Relatore di minoranza
La pressione fiscale in questo Paese è scesa dal 43,6 per cento al 42 per cento del 2018. Se tenessimo conto anche dell'operazione degli 80 euro, che contabilmente, come sapete, non sono riduzione di tasse bensì maggiore spesa, ma che in realtà nelle buste paga sono minori tasse, noi abbiamo una cifra tonda. Nella scorsa legislatura l'Istat ci consegna il fatto che la pressione fiscale in questa Repubblica è scesa di circa due punti percentuali: 2,1 per essere precisi.
L'Ufficio parlamentare di bilancio, facendo i conti delle misure contenute in questa legge di bilancio, ci dimostra e ci ha detto ieri che l'anno prossimo, per effetto di questa legge di bilancio la pressione fiscale in questa Repubblica sale al 42,4 per cento, interrompendo un cammino di discesa di cinque anni e innalzando la pressione fiscale di 0,4 punti. Questa non è un'opinione che contestate perché il 4 marzo avete preso più voti di noi; questo è un fatto e la mia opinione è che questa Repubblica e questa economia non abbiano bisogno di incrementi di pressione fiscale. E la mia opinione è che non fa bene alla credibilità della politica vincere le elezioni promettendo una massiccia riduzione della pressione fiscale e poi, appena arrivati su quei banchi, alzare la pressione fiscale di 0,4 punti.
Secondo fatto. Avete definito questa la manovra degli investimenti. L'Ufficio parlamentare di bilancio ci certificata che nel 2019 gli investimenti e i contributi agli investimenti, quindi le risorse pubbliche agli investimenti, calcolati sull'indebitamento netto e non sul saldo netto da finanziare, che è un'altra cosa, in questo Paese diminuiscono di un miliardo e 63 milioni. A questo dato di fatto ieri il Ministro Tria ci dice: “Non vi preoccupate: recupereremo utilizzando meglio i fondi comunitari”, ma a questa opinione noi rispondiamo: “Ma come fate a recuperarli usando i fondi comunitari se nella vostra manovra il cofinanziamento nazionale ai fondi comunitari diminuisce di 850 milioni?”. Infatti, se io voglio usare più fondi comunitari devo anche, per le regole europee, usare più cofinanziamento nazionale, ma se voi lo riducete di 850 milioni questa argomentazione non è vera. Fatto. Questa manovra nel 2019 diminuisce l'ammontare di risorse pubbliche per gli investimenti e la mia e la nostra opinione è che l'economia italiana non abbia bisogno di una manovra depressiva sugli investimenti nel 2019.
Terzo fatto. Gli obiettivi di finanza pubblica che sono contenuti in questa legge di bilancio sono esattamente quelli che vi ha chiesto la Commissione europea fin dall'interlocuzione dell'estate scorsa. La Commissione chiedeva due cose: un deficit strutturale non in peggioramento - la regola era lo 0,6 di miglioramento, ma la Commissione vi ha detto in tutte le salse che avrebbe accettato un non peggioramento del saldo strutturale - e la seconda condizione era un saldo strutturale che nel corso del triennio migliorasse. Che cosa avete fatto voi con il maxiemendamento al Senato? Un saldo strutturale che non peggiorava nel 2019 e che andava a migliorare dello 0,1 per ogni anno nei prossimi tre anni, cioè avete adempiuto esattamente alle richieste che la Commissione europea vi ha fatto da luglio in poi. Fatto. La mia opinione è che siccome l'avete fatto con tre mesi di ritardo le conseguenze sull'economia italiana in termini di svalutazione degli investimenti finanziari di aziende e famiglie e di un costo di maggior spesa per interessi dovuto all'impennarsi dello spreadsia un costo non necessario, dovuto esattamente a questo vostro balletto avanti e indietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quarto fatto. Per tre mesi ci avete detto che “quota 100” sarebbe servita soprattutto a garantire un turnover nella pubblica amministrazione, perché, in un impeto di lucidità, avete riconosciuto anche voi che nel settore privato non sta scritto da nessuna parte che se uno va in pensione il tasso di sostituzione è 1 a 1 – in qualche impeto di lucidità, non sempre – ma nel settore pubblico avete detto: “Per forza”. Fatto. Come si fa a garantire questa sostituzione nel settore pubblico se con questo maxiemendamento bloccate le assunzioni per tutto il 2019? Da chi verranno sostituiti coloro che usufruiranno di “quota 100” nella pubblica amministrazione?
Altro fatto. La nuova dotazione del reddito di cittadinanza è 7 miliardi e 100 milioni perché l'avete tagliata di circa 2 miliardi rispetto alla versione approvata in quest'Aula. Al netto delle risorse stanziate per i centri per l'impiego, che non vanno in tasca ai poveri, e al netto delle risorse che già vanno in tasca ai poveri, perché sono state messe con il reddito di inclusione, stiamo parlando di 3,7 miliardi di risorse aggiuntive da dare ai poveri. Avete detto che la platea di chi beneficerà del reddito di cittadinanza e l'entità massima – 780 euro – non cambiano. La mia domanda è: come fa uno stanziamento netto aggiuntivo di 3,6 miliardi, che diviso per 5 milioni di poveri, la platea che voi dichiarate essere ancora in piedi, fa 60 euro al mese in media, come fa, dicevo, a garantire o i tutti 780 o l'adeguamento a 780 euro? È una cosa che l'algebra dice che non è possibile, non la politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
La mia opinione è che questo maxiemendamento contenga altre misure sbagliate. Non era facile riuscire a peggiorare la manovra e l'avete fatto. La mia opinione è che raddoppiare le tasse agli enti non commerciali sia un errore perché lì non c'è lo spreco o il privilegio, ma c'è chi fornisce servizi alle persone in difficoltà ed è un fatto, non un'opinione, che affermare che lì si colpiscono i profitti di un ente che si chiama no profit sia una scemenza che è stata ripetuta ieri dal Ministro dell'Economia Tria e dalla Vice Ministro Castelli in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Potete pensare che sia positivo per l'economia raddoppiare le tasse al no profit, ma non potete dire che tassare i profitti di una cosa che si chiama no profit sia una cosa che ha qualche senso, perché gli utili non vengono distribuiti, ma vengono ovviamente reinvestiti nell'ente stesso.
È un fatto e non è un'opinione – è un fatto e non è un'opinione – che avete disinnescato 12,4 miliardi di clausole di salvaguardia che venivano dal precedente Governo e che, a nostra volta, avevamo ereditato dai precedenti Governi, ma è un fatto che avete messo 13,1 miliardi sul 2020 e sul 2021 che sono, rispettivamente, 3,9 miliardi nel 2020, più di quelle che avevamo messo noi, e 9,2 miliardi nel 2021, che sono più di quelle che avete messo voi. Così facendo voi state caricando su chi verrà dopo di voi un onere di 23 miliardi nel 2020 e di 28,8 miliardi nel 2021. State inquinando i pozzi, dimostrando che vi interessa di più la massimizzazione del consenso adesso piuttosto che il futuro di questa Repubblica e di queste istituzioni, che non vi appartengono, ma che appartengono ai cittadini italiani.
È un fatto - e concludo - che l'ultima volta che mi sono trovato in questa condizione con il relatore di maggioranza abbiamo avuto uno scontro molto acceso, perché il relatore di maggioranza contestava la mia affermazione che nella versione alla Camera voi avevate aperto i rimborsi a tutti gli azionisti delle sei banche fallite. Ebbene, nel maxiemendamento avete modificato quella norma esattamente in questa direzione. È la prova che l'altra volta qui avevate raccontato una bugia, perché se già andava bene la norma prima non c'era motivo di modificarla al Senato ed è una mia opinione che la norma, scritta così com'è, non garantisca l'accesso a quel Fondo agli investitori delle quattro banche andate in risoluzione prima che andassero in liquidazione e su questo ho già richiesto per le vie brevi, con un ordine del giorno – e lo richiedo anche adesso – che il Governo chiarisca per iscritto il dubbio che abbiamo.
Concludo, signor Presidente. Ho iniziato dicendo: “Perché ci siamo ridotti in questa situazione?”, laddove per questa situazione intendo un momento in cui il dibattito pubblico sembra non poter fare passi in avanti, sembra non poter adempiere alla sua funzione di discussione e di miglioramento collettivo. Perché abbiamo perso la capacità di distinguere fra fatti e opinioni, perché annacquiamo tutto con una foga che può anche essere sana ma che, quando investe le fondamenta del dibattito pubblico, diventa un qualcosa che non è utile alla democrazia e alla qualità delle nostre istituzioni. Se voi o se noi non la finiamo di stiracchiare e di distorcere il dibattito pubblico in questa maniera, urlando e cercando di far prevalere la forza del consenso sulla forza della realtà e dei fatti, noi non stiamo facendo un servizio pubblico efficace a chi ci ha eletto, noi non avremo distrutto questo o quel partito ma avremo semplicemente distrutto le fondamenta del nostro stare insieme come comunità e se facciamo questo – non se fate questo: se facciamo questo – ci sarà un punto, più avanti, quando, guardando indietro, forse ce ne pentiremo, perché ci renderemo conto di non aver fatto un servizio al nostro Paese