Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a settembre 2020 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure tese a realizzare una riforma delle politiche migratorie, definito nuovo «Patto europeo su migrazione e asilo», che ha ribadito la necessità di gestire insieme, a livello di Unione europea, i fenomeni migratori che interessano il nostro continente;
nell'iter di approvazione, il negoziato tra gli Stati membri e l'Unione europea, tuttora in corso, ha evidenziato la già nota spaccatura tra i Paesi mediterranei e coloro che li sostengono nella richiesta di solidarietà e il blocco dell'Europa centro-orientale contrario alla cooperazione composto dai Visegrad, baltici e Austria. Come già dichiarato in merito ai negoziati dal Vicepresidente della Commissione europea Schinas, il nuovo Patto è «un compromesso» tra le diverse sensibilità degli Stati membri, una soluzione «che rispetta le linee rosse» dei Governi, «un punto di caduta» appetibile per tutti;
il 24 marzo 2021, in un'intervista sulla stampa, il Ministro interrogato ha dichiarato in merito al suddetto patto europeo e ai negoziati in corso: «siamo in una situazione di stallo, molti Stati membri si oppongono ad ogni forma di relocation obbligatoria». Affermando poi di essersi confrontata positivamente con il collega francese Ministro Darmian e – successivamente avrebbe dovuto anche con il collega tedesco Seehofer – sulla richiesta dell'Italia della redistribuzione obbligatoria per tutti i migranti sbarcati a seguito di eventi Sar. E di aver inviato alla Commissione europea un documento in cui i Paesi del Med5 – Cipro, Grecia, Italia, Malta e Spagna – cristallizzano due punti fondamentali: il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità e la necessità di istituire un meccanismo europeo gestito a livello centrale per facilitare i rimpatri su richiesta degli Stati interessati;
i dati dell'immigrazione verso l'Europa, nonché le drammatiche tragedie che continuano ad essere sempre più frequenti nel Mediterraneo – in ultimo, qualche giorno fa, 130 persone a bordo di un gommone che ha tentato la traversata del Mediterraneo in condizioni di mare proibitive e di cui si sono perse le tracce a nord-est di Tripoli – evidenziano l'assoluta urgenza di un intervento concreto dell'Unione europea che preceda gli esiti delle complesse trattative sul «Patto europeo su migrazione e asilo». Ciononostante, la proposta della Commissione europea resta un punto di partenza fondamentale per gestire una politica sistematica e congiunta della migrazione europea –:
quale sia lo stato di avanzamento del negoziato con gli altri Stati membri e con l'Unione sul «Patto europeo su migrazione e asilo»
Seduta del 28 aprile 2021
Illustrazione di Lia Quartapelle Procopio, risposta della Ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, replica di Piero De Luca
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO: Grazie, Presidente. Nell'ultimo anno, l'Unione europea ha fatto dei passi in avanti importantissimi in termini di integrazione, a causa della pandemia. Abbiamo infatti imparato finalmente che, a sfide globali, devono corrispondere risposte europee. C'è però una sfida globale che non ha ancora una risposta europea ed è la sfida delle migrazioni: non basta, a fronte del drammatico naufragio della settimana scorsa costato la vita a 130 persone, non basta dire di fronte a quei morti che è uno scandalo.
Servono delle risposte vere, che parlino di una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, di corridoi umanitari finalmente europei e non solo italiani. Allora, noi abbiamo una domanda: a che punto sono i negoziati sul patto per le migrazioni in ambito europeo? Quand'è che vedremo finalmente un Next Generation EU, anche sul tema delle migrazioni?
LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno: Grazie, Presidente. Con riferimento al Patto europeo su migrazione e asilo in corso di negoziato a Bruxelles, ho avuto già più volte modo di chiarire la posizione dell'Italia. La nostra strategia negoziale si incentra sul necessario riconoscimento della specificità della gestione delle frontiere marittime, mediante sistemi di ricollocazione più stringenti per i migranti salvati in mare nel corso delle operazioni di ricerca e soccorso, le cosiddette operazioni SAR, così come prevede l'accordo di Malta del 2019.
Su tale strategia ho avuto dei positivi confronti, a Parigi, con il Ministro Darmanin e, presto, incontrerò anche il Ministro tedesco Seehofer, per fare il punto su tutta la situazione. Uno degli elementi di maggiore rilievo è l'affermazione di un giusto equilibrio tra responsabilità nella gestione delle frontiere esterne dell'Unione e solidarietà tra i vari Stati membri.
Sull'andamento attuale della discussione a livello di Unione sul Patto europeo su migrazione e asilo, devo dire che occorre approfondire ulteriormente il lavoro con gli altri Paesi per una rapida conclusione del negoziato; occorre, però, che sia un negoziato consapevole delle peculiarità della posizione italiana, anche se continuano a sussistere forti divergenze tra gli Stati membri sulle principali proposte, relative proprio ai princìpi di solidarietà e responsabilità. Le priorità italiane, tra l'altro, sono state al centro dell'incontro ad Atene, lo scorso 20 marzo, con i Ministri dell'Interno degli altri Paesi mediterranei dell'Unione europea, Spagna, Grecia, Malta e Cipro. Come ricordato anche dall'onorevole interrogante, il risultato politico principale della riunione è stato il documento congiunto inviato alla Commissione europea in cui vengono esplicitati due aspetti fondamentali: il principio di responsabilità, abbinato all'equa ripartizione degli oneri, e la necessità di istituire un meccanismo europeo, gestito a livello centrale, per facilitare i rimpatri su richiesta degli Stati interessati.
In questo quadro è essenziale collaborare con i Paesi di origine e transito dei flussi. Per quanto riguarda in particolare la Libia, l'Italia è impegnata nel processo di stabilizzazione di quel Paese e delle sue istituzioni, proprio per lo storico rapporto bilaterale che unisce i due Paesi. Considerata la rilevanza costruttiva del dialogo tra l'Unione europea e i Paesi di transito e origine, non è senza rilievo la mia prossima visita in Tunisia insieme al Commissario per l'immigrazione Johansson.
PIERO DE LUCA: Signor Presidente, ringrazio la Ministra Lamorgese per i chiarimenti forniti. È evidente, però, anche da quanto abbiamo ascoltato, che le politiche migratorie continuano a rappresentare, purtroppo, un tasto dolente dell'attuale azione europea. In quest'ambito l'Unione non ha fornito, finora, risposte all'altezza delle sfide e delle criticità che abbiamo dinanzi. Una grande responsabilità ricade, come lei ricordava, ovviamente, su numerosi Stati membri che, purtroppo, si sono opposti e continuano a opporsi all'approvazione di norme ispirate a principi di solidarietà e piena condivisione delle responsabilità.
In questo settore, però, le risposte nazionali, dobbiamo chiarirlo, dobbiamo dirlo con forza, si sono dimostrate inadeguate ed inefficaci, in alcuni casi anche disumane e pericolose. Sul punto vorremmo essere chiari, noi riteniamo che non si affrontino o risolvano le criticità, rendendo invisibili i richiedenti asilo, né sequestrando poche decine o centinaia di migranti in mare, né chiudendo i porti a chi rischia la vita. La drammatica tragedia che qualche giorno fa ha colpito altre 130 persone nel Mediterraneo non può lasciarci assolutamente indifferenti. È giunto il tempo di mettere da parte egoismi nazionali e definire, in una grande strategia comune europea, un patto nuovo sull'immigrazione e l'asilo che assicuri, come lei ricordava, un giusto equilibrio tra umanità, accoglienza e sicurezza. Serve, ora, il coraggio di una proposta ambiziosa da parte dell'Unione europea che ancora manca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Da questo punto di vista vorremmo essere chiari e a tal fine è decisivo affrontare e rafforzare le politiche di sostegno allo sviluppo dei Paesi di origine e transito, avviare l'apertura di canali umanitari per l'ingresso legale in Europa e trasformare la missione IRINI in uno strumento europeo di salvataggio e soccorso. Accanto a questi impegni è indispensabile, infine, realizzare una riforma che noi democratici chiediamo da anni, superare il Regolamento di Dublino e stabilire finalmente procedure di accoglienza solidali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), con meccanismi automatici obbligatori di equa distribuzione e ricollocamento dei migranti, seguiti da strumenti comuni per il rimpatrio dei non aventi diritto. Insomma, abbiamo necessità, anche in questo settore, di più Europa; dopo la rivoluzione in campo economico creata in risposta alla pandemia c'è bisogno, come veniva ricordato, di un programma nuovo, un Next Generation EU anche per le politiche migratorie. E con la ritrovata autorevolezza acquisita in Europa dal nostro Paese, siamo convinti che possiamo farcela, è giunto il momento di un'integrazione europea seria sul tema della gestione delle politiche migratorie.