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Ricerca, innovazione, investimenti e più posti di lavoro.
Le aziende che vogliono cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale
20 miliardi di investimenti per incentivi in innovazione, fondi ricerca, detrazioni per start-up
Il netto balzo in avanti della produzione industriale di quest’anno, + 5,3% sul 2016 registrato a giugno, non nasce dal nulla. Il ritorno delle nostre imprese ai livelli più alti in Europa è dovuto di certo alle loro grandi qualità e capacità, ma è stato sostenuto anche da massicci investimenti e dall’aver raccolto la sfida dell’innovazione, di averla fatta diventare una priorità della nostra azione di governo.
Per questo abbiamo puntato su Industria 4.0 venti miliardi di euro fra incentivi, fondi per la ricerca, detrazioni per le start-up. Il Piano nazionale ha un potenziale enorme perché guarda con coraggio al futuro, e comincia però a dare già con chiarezza i suoi frutti.
Siamo la seconda realtà manifatturiera in Europa, la settima nel mondo, ma per crescere e restare competitivi di fronte all’esplosione di novità offerto dalla quarta rivoluzione industriale dobbiamo accettare la sfida del cambiamento e trasformarla in opportunità. Industria 4.0 significa questo.
Il Piano nazionale del governo mette in campo un progetto che integra impresa e ricerca, lavoro e tecnologia avanzata.
Si prevedono incentivi economici (dai fondi per ricerca e brevetti alle detrazioni fiscali per start-up, dal super ammortamento ai premi di produttività per una cifra complessiva di circa 20 mld di euro in 4 anni) e una cabina di regia organizzativa, per garantire alla nostra industria flessibilità, velocità, alta qualità nella produzione e dunque competitività a livello mondiale.
Altri dati incoraggianti arrivano dagli ordini di macchinari innovativi, nei soli primi 3 mesi del 2017 + 22%, e da una rilevazione di Confartigianato che ha calcolato l’assunzione immediata di 117.560 lavoratori con titoli di studio legati all’innovazione solo nell’ultimo trimestre.
Resta ancora molto da fare, ma oggi possiamo affermare che finalmente l’Italia torna ad investire sul suo futuro industriale.