09/10/2024
Chiara Braga
Ubaldo Pagano, Bonafè, Gho, Ciani, Toni Ricciardi, De Luca, Ferrari Morassut Roggiani, Casu, Fornaro, De Maria, Guerra, Lai, Mancini
6-00127

La Camera,

premesso che:

il Piano strutturale di bilancio a medio termine (PSB), previsto dalla riforma della governance economica europea, deve definire il quadro di riferimento programmatico per la gestione della finanza pubblica e la realizzazione di investimenti e riforme, valido per un periodo quinquennale, pari alla durata della legislatura nazionale;

in un paese che continua a fronteggiare gli effetti congiunti di alcune grandi emergenze – una crisi economica e sociale, che ha determinato l'aumento di sacche di povertà e l'aggravarsi progressivo delle diseguaglianze; la crisi climatica, i cui effetti continuano a incidere pesantemente su ampie aree del territorio, in particolare sulle fasce di popolazione e sulle zone maggiormente vulnerabili; una crisi del sistema sanitario pubblico scatenata dalla pandemia e aggravata dalle scelte di sottofinanziamento del Governo Meloni, che hanno inasprito i divari sociali e colpito maggiormente chi si trovava in condizioni di fragilità – il PSB rappresentava una occasione per programmare la politica economica e di bilancio per i prossimi anni, definendo obiettivi, strumenti, risorse;

il Piano del Governo è, invece, fortemente carente, in quanto si limita a indicare il percorso del saldo primario strutturale e della spesa pubblica netta con cui si intende rispettare i vincoli imposti dalla nuova governance europea, e poco trasparente, con una insufficienza di informazioni anche peggiore di quella dei Documenti di programmazione già presentati dall'esecutivo Meloni. È inoltre privo di qualunque ambizione sulle politiche per la crescita, a partire dagli investimenti, per quanto riguarda sia quelli pubblici, sia quelli delle partecipate pubbliche, sia degli incentivi agli investimenti privati;

le previsioni del PIL tendenziale indicano un'economia debole, la cui crescita è costantemente inferiore all'1 per cento, ad eccezione del 2026 dove sarà di appena di un decimo di punto superiore, nonostante le previsioni siano state giudicate ottimistiche da tutti gli auditi e siano state validate dall'UPB assumendo sia la piena e tempestiva realizzazione del PNRR sia che non vi sia un deterioramento dello scenario internazionale;

lo scenario programmatico, che include l'impatto delle misure che il Governo vuole attuare, nel rispetto degli obiettivi concordati con la Commissione europea, offre una prospettiva appena più ottimistica: nel 2025 la crescita attesa del PIL, che il Governo spera di raggiungere con le misure della prossima legge di bilancio, è dell'1,2 per cento, dell'1,1 per cento nel 2026, mentre dal 2027 si tornerebbe sotto l'1 per cento, a conferma del corto respiro della politica economica del Governo;

ad aggravare il quadro previsionale vi è l'incerto apporto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e degli investimenti e delle riforme ivi previste, in un quadro di forte preoccupazione per i ritardi che si stanno cumulando nel suo stato di attuazione (nei primi nove mesi del 2024 sono stati spesi 9 miliardi rispetto ai 44 programmati per l'anno);

per quanto riguarda la finanza pubblica, gli obiettivi sul disavanzo sono ambiziosi, con una correzione molto rilevante: dal 3,8 per cento di quest'anno, si andrebbe sotto la soglia del 3 per cento già nel 2026, per scendere al 2,6 per cento nel 2027 e all'1,8 per cento nel 2029; corrispondentemente, in tutto il periodo il saldo primario mostrerebbe un surplus, senza tuttavia effetti significativi sul debito, in crescita fino al 2027 e in diminuzione negli anni successivi, ritornando nel 2029 al livello del 2023;

rimane del tutto indefinito attraverso quali misure di entrata e di spesa il Governo intenda intervenire per raggiungere tali obiettivi, come lamentato da tutti i soggetti auditi. Vengono fornite solo scarne indicazioni, che riguardano prevalentemente il solo prossimo anno, annullando quindi l'unico aspetto veramente innovativo della nuova governance europea che era quello di costringere i paesi a muoversi su un'ottica pluriennale, impostando politiche di lungo respiro, quantificabili nei loro costi e negli effetti attesi e che potessero poi essere oggetto di un trasparente processo di monitoraggio;

nel Piano si ribadisce l'intenzione di rifinanziare le misure in scadenza (cuneo fiscale, Irpef, contratti dei pubblici dipendenti, missioni di pace), di aumentare la spesa sanitaria e reperire nuove risorse per gli investimenti: un insieme di interventi aggiuntivi che, come afferma lo stesso documento, andrebbe «oltre i margini fiscali che emergono rispetto agli obiettivi definiti» e, pertanto, «nella manovra di bilancio saranno dunque necessarie misure ulteriori in termini di minori spese o di maggiori entrate»;

come evidenziato dalla Banca d'Italia, si tratta di un programma non esente da rischi, perché per finanziare parte della nuova manovra il Piano sfrutta il margine determinato dalle maggiori entrate attese per il 2024, con l'assunzione che siano permanenti e perché sarebbe sufficiente uno scenario macroeconomico lievemente meno favorevole per rendere pressoché impossibile conseguire l'obiettivo di indebitamento nel 2026;

il Piano non contiene nessuna indicazione né sulla dimensione del fabbisogno aggiuntivo né sulle modalità di copertura, né tantomeno circa le scadenze temporali degli obiettivi delle riforme e degli investimenti che consentirebbero l'allungamento del periodo di aggiustamento, né indicatori idonei al loro futuro monitoraggio, con una assoluta mancanza di trasparenza nei confronti del Parlamento e dei cittadini e l'assenza di un indirizzo di natura economica orientato allo sviluppo e delle imprese e al sostegno dei cittadini;

la programmazione di bilancio di medio periodo richiederebbe di evidenziare la strategia per conseguire gli obiettivi di consolidamento con indicazioni dettagliate riguardo alle dinamiche attese per i principali programmi di spesa e le fonti di entrata e al raccordo con l'attuazione degli investimenti e delle riforme;

ai deludenti risultati dei due anni di Governo e alle altrettanto deludenti previsioni di crescita concorrono le scelte poste al centro dell'azione dell'esecutivo, tra cui:

a) l'assenza di interventi di politica economica in grado di sostenere efficacemente l'economia italiana;

b) la mancata previsione di misure strutturalmente orientate al recupero del potere d'acquisto dei redditi fissi: sebbene l'inflazione sia in discesa, gli effetti continuano a trascinarsi sui consumi delle famiglie e sugli investimenti delle imprese;

c) una politica fiscale iniqua, frammentata e categoriale, senza alcun riferimento a un disegno complessivo e razionale, e una lunga sequenza di sanatorie e condoni fiscali, che hanno l'oggettivo effetto di legittimare l'evasione fiscale;

d) la rinuncia a una efficace azione di spending review in favore di una politica fatta di tagli che hanno colpito e continueranno a colpire ambiti essenziali e settori strategici con ricadute sui soggetti economicamente più deboli;

impegna il Governo:

1) in materia di Europa:

a) a promuovere, nel corso della nuova legislatura europea, una iniziativa politica finalizzata ad un ulteriore rafforzamento del processo di integrazione e una revisione della nuova governance economica, adottando regole di bilancio maggiormente favorevoli agli investimenti, al lavoro e alla coesione sociale;

b) a rendere permanenti i programmi comuni introdotti durante la pandemia (NGEU e SURE) per favorire gli ingenti investimenti pubblici e privati necessari per le transizioni ecologica e digitale e i beni pubblici europei e accompagnare e proteggere lavoratrici, lavoratori e imprese;

c) a varare un Industrial Act europeo e una revisione del regime degli aiuti di Stato per una vera politica industriale dell'Unione finalizzata al sostegno dei processi di innovazione e conversione del sistema produttivo europeo nella doppia transizione;

d) a rimettere al centro dell'agenda europea la creazione di una capacità fiscale comune; a completare e modernizzare il mercato interno; ad armonizzare il livello di tassazione infra-europeo secondo parametri di equità e di trasparenza;

2) in materia di sviluppo:

ad adottare una strategia finalizzata ad accelerare lo sviluppo inclusivo e sostenibile dell'economia, con particolare riferimento:

a) al mantenimento di un livello elevato di investimenti pubblici e privati:

1) attuando pienamente e rapidamente il PNRR, rispettando tutti gli obiettivi, le riforme da attuare e le scadenze temporali previste, recuperando la capacità di spesa per compensare i ritardi accumulati, e provvedendo a compensare in tempi brevi i Comuni che hanno anticipato i finanziamenti necessari alla realizzazione dei progetti;

2) sostenendo e rilanciando gli investimenti pubblici, con particolare riferimento a quelli per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, e privati, sostenendo i processi di innovazione, trasferimento tecnologico e decarbonizzazione dell'economia;

b) alla creazione di un contesto maggiormente favorevole alla crescita della produttività e allo sviluppo, adottando riforme finalizzate al miglioramento e alla semplificazione del quadro regolamentare, ad una maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione, all'accrescimento del grado di concorrenza nei servizi, al rilancio e allo sviluppo del mercato dei capitali, ad una maggiore attrattività dell'Italia nei confronti degli investimenti diretti dall'estero; favorendo gli investimenti pubblici e privati destinati alla rigenerazione e potenziamento della rete infrastrutturale; garantendo alle imprese e alle famiglie energia pulita e a costo contenuto;

c) a una riforma fiscale fortemente indirizzata a favorire lo sviluppo, riequilibrando il carico tributario a favore dei fattori produttivi; a garantire l'equità del prelievo, sia orizzontale, attraverso il progressivo superamento dei regimi speciali e categoriali che portano a carichi di imposta estremamente differenziati fra contribuenti che pure percepiscono lo stesso ammontare di reddito, sia verticale, attraverso la salvaguardia della progressività del prelievo, semplificando gli adempimenti e sviluppando un rapporto collaborativo tra l'amministrazione e i contribuenti, che non sia declinato come forma di tolleranza indiscriminata nei confronti di comportamenti di infedeltà fiscale, rafforzando l'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale con l'obiettivo di incrementare il tasso di adempimento spontaneo degli obblighi tributari e abbattere il tax gap e rendendo più efficiente il sistema di riscossione, rafforzandone l'efficacia anche in termini di deterrenza; a rendere il sistema fiscale maggiormente coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione, prevedendo adeguate misure compensative per le famiglie e le imprese più vulnerabili; a finanziare la citata riforma anche ricorrendo a una attenta revisione delle spese fiscali che non sia limitata a quelle di cui beneficiano i soggetti IRPEF ma vada a incidere su tutti i regimi agevolativi e speciali che aumentano l'iniquità e la complessità del sistema;

d) alla promozione di una politica industriale attraverso:

1) la creazione di un Fondo con una rilevante dotazione di risorse e un orizzonte temporale dal 2025 al 2035, per favorire l'innovazione tecnologica e la conversione ecologica dell'industria manifatturiera e la riqualificazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, a partire dai settori hard to abate e automotive; la definizione di un piano e di incentivi per la formazione delle competenze per la transizione ecologica e digitale; la riorganizzazione delle misure di sostegno alle imprese, secondo criteri di selettività, stabilità temporale, condizionalità ambientali e sociali e maggiore accessibilità da parte delle PMI;

2) la definizione di missioni strategiche per le società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento agli investimenti necessari per la transizione ecologica e digitale, la cancellazione del programma di privatizzazioni promosso dal Governo Meloni e la razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche in relazione agli obiettivi di politica industriale del Paese;

3) la riforma della governance delle politiche industriali, attraverso la creazione di un Ministero per lo sviluppo sostenibile (accorpando MIMIT e MASE), di un Ministero dell'innovazione e dello sviluppo Tecnologico, di un Forum permanente per le politiche industriali e di una Agenzia che coordini le partecipazioni pubbliche;

e) all'adozione di interventi per la transizione ecologica e il contrasto alla crisi climatica, in linea con le misure decise nell'ambito del Green New Deal europeo:

1) perseguendo il raggiungimento dei target di decarbonizzazione al 2030 e di neutralità climatica al 2050;

2) accrescendo la produzione di energia da fonti rinnovabili coerentemente con i target di decarbonizzazione, semplificando e accelerando le procedure di autorizzazione degli impianti; ad adottare tutte le misure necessarie per ridurre il costo dell'energia per le imprese e le famiglie, modificando la disciplina del mercato elettrico e rafforzando il ruolo dell'Acquirente Unico nel mercato libero dell'energia elettrica;

3) adottando misure per favorire la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza sismica degli edifici, in linea con gli indirizzi europei, anche attraverso la previsione di incentivi a carattere strutturale, finanziariamente sostenibili e orientati prioritariamente alle famiglie a reddito medio e basso;

4) promuovendo la mobilità sostenibile e sostenendo l'innovazione e la riconversione del settore automotive;

5) riducendo progressivamente gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi e accompagnando necessariamente tale riduzione con il potenziamento delle risorse destinate al trasporto pubblico e adeguate misure compensative per le famiglie e le imprese più vulnerabili;

3) in materia di lavoro:

a) a favorire l'incremento del tasso di occupazione femminile, adottando misure dirette ad ampliare i congedi, incrementandone il trattamento economico e rendendone paritaria la fruizione da parte di entrambi i genitori, assicurando la realizzazione degli asili nido secondo quanto previsto dal PNRR del 2021 e garantendo un'adeguata dotazione di personale;

b) a promuovere l'approvazione di una nuova legge per le politiche migratorie e di accoglienza fondata sull'immigrazione legale con canali d'accesso legali, potenziamento dei corridoi umanitari, realizzazione di un grande piano nazionale per l'integrazione;

c) a sostenere il livello delle retribuzioni e il potere d'acquisto dei salari, sia attraverso una riduzione strutturale del cuneo fiscale gravante sul costo del lavoro, con priorità alla protezione delle fasce più deboli, sia attraverso una più equa distribuzione del carico tributario;

d) a introdurre un salario minimo legale, salvaguardando la centralità della contrattazione collettiva nazionale attraverso l'approvazione di una legge sulla rappresentanza e la drastica riduzione della catena degli appalti e subappalti, finalizzati alla compressione del costo del lavoro;

e) a promuovere le politiche attive del lavoro e di riduzione del precariato, con l'adozione di una normativa che riconduca gli istituti del lavoro a termine, della somministrazione, del part time e del lavoro stagionale alle loro genuine finalità, evitandone l'uso improprio anche attraverso il riconoscimento in capo ai lavoratori di diritti di precedenza all'assunzione e di strumenti di trasformazione automatici dei contratti in contratti a tempo indeterminato in caso di abusi;

f) ad avviare con le parti sociali la definizione di modalità sperimentali di riduzione dell'orario di lavoro a parità di retribuzione, con la finalità principale di favorire una redistribuzione dei benefici dell'innovazione tecnologica e favorire la conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro;

g) a rafforzare le misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro e a contrastare con maggiore forza il lavoro sommerso, evitando il ricorso ad ogni forma di condono contributivo, e valutando l'estensione del DURC di congruità anche all'agricoltura;

h) a favorire l'evoluzione del sistema previdenziale mettendo al centro i lavoratori con carriere discontinue, donne e giovani, anche attraverso il riconoscimento di una pensione di garanzia che valorizzi i periodi di formazione e ricerca attiva di lavoro oltre a quelli dedicati alla cura, e chi svolge lavori gravosi;

i) ad adottare misure che, salvaguardando la centralità del pilastro previdenziale pubblico, favoriscano lo sviluppo della previdenza integrativa e accrescano gli investimenti nell'economia reale italiana degli investitori istituzionali;

j) a sostenere l'approvazione di una legge volta a favorire la partecipazione dei lavoratori alla governance d'impresa, con particolare attenzione ai temi delle scelte produttive, dell'organizzazione del lavoro e della trasparenza e tempestività delle informazioni, a partire dalla possibilità di conoscenza degli algoritmi che regolano i processi produttivi;

4) in materia di sanità, politiche sociali, riduzione delle disuguaglianze sociali e territoriali:

a) a incrementare il livello della spesa sanitaria al fine di raggiungere in un quinquennio una percentuale sul PIL non inferiore al 7,5 per cento allineandola alla media dell'Unione europea, al fine di assicurare l'aumento degli stipendi per le diverse categorie, adeguati finanziamenti dedicati ai servizi di prossimità (Case e Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali) e territoriali (investimenti in prevenzione, consultori, salute mentale e benessere psicologico) e di ridurre i divari territoriali (tra Nord e Sud ma anche tra aree urbane e aree interne);

b) a potenziare gli strumenti per i percorsi di vita indipendente delle persone con disabilità e non autosufficienti;

c) a estendere la platea dei beneficiari dell'assegno di inclusione in modo tale da fame una misura universale e a potenziare i servizi alla persona e i progetti di inclusione sociale e lavorativa;

d) a stanziare adeguate risorse per fronteggiare il grave e diffuso disagio abitativo, attraverso il rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e del Fondo per la morosità incolpevole, e la predisposizione di un piano di edilizia residenziale;

e) a prevedere, in favore degli enti territoriali, risorse dirette a implementare il finanziamento per lo svolgimento delle funzioni fondamentali e dei servizi in favore dei cittadini, soprattutto nel settore sanitario, sociale e del trasporto pubblico locale, ed evitare che l'applicazione delle nuove regole della governance economica europea – attraverso insostenibili ipotesi di trattenute sui trasferimenti, incremento dell'importo dei disavanzi da ripianare o obblighi di accantonamento – si traduca in una compressione della spesa per investimenti del comparto che renderebbe impossibile la piena realizzazione degli obiettivi del PNRR;

f) a rafforzare le politiche per la riduzione dei divari territoriali, con particolare riferimento al Mezzogiorno, che rischiano di diventare incolmabili a seguito dell'attuazione dell'autonomia differenziata; a potenziare le politiche per lo sviluppo sostenibile delle aree interne, dei territori montani e delle isole, a partire dagli investimenti per le infrastrutture, la cura del territorio, la presenza di servizi scolastici, sanitari e socio sanitari;

g) a definire e finanziare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) quali livelli inderogabili di quantità e qualità dei servizi pubblici da garantire su tutto il territorio nazionale, come sancito dall'articolo 117, comma 2, lettera m) della Costituzione e dalla legge delega n. 42 del 2009, non solo nelle materie potenzialmente oggetto di devoluzione, ma anche nelle altre materie a partire dalle politiche sociali;

5) in materia di istruzione, università, ricerca e cultura:

ad assicurare livelli di spesa rispetto al PIL in linea con la media UE;

a) incrementando i finanziamenti per il rinnovo del contratto di lavoro;

b) aumentando gli investimenti nel settore 0-6 anni;

c) adottando misure di prevenzione dell'abbandono precoce dell'istruzione e della formazione;

d) riducendo il numero degli alunni per classe ed evitando la chiusura delle scuole nelle aree interne e montane;

e) garantendo il diritto allo studio scolastico e universitario;

f) adeguando fa dotazione finanziaria del FFO all'inflazione cumulata degli ultimi tre anni;

g) avviando un piano pluriennale di contenimento del precariato, favorendo il progressivo accesso a ruolo, in coerenza con le indicazioni della Carta europea dei ricercatori;

h) individuando misure per garantire l'innalzamento dell'obbligo di istruzione;

i) rafforzando i dottorati e la ricerca universitaria;

j) promuovendo un'opera di sensibilizzazione sull'importanza sociale della cultura e del patrimonio culturale e a sostenere il ruolo trainante del patrimonio storico e artistico del nostro Paese e delle elevate professionalità presenti nei relativi settori.