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ENNESIMO ATTO OSTILE CONTRO IL SUD
Con questo decreto il governo Meloni tradisce per l’ennesima volta il Sud.
Il decreto-legge n. 124 del 2023 che introduce “disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, rilancio dell’economia del Mezzogiorno e immigrazione”, in realtà non è altro che l’ennesimo atto ostile nei confronti di questo pezzo importante del Paese.
D’altra parte, in questi mesi il governo non ha fatto altro che varare provvedimenti che sul Mezzogiorno stanno avendo effetti negativi: dal taglio del Reddito di cittadinanza, al mancato rifinanziamento del Fondo affitti, al taglio al Fondo per le disabilità.
Tutte misure che pesano soprattutto sulle famiglie con minori risorse economiche.
Per non parlare, poi, dei progetti persi del PNRR, molti dei quali riguardanti in particolar modo il Mezzogiorno.
Con questo decreto arriva la stretta su aree interne e Fondo di sviluppo e coesione, e un perentorio colpo di spugna alle ZES, perché salta completamente la territorializzazione degli interventi.
Le ZES, per come introdotte nella scorsa legislatura, garantivano l’ammissibilità della fiscalità di vantaggio e, quindi, del credito d’imposta anche per i piccoli e medi interventi, in una serie di aree specificamente individuate a seguito di una procedura partecipata con il diretto coinvolgimento di Regioni e di enti locali.
Ora, con l’ennesimo tandem decreto-legge/fiducia, il governo cancella tutto per imporre un modello centralistico: viene prevista una sola ZES per tutto il Mezzogiorno, con sole 84 unità tra dirigenti ed esperti per gestire tutta la selezione degli interventi, con una procedura di assegnazione delle risorse che dura sostanzialmente 60 giorni, compreso il termine per l'autorizzazione ambientale e per la dichiarazione di pubblica utilità.
Altro aspetto fortemente negativo: saranno ammissibili soltanto gli interventi superiori ai 200 mila euro, facendo saltare completamente quella accessibilità diffusa degli investimenti per le piccole e medie imprese, compresi il settore dell'artigianato e del commercio, che era stata una caratteristica precipua delle ZES.
La Zes unica è, di fatto, il trionfo del neocentralismo, una scatola vuota completamente priva di copertura finanziaria e con una dotazione di personale assolutamente insufficiente per garantire il funzionamento delle agevolazioni previste.
Altro taglio grave è quello per le aree interne: vengono eliminati 725 milioni per infrastrutture sociali e infrastrutture di comunità. In sostanza, le risorse per la tutela dei minori, per la tutela degli anziani e delle fasce più deboli nelle aree più fragili del Paese.
Questo decreto, oltre a non affrontare davvero nessuna delle importanti questioni che riguardano il Sud, contiene anche due articoli inaccettabili.
Due articoli in materia di immigrazione, che non solo aumentano fino a diciotto mesi la possibilità di trattenere in un Cpr chi fugge da guerra e povertà, ma che definisce addirittura tali strutture quali siti per la difesa e la sicurezza nazionale.