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Meloni in difficoltà oltraggia il manifesto di Ventotene

21/03/2025

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Testo della risoluzione in Aula

 

 

Serve cambiare radicalmente il piano Rearm UE

 

 

La volgarità della replica della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e le frasi che ha pronunciato sul Manifesto di Ventotene, sono una delle pagine più vergognose della storia repubblicana.

Non è accettabile fare la caricatura degli uomini protagonisti del Manifesto di Ventotene, la presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro.

Il Parlamento è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qui grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici.

Giorgia Meloni dovrebbe inginocchiarsi di fronte a quelle donne e quegli uomini, invece insulta la loro memoria

In un momento storico così delicato ci saremmo aspettati un discorso alto e responsabile.

La premier, invece, ha fatto un intervento da comizio ad Atreju e ha attaccato in modo sguaiato per camuffare le sue gravi divisioni interne, perché di fatto la presidente del Consiglio non ha un mandato a negoziare la Difesa europea sulla base della risoluzione di maggioranza approvata. E per nascondere la crisi della maggioranza sulla politica estera, come arma di distrazione di massa, attacca il Manifesto di Ventotene.

Giorgia Meloni è contraria alla difesa comune ma non ha il coraggio di dirlo.

L'Europa ha bisogno di un Next generation Eu da 800 miliardi all'anno per l'autonomia strategica dell'Ue, un progetto che agisca sul piano industriale, energetico, ecologico, sociale, di innovazione. E anche sulla difesa comune europea. Anche, e non solo. Perché rinunciare alle altre priorità sarebbe un errore imperdonabile

Il piano Rearm Eu va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo di 27 Stati membri.

L'unico contributo al dibattito che ha dato Meloni è stato quello di chiedere che sia cambiato il nome.

E invece è quel piano che va cambiato radicalmente perchè allontana una vera difesa comune europea. Serve la difesa comune, e non la corsa al riarmo dei singoli Stati, con investimenti comuni e col debito europeo, non col debito nazionale.

 

 

Interventi in aula