Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo n. 105 del 2022, entrato in vigore il 13 agosto 2022, ha reso strutturale il congedo di paternità obbligatorio per i lavoratori dipendenti (nel pubblico e nel privato), della durata di 10 giorni, da utilizzare nei due mesi precedenti la data presunta del parto ed entro i cinque mesi successivi, retribuiti al 100 per cento a carico dell'Inps;
la legge 7 aprile 2022, n. 32 delega il Governo a prevedere un periodo di congedo obbligatorio per il padre lavoratore di durata significativamente superiore a quella prevista dalla legislazione vigente, favorendo inoltre l'estensione della misura anche ai lavoratori autonomi e professionisti;
ricerche ed esperienze sostengono che il congedo di paternità paritario a quello di maternità sia una delle misure più efficaci per ridurre le diseguaglianze di genere, nel mercato del lavoro, all'interno della famiglia e, in generale, nella società;
il termine per l'esercizio della citata delega è fissato in 24 mesi dalla data della sua entrata in vigore e, quindi, si esaurirà poco dopo la prima decade del mese di maggio 2024 –:
quando il Governo intenda adottare il decreto legislativo previsto dalla legge delega 7 aprile 2022, n. 32, in linea con le esperienze più avanzate in Europa che prevedono la fruibilità almeno per tre mesi del congedo di paternità, rendendo noto alle Camere il numero dei lavoratori che sin qui ne hanno realmente usufruito.
Seduta del 13 marzo 2024
Illustrazione di Lia Quartapelle Procopio, risposta della Ministra del lavoro e delle politiche sociali, replica di Chiara Gribaudo
LIA QUARTAPELLE PROPOCOPIO, Grazie, Presidente. Questo Governo parla spesso di famiglia - a noi piace di più parlare di “famiglie” -, ma c'è una cosa che per le famiglie non avete ancora avuto il coraggio o il tempo di fare e, cioè, estendere la durata del congedo di paternità per farlo diventare effettivamente universale e paritario. Peccato, perché questa è una misura che permette ai bambini e alle bambine di avere più tempo con i padri, ai padri di fare un'esperienza di cura e avere un rapporto più stretto con i loro figli a partire dai primi mesi di vita, alle famiglie di trovare un migliore equilibrio nei compiti di cura e all'Italia, probabilmente, di avere più bambini e bambine. Certo, si tratterebbe di estendere un'iniziativa di Governi precedenti a questo, quindi non so se è nel vostro disegno complessivo di far vedere che siete arrivati voi e cambia tutto, però noi continuiamo a battere su questo punto, anche perché abbiamo una serie di esempi europei molto virtuosi. Quindi la domanda è semplice: quanti padri finora hanno usufruito di questa misura e quando intendete estendere questo diritto.
MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Cercherò di rispondere brevemente al quesito posto dagli onorevoli interroganti. Il Governo dovrebbe dare attuazione alla cosiddetta riforma del Family Act, di cui alla legge delega 7 aprile 2022, n. 32, che, come noto, sin dalla precedente legislatura, richiede lo stanziamento di adeguate coperture finanziarie per i singoli interventi previsti. La legge delega prevede, inoltre, all'articolo 3, che i decreti attuativi in materia di congedi parentali di paternità e maternità siano predisposti da più Ministeri - quindi, non solo dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali -, con il concerto di altrettanti Dicasteri, oltre al Ministero dell'Economia e delle finanze.
Al netto delle complessità enunciate che derivano direttamente dall'impianto del Family Act, la necessità di adottare politiche di welfare a sostegno dei genitori si fa sempre più cogente all'interno della società contemporanea, globalizzata, che paga l'assenza di figure di supporto alla genitorialità e deve essere al centro dell'interesse delle istituzioni. Lo Stato ha il dovere di farsi carico, allocando le risorse di bilancio disponibili, delle esigenze dei genitori nella crescita dei figli, pensando a misure ad hoc, quali congedi e i servizi all'infanzia che siano adeguati, oltre che di rinnovare il sistema di welfare odierno per adeguarlo alle sfide poste dalla società e dal mondo del lavoro, al fine di pensare a nuovi strumenti.
La conciliazione tra vita privata e vita lavorativa è un'esigenza molto avvertita, in particolare, dalle nuove generazioni ed è oggetto di particolare attenzione da parte del Governo in quanto questione fondamentale dal punto di vista sociale. A questo rispondono a misure di sostegno, come l'aumento dell'assegno unico universale, il bonus asili nido, l'incremento dell'indennità di congedo parentale prevista con le ultime due leggi di bilancio approvate da questo Governo.
Con la legge di bilancio 2023 è stato previsto un incremento dal 30 all'80 per cento dell'indennità del congedo parentale facoltativo, nel limite massimo di un mese, da usufruire entro il sesto anno di vita del figlio. Con la legge di bilancio 2024, questa misura è stata ulteriormente migliorata, incrementando l'indennità sempre all'80 per cento per l'anno 2024, per un ulteriore mese aggiuntivo rispetto a quello precedente.
La possibilità di sostenere una genitorialità più equilibrata, dunque, è una priorità per il Governo, che consente di superare le discriminazioni e il gap occupazionale ancora oggi presenti all'interno del mondo del lavoro. L'impegno dei padri nel lavoro di cura deve essere valorizzato e incentivato anche per superare quei tabù ancora presenti e che ci dicono che il congedo di paternità è uno strumento ancora poco utilizzato.
Per quanto riguarda i dati relativi all'uso del congedo di paternità, il competente Osservatorio statistico dell'INPS rileva che, secondo le disposizioni vigenti negli anni 2018-2022, nel 2022 risultano poco più di 173.000 i soggetti che hanno fruito del congedo di paternità.
In conclusione, sono due gli ambiti di intervento su cui focalizzare la nostra azione: proseguire nell'incremento delle misure di welfare pubblico e supportare i datori di lavoro nello sviluppo di politiche di welfare aziendali attraverso la contrattazione di secondo livello - strumento più efficace per venire incontro alle richieste specifiche dei lavoratori -, che favoriscono la genitorialità attraverso misure di conciliazione famiglia-lavoro.
CHIARA GRIBAUDO, Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, per questa risposta, perché ci restituisce e tratteggia dati che immaginavamo, cioè bisogna favorire il passaggio culturale dalla condivisione di carico di cura tutto gravante sulle donne a una condivisione genitoriale. Per questo, però - l'ha ricordato lei stessa -, servono le risorse. Quindi, bene la sua apertura, ma bisogna - approfitto della presenza della Ministra Roccella - concordarlo con la Ministra Roccella, con il MEF e, quindi, con il Ministro Giorgetti. Per fare il salto culturale servono risorse, servono scelte politiche utili alle donne e alle famiglie di questo Paese, non servono, lo dico con chiarezza, misure come quelle che sono state introdotte - penso al bonus mamme - che rischiano di essere totalmente controproducenti, perché pensano alle donne che hanno più di due figli, quando la media dei figli delle donne italiane è di 1,2. Quelle misure rischiano, per la verità, addirittura, di aumentare la base imponibile, così il bonus per le donne sparisce. Abbiamo la necessità di costruire un percorso insieme, noi ve l'abbiamo detto. Noi chiediamo un congedo paritario, universale, retribuito, obbligatorio per favorire questo passaggio culturale. Solo così si può avanzare a un'idea di genitorialità condivisa. Fatelo alla vigilia della festa del papà. Se volete fare un regalo alla natalità, alla genitorialità, in questo Paese, serve un congedo paritario, universale, retribuito. Noi ci siamo e siamo a disposizione per lavorare, perché questo è quello che serve alle donne e alle famiglie di questo Paese.