Decreto alluvione: insufficiente e tardivo

25/07/2023

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Un evento alluvionale senza precedenti si è abbattuto sull’Emilia Romagna con una tale violenza distruttrice da causare l’esondazione contemporanea di 23 corsi d’acqua.

In pochi giorni sono caduti 4 miliardi di metri cubi di acqua. Una quantità enorme. Solo per fare un esempio, l’intera Emilia Romagna, per uso civile, per uso industriale, per irrigare le terre, consuma in un anno circa un miliardo e mezzo di metri cubi d’acqua. In due settimane ne sono piovuti quasi il triplo.

Ci sono state 17 vittime. Il Gruppo del Pd, in Aula, ha espresso il proprio cordoglio e vicinanza ai familiari.

Quello che è successo in Emilia Romagna è stato un disastro di proporzioni gigantesche: 23mila sfollati, danni a migliaia di imprese agricole e aziende, oltre mille frane in 83 comuni, 445 in provincia di Forlì-Cesena; 297 in provincia di Ravenna; 149 in provincia di Bologna; 147 in quella di Rimini; 42 in quella di Modena; 15 in provincia di Reggio Emilia. Quasi duemila edifici coinvolti, centinaia di strade distrutte.

Di fronte a questo disastro, il Gruppo del Partito democratico ha profuso il massimo impegno per aiutare i tanti cittadini colpiti dall’alluvione.

Il governo, però, si è mosso tardi e male. Non solo, ha tentato di politicizzare la tragedia, accusando la Regione Emilia Romagna e i tanti sindaci del Pd di essere responsabili di quanto accaduto.

Il governo ha emanato un primo decreto-legge, n.61 del 2023, il cosiddetto decreto Alluvione, e successivamente un secondo decreto-legge, n. 88 del 2023, il cosiddetto decreto Ricostruzione, con la nomina a commissario del generale Figliuolo. In sede di approvazione parlamentare, il secondo decreto è confluito nel primo.

Due decreti tardivi, senza una visione, costruiti male e insufficienti. Sono insufficienti le risorse. Quelle per l’emergenza immediata sono già esaurite. Quelle per la ricostruzione sono appena un terzo rispetto a quelle necessarie.

È sbagliata l’idea di tenere separata l’emergenza dalla ricostruzione. Si rischia di creare una struttura commissariale burocratica, centralizzata, inadatta a mettere in campo quelle capacità di prossimità e immediatezza che la situazione richiede.

Tanti sono stati poi gli errori, le marce indietro, le promesse tradite, gli strappi istituzionali in fase di conversione del provvedimento. Dal ritorno in commissione per cancellare un emendamento già approvato che prevedeva il ruolo istituzionale degli Enti locali nella ricostruzione, alle proposte di modifica dell’elenco dei comuni beneficiari degli aiuti totalmente arbitrarie, al tentativo di commissariare il generale Figliuolo vincolando un terzo delle risorse con ristori al 50 per cento e solo per i ristori dei beni strumentali delle aziende.

Nonostante questo atteggiamento sprezzante, il Gruppo del Partito democratico ha cercato di offrire la massima collaborazione istituzionale per il bene dei cittadini colpiti dall’alluvione.

Il Pd ha presentato quasi duecento emendamenti migliorativi del testo. Dopo aver fatto un lavoro di ascolto delle popolazioni colpite, delle aziende, degli Enti locali, l’attenzione del Pd si è concentrata su cinque aree di intervento.

Innanzitutto la messa in sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture, con la richiesta di rifinanziamento per oltre 2 miliardi del fondo emergenze nazionali; poi il sostegno ai settori produttivi, con ristori del 100 per cento; sostegno a lavoratori e famiglie, con la richiesta di rafforzamento delle misure di agevolazione tariffaria delle utenze, e il sostegno all’affitto nelle zone alluvionate; quarto ambito il sostegno agli Enti locali, con la richiesta di un miliardo a fronte delle spese sostenute per l’emergenza e per i mancati introiti  di IMU e TARI, e il rafforzamento degli organici. Infine sanità e istruzione, per il ripristino e il consolidamento delle strutture danneggiate, e il rafforzamento delle misure per garantire la ripresa dell’attività scolastica a settembre.

Alcune proposte migliorative del testo sono state approvate, ma purtroppo molte altre sono state bocciate.

Proposte precise, mirate, utili, in totale spirito di collaborazione, per il bene delle popolazioni colpite, per sostenerle e aiutarle a superare questa tragedia.

Sul voto finale il Gruppo del Pd ha deciso di astenersi, perché come ha evidenziato Andrea Grassi durante la dichiarazione di voto finale: “Ci asteniamo su questo decreto - minimo, insufficiente e inadeguato - perché pensiamo alla disperazione di chi ha perso tutto. E diciamo che ci siamo e che ci saremo, e che il nostro ruolo non è quello di acuire lo scontro politico, ma proporre soluzioni che riprenderete nei primi provvedimenti utili e nelle leggi di Bilancio. Infatti, se è vero, come ha detto qualcuno, che la politica è uscirne insieme, di fronte alle tragedie diventa un dovere morale. Per questo, noi ci asterremo, per attenerci a questo dovere morale, per stare vicino all'Emilia-Romagna ed incalzare questo governo, che è scappato da quella tragedia”.