Giustizia
IL NUOVO DECRETO IMMIGRAZIONE
PER UNA STAGIONE DI DIRITTI E DI DOVERI
Oggi non è una giornata importante per il Partito democratico, lo è per la difesa dei valori civili e morali nel nostro Paese.
Noi con questo provvedimento vogliamo combattere la contrapposizione che alcuni fanno tra il valore della vita umana e la sicurezza. Tra l'accoglienza e il rispetto della legge. Per noi questi sono valori che possono e devono convivere. Siamo convinti che la falsa contrapposizione tra il diritto ad una vita dignitosa e quello alla sicurezza e all'integrità di una nazione sia figlia di un disegno politico preciso, che fa leva sulla paura. E’ un disegno non nuovo, non solo italiano, non solo contemporaneo: blandire quella parte della popolazione più esposta alle crisi e più carica di paure, indicando nel fenomeno dell'immigrazione la madre dei loro problemi. Questa impostazione storicamente ha prodotto anche derive autoritarie
Il decreto-legge n. 130 del 2020, in materia di immigrazione, interviene per superare i cosiddetti “decreti Salvini”, che alla prova dei fatti hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza. In alcune parti addirittura incostituzionali, quei decreti - al di là della propaganda della Lega - avevano stressato il sistema di accoglienza al punto di renderlo inefficace perché, di fatto, sono stati esclusi dai centri moltissimi immigrati finiti in una terra di nessuno in condizioni di precarietà e clandestinità.
In due parole: creavano insicurezza.
Secondo il Centro Studi e Ricerche IDOS, il numero dei migranti non comunitari scivolati nell’irregolarità per effetto dei decreti Salvini sarebbe cresciuto, nei due anni successivi, di 120-140.000 irregolari.
Il decreto interviene, anzitutto, sulla convertibilità in permessi di lavoro di alcune tipologie di permessi di soggiorno: per protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori o per cure mediche dello straniero che versa in gravi condizioni psico-fisiche o derivanti da gravi patologie.
Quanto poi alla protezione internazionale, le modifiche introdotte riguardano la procedura di esame prioritario e di esame accelerato delle domande, nonché la gestione delle domande reiterate in fase di esecuzione di un provvedimento di allontanamento.
Sono state estese le categorie di soggetti che possono beneficiare di permessi di soggiorno per protezione speciale, per seri motivi di carattere umanitario o nel rispetto di obblighi internazionali dello Stato italiano. La nuova normativa prevede che non possa essere espulsa o respinta e piuttosto meriti protezione, non solo, come già era previsto sino ad oggi, la persona che rischiava di subire torture, ma anche chi rischia di subire trattamenti inumani o degradanti nel paese d’origine e chi rischia la violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare nel territorio nazionale.
In nessun caso può disporsi l’espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di “orientamento sessuale” e di “identità di genere”.
Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato portato da 1 anno a 2 anni.
Per quanto riguarda le ONG, vergognosamente colpevolizzate da Salvini, con il nuovo decreto otteniamo due risultati:
- NO alle sanzioni amministrative.
- NO alla responsabilità penale per gli equipaggi che avvisino il proprio paese di bandiera e che informino le autorità competenti seguendone le indicazioni.