DIECI MOTIVI PER DIRE NO ALLA PROPOSTA DI M5S DI SOPPRIMERE EQUITALIA
1.Il mestiere dell’esattore non genera consenso per chi lo fa: ne sanno qualcosa i marchigiani, esattori di Sisto V, e ancora oggi presi di mira dal detto “meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”. Equitalia non è amata, soprattutto nei tempi della drammatica crisi economica e sociale che l’Italia attraversa, ma fa un mestiere che qualcuno deve fare in uno Stato, e cioè quello di raccogliere le imposte quando queste non vengono pagate spontaneamente. La riscossione coattiva infatti, quella che usa strumenti pesanti e forti, come i pignoramenti, non può che essere – al pari dell’uso della forza nelle attività di polizia – monopolio legale dello Stato. Le polemiche verso l’esattore nazionale, in questi anni, e anche la demagogica proposta del M5S per sopprimerlo, fanno dimenticare che Equitalia nasce nel 2005 dalla pubblicizzazione di un’attività in precedenza svolta dagli istituti di credito, con criteri quindi privatistici. E non c’è dubbio che la pubblicizzazione ha portato qualche beneficio in termini di servizi al cittadino. Ne sanno qualcosa i cittadini di Roma, che fino al 2005 avevano un solo sportello in tutta la città dove andare, il terribile girone infernale di via dei Normanni, un ufficio indegno di un paese civile, e oggi invece hanno cinque sedi nei differenti quadranti della città, moderne e confortevoli. Certo, questo non rende i cittadini più contenti di pagare le cartelle esattoriali, ma almeno non si deve più assistere alle scene da terzo mondo con persone che svenivano durante code in cui si stava in piedi per ore.
2.Nonostante gli aspetti positivi, però, la riforma del 2005 non ha prodotto un assetto soddisfacente del sistema della riscossione coattiva: i punti critici sono numerosi e le esigenze di riforma urgentissime. E infatti sul tema è intervenuta la legge delega di riforma del sistema fiscale, che all’articolo 10 avvia un’importante riforma del sistema di riscossione e dell’organizzazione di Equitalia, che il Governo attuerà nei prossimi mesi. Si prevede, in particolare, una revisione delle norme sulla riscossione coattiva con l’obiettivo di differenziare, semplificare e alleggerire le modalità di recupero nel caso di crediti di modesta entità e una riforma della riscossione locale: Equitalia è andata in crisi soprattutto nel rapporto con i tributi locali, che sono di piccolo ammontare e determinano una relazione con migliaia di enti accertatori – i Comuni – piuttosto che con la sola Agenzia delle entrate per le imposte erariali o con l’Inps per i contributi sociali. La legge delega prevede anche la possibilità di intervenire sull’organizzazione di Equitalia separando le attività di riscossione per i tributi erariali da quella per i tributi locali, attraverso la divisionalizzazione della società oppure attraverso la scissione di un apposito ramo d’azienda. Il cantiere della riforma, quindi, è in corso, e gli stessi 5S vi hanno contribuito, con un voto di astensione sull’articolo 10 e sull’intera legge delega. Adesso però, per lucrare un facile consenso populistico anti Equitalia, hanno cambiato impostazione e si limitano a proporre la soppressione della società di riscossione, senza peraltro che il loro progetto di legge dica nulla sulle varie altre questioni di funzionamento, o malfunzionamento, del sistema.
3. Il vero piatto forte della proposta 5S è la sanatoria di tutte le sanzioni e interessi da pagare sulle cartelle esattoriali esistenti. Un colpo di spugna che abbuona il 42 per cento di quanto dovuto da parte di chi non ha pagato le tasse ed è stato già scoperto dall’amministrazione finanziaria. Una sanatoria scandalosa che strizza gli occhi agli evasori e ai tanti furbetti delle tasse che esistono in Italia. Che avrebbe costi enormi (144 miliardi sui 337 miliardi di ruoli tributari che oggi Equitalia ha in carico). E che, soprattutto, darebbe il devastante messaggio che le tasse è meglio non pagarle, tanto potresti sempre pagarle dopo (se lo Stato se ne accorge) senza alcuna sanzione e pagando interessi ridicolmente bassi. Sanzioni e interessi hanno invece proprio questa funzione: di non rendere conveniente il rinvio di un pagamento fiscale. Naturalmente verrebbe anche abbuonato l’aggio, con la conseguenza che i costi generali di Equitalia – che sono oggi a carico di chi le tasse non le paga – verrebbero spostati a carico della fiscalità generale, e cioè a carico di tutti i contribuenti, compresi quelli che invece le tasse le pagano puntualmente, perché soggetti a sostituto d’imposta o perché cittadini onesti. E’ sorprendente lo strabismo dei 5S – se di strabismo si tratta e non di disonestà politica e intellettuale – che hanno criticato la proposta di legge sul rientro dei capitali perché concede sconti a chi riemerge dal nero, senza rendersi conto che questi sconti sono di gran lunga meno convenienti del totale azzeramento di sanzioni, interessi e aggi che gli stessi 5S propongono per tutti nella loro legge su Equitalia.
4.Si potrebbe ribattere che i 337 miliardi di ruoli tributari in carico a Equitalia rappresentano una cifra del tutto teorica, dato che una gran parte di questi ruoli fa riferimento a crediti divenuti ormai con tutta probabilità inesigibili. E però, anche ipotizzando che solo il 20 per cento dei ruoli di Equitalia sia esigibile, il costo della proposta dei 5S sarebbe di 28,8 miliardi. Da un lato, si tratta ovviamente di un costo non coperto. Abbiamo chiesto, in Commissione bilancio, una relazione tecnica della Ragioneria Generale dello Stato per asseverare la mancata copertura del provvedimento proposto dai 5S, che solo per questo motivo non dovrebbe neppure essere posto in votazione. Dall’altro lato, la riduzione fiscale sarebbe solo a vantaggio di chi non ha pagato le imposte. Una vera aberrazione: le imposte vanno ridotte a vantaggio di chi lavora e di chi fa impresa, come ha cominciato a fare il Governo Renzi con l’Irpef e con l’Irap.
5.Conosciamo bene le difficoltà di tante famiglie e imprese in questi drammatici anni di crisi. E infatti, durante il 2013, molti interventi sono già stati fatti per rendere meno pesante la “mano armata” dell’esattore nazionale. La facoltà di rateizzare i debiti è stata ampliata e portata fino a 120 rate mensili, e cioè dieci anni, per i casi straordinari, mentre per quelli ordinari le rateazioni possono arrivare fino a 72 mesi (sei anni) e, in caso di comprovato peggioramento della situazione economica del contribuente, essere prorogate per altri 72. E’ stata esclusa la pignorabilità sull’unica casa di proprietà e di residenza, limitata ai debiti superiori a 120 mila euro la possibilità di espropriazione forzata per gli altri immobili, limitata la pignorabilità su stipendi e salari, limitata a un quinto la pignorabilità sui beni strumentali d’impresa, aperta per sei mesi una procedura di pagamento facilitato dei debiti fiscali con abbattimento dei costi per interesse. Oggi la riscossione coattiva è meno “cattiva” di dodici mesi fa, tanto che la Corte dei Conti ha rilevato negli ultimi due anni una riduzione del tasso di riscossione, e cioè del rapporto fra somme riscosse e somme messe a ruolo.
6.La proposta dei 5S è di “internalizzare” le funzioni della riscossione coattiva all’interno dell’Agenzia delle entrate. Si tratta di un’idea pericolosa, che riduce le garanzie per i cittadini e che rischia di creare un grande caos organizzativo. Equitalia infatti esercita le funzioni di riscossione coattiva per tutti gli enti pubblici nazionali, e non soltanto per l’Agenzia delle entrate. Ed è un bene tenere separate le funzioni di accertamento e quelle di riscossione. Se, in fase di riscossione, il contribuente rileva errori compiuti dall’ente che ha accertato l’imposta, il contenzioso si rivolge all’ente accertatore e non a chi fa la riscossione. Se le due funzioni fossero svolte dalla stessa entità, sarebbe più difficile ottenere il riconoscimento di un errore di accertamento. Non a caso, nei paesi in cui accertamento e riscossione sono gestiti da un solo ufficio, la tutela del cittadino a fronte degli interventi coattivi (fermi amministrativi, pignoramenti, ecc.) è garantita da un filtro che passa per le decisioni del magistrato ordinario. Ma è evidente che una scelta così radicale di cambiamento del modello, riversata improvvisamente sul nostro sistema giudiziario, già in difficoltà, creerebbe ulteriori danni alla nostra giustizia civile.
7.Alcuni pensano che l’evoluzione di Equitalia debba prevedere un controllo diretto da parte del Ministero dell’Economia, superando il fatto che oggi si tratta di una società pubblica di secondo livello, i cui azionisti sono l’Agenzia delle entrate e l’Inps. Alcuni ritengono anche che andrebbe esaminata la trasformazione di Equitalia da SpA a ente pubblico di carattere agenziale. Su questo punto la sollecitazione della proposta dei 5S in merito alla verifica della forma organizzativa di Equitalia è condivisa da molti, ma non nella soluzione proposta di incorporazione nell’Agenzia delle entrate. L’orizzonte dell’attuazione della delega fiscale è coerente con decisioni anche radicali sull’organizzazione dell’agente della riscossione, ma queste decisioni devono essere prese con una chiara analisi dei costi, dei benefici, della praticabilità. Ad esempio, andrebbe affrontato il tema della “governance” di Equitalia e delle modalità con cui esercitare il “controllo analogo” da parte degli azionisti pubblici. Andrebbe affrontato il tema dei costi, delle tecnostrutture, delle catene di comando, delle modalità di selezione dei dirigenti. E chi vuole modificare lo status giuridico dell’ente, come gli stessi 5S, deve porsi il problema di una rilevante questione di relazioni industriali, poiché in Equitalia – derivante da rami d’azienda bancari – vige il contratto di lavoro del settore credito. Naturalmente, i 5S non affrontano per nulla questi problemi, limitandosi alla proposta demagogica e facilmente vendibile sul mercato del marketing politico della “soppressione” di Equitalia.
8.Il sistema dell’aggio esattoriale può essere superato, e in questo senso disponeva una norma introdotta nel decreto “Salva Italia” su emendamento del PD, ma poi non attuata né dal Governo Monti né dal Letta. I costi generali della riscossione possono essere parametrati attraverso un mark-up asseverato dal contratto di servizio di Equitalia e regolamentato con formule di “price cap” che determinino un vincolo di efficienza e di miglioramento della produttività. Anche su questo la sollecitazione dei 5S può convergere con altre proposte che vanno nella stessa direzione. Ma deve essere fermo il punto che questi costi non vanno messi a carico della fiscalità generale, e vanno invece pagati dai contribuenti morosi.
9.La questione più complessa riguarda la riscossione coattiva per i tributi locali: è su questo che Equitalia, come si è già detto, è andata ripetutamente in crisi. La delega fiscale affronta il tema e i futuri decreti attuativi dovranno fare, finalmente, una riforma sostenibile del settore. Il M5S non affronta per nulla questo tema, che pure ha un grande rilievo. Molti Comuni, scegliendo di non usare più Equitalia per la fase coattiva della riscossione, stanno provando a costruire nuove modalità di lavorazione per i crediti di modesta entità, e tuttavia restano ingabbiati in una normativa inefficiente che consente di usare, come strumento, soltanto la vecchia ingiunzione di pagamento, con conseguente appesantimento del sistema ordinario dei tribunali. E’ urgente insomma, nell’attuazione della delega fiscale, innovare le norme sui ruoli e differenziare, come detto, in base all’entità del debito.
10.Infine, la proposta 5S sul personale di Equitalia è davvero inguardabile. Si prevede che l’Agenzia delle entrate possa procedere a nuove assunzioni, destinando il 50 per cento di queste all’assorbimento dei dipendenti di Equitalia. Al di là dei profili molto dubbi sul piano delle relazioni industriali e sulla questione delle riserve nei concorsi pubblici, si tratta di una norma che, delle due l’una: (a) o non garantisce l’attuale forza lavoro dell’ente (circa 8 mila addetti); (b) oppure, se dovesse garantire l’assorbimento di tutti gli attuali addetti di Equitalia, comporterebbe nuove assunzioni per un numero doppio di persone, e cioè per 16 mila. In questo secondo caso, ovviamente, si pone un problema di grande rilievo sui costi dell’operazione, sulla loro copertura e sull’efficienza della “nuova” Agenzia delle entrate così rigonfiata di personale.
Marco Causi