La Camera,
premesso che,
il Documento di economia e finanza, tracciando una prospettiva di medio-lungo termine degli impegni, sul piano della politica economica e della programmazione finanziaria, e degli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita, costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio;
la legge 31 dicembre 2009, n. 196, di contabilità e finanza pubblica prevede che il Governo trasmetta il DEF alle Camere entro il 10 aprile di ogni anno, affinché queste si esprimano sugli obiettivi e sulle strategie di politica economica in esso indicati per il triennio di riferimento;
con il Documento di economia e finanza 2024, invece, il Governo si limita a illustrare i contenuti e le informazioni di carattere essenziale sull'andamento tendenziale dei principali dati della finanza pubblica e una stima delle politiche invariate per il prossimo triennio, rinviando la definizione degli obiettivi di politica economica, prevista dall'articolo 10, comma 2, lettera e), della citata legge n. 196 del 2009, al Piano strutturale di bilancio di medio periodo da presentare entro il prossimo 20 settembre;
la motivazione addotta dal Governo; ossia l'attesa delle indicazioni della Commissione per la predisposizione di un Piano fiscale strutturale di medio termine conforme alle nuove regole, appare pretestuosa e non giustifica in alcun modo la mancata presentazione del quadro programmatico e delle linee generali della prossima manovra, non rispettando le disposizioni della legge di contabilità pubblica e, soprattutto, impedendo al Parlamento di esprimersi con una circostanziata deliberazione;
gli unici casi di mancata presentazione del quadro programmatico sono riconducibili a Governi dimissionari che, correttamente, si erano limitati a esporre gli andamenti macroeconomici e di finanza pubblica rimettendo le scelte programmatiche al successivo esecutivo: la scelta del Governo Meloni è, pertanto, senza precedenti, di estrema gravità, lesiva delle prerogative del Parlamento, opaca nei confronti dell'opinione pubblica, rivelatrice della mancanza di strategia su un orizzonte di pochi mesi, indice estremamente preoccupante in considerazione del fatto che con il nuovo Patto di stabilità occorrerà lavorare su un orizzonte di almeno quattro anni, e motivata unicamente dal tentativo di nascondere, in prossimità delle elezioni europee, gli esiti fallimentari dell'azione di politica economica e finanziaria, tra cui una crescita stimata per l'anno in corso all'1 per cento, in ribasso rispetto all'1,2 per cento della scorsa NADEF ma più ottimistica dello 0,6 per cento (0,8 per cento se si esclude la correzione per le giornate lavorative) stimato dalla Banca d'Italia e dello 0,7 per cento previsto dal FMI, il più basso di tutti i paesi G7;
oltre alla mancata previsione del quadro programmatico il Governo non intende affrontare nel Documento anche la cornice entro cui collocare la prossima legge di bilancio e non fornisce alcuna indicazione concreta sulle misure di entrata e di spesa che l'esecutivo intenderà introdurre nei prossimi mesi;
il Governo, in particolare, non esplicita alcuna decisione per quanto riguarda la sanità, la scuola, le politiche per il lavoro, gli investimenti, la politica industriale e gli enti locali, anch'essi interessati dalla declinazione nazionale delle nuove regole del Patto di stabilità e crescita;
la seconda sezione del DEF riporta l'indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico delle Amministrazioni pubbliche, rinviando anche in questo caso a un momento successivo quali interventi effettivamente riterrà opportuno attuare;
tuttavia, la stima fatta dal Governo di 19,9 miliardi di euro, 0,9 punti di PIL, necessari per finanziare le politiche invariate, unita all'esigenza di reperire le risorse necessarie per le manovre di rientro – non inferiori a 0,5 punti percentuali annui, al netto dell'attivazione di ulteriori clausole che potrebbero innalzarne l'impatto intorno all'1 per cento – conseguenti alla prossima apertura di una procedura d'infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese, desta estrema preoccupazione, perché rischia di essere conseguita attraverso una ulteriore compressione, come emerge dai contenuti in controluce del DEF 2024, dei consumi pubblici intermedi, dei contributi agli investimenti, della sanità e delle prestazioni sociali;
impegna il Governo
a trasmettere con la massima urgenza, nel rispetto della normativa vigente e delle prerogative del Parlamento, una nuova versione del Documento di economia e finanza 2024 integrata con gli obiettivi programmatici relativi al PIL, all'indebitamento netto, al saldo di cassa e al debito delle pubblica amministrazione, articolati per i sottosettori della pubblica amministrazione, accompagnati dall'indicazione delle misure attraverso le quali raggiungere i citati obiettivi.