21/05/2025
Piero De Luca
Braga, Ubaldo Pagano, Filippin, Madia, Prestipino
6-00181

La Camera,

premesso che:

1) la piena attuazione del PNRR entro la scadenza del 30 giugno 2026, rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. Tuttavia, a un anno da tale scadenza, persistono ritardi, incertezze e contraddizioni nella gestione del Piano;

2) nonostante le rassicurazioni del Governo sull'efficacia della governance attuale e sul rispetto della tabella di marcia del Piano, la stessa Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha recentemente annunciato una nuova modifica del PNRR, già prospettata dal Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Foti. Al contempo, il Ministro dell'economia e delle finanze, Giorgetti, ha nuovamente ipotizzato una richiesta di proroga rispetto alla scadenza del 2026 per completare l'attuazione degli interventi del PNRR – anche al fine di liberare risorse per aumentare la spesa per la difesa –, non ammessa dall'attuale quadro normativo europeo e respinta dalla Commissione europea;

3) ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge n. 152 del 2021, il Governo italiano, qualora intenda presentare alla Commissione europea un PNRR modificato o un nuovo PNRR nelle ipotesi previste dall'articolo 21 del Regolamento (UE) 2021/241, deve trasmettere alle Camere, prima del suo invio alla Commissione europea e in tempo utile per consentirne l'esame parlamentare, la proposta del Piano modificato o del nuovo Piano;

4) il Governo ha trasmesso alle Camere soltanto il 19 maggio 2025, a ridosso delle comunicazioni al Parlamento previste nelle giornate del 21 e 22 maggio 2025, la relazione sulla proposta di revisione tecnica del PNRR, che, come si è appreso nei giorni precedenti dalla stampa e confermato dalle informazioni presenti sul portale internet della Commissione europea, è stata presentata alla Commissione europea già il 21 marzo 2025, senza che ne sia stata fatta menzione nelle precedenti occasioni di confronto parlamentare, nonostante le reiterate sollecitazioni a chiarire e informare il Parlamento sulle eventuali revisioni; ciò ha di fatto precluso la possibilità di un esame parlamentare;

5) tale modifica è la quinta in due anni e, finora, soltanto la revisione sistematica del 2023 è stata discussa in Parlamento, evidenziando così scarsa trasparenza da parte del Governo nella gestione del principale piano di investimenti per il Paese. Nella relazione appena presentata alle Camere non si forniscono informazioni sulla ben più cospicua revisione per cui, invece, sarebbe ancora in corso l'interlocuzione con la Commissione europea, finalizzata ad un'ampia riprogrammazione;

6) l'incertezza determinata da continue e indefinite modifiche, impedendo un quadro stabile delle risorse utilizzabili e una completa pianificazione, contribuisce a rallentare ulteriormente l'attuazione del Piano. Tuttavia, il Governo non sembra voler affrontare i ritardi e le criticità migliorando la capacità di spesa e i tempi di implementazione, rafforzando la capacità amministrativa in vista dello sforzo realizzativo richiesto nella fase finale del PNRR e garantendo il tempestivo ed effettivo rimborso delle anticipazioni agli enti locali che finora è mancato, bensì riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed espungendone altre, per far confluire risorse su quelle che si ritengono avere maggiore capacità di assorbimento;

7) come confermato dalla Corte dei conti nell'ultima relazione semestrale sul PNRR, a fine 2024 il livello della spesa si è fermato a 63,9 miliardi di euro, circa il 33 per cento delle risorse del Piano, che scenderebbe al 21,9 per cento al netto della spesa per gli incentivi fiscali (Ecobonus e Transizione 4.0), di più semplice realizzazione; mentre, in particolare affanno risultano le missioni 5 «Inclusione e coesione» (15,9 per cento del totale), 6 «Salute» (18 per cento) e 7 «REPowerEU» (1,1 per cento);

8) in grave ritardo sul cronoprogramma è anche il completamento dei progetti relativi ad opere pubbliche, come indicato dai dati di Banca d'Italia e Anac su gare d'appalto e cantieri nel 2024, soprattutto per quanto riguarda gli interventi infrastrutturali, molti dei quali neppure avviati e a forte rischio di realizzazione;

9) difficoltà incontrano pure i progetti dei comuni che, oltre ai tagli previsti dalle ultime leggi di bilancio, denunciano ritardi dello Stato nel trasferimento delle risorse per i cantieri, mettendo a rischio sia la prosecuzione e il rispetto delle tempistiche di ultimazione degli interventi sia la tenuta dei bilanci comunali;

10) quanto alle misure per la salute, già oggetto di tagli, delle 1.038 case della comunità previste dall'ultima rimodulazione, ad oggi ne risultano operative soltanto 46, completati solo 81 cantieri, con la spesa ferma al 14 per cento mentre, per i 307 ospedali previsti, risultano conclusi 23 cantieri e la spesa all'11 per cento. In ogni caso si calcola che servirebbero almeno 33 mila unità di personale per farle funzionare;

11) quanto agli interventi relativi ai «Trasporti», di responsabilità del Ministero per le infrastrutture e i trasporti, che presentano il minor tasso di realizzazione (circa il 13 per cento), dalla relazione sulla proposta di revisione tecnica del PNRR sembrerebbero a forte rischio alcuni collegamenti ferroviari, quali il Terzo Valico del Giovi e la Rho-Gallarate, alcuni tratti della ferrovia Salerno-Reggio Calabria (per cui la spesa è ferma al 3,54 per cento sul totale della dotazione PNRR rispetto all'8 per cento preventivato), della Napoli-Bari (la percentuale di avanzamento è pari al 34,76 per cento rispetto al 59 per cento atteso), della Taranto-Battipaglia, della Palermo-Catania;

12) con la revisione tecnica si apportano modifiche, altresì, agli investimenti per l'ambiente, con un forte ridimensionamento sia delle risorse destinate alla realizzazione dei punti di ricarica elettrica (ben 597 dei 741 milioni di euro previsti verrebbero destinati ad un programma di rottamazione dei veicoli), sia di quelle previste per la riconversione delle industrie più inquinanti con idrogeno verde (cui verranno sottratti 640 milioni di euro per lo sviluppo del biometano);

13) ancora oggetto di interlocuzione con la Commissione europea, come recita la relazione alla proposta di revisione tecnica, sarebbero le modifiche che il Governo vuole apportare ad alcune misure che presentano forti criticità o sono del tutto fallimentari, come la misura «Net zero technologies» e «Transizione 5.0», inserita dal Governo con la revisione del 2023 (su 6,3 miliardi di euro di dotazione, le richieste sono ferme a 640 milioni di euro per i requisiti troppo stringenti, con la scadenza al 31 dicembre 2025);

14) da mesi si paventano, inoltre, modifiche al Piano per asili nido e scuole dell'infanzia, alla realizzazione di 60.000 nuovi posti letto negli studentati italiani, per i quali si ipotizza addirittura un dimezzamento, ai piani integrati urbani, ai progetti del PinQua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare) e ai progetti relativi alle politiche attive del mercato del lavoro;

15) alcune misure il cui completamento appare più critico, nelle intenzioni del Governo, potrebbero essere spostate dal PNRR nell'ambito dei fondi di coesione, le cui risorse possono essere usate con differenti tempistiche, sebbene ciò comporti la loro distrazione dalla fondamentale finalità di riduzione degli squilibri territoriali – come peraltro ricordato dalla Corte dei conti europea in merito alla proposta di revisione presentata da Fitto che apre all'utilizzo dei fondi Ue per la coesione per finalità diverse – danneggiando ancora una volta il Sud e le aree meno sviluppate del Paese;

16) sarebbe in corso, secondo quanto dichiarato dalla Presidente del Consiglio dei ministri e recentemente ribadito in Parlamento dal Ministro delle imprese e del made in Italy Urso, una nuova rimodulazione degli strumenti del PNRR, da cui dirottare 14 miliardi di euro a favore di un programma di sostegno alle imprese danneggiate dalla politica commerciale di Trump, assieme a 11 miliardi di euro dai fondi di coesione e a 7 miliardi di euro dal fondo sociale per il clima;

17) non è stato ancora chiarito da quali progetti del PNRR si dovrebbero recuperare tali risorse, tenuto conto che, pur utilizzando quelle ancora disponibili del programma Transizione 5.0 – rimasto di fatto inattuato – mancano all'appello oltre 9 miliardi di euro, con il rischio di sottrarli a misure per famiglie e comunità, oltretutto soggette a vincoli specifici di destinazione territoriale; del resto, anche in caso di approvazione delle modifiche da parte della Commissione europea, tali risorse non potrebbero essere fruite dalle imprese prima di molti mesi;

18) quel che appare con drammatica chiarezza è l'assenza di una strategia e di proposte concrete per garantire l'effettivo assorbimento delle risorse PNRR entro la scadenza del 2026 ed evitare che esse siano sprecate invece di esser messe a disposizione del Paese e della crescita, a danno dei cittadini e delle imprese che verrebbero privati di strutture e servizi fondamentali;

19) il PNRR rappresenta il principale piano di investimenti attualmente in corso per quanto riguarda le politiche pubbliche e allo stato attuale non è ancora chiaro se entro la scadenza di giugno 2026 verranno completati tutti gli interventi previsti nel Piano, con evidenti ricadute negative sulla credibilità complessiva del Paese nel contesto internazionale,

impegna il Governo:

1) a garantire al Parlamento, nel rispetto della vigente normativa, il pieno e tempestivo coinvolgimento sulle modifiche apportate e che si intendono apportare al PNRR ai fini di un approfondito e dettagliato esame, chiarendo le ragioni di eventuali cambiamenti e operando una valutazione d'impatto sugli effetti che questi determinerebbero sull'utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese;

2) a fornire un quadro dettagliato, completo e veritiero sullo stato di attuazione del PNRR, al fine di consentire il controllo e il monitoraggio parlamentare e migliorare la trasparenza;

3) ad adottare iniziative volte a ripristinare integralmente le misure relative alla salute, in particolare quelle relative a case e ospedali di comunità, già oggetto in passato di una rimodulazione del numero delle strutture e dei presidi territoriali realizzabili (per le case della comunità da 1.350 a 1.038 interventi e per gli ospedali da 400 a 307), operata a danno di quartieri, periferie e aree interne;

4) a garantire la piena realizzazione dei 60 mila nuovi posti letto negli studentati universitari previsti nel PNRR, evitando anche in futuro ogni eventuale rimodulazione o stralcio;

5) a realizzare integralmente il Piano per gli asili nido, per i quali è ad oggi previsto un incremento di 150.480 nuovi posti, di cui oltre 30.000 a rischio per i gravi ritardi negli investimenti (e già ridotti rispetto alle previsioni iniziali di oltre 110.000 unità), garantendo in tempi brevi un nuovo bando per l'assegnazione delle risorse e la realizzazione delle strutture;

6) ad adottare iniziative volte a garantire lo stanziamento di risorse adeguate al sostegno continuativo dei costi di gestione dei servizi attivati grazie agli investimenti del PNRR;

7) a portare a termine, senza rimodulazioni e stralci, le misure relative alle politiche abitative e alle politiche per il lavoro, alle infrastrutture in particolare ferroviarie, alla transizione verde e alla rigenerazione urbana, garantendo a cittadini e imprese strutture e servizi fondamentali;

8) a garantire il completamento delle misure legate alle priorità trasversali, rappresentate da giovani, parità di genere, Mezzogiorno e riequilibrio territoriale;

9) a favorire, per quanto di competenza, il completamento dei progetti relativi ad opere pubbliche, attualmente in grave ritardo sul cronoprogramma già definito, e dei progetti ancora in fase di avvio, evitando di procedere ad un loro definanziamento in favore di progetti di spesa in acquisti di beni e servizi e per la concessione di incentivi;

10) ad adottare iniziative volte a semplificare le procedure e ad accelerare il trasferimento delle risorse del PNRR ai comuni al fine di garantire la prosecuzione e l'ultimazione dei cantieri del PNRR in corso ed evitare ricadute sulla tenuta dei bilanci comunali;

11) a non utilizzare le risorse delle politiche di coesione per coprire eventuali ritardi negli interventi del PNRR, compromettendo le finalità e le progettualità legate ai fondi strutturali europei;

12) a non modificare il PNRR per utilizzare le risorse dei suoi progetti al fine di coprire nuove spese legate agli investimenti nella difesa;

13) ad assicurare, anche in caso di revisione del PNRR, il rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Sud di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;

14) a garantire che le risorse del PNRR già impegnate o quelle non utilizzate, qualora siano oggetto di riprogrammazione, rimangano comunque all'interno del comparto a cui erano inizialmente destinate;

15) ad adottare iniziative volte ad accelerare la rimodulazione del programma «Transizione 5.0» e la riallocazione delle risorse non utilizzate su interventi di sostegno per la transizione ecologica e digitale delle imprese;

16) a rispettare, per la credibilità e l'affidabilità internazionale del nostro Paese, il cronoprogramma complessivo e le scadenze finali di attuazione del PNRR, per cogliere a pieno le opportunità di crescita e rilancio economico ad esso collegate;

17) a predisporre iniziative urgenti per migliorare la capacità di spesa e i tempi di implementazione e per rafforzare la capacità amministrativa in vista dello sforzo realizzativo richiesto nella fase finale del PNRR;

18) a prevedere, in vista della fase conclusiva del PNRR, un quadro stabile e definitivo delle risorse utilizzabili e una corretta pianificazione dei progetti, rimuovendo fonti di incertezza al fine di favorire l'accelerazione dell'attuazione del Piano;

19) a non disperdere il patrimonio di risorse legate al PNRR, che rappresenta un'opportunità irripetibile per il Paese e un modello avanzato sia di integrazione che di crescita economica.