Discussione sulle linee generali
Data: 
Giovedì, 22 Dicembre, 2022
Nome: 
Claudio Mancini

A.C. 643-bis-A

Presidente, colleghe e colleghi, esponenti del Governo, oggi discutiamo in Aula la prima manovra finanziaria di questa legislatura, in un momento straordinario, sia per il tempo ristretto in cui avviene, sia per la fase storica che stiamo attraversando, con l'inflazione che torna in doppia cifra ai livelli degli anni Settanta e Ottanta, con una guerra che si svolge nel cuore dell'Europa e con gli innalzamenti del costo dell'energia e delle materie prime. Il tutto all'indomani di una pandemia globale, mentre torna lo spettro della minaccia nucleare e la crisi climatica mostra quotidianamente i suoi effetti.

Ma se i tempi che ci è dato di vivere sono unici, la manovra proposta da questo Governo è tutto fuorché unica, anzi ripropone una storia antica: si chiede a tanti per dare a pochi. A fronte di domande nuove, che emergono dalla società e che richiederebbero alla politica e allo Stato una capacità di innovare, si ripropongono vecchie ricette che scaricano i costi della crisi economica internazionale sul lavoro dipendente e sui pensionati, attraverso i tagli alla sanità, alla scuola e ai servizi pubblici. Già sembrate il pentapartito degli anni Ottanta, con la stessa brama di occupazione del potere e il disinteresse per le generazioni future. Ma i nodi verranno presto al pettine, perché a fronte di un'inflazione all'11 per cento, non adeguate le pensioni sopra la soglia di sussistenza e, senza adeguamento dei trasferimenti rimanenti agli enti locali, scaricate il costo dell'inflazione sui servizi ai cittadini. Avverrà per il costo delle mense scolastiche, del trasporto pubblico e degli appalti pubblici. Mentre alle imprese, che quei lavori svolgono, riconosciamo giustamente l'aumento delle materie prime, che incide più del 20 per cento sul prezzo degli appalti originari, a quei lavoratori e a quelle lavoratrici, che quelle opere pubbliche realizzano e che quei servizi assicurano, rimangono gli stipendi bloccati, mentre il costo della vita aumenta senza alcun intervento. C'è un'ingiustizia evidente nel fatto che, con la mancata indicizzazione delle pensioni, si finanziano in parte le misure contro il caro energia, e che la flat tax - che adesso Fratelli d'Italia chiama tassa piatta, per la vergogna - si finanzia con nuovo debito: il taglio del reddito di cittadinanza e la riduzione di Opzione donna. L'unico vero risultato che raggiungete, dunque, è quello di ampliare il divario tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, che continuano a portare sulle proprie spalle la larghissima parte del peso fiscale e contributivo del Paese. Il taglio del cuneo fiscale per loro è del tutto insufficiente: pochi punti percentuali che non garantiscono alcun effetto reale.

Abbiamo, inoltre, ascoltato in audizione, in Commissione bilancio, sia i sindacati che la Confindustria convergere nelle valutazioni sul rischio paradossale di avere, per colpa del drenaggio fiscale, un aumento del peso delle tasse, e, per colpa della sperequazione tra dipendenti e autonomi, un abbandono dei contratti a favore delle partite IVA, al momento più convenienti, ma senza tutele e con meno accantonamenti previdenziali.

Il contributo richiesto sugli extraprofitti del mercato dell'energia, a nostro avviso, si inserisce perfettamente in questo quadro, in cui si chiede a tanti di contribuire alla crisi, mentre si aumentano i guadagni di pochi. In questa legge di bilancio, si prendono solo 2,5 miliardi dagli extraprofitti del settore energetico quando se ne potevano avere 5 miliardi e quando il Governo Draghi, non certo un pericoloso bolscevico, aveva previsto di prenderne 11. Insomma, Presidente, come dicevamo all'inizio di questo intervento, la manovra ci conferma che il Governo Meloni non è niente di nuovo; è il solito Governo di centrodestra che regala garanzie a pochi e ai furbi, come si vede dai vari condoni sparsi in giro per la manovra. Il quadro è desolante e lo sapete, e quando il PD in Commissione ha detto “se calate la porcata fiscale, salta tutto”, vi siete fermati e non avete depositato l'emendamento già predisposto per il condono fiscale.

Questo perché sapevate due cose: primo, che l'opposizione, se cambiava atteggiamento, poteva portarvi a non approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre, cosa che non abbiamo fatto, collega Tremaglia, non perché siamo collaborativi verso la maggioranza, ma perché noi siamo responsabili verso il Paese e verso gli italiani. E ci siamo domandati, Presidente, in questi giorni di lavoro in Commissione, da dove venisse questa bulimia del Governo e della maggioranza di presentare una legge con 170 articoli e poi presentare altre 50 norme negli emendamenti governativi e poi altri 20 emendamenti come relatori e affastellare misure in tutte le direzioni. La risposta è semplice, sta nel calendario politico: il 12 febbraio si vota nel Lazio e in Lombardia, ci sono le elezioni, e quindi si è scelto di fare una manovra di bilancio così pesante per dare segnali verso chi si ritiene che sia la propria base elettorale.

Noi abbiamo visto, quindi, tante norme che occhieggiano al consenso a breve e che non affrontano i problemi più di fondo del Paese. Ma in questa scelta, care colleghe e cari colleghi, c'è un errore che segnerà la legislatura. Il Governo Meloni ha scelto di assecondare una politica di austerity sul piano europeo e sceglie di fare una manovra di bilancio che penalizza i ceti più deboli, che penalizza i pensionati e i lavoratori. Le elezioni del 12 febbraio, poi le prossime elezioni amministrative e tra un anno le elezioni europee generali daranno la risposta degli italiani a queste scelte, e noi del Partito Democratico le spiegheremo con dovizia di argomenti nelle prossime settimane.