A.C. 643-bis-A/R
Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, oggi finalmente cala il sipario su uno spettacolo indegno ed inedito. L'esame di questa manovra ha sfondato il muro del ridicolo e violato ogni regola di buonsenso e di rispetto delle istituzioni, compresi i precedenti che avete creato oggi, ma siamo ragionevolmente fiduciosi che potrete fare anche di peggio. Se questo era il primo vero banco di prova della destra italiana al Governo, portate a casa una insufficienza abbondante. Ritardi, forzature, improvvisazione, che sottolineano solo una cosa: la totale impreparazione di questa maggioranza a gestire la cosa pubblica. E, se oggi siamo qui ad approvare questa legge di bilancio, è solo grazie alle forze di opposizione che, con un enorme sforzo di pazienza, hanno deciso di evitare l'esercizio provvisorio. Badate bene, lo abbiamo fatto per il Paese, sia chiaro, non per salvarvi la faccia, perché quella l'avete già persa.
Questa manovra non ha alcuna visione del futuro, blocca gli investimenti e condanna il Paese a crescita zero. È il disegno perfetto dell'idea d'Italia che avete in mente: un'Italia piccola, che sa guardare solo al passato e che rifiuta ogni forma di progresso. Un Paese che strizza l'occhio a chi evade le tasse e non paga le multe, uno Stato che toglie a chi ha meno per dare ai ricchi e arriva, addirittura, a proporre scudi penali per i delinquenti, chiamiamoli per nome e cognome. Lo abbiamo detto sin dall'inizio, questa legge di bilancio è la più iniqua e inadeguata che ricordiamo. È iniqua, perché umilia le esigenze delle persone più bisognose, è inadeguata, perché non riesce nemmeno a rispondere ai bisogni urgenti del sistema Paese rispetto alla crisi energetica. Una domanda: il 1° aprile a chi chiederemo i soldi per prorogare gli aiuti se la guerra non dovesse finire? Sono settimane che lo chiediamo alla Presidente del Consiglio, ma si rifiuta di rispondere a questa domanda.
E, allora, il testo che arriva oggi in quest'Aula è il manifesto della vostra incapacità, la dimostrazione vivente del tradimento di ogni singola promessa fatta in campagna elettorale, dai POS alle pensioni minime a 1.000 euro, dalla flat tax per tutti al mega-condono fiscale. Non c'è nulla di tutto questo, era solo un ammasso di bugie, che, per fortuna, aggiungerei, si è disintegrato all'impatto con la realtà. Ma qualcosa c'è in questa manovra. C'è, innanzitutto, un grande mainstream della destra italiana, il “pacchetto evasori”, una serie di misure che aspettavate di prendere da tempo: alzate la soglia del contante e la criminalità organizzata ringrazia, mettete 10 nuovi condoni che costano più di un miliardo di euro agli italiani onesti, sì quei fessi che tasse e multe le pagano sempre e non aspettano gli sconti o le grazie di Stato e, dulcis in fundo, lo scudo penale per i reati fiscali, una vergogna che abbiamo evitato solo grazie ai delatori alla legge di bilancio, perché, se non avessimo avuto menzione da comunicati stampa di quello che stavate facendo, probabilmente, avreste compiuto l'ennesimo sopruso che avete compiuto oggi, facendo passare, a fiducia già chiesta, due emendamenti che non sono stati mai oggetto della discussione in sede referente.
E, poi, c'è il “pacchetto privilegiati”: dimezzate le tasse sui redditi da capitale, un vantaggio gigantesco ai ricchi e a chi può, evidentemente, permettersi di guadagnare investendo sul divano di casa, e la cosiddetta flat tax, di cui Salvini, il Ministro Salvini, ancora oggi, continua a raccontare delle sorti miracolose. Manco per sogno. Guardate, diamo una mano a chi sicuramente non se la passa male, a chi dichiara ricavi dai 65 agli 85 mila euro all'anno. Per spiegare questa assurdità, vi cito un solo dato: il reddito medio di un titolare di ditta individuale, di un imprenditore per intenderci, è inferiore ai 20 mila euro annui. A queste persone non state dando nessun beneficio, mentre spendete un miliardo di euro per appena 60 mila professionisti e imprese individuali. Nemmeno il 2 per cento su un totale di quasi 3 milioni e mezzo di soggetti. Ma a fianco alle prebende che avete garantito al vostro elettorato di riferimento, avete contrapposto il “pacchetto povertà”. Perché contrastare la povertà, quando si può fare direttamente la guerra ai poveri? E questo avete fatto, la guerra ai poveri. Si cancella, infatti, con un colpo di spugna il reddito di cittadinanza per circa 400 mila famiglie, persone che saranno condannate ad essere povere per sempre, perché quelle persone, dal 1° di agosto, non avranno nessuno che gli proporrà un'offerta di lavoro, esattamente come è avvenuto quest'anno; non avranno nessuno che si occuperà di garantire loro la formazione professionale da cui ne deriverà la riqualificazione; non avranno nessuno che prenderà in carico la loro fragilità. E, invece, da questo punto di vista, voi vi siete caricati di un'enorme responsabilità verso il futuro. Come abbiamo già detto in sede di dichiarazioni di voto per la fiducia, noi non siamo per difendere lo strumento così com'è, perché è evidente che sulle politiche attive del lavoro occorreva e occorre un intervento, ma per fare questo ci vuole tempo, ci vuole competenza e ci vuole un'idea precisa. Se una misura di questo tipo esiste in tutti i Paesi occidentali, evidentemente, è un'esigenza che altri hanno sperimentato. E, allora, se non siete capaci di fare le cose in maniera originale, almeno imparate a copiare.
Ma non bastava tutto questo, perché vi siete anche prodigati nel taglio degli assegni per le pensioni. Sì, perché, guardate, dovreste dire al presidente Berlusconi che il sogno delle pensioni minime a 1.000 euro non solo non è stato permesso in questa legge di bilancio, ma è ben lontano dall'essere raggiunto anche per i prossimi anni, perché aumentare di solo 12 euro, rispetto all'indicizzazione già prevista, quanto è garantito solo agli over 75, significa semplicemente avere la possibilità di uno slogan da spendere su qualche telegiornale.
Ma non ci dimentichiamo anche del “pacchetto ingiustizia e precarietà”, perché reintroducete i voucher per sfruttare meglio i lavoratori, i giovani italiani, per smettere di riconoscere i diritti basilari di un rapporto di lavoro dignitoso: uno stipendio giusto, una contribuzione previdenziale adeguata, tutele e diritti sociali. La Presidente Meloni, in sede di dichiarazioni di insediamento, ha parlato di pensione di garanzia. Voi, con l'introduzione di questi strumenti, allontanate addirittura la possibilità che possano permettersi un futuro questi ragazzi. Per voi, essere lavoratori poveri è troppo poco: per la destra italiana servono nuovi schiavi, senza diritti e senza dignità. E, siccome noi saremo qui ancora a ricordarvelo, sappiate che non faremo sconti nel prossimo futuro.
Sulla sanità pubblica non mettete un euro, anzi, nemmeno i soldi che servono alle aziende sanitarie per coprire i costi delle bollette, figuriamoci per investire sul futuro della sanità pubblica. La scuola è totalmente assente: a fronte di un contributo per le scuole paritarie, chiudete più di 600 istituti nelle zone interne, nelle zone più deprivate. Per una questione di igiene istituzionale, non parlerò delle mancette che avete infarcito, ma vorrei che fosse chiaro: la responsabilità è tutta quanta vostra.
Per concludere, Presidente, il Mezzogiorno d'Italia, che la Presidente Meloni ha completamente dimenticato di inserire in manovra. È solo grazie al nostro intervento e a quello dell'Europa se vengono prorogati gli strumenti per lo sviluppo del Sud.
Ma una cosa l'avete fatta veramente già in partenza per il Mezzogiorno: avete introdotto l'embrione dell'autonomia differenziata, un percorso completamente in mano al Governo dove il Parlamento è tagliato fuori e non si mette nemmeno un euro in più per finanziare i fabbisogni standard e i livelli essenziali delle prestazioni. Questa è la garanzia della fine definitiva delle politiche di riduzione dei divari e questa responsabilità i parlamentari eletti nelle regioni meridionali, che siedono nei banchi della maggioranza, se la devono caricare tutta.
Concludo, Presidente, annunciando il voto contrario del Partito Democratico su questa legge di bilancio, nella consapevolezza che, dopo due mesi di Governo, avete dimostrato all'Italia intera cosa siete capaci di fare. Siete divisi su tutto, siete spregiudicati. Allora, in questa vigilia di Natale risuonino forte le parole indimenticate di don Milani: “Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”. Voi siete l'Italia dei privilegi, l'Italia delle ingiustizie. Noi la combatteremo oggi, domani e sempre.