo.